Un restauro esemplare: nuova luce sulla pala del Romanino

Con il Crocifisso di Giotto la Pala di Santa Giustina del Romanino è il dipinto più celebre della pur ricchissima Pinacoteca dei Civici Musei di Padova. Questo capolavoro, dalle imponenti dimensioni (è alto quasi sette metri e largo oltre tre metri e mezzo), opera cruciale nel percorso artistico del maestro lombardo, è stato sottoposto a un intervento che ha interessato tutte le superfici dipinte, la cornice e la struttura lignea formata da ben dodici tavole collocate su un telaio di cinque travetti orizzontali e sei verticali che, incastrati tra loro, si sono dimostrati "€œmacchina"€ efficacissima atta a sostenere la vasta superficie dipinta limitandone flessioni e spanciamenti.

ll progetto di intervento, messo a punto dai Musei Civici, Museo d"€™Arte Medioevale e Moderna, ha subito trovato risposta concreta da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dell'€™Associazione Amici dei Musei e Monumenti di Padova e Provincia Onlus, del "€œSettore Giovani"€ degli Amici dei Musei e Monumenti di Padova e Provincia Onlus, del Consorzio Zona Industriale e Porto Fluviale di Padova e del Centro Conservazione e Restauro "€œLa Venaria Reale"€ di Venaria Reale (Torino).




La Pala, raffigurante la "€œMadonna con il Bambino e i santi Benedetto, Giustina, Prosdocimo, Scolastica; Pietà , santi Luca, Mattia, Massimo, Giuliano da Padova e tre santi martiri innocenti"€ venne commissionata a Girolamo da Romano detto Romanino (Brescia, 1485/86 ca - 1562) dalla potente comunità  benedettina di Santa Giustina e la sua collocazione sull"€™altare maggiore della basilica (ora Coro Vecchio) risale esattamente a 494 anni fa (8 luglio 1514). Soppresso il monastero in seguito ai Decreti Napoleonici del 1810, l"€™opera restò al suo posto sino al 1866 - anno dell'€™annessione del Veneto allo Stato italiano - quando Andrea Gloria ne suggerì il trasferimento alla Pinacoteca Civica, insieme a numerose altre opere provenienti dal monastero.


L"€™iconografia del dipinto trova origine in una precisa richiesta della committenza ed è strettamente legata alla storia della basilica e dell'€™ordine.
La Pala, commenta Franca Pellegrini, Conservatore del Museo d"€™Arte Medioevale e Moderna e direttore del progetto di restauro (coordinato da Pinin Brambilla Barcilon, Direttrice dei Laboratori di Restauro del CCR "€œLa Venaria Reale"€), "€œcostituisce uno dei capisaldi cronologici nel catalogo di Romanino. Da quest"€™opera infatti la critica ha preso le mosse per definire l"€™attività  giovanile del pittore, segnata dalla costante dialettica tra la cultura lombarda(Bramante, Bramantino, Zenale) e quella veneziana (Giorgione, Tiziano).
La pala, e i tondi in particolare, mostrano il personale approdo dell'€™artista al classicismo cromatico di Tiziano, attivo alla Scuola del Santo nel 1511: la luminosità  coloristica e i toni caldi, straordinariamente ricchi di vibrazioni, si irradiano per tutta la tavola. A ciò si aggiunge una carica di forte realismo che rivela la conoscenza da parte del pittore dell'€™arte nordica e di Dürer in particolare. La struttura architettonica del dipinto ben si integra con la preziosa cornice intagliata, tradizionalmente assegnata allo scultore bresciano Stefano Lamberti



Pala del Romanino :



Storia del Dipinto

Diagnostica

Restauro

Sponsor



STORIA


GIROLAMO DA ROMANO DETTO ROMANINO
(Brescia 1485/86 ca "€“ 1562)

Madonna con il Bambino e i santi Benedetto, Giustina, Prosdocimo, Scolastica; Pietà , santi Luca, Mattia, Massimo, Giuliano da Padova e tre santi martiri innocenti (tondi)
Tavola, cm 678 x 366
Iscr.: HIERONYMI RVMANI / DE BRIXIA OPVS, sul basamento del trono
Padova, Musei Civici, Museo d"€™Arte Medioevale e Moderna, inv. 669


