La Scoletta del Santo restituita a Padova


Mercoledì 18 ottobre 2006 presentazione delle opere d'arte e del restauro della Scoletta del Santo. Un programma di incontri a cura della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e della Veneranda Arca

Programma

La Scoletta del Santo una piccola grande gemma dell'arte del Rinacimento

a cura del Prof. Leopoldo Saracini

Costruita agli inizi del "€˜500 sopraelevando l"€™esistente chiesetta dell'€™ antica "€œFratalea Sancti Antonii Confessori "€ ovvero l"€™antica Scuola di Devozione intitolata a S. Antonio e all'€™Immacolata (da cui il nome di "€œScoletta"€) la Sala Priorale destinata alle adunanze dei membri dell'€™Arciconfraternita di S. Antonio venne splendidamente decorata con scene affrescate sulle pareti tra il 1509 ed il 1513/30 e completata da un prezioso soffitto a cassettoni lignei dipinti, secondo l"€™uso del tempo, mentre sull"€™altare veniva collocata una bella terracotta policroma raffigurante la Vergine con il Bambino, opera delicata di A. Briosco.


Sono però le scene affrescate alle pareti a costituire l"€™episodio artistico più importante di questo complesso perché, accanto ai nomi di alcuni importanti pittori padovani del tempo presenti anche in altre imprese consimili (Scuola del Carmine, Scuola del Redentore, Oratorio di S. Rocco ecc.), spunta il nome di Tiziano Vecellio che qui diede inizio alla sua eccezionale vicenda artistica. Sono solo tre, su un totale di diciotto, i riquadri affrescati attribuibili con certezza al Maestro cadorino con scene riguardanti i miracoli di S. Antonio, ma questi sono una folgorante anteprima della sua geniale pittura, un documento eccezionale nel panorama artistico del "€˜500 veneto, una delle svolte epocali della storia dell'€™arte pittorica italiana che Padova custodisce e può vantare oltre a quelle di Giotto agli Scrovegni e di Mantegna agli Eremitani.


Se certamente Tiziano (aiutato anche dal fratello Francesco Vecellio) è l"€™artista più importante del ciclo affrescato con episodi riguardanti principalmente i miracoli del Taumaturgo, le presenze di Gerolamo
Tessari detto "€œDal Santo"€, Domenico Campagnola (con qualche riserva di attribuzione, riconosciuto allievo di Tiziano), Bartolomeo Montagna, G. A. Requesta detto il Corona, G.M. Frangipani e/o altri, rendono certamente interessante il panorama artistico della Scoletta offrendoci la possibilità  di confrontare tra loro i linguaggi e le impostazioni stilistiche di questi "€œfrescanti"€ locali che rispetto a Tiziano risultano talora attardati su impostazioni di sapore ancora tardo quattrocentesco (soprattutto il Corona) e meno ricchi nella tavolozza cromatica, ma comunque efficaci nella forza narrativa della quale sono pervase alcune scene; forse è proprio il sapore un po"€™ arcaico di questi pittori rispetto alla innovativa "€œmaniera"€ di Tiziano che rende ancor più affascinante il ciclo pittorico della Scoletta .

Il puntuale intervento di restauro al quale sono stati sottoposti, sia i dipinti, sia il prezioso soffitto, è stato possibile grazie all'€™ iniziativa della Veneranda Arca di S. Antonio e al consistente contributo finanziario della Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha coperto per intero le opere di conservazione e di restauro preventivate. Oggi è di nuovo possibile ammirare, non senza emozione, lo straordinario insieme artistico di questo ambiente cinquecentesco, dove pittura, scultura, intaglio e decorazione lignea concorrono con mirabile equilibrio a creare un"€™atmosfera solenne e mistica allo stesso tempo. Il percorso dell'€™Umanesimo a Padova, che muove da Donatello, cresciuto attraverso la straordinaria pittura di A. Mantegna, trova il suo naturale proseguo nelle opere di A. Briosco e di Tiziano che proprio nel piccolo scrigno della Scoletta aprirono il secolo d"€™oro dell'€™arte italiana a Padova.


