Un’ara circolare a festoni da vicolo Pastori

Il contesto di ritrovamento
Nell’ambito di un intervento di edilizia residenziale in vicolo Pastori, è emersa una nuova area funeraria di età romana connessa all’asse stradale della Via Annia. L’area, che si trova al margine nord-orientale della necropoli di via Gradenigo, è stata indagata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto nel corso dell’estate 2010. Lo scavo ha portato alla luce 130 tombe, datate tra l’età augustea e gli inizi del II secolo d.C. All’interno di una fossa quadrangolare orientata in senso nord-sud, come tutte le tombe e le strutture ivi individuate, è stata rinvenuta un’interessante ara funeraria.

Il monumento
Il monumento, in pietra di Aurisina, è composto da un basamento quadrangolare, al centro del quale è stato ricavato l’alloggiamento per i resti cremati, e da un corpo cilindrico posto originariamente a copertura dell’urna. Il sistema di fissaggio tra il fusto cilindrico e l’ara sottostante era garantito da grappe di ferro, tuttora in situ, mentre il coronamento, che doveva trovarsi sopra l’elemento cilindrico, è andato perduto. Il fusto cilindrico presenta decorazione a rilievo tra due cornici. Nella parte superiore corre un fregio di tipo dorico. Nella parte centrale sono presenti tre ghirlande di fiori e frutta, con estremità chiuse da nastri intrecciati con nodi d’Ercole, i quali si collocano sopra due teste di Satiro e una testa femminile. Completano la decorazione sottostante ulteriori motivi vegetali e probabilmente una lucertola.

L’iscrizione
Il titulus, ovvero l’iscrizione incisa sul basamento quadrangolare, informa che il monumento era stato commissionato da una donna libera per nascita, Attia Secunda, per il defunto marito di nascita servile, poi affrancato, Manius Cutius Philargurus. Il testo recita: M(anio) Cutio M(ani) l(iberto) Philarguro / Attia C(ai) f(ilia) Secunda uxor. Se il cognome della donna, Secunda, è ampiamente diffuso in Italia settentrionale, quello del marito e i gentilizi di entrambi sono attestati per la prima volta a Padova.

Il valore e il significato del monumento
L’analisi iconografica dell’ara e lo studio epigrafico dell’iscrizione portano a datare il manufatto almeno alla metà del I secolo d.C. La decorazione si distingue per alcune peculiarità, come le maschere e il fregio dorico, d’ispirazione ellenistica; in proposito non va dimenticato che il defunto presenta un cognome di origine greca. Esemplari simili sono ampiamente documentati fra Treviso, Oderzo e Altino, dalla prima metà del I secolo a.C. La concentrazione di gentilizi rari nel sepolcreto si aggiunge al fatto che l’ara fa parte delle sepolture più antiche ivi presenti. Si ipotizza dunque che il nucleo di vicolo Pastori sia un ampliamento della necropoli orientale, riservato a gruppi sociali giunti a Padova dall’esterno, ipotesi confermata dalle incinerazioni primarie, estranee al Veneto preromano.

 

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