"€œRitrovandose magistro Hieronymo de Bressa depentor ... nel monasterio"€, il 30 aprile 1513 la comunità  di Santa Giustina, rappresentata dal monaco Andrea, commissiona al pittore Romanino la "€œpalla del altar grando"€ della basilica e un cenacolo destinato al refettorio. All"€™epoca l"€™artista era già  noto ai padri del monastero padovano avendo dipinto le ante dell'€™organo della chiesa, andate perdute. Per l"€™esecuzione delle tre opere era stato pattuito un compenso di 120 ducati senza tuttavia precisare i termini per la consegna. L"€™8 luglio 1514 la pala venne collocata, "€œpopuli magno cum applausu"€, sull"€™altare maggiore della basilica (attuale coro vecchio), dove rimase fino al 1866. In quell"€™anno, grazie all'€™interessamento di Andrea Gloria, direttore del Museo Civico con sede al Santo, l"€™opera fu trasferita in Pinacoteca, luogo ritenuto più idoneo alla buona conservazione, nonché più accessibile al pubblico godimento.
L"€™iconografia del dipinto, puntualmente suggerita dalla committenza, prevede, accanto alla Madonna con il Bambino, i santi Prosdocimo e Giustina, patroni di Padova, Benedetto, fondatore dell'€™ordine benedettino, e la sorella Scolastica, sua seguace. Anche le immagini dei tondi della cornice sono strettamente connesse alla storia della basilica: nel sottosuolo infatti erano stati ritrovati alcuni resti di santi, tra cui quelli di Luca, Mattia, Massimo, Giuliano e dei martiri innocenti trucidati da Erode.
La pala costituisce uno dei capisaldi cronologici nel catalogo di Romanino. Da quest"€™opera infatti la critica ha preso le mosse per definire l"€™attività  giovanile del pittore, segnata dalla costante dialettica tra la cultura lombarda (Bramante, Bramantino, Zenale) e quella veneziana (Giorgione, Tiziano). Il riferimento alla prima è evidente nella scelta compositiva e prospettica: entro un"€™edicola architettonica con volta a lacunari, le figure dei santi sono disposte secondo intervalli regolari e si aprono a ventaglio rispetto all'€™asse mediano costituito dal trono su cui siede la Vergine. Esse non creano lo spazio, ma si collocano al suo interno con rimandi speculari. La pala e i tondi, in special modo, mostrano il personale approdo dell'€™artista al classicismo cromatico di Tiziano, attivo alla Scuola del Santo nel 1511: la luminosità  coloristica e i toni caldi, straordinariamente ricchi di vibrazioni, si irradiano per tutta la tavola. A ciò si aggiunge una carica di forte realismo che rivela la conoscenza da parte del pittore dell'€™arte nordica e di Dürer in particolare.
La struttura architettonica del dipinto ben si integra con la preziosa cornice intagliata, tradizionalmente assegnata allo scultore bresciano Stefano Lamberti.







LE INDAGINI DIAGNOSTICHE


Prima del restauro del dipinto una serie di analisi diagnostiche è stata eseguita dal Centro Conservazione e Restauro "€œLa Venaria Reale"€, dall'€™Istituto di Chimica Inorganica e delle Superfici del CNR di Padova e dalla Ditta RCL di Carlo Lugnani Doria, per individuare la tecnica esecutiva, rilevare la presenza di materiali sovrapposti alle stesure originali e valutare lo stato di conservazione dell'€™opera.
Le indagini non invasive con infrarosso bianco/nero 1050 nm effettuate dai tecnici de "€œLa Venaria Reale"€ hanno consentito di evidenziare:
il disegno preparatorio eseguito a pennello con un pigmento di carbone stemperato probabilmente in un legante proteico;
alcuni pentimenti con particolare riguardo al libro e alla mano della Vergine che lo regge e ai volti dei santi Benedetto, Giustina e Scolastica;
numerosi ritocchi sul manto della Madonna, sui panneggi dell'€™angelo in alto a destra, delle sante Giustina e Scolastica;
la presenza della veste di san Benedetto sotto la mitria.
L"€™infrarosso falso-colore 500-950 nm ha fornito i primi dati sulla composizione chimica di alcuni pigmenti e sulla diversità  chimica dei ritocchi presenti sull"€™opera, mentre la fluorescenza U.V. ha rilevato la forte tonalità  verdastra della vernice a base di resina naturale, nonché numerosi ritocchi realizzati in due interventi di restauro distinti.
In alcuni punti l"€™équipe scientifica del CNR ha raccolto frammenti di colore analizzati tramite microscopia ottica ed elettronica, microanalisi EDS e spettrofotometria infrarossa. I risultati delle indagini dimostrano che l"€™artista ha preparato la tavola con uno strato a gesso e colla, sul quale ha via via steso i successivi strati di colore impiegando pigmenti raffinati - lacche rosse, verdigris, giallo di piombo e stagno, orpimento, biacca - e preziosi quali il lapislazzuli. Sono stati usati oli siccativi per legare il colore nelle differenti stesure, mentre una vernice terpenica naturale (dammar o mastice) è stata applicata come protettivo finale.



