Lo spirito e il corpo.
1550-1650. Cento anni di ritratti a Padova nell'Età di Galileo.
Nobili e aristocratici, borghesi illuminati, mercanti ben introdotti, intellettuali, artisti, uomini di cultura e rappresentanti del mondo accademico sono i protagonisti di questa esposizione. Si tratta di una selezione di circa 70 fra dipinti e incisioni, provenienti dalle collezioni dei Musei Civici e da alcuni importanti prestatori, attraverso la quale è stato possibile ridisegnare il quadro di un"epoca e di un gusto evocando incontri, relazioni, scambi, amicizie, legami tra artisti e personaggi effigiati, proponendo anche nuove attribuzioni e portando all'attenzione del pubblico alcuni dipinti inediti o mai esposti prima.
Tiziano, Tintoretto, i Bassano, Campagnola, Apollodoro, Montemezzano, Padovanino, Damini, Chiara Varotari e Tiberio Tinelli sono solo alcuni dei pittori, fortemente impegnati a sviluppare in quegli anni la grande tradizione che il Veneto vantava in questa forma espressiva.
La rassegna, incentrata su dipinti aventi per soggetto personaggi padovani legati all'ambiente locale o realizzati da pittori attivi in città nel periodo preso in esame, mostra in una coinvolgente carrellata i differenti approcci e le diverse esigenze della ritrattistica.
Particolarmente sensibile all'aspetto psicologico dei personaggi e alle inquietudini di un"epoca di crisi è Tintoretto, di cui la mostra propone significativamente alcuni importanti lavori. Una tra le opere di più alta qualità della maturità del pittore, prestata per l"occasione da Palazzo Pitti, è il Ritratto di Alvise Cornaro dalla forte intensità espressiva, proprietario terriero, letterato e mecenate, personalità di spicco della Padova del tempo, al centro di una fitta rete di relazioni.
Altrettanto interessante " e soprattutto attribuito per la prima volta in questa occasione alla mano di Tintoretto a seguito di un attento restauro " è il Ritratto di uomo barbato, che ci dà conto di come Jacopo si valesse del penetrante mezzo del chiaroscuro per far emergere il carattere e le qualità morali dell'effigiato.
Sono questi i punti di riferimento di una moda encomiastica e celebrativa che porta il ritratto ad imporsi a Padova, fin dagli anni Trenta del Cinquecento, come genere autonomo nello stretto rapporto con mecenati e collezionisti.
Così, se Domenico Campagnola in quegli anni conferma l"efficacia dell'impostazione tizianesca, soprattutto nel bel Ritratto di donna arricchito da un finto bassorilievo con l"allegoria della Fortezza allusiva alle sue virtù, il figlio di Jacopo Tintoretto, Domenico, ripercorre le tracce del padre con un"imponente produzione più attenta alla dimensione borghese e quotidiana.
Grandi protagonisti del genere, sia pure alla ricerca di un naturalismo più sommesso, sono i componenti della famiglia dei Bassano, in particolare Francesco, figlio primogenito di Jacopo, e Leandro, autentico specialista e ritrattista ufficiale dei Dogi. Accanto a capolavori dei Civici Musei patavini dei primi anni del Seicento, come il Ritratto di Alvise Corradini (rettore a Padova dell'Università della Lana, filosofo e giureconsulto nonché collezionista di antichità ) e quello del Cardinale Giovanni Dolfin, risulta suggestiva per il forte legame con Padova l"Allegoria del Battesimo di Chiara Maria Minotto. Proveniente dalla collezione della Fondazione Cariparo, l"opera propone una veduta fantastica della città come sfondo ad una seduta del consiglio cittadino, ove i ritratti dei componenti sono resi con rapidi segni e sicura aderenza fisionomica.
L"intensità dei modi di Tintoretto e il patetismo lirico di Leandro Bassano trovano una combinazione vincente nelle prove di Francesco Apollodoro detto Il Porcia (per la sua abitazione in Via Porciglia), chiamato nelle carte d"archivio "Francescho dai Retratti depentore" a conferma della sua competenza in questo campo specifico.
Le fonti antiche celebrano l"attività del maestro come ritrattista ufficiale dei circoli universitari legati all'ambiente galileiano, tanto che la straordinaria galleria di ritratti registrati nel 1630 da Tomasini nell'Illustrium virorum elogia sembra derivare in buona parte da prototipi di Apollodoro.
Così, in mostra, alla grande tela celebrativa con i Rettori Giustiniani e Gussoni fa da contraltare una serie di ritratti di taglio tradizionale, a mezzo busto, tra i quali spicca il Ritratto del compositore cremonese Costanzo Porta, maestro di cappella al Santo e successivamente al Duomo, e l"inedito dipinto di collezione privata padovana, con un gentiluomo della Famiglia Conti.
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orario: tutto l'anno 09:00 - 19:00
chiusura: tutti i lunedì non festivi, Natale, S.Stefano, Capodanno, I Maggio
la Cappella degli Scrovegni resta aperta anche il lunedì
biglietti: intero Museo, Cappella degli Scrovegni, Sala Multimediale, Palazzo Zuckermann euro 12.00; solo Museo, Sala Multimediale, Palazzo Zuckermann euro 10.00; ridotto euro 8.00, ridotto speciale euro 5.00, gratuito bambini fino ai 6 anni, disabili