La dama allo specchio.

Una nuova scoperta dalla necropoli meridionale della città

Il contesto di ritrovamento
La sepoltura è stata rinvenuta durante un’estesa indagine di archeologia urbana condotta nel 2015 in corrispondenza del numero civico 195 di Corso Vittorio Emanuele II a Padova. L’areale non è estraneo a ritrovamenti di carattere funerario. Come dimostrano le numerose scoperte susseguitesi in questo settore della città a partire dall’Ottocento, la zona gravitava sulla strada diretta da Padova a Bologna ed era parte integrante della vasta necropoli che si estendeva in età romana nel suburbio meridionale dell’abitato antico. La tomba faceva parte di un nucleo funerario composto da otto deposizioni collocato quasi a ridosso della strada che fungeva da garanzia di visibilità e prolungamento della memoria per i defunti.

La sepoltura e il suo corredo
La tomba, appartenente a una giovane donna, si data tra la seconda metà del II secolo d.C. e gli inizi del secolo seguente. Era del tipo a cremazione e le ossa, accompagnate da una moneta, erano contenute in un’anfora segata collocata al centro di una semplice fossa ovale. Un’altra anfora segata fungeva da copertura. I materiali di corredo trovavano posto all’esterno del contenitore, raggruppati sopra ai residui del rogo. La loro posizione rende probabile l’originaria collocazione all’interno di un contenitore in materiale deperibile. Il corredo, pertinente alla sfera della toilette femminile, rivela un livello socio economico medio-alto. Due elementi spiccano sugli altri per rarità e pregio, facendo della tomba un unicum non solo per Padova, ma per l’intero comprensorio veneto.

Lo specchio e la collana
Lo specchio da toilette è costituito da una cornice quadrangolare in piombo decorata a rilievo e da una superficie riflettente convessa in vetro. La cornice reca agli angoli quattro teste di soggetto dionisiaco. Il manufatto appartiene a una tipologia piuttosto rara, diffusa a partire dall’età imperiale soprattutto nelle province di area balcanico-danubiana.
Dalla setacciatura della terra di rogo e dallo scavo in laboratorio provengono 142 vaghi in vetro pertinenti a una collana. Alcuni di essi sono di forma prismatica e sono realizzati in vetro colorato, marrone-ambrato violaceo; i rimanenti sono costituiti da piccole sfere di vetro incolore multistrato che racchiudono all'interno una sottile foglia d'oro.

Analisi scientifiche
L’attento scavo e il tempestivo restauro hanno reso possibile la preservazione ottimale del corredo, dando la possibilità di approfondire con indagini scientifiche la conoscenza dei due reperti di maggiore pregio.Il rilievo tridimensionale ad altissima risoluzione mediante sistema a luce strutturata, ha consentito una lettura più puntuale dell’apparato decorativo della cornice, altrimenti di difficile interpretazione.
Le indagini archeometriche permettono altresì di ricostruire le complesse tecniche produttive e di formulare ipotesi circa a provenienza dei materiali. 

Aggiungi un commento