Le analisi hanno rivelato consistenti modificazioni degli oli dovute a interazioni con i metalli dei pigmenti. Tali interazioni potrebbero essere una delle cause dell'€™esteso degrado degli strati pittorici, che hanno in parte perso l"€™adesione al supporto e appaiono notevolmente fessurati.
I risultati delle indagini sui pigmenti corrispondono a quelli ottenuti tramite fluorescenza X a dispersione di energia (ED XRF).
Le radiografie, eseguite a campione su alcuni dei particolari più significativi, hanno messo in luce l"€™uso di una punta metallica da parte dell'€™artista per tracciare il disegno delle figure.
Infine l"€™indagine endoscopica effettuata sul retro della pala ha consentito di ispezionarne l"€™intelaiatura che appare sana e ben conservata. La struttura è formata da dodici tavole lignee dello spessore di circa 3 cm affiancate tra loro e fissate con inserti a coda di rondine. Un telaio formato da cinque travetti orizzontali e sei verticali (sezione 7x6 cm circa), incastrati fra loro, irrigidisce la pala e ne limita le flessioni.








IL RESTAURO


Con l"€™avvio del restauro è stata presa in considerazione anche la parte retrostante della pala. A seguito della rimozione della parete in cartongesso si è reso visibile il retro dell'€™opera che nell'€™insieme si presenta in buono stato di conservazione. Osservato che la tavola è ancorata a una struttura cava al suo interno, si renderà  necessario tenerne sotto controllo il microclima. A tale proposito è in corso di definizione un piano di monitoraggio della temperatura e dell'€™umidità  relativa in collaborazione con il CNR di Padova.
Valutata l"€™integrità  del supporto, si è deciso di operare esclusivamente sugli strati preparatori e pittorici della tavola. Essi mostravano un degrado complesso e disomogeneo con sollevamenti diffusi, di dimensioni ridotte e di estrema fragilità , dovuti a cause diverse: invecchiamento naturale della materia, restauri precedenti, dilatazione e restringimento delle fibre del legno. Per impedire il distacco in più punti di porzioni di pellicola pittorica è stato opportuno preconsolidare la materia tramite applicazione di un adesivo sintetico. Ha fatto seguito l"€™operazione di pulitura mediante assottigliamento della vernice e delle "€˜patine"€™ di restauro. Lo strato protettivo, ossidato e di colore giallo ambrato, non consentiva una corretta lettura dei valori cromatici della tavola. Si è quindi proceduto alla rimozione delle sovrammissioni di colore alla materia originale concentrate, in particolare, sui panneggi della Vergine e di santa Scolastica. Al termine della fase di pulitura si è provveduto a concludere gli interventi di consolidamento e riadesione, nonché a stendere una prima leggera verniciatura allo scopo di riequilibrare le disomogeneità  superficiali e di proteggere la pellicola in vista della reintegrazione pittorica.
Le lacune interessavano principalmente le campiture colore arancio e la cortina verde alle spalle della Madonna, mentre le sgranature (frammentazioni e labilità  del film pittorico) il manto di santa Scolastica, il podio, il trono e la volta. Si è privilegiato l"€™impiego dell'€™acquerello che permette di ottenere colori brillanti e trasparenti, stabili nell'€™invecchiamento e reversibili. Il procedimento finale ha riguardato l"€™applicazione del protettivo.
Per quanto concerne la cornice, la pellicola pittorica si presentava ricoperta da uno strato di particellato atmosferico e da depositi organici, mentre numerosi erano i sollevamenti e le piccole lacune. Si è provveduto al preconsolidamento e alla rimozione delle polveri, senza tuttavia compromettere il film ceroso pigmentato - probabilmente riconducibile a un intervento ottocentesco - che funge da protettivo. Particolare attenzione è stata rivolta al consolidamento dell'€™imprimitura (preparazione del supporto pittorico) molto decoesa soprattutto laddove vecchie lacune della doratura erano state stuccate successivamente. Si è quindi proceduto alla pulitura delle parti a finto marmo assottigliando la "€˜patina"€™ di restauro. Tale intervento ha confermato l"€™ipotesi di una policromia non originale: la campitura rossastra delle fasce esterne dei pilastrini è la medesima dei tondi della predella che dovevano accogliere altri ritratti di santi. Infine è stato eseguito l"€™abbassamento cromatico ad acquerello delle zone in cui le cadute dello strato pittorico lasciavano in vista la preparazione bianca del gesso.



