Biografia di Giovanni Boldini

Biografia di Giovanni Boldini

La mostra evento di Palazzo Zabarella offre un'aggiornata panoramica della produzione artistica di Giovanni Boldini, pittore che ha saputo cogliere e formalizzare la sensibilità  del suo tempo nell'orgogliosa consapevolezza del proprio mestiere. Artista determinato e ambizioso che ha costruito e speso la propria immagine divenendo non il cortigiano ma il genio della società  che interpreta.

Una scheda biografica per presentare questo importante artista.





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Giovanni Boldini , nato a Ferrara nel 1842, inizia a dipingere sotto l'egida del padre Antonio, anch'egli pittore, studiando i grandi maestri del Rinascimento ferrarese (Francesco del Cossa, Cosmè Tura, Ercole de' Roberti).

Lasciata la città  natale, nel 1864 approda a Firenze dove entra in contatto con il gruppo dei Macchiaioli, il cui impegno politico nella lotta per l'unità  d'Italia, lo stile di vita bohemienne, le scelte artistiche e tematiche non verranno tuttavia abbracciate da Boldini, attratto dalla società  bene dei salotti alla moda in cui viene introdotto dagli amici Cristiano Banti, suo mecenate per molti anni, e il pittore macchiaiolo Telemaco Signorini. Grazie a loro il giovane ferrarese conoscerà  personalità  illuminate come Isabella Falconer che nel 1867 lo condurrà  con sé a Parigi.

Per Boldini è una folgorazione. Immediato risulta ai suoi occhi lo scarto tra la provinciale Firenze, che lascia nel 1871, e l'internazionale capitale francese, teatro di una vita culturale e sociale sempre in fermento, città  frizzante ove era
possibile, frequentando gli ambienti giusti, raggiungere quella celebrità  e agiatezza di mezzi sempre cercate dall'artista. Dopo un breve soggiorno londinese, durato solo pochi mesi, egli risiederà  stabilmente a Parigi, fatta eccezione per alcuni viaggi di studio, come quello in Olanda nel 1876 per ammirare la pittura di Frans Hals, o a Madrid nel 1889 per incontrare l'arte di Diego Velà zquez, e i puntuali soggiorni a Venezia, città  simbolo del gusto decadente.

Fino al 1877 Boldini sceglie di seguire gli umori del mercato cimentandosi in una produzione di lezioso soggetto settecentesco sulla scia della riscoperta del XVIII secolo operata in quegli anni dai fratelli Goncourt, coltivando parallelamente il gusto per una pittura en plein air che fissa sulla tela i magnifici cieli primaverili di Francia ("La Grande Rue Í  Combes-laVille", 1873) o istantanee della frenetica vita parigina ("Place Clichy", 1874).

L'esempio della veloce pennellata di Frans Hals, dell'ingegnosa impostazione delle tele di Velà zquez, della monumentalità  dell'opera di Tiepolo, determinano una svolta nella pittura di Giovanni Boldini che, oramai artista di fama, negli anni
Ottanta lascia i tocchi minuti e brillanti dei quadretti rococò per una pennellata più ampia che definisce il soggetto con una capacità  di sintesi che non tralascia il dettaglio.

Nel tentativo di fissare l'istante, di cogliere l'anima dei soggetti che ritrae, Boldini sperimenta anche l'uso di tecniche pittoriche, messe a punto in quegli anni, come il pastello, con il quale realizza il "Ritratto di Giuseppe Verdi in cilindro"(1886) che diventerà  l'immagine simbolo del celebre compositore.

Sono di questi anni anche i ritratti di grandi dimensioni realizzati a pastello ("Il pastello bianco", 1888) e a olio ("Ritratto di Madame Veil-Picard", 1897), che ritraggono le più illustri e talora controverse icone femminili dell'epoca, fissate in pose che ne esaltano la grazia e il carisma.

Con i primi anni del Novecento infine l'attenzione alla resa del dettaglio fisiognomico e del ruolo sociale del ritrattato divengono sempre più marginali per Boldini. Il soggetto diviene incarnazione di un ideale estetico come nel "Ritratto della marchesa Casati con penne di pavone" (1911-1913) in cui la nobildonna, anima di uno dei salotti più ambiti di Venezia, proiettata in uno spazio indistinto, ornata con penne di pavone in riferimento alla sua leggendaria vanità , diviene trasfigurazione simbolica della sensualità  decadente vagheggiata in quegli anni da Gabriele D'Annunzio.

a cura di Sara Madalosso

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Un artista che seppe percepire il sentimento e l'eleganza del suo tempo legandoli al proprio talento.