Il supplizio di Marsia

Ovidio, Metamorfosi (Libro VI, 382-400)

Marsia, un satiro di origine frigia, era molto agile a suonare l’aulòs tanto da lanciare una sfida ad Apollo, dio della musica. Il dio accettò e chiamò le Muse a giudicare la contesa. In un primo momento la giuria rimase molto colpita dalle melodie dell’aulòs di Marsia; Apollo quindi – temendo una sconfitta – iniziò a suonare la sua lira e a cantare contemporaneamente, sfidando il rivale a fare altrettanto: chiaramente, la natura stessa dello strumento a fiato del satiro non glie l'avrebbe consentito, e così la vittoria fu assegnata al dio. Come punizione per aver osato sfidare un dio, mettendosi in competizione, Apollo sottopose Marsia ad una tortura atroce: legatolo ad un albero, lo scorticò vivo. Satiri, ninfe e fauni accorsero per piangere un ultima volta il compagno, e dalle loro lacrime nacque un fiume che prese il suo nome.

Quadro:
Francesco Rosa
(Genova, 1635/1640 – Venezia?, post febbraio 1710)
Il supplizio di Marsia
Padova, Musei Civici
Museo d’Arte Medioevale e Moderna
Inv. 1570

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