Spettacolo "La casa nova"

LA CASA NOVA di Carlo Goldoni
(riduzione tratta da "€œLa casa nova"€ di Carlo Goldoni, a cura di Francesco Piccolini).
Regia: Bruno Lovadina

A cura dell'Associazione Professionalità  dello Spettacolo BEL TEATRO

Si può scrivere un capolavoro intorno ad un banale trasloco? E si può fare di quel banale trasloco la perfetta metafora dell'€™ irreversibile decadimento di una Repubblica dalla storia millenaria?
Si, si può, se ci si chiama Carlo Goldoni e si è al culmine di un itinerario drammaturgico nel quale "€œmondo"€ e "€œTeatro"€, verità  del sociale quotidiano e sua trasposizione scenica sono giunti a collimare alla perfezione, come i due lati d"€™uno stesso foglio di carta sempre più fine e trasparente.
"€œ La casa nova"€, non è solo la commedia di uno sgombero di un alloggio vecchio e dell'€™allestimento di uno nuovo, ma altresì la tragedia di una crisi economica dall'€™ incombente epilogo giudiziario, una straordinaria machina drammaturgia dove s"€™intrecciano relazioni amorose e convenzioni sociali irrimediabilmente contaminate dall'€™ interesse e dalla convenienza.
Questa commedia, scritta nel 1760 e rappresentata per la prima volta al teatro San Luca a Venezia, narra le disavventure di Anzoletto che si deve trasferire in una nuova, più prestigiosa residenza per far fronte alle pretese della fresca consorte Cecilia. Peccato che il giovane abbia dilapidato l"€™eredita del padre, e si ritrovi in una condizione economica che non solo non gli permette di provvedere alle necessità  della sua famiglia, ma nemmeno di dare alla sorella Meneghina la dote che le consenta di sposarsi con Lorenzino,il giovane di cui è innamorata.
L"€™intervento delle nuove vicine di casa, le sorelle Checca e Rosina e l"€™aiuto dello zio Cristofolo, elemento risolutivo di tutta la storia, permetteranno di dipanare le difficoltà , almeno quelle apparenti e di giungere a un finale compiacente.
Inutile dire come ipocrisia ed interessi siano elementi determinanti per concludere questa vicenda, ma al contrario delle consuetudini Goldoniane il finale risulta inequivocabilmente posticcio.
Anzoletto e Cecilia rappresentano una nascente borghesia cittadina e si contrappongono, sul piano comportamentale e sociale, alle figure di Checca e Cristofolo, portatori di consuetudini e valori figli di un"€™epoca al tramonto.
Lo scontro generazionale riguarda non solo i costumi e la dialettica, ma anche un piano morale e comportamentale che condiziona ogni azione.
Goldoni col consueto garbo "€œusa"€ il teatro come momento per portare un messaggio ai suoi concittadini:dice loro chiaramente che la crisi economica e morale diventa inevitabile nel momento in cui emerge l"€™incultura morale e civile.


Per tutte le informazioni: Teatri delle Mura 2006