Tiziano al Santo

a cura del Prof. Giorgio Segato

Il restauro da poco ultimato della Scoletta del Santo è un ulteriore avvenimento di rilievo per la città  di Padova e per la piena valorizzazione dei suoi straordinari documenti d"€™arte. Generalmente si cita come più alto momento storico e culturale il Trecento di Giotto, Guariento, Altichieri e Giusto de"€™ Menabuoi, allargandosi a Mantegna e Donatello alla metà  del Quattrocento, ma non c"€™è dubbio che di altissimo valore sono episodi d"€™arte nella scultura e nella pittura anche fino alla metà  del cinquecento. Momento centrale di questo periodo è Tiziano giovane che nel 1510/1511 realizza tre (forse quattro) opere (Il neonato riconosce il padre, il Santo risana la donna accoltellata dal marito geloso, il Santo aggiusta il piede al giovane Leonardo, che se lo era amputato per punirsi dell'€™aver dato un calcio alla madre e forse il Guardiano dell'€™Arciconfraternita che distribuisce il pane) nella Scoletta del Santo, con quello che è forse il suo primo autentico capolavoro: Sant"€™Antonio fa parlare un neonato perché attesti l"€™onestà  della madre riconoscendo il proprio padre. Per la scultura vale la splendida sequenza di altorilievi in marmo, in parziale imitazione della scultura greca e romana classiche, che ornano le pareti attorno al sepolcro del Santo, eventi di altissima qualità  (Antonio Minello, Giovanni Rubino, Girolamo Campagnola, Iacopo Tatti detto il Sansovino, Tullio e Antonio Lombardo, Gian Maria Mosca, Pier Paolo Stella, sono gli scultori) che troppo spesso vengono trascurati non solo dai sempre più numerosi turisti o podisti della cultura, ma anche dagli studiosi.


Il Tiziano della scoletta avvia a Padova una scuola di pittura che caratterizzerà  la prima metà  del "€˜500 con la Scoletta del Santo, la Scuola di San Rocco, la Scuola del Carmine, la Scuola del Redentore e la Sala dei Giganti. Gli artisti che maggiormente risentirono della lezione di un Tiziano che già  mostrava di aver compreso Giorgione, sono soprattutto Giulio Campagnola, Stefano dell'€™Arzere, Girolamo Tessari.


Il miracolo del bimbo che riconosce il padre era stato trattato da Donatello (1447) in uno dei quattro rilievi in bronzo: è collocato dietro l"€™altare, sulla destra, ed è opera davvero geniale per espressività  e coralità , di atteggiamenti diversi, complementari e di contrappunto (soprattutto tra l"€™arroganza del signorotto che negava la paternità  e la calma con cui, avvenuto il miracolo, Antonio riconsegna il bimbo alla madre. Anche Luca Belludi al suo fianco è profondamente toccato e sembra allungare il braccio per scostare di un po"€™ Antonio per meglio assistere all'€™evento. Ma nel 1505 anche Antonio Lombardo rappresenta il miracolo, tenendo, come più volte "€“ anche troppe - è stato detto come modello la scultura classica greca.

In realtà  è espressione di un rinascimento maturo e già  declive verso forme manieristiche, ma indubbiamente di alto valore e significato, in una scenografia più pacata che però si focalizza sulla vivacità  del bimbo, la cui parola stupisce gli astanti, eccetto il Santo e la madre. Tiziano dunque aveva negli occhi questi due momenti scultorei molto vicini, ma in Tiziano, con il colore, prende particolare importanza rappresentativa ed espressiva l"€™atmosfera, divisa a metà  tra l"€™elemento architettonico e l"€™elemento aereo, paesaggistico, in un dialettico confrontarsi tra interno ed esterno, tra evento fisico ed evento spirituale. Il bimbo neonato è tenuto da Luca Belludi che lo tende verso il padre, mentre il Santo si rivolge direttamente al signorotto che resta allibito, svergognato tra un pubblico di pari, mentre risalta in tutta fierezza, sostenuta dal colore e dal volume della veste, la madre calunniata.

Grande invenzione, quasi architettonica, è il gesto del giovane che avanza sotto uno stupefacente mantello bianco per meglio vedere e capire. Anche le altre due opere certe di Tiziano sono già  di alto pregio nonostante i vent"€™anni dell'€™artista, in particolare il "€˜racconto"€™ visivo del marito geloso svolto sulla tela in due tempi, in primo piano l"€™ira del marito che colpisce la moglie e, in lontananza, l"€™uomo pentito che ringrazia il Santo per aver risanato la moglie. Il forte naturalismo della parte in evidenza sotto un colle, si stempera nell'€™aereo e trasparente paesaggio della scena vista in lontananza, come in uno sguardo introspettivo.


In tutto sono 18 le opere della Scoletta e accanto al genio di Tiziano vanno segnalate la bravura e sensibilità  di Bartolomeo Montagna (colpevole di aver rappresentato il falso storico di una ricognizione mai avvenuta "€“ cui avrebbe assistito anche Petrarca - delle spoglie del Santo nel 1350), di Girolamo Tessari, di Domenico Campagnola, di Francesco Vecellio, fratello di Tiziano, del Corona che disegna l"€™utopia del Santo che riporta la pace in Padova.