La via Annia e i Musei Civici di Padova
Per i Musei Civici di Padova il progetto via Annia si presenta come un"opportunità straordinaria per proporre un"innovativa sistemazione della parte romana del Museo Archeologico e presentare al pubblico una serie di materiali noti agli studiosi ma precedentemente ricoverati nei depositi.
In considerazione della disponibilità di materiali riferibili all'intero percorso fino ad Aquileia, la principale novità consiste in una loro nuova distribuzione concepita, anziché per documentare un determinato sito o particolari categorie di manufatti, per illustrare attraverso i ritrovamenti le principali località attraversate dalla strada, le attività che vi si svolgevano e i fenomeni di diffusione della civilizzazione romana legati allo snodarsi di questo percorso risalente al II secolo a.C..
Tradizionalmente il suo punto di partenza era indicato ad Adria; per quanto riguarda la parte meridionale della via, sono state recentemente proposte altre ipotesi che disegnano un percorso che si snoda da Bologna e, passando per Este, Monselice e la zona termale di Abano e Montegrotto, raggiunge Padova.
L"allestimento museale si apre pertanto con una serie di informazioni legate al percorso della via, alla rete stradale dell'Italia antica, alla tecnica di realizzazione delle loro pavimentazioni. Un primo consistente nucleo di reperti è legato alla romanizzazione, del Veneto e di Padova in particolare, e vede l"esposizione di alcuni corredi funerari venetici risalenti al III e II secolo a.C. rinvenuti a Padova.
L"esposizione segue poi il tracciato tradizionale, con opere che si collocano nell'ormai piena romanità : un bel ritratto di Augusto del tipo detto di "Prima Porta" proveniente da Adria, altri reperti di grande interesse come la statuetta di Venere che si toglie il sandalo da Cavarzere o la stele Lion da Albignasego. Alle porte della città si trova il complesso di Pozzoveggiani, un antichissimo insediamento che ci ha restituito iscrizioni funerarie che attestano magistrature locali e la presenza di aree di culto.
Il percorso alternativo ipotizzato a sud è documentato da importanti reperti dalla zona di Este, ritratti e monumenti funerari che attestano una stabilità nella civilizzazione almeno fino alla fine del III secolo d.C.. Dall'altro importante centro che incontriamo lungo questa direttrice, Monselice, provengono interessanti vetri, stele funerarie, bronzetti del miglior periodo imperiale legati a oggetti di uso pratico come le lucerne.
Nella zona termale di Montegrotto e poi di Abano, si trovano testimonianze funerarie, ma anche una serie di oggetti che mostrano le svariate applicazioni della metallurgia nel mondo romano, dai bronzetti a carattere mitologico o figurativo, agli oggetti di precisione come le bilance, alle fistule acquarie e ai rubinetti che testimoniano l"importanza rivestita dagli aspetti idraulici nel mondo romano.
Alla stessa altezza del territorio aponense, la zona di Albignasego e, un poco più a nord, la zona della Mandria hanno restituito materiali in ferro legati a strutture residenziali e produttive riferibili alle funzioni agricole dei pagi, peraltro documentati da non trascurabile documentazione epigrafica. In un territorio intensamente colonizzato e oggetto di centuriazioni, zappe, asce, roncole ci rimandano alla coltivazione della vite, sgorbie e scalpelli ci dicono si lavorava con perizia il legno.
Proprio da questa zona viene uno dei monumenti più importanti in esposizione, quello della liberta di Tiberio Claudia Toreuma, giocoliera e mima di professione, morta in giovane età e commemorata da una colonna decorata da lunghe foglie di acanto di raffinata lavorazione. Dalla stessa località un interessantissimo astuccio contenente strumenti di uso chirurgico.
Naturalmente la documentazione più rilevante e significativa viene dal percorso suburbano e urbano della strada. Al di sotto dell'attuale Prato della Valle sussistono tuttora le fondamenta del teatro; a questo, come si osserva in molti altri simili contesti, era collegata una vasta area sepolcrale, con tombe a cremazione con cassa laterizia, ma anche con monumenti ipogei e stele figurate. Le tombe si estendevano sino alla zona poi occupata dalle pertinenze conventuali di Vanzo, dove la tipologia delle condutture d"acqua ci fa comprendere che ci addentriamo ormai in un"area residenziale. L"Annia proseguiva verso nord, lungo le attuali vie Umberto I e Roma; proprio dalla zona del centro monumentale "del canton del Gallo, dell'Università , del Municipio e del Pedrocchi- vengono altre stele figurate, teste ritratto ma anche l"importante statua femminile del II secolo. Qui vicino anche l"importante ponte di età augustea denominato San Lorenzo, a tre arcate perfettamente inseribile nel contesto e nell'epoca dell'assestamento urbanistico di Patavium. Le iscrizioni documentano le più svariate attività , fra le quali quelle dei costruttori di carri, dei liberti addetti al culto della Concordia. Dopo l"attuale Piazza Garibaldi la via piegava verso Altino; iscrizioni riferite alle cariche locali, fistule acquarie, lucerne, balsamari, macine, anfore, bronzi figurati e d"uso come i cucchiai, dimostrano la varietà delle attività e la vivace vita di quella che era ritenuta una delle più ricche città dell'impero.
Dopo l"area che vedeva la probabile presenza di un Mitreo, sotto la chiesa di Santa Sofia, le vie Belzoni e Tiepolo portano fuori dall'abitato e si ripresentano quindi le sepolture, alcune con ricchi corredi, altre ancora a pseudoedicola di carattere più pronunciatamente monumentale. Altri materiali, per lo più lapidei, come le iscrizioni, si richiamano a quello che era il capolinea orientale verso cui la strada si dirigeva all'uscita di Patavium, Aquileia.
via Annia è pertanto l"elemento portante di un allestimento che segue l"irradiarsi della civiltà lungo la grande strada romana. I materiali venuti alla luce lungo il suo percorso documentano con vivacità le necessità di collegamento dello stato, la vita dei campi che si svolgeva nei territori che attraversava, le realtà urbane che univa.