Progettazione e direzione scientifica: Franca Pellegrini, Conservatore del Museo d"€™Arte Medioevale e Moderna
Coordinamento: Pinin Brambilla Barcilon, Direttore dei Laboratori di Restauro del CCR "€œLa Venaria Reale"€




UN RESTAURO ESEMPLARE: NUOVA LUCE SULLA PALA DEL ROMANINO


Nell"€™ambito del programma di conservazione e valorizzazione delle collezioni intrapreso dai Musei Civici, Museo d"€™Arte Medioevale e Moderna, si colloca il restauro di uno dei pezzi più significativi della Pinacoteca: la Pala di Girolamo da Romano detto Romanino (Brescia, 1485/86 ca "€“ 1562).
Dopo il recupero di tre tondi conclusosi nel 2006, tra marzo e maggio 2008 è stato portato a termine il restauro della tavola preceduto da un"€™approfondita serie di indagini diagnostiche. L"€™intervento è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, dell'€™Associazione Amici dei Musei e Monumenti di Padova e Provincia Onlus, del "€œSettore Giovani"€ degli Amici dei Musei e Monumenti di Padova e Provincia Onlus, del Consorzio Zona Industriale e Porto Fluviale di Padova e del Centro Conservazione e Restauro "€œLa Venaria Reale"€ di Venaria Reale (Torino).
La campagna di analisi non invasive per la conoscenza della tecnica e dello stato di conservazione dell'€™opera è stata effettuata e sponsorizzata dal CCR "€œLa Venaria Reale"€. Il Centro, sorto nel 2005, costituisce il terzo polo nazionale del restauro. Esso dispone di laboratori per lo studio della conservazione e il restauro dei materiali, di strutture di supporto (gabinetti scientifici di analisi e controllo, gabinetto fotografico, biblioteca, archivio ecc.) e di una Scuola di Alta Formazione e Studio.
Le indagini radiografiche ed endoscopiche, eseguite dalla ditta RCL di Carlo Lugnani Doria, così come quelle chimico fisiche a cura del CNR - Istituto di Chimica Inorganica e delle Superfici di Padova, sono state finanziate dal Consorzio Zona Industriale e Porto Fluviale di Padova. Il Consorzio è stato fondato nel 1956 con lo scopo di sviluppare l"€™economia del territorio, realizzando infrastrutture adeguate e offrendo servizi per l'insediamento delle imprese.
L"€™intervento di restauro, affidato ai tecnici de "€œLa Venaria Reale"€ e supervisionato da Pinin Brambilla Barcilon, è stato sostenuto interamente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Istituita nel 1991, la Fondazione persegue attività  di utilità  sociale, tra cui la salvaguardia e la promozione del patrimonio storico artistico locale, al fine di mantenere viva l"€™identità  territoriale.
Le operazioni relative alla comunicazione dell'€™evento sono state finanziate dagli Amici dei Musei e Monumenti di Padova e Provincia Onlus unitamente al "€œSettore Giovani"€ degli Amici dei Musei e Monumenti di Padova e Provincia Onlus, in ricordo di Claudio Bertuzzi, socio appassionato e amico sensibile al mondo dell'€™arte, scomparso prematuramente nel 2005. L"€™Associazione, nata nel 1973, ha lo scopo di diffondere l'attività  dei Musei, incrementare le raccolte d'arte tramite donazioni, raccogliere fondi per la conservazione delle opere, favorire i progetti volti alla diffusione della conoscenza dei Musei.





Info:Musei Civici tel. + 39 049.8204508, fax 049.8204566
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Orario: tutto l"€™anno 09.00 - 19.00
Chiusura: tutti i lunedì non festivi, Natale, Santo Stefano, Capodanno, I maggio
Biglietti: cumulativo intero (Musei Eremitani, Palazzo Zuckermann e Cappella degli Scrovegni) euro 12,00; ridotto euro 8,00, ridotto speciale euro 5,00; gratuito bambini fino ai 6 anni, disabili




Ufficio stampa: Studio ESSECI "€“ Sergio Campagnolo tel. 049.663499 info@studioesseci.net www.studioesseci.net