Restauro del Cavallo Ligneo di Palazzo della Ragione
Il Cavallo Ligneo di Palazzo della Ragione, manufatto imponente di m 5,75 di altezza e con una circonferenza di m 6,20, si caratterizza come uno di quelli maggiormente legati all'immagine di Padova. Nel quadro del generale recupero del Palazzo della Ragione e degli affreschi che decorano le pareti della grande sala, si è pensato di mettere mano a un intervento di conservazione anche per questa eccezionale struttura lignea.
Il restauro si è svolto sotto la guida della direzione dei Musei Civici e il coinvolgimento della Competente Soprintendenza, con il contributo economico di Fischer Italia. Non si tratta di uno di quei restauri che recano che cambiano completamente l'aspetto di un'opera riportandola a una condizione vicina a quella del momento nel quale era stata concepita. Si è trattato piuttosto di un'operazione di conservazione e di conoscenza di un singolare manufatto, per il quale non esistono riscontri sia per tipologia che per la tecnica di costruzione.
Il restauro
Il cavallo
Il grande cavallo ligneo conservato presso il Palazzo della Ragione fu fatto eseguire nel 1466 da Annibale Capodilista: era una delle grandi macchine -l'unica oggi rimasta- realizzate per una straordinaria festa, che si svolse a Padova tra le piazze dei Signori e del Capitanio. La sfilata vide una fortissima presenza del popolo della città e di altre genti richiamate da fuori dall'eccezionalità dell'avvenimento.
I successivi poemetti di Giovanni Giacomo Cane e Lodovico Lazzarello ci tramandano una dettagliata cronaca di quella grande sfilata, mentre il cavallo è ricordato presso il Palazzo della famiglia Capodilista a San Daniele fin dal Vasari, che nel 1568 lo descriveva attribuendone la realizzazione a Donatello.
Il gigantesco manufatto rimase nel palazzo, ricordato dallo Scardeone e dalle vecchie guide della città, fino al 1837, quando i conti Giorgio e Giordano Emo Capodilista lo donarono al Comune di Padova perché lo custodisse e, pena il ritiro del dono, provvedesse al suo restauro.
Il Cavallo era privo di testa e di coda; furono rifatte dall'intagliatore Agostino Rinaldi su modello tratto dal cavallo del monumento equestre al Gattamelata da parte dello scultore Antonio Gradenigo. Non risultano, da quel momento, altri interventi di particolare impegno sull"opera, a parte alcuni sporadici e limitati lavori di manutenzione.
Il restauro
Il restauro vero e proprio è stato preceduto da un'attentissima fase di diagnostica, conclusasi nel 2003. Sono state esaminate le essenze dei legni -principalmente abete rosso per le parti quattrocentesche- che compongono le diverse parti del cavallo. Alcuni legni, si è rilevato, non fanno parte delle struttura originaria ma sono dovuti a interventi di integrazione ottocenteschi. E' stata compiuta una precisa mappatura dei danni, comprendente l'osservazione della compattezza della materia e dei fenomeni di alterazione del legno, del deterioramento dovuto all'aggressione di insetti xilofagi, delle problematiche dovute alla presenza di chiodi e altri elementi metallici. Le prove di datazione assoluta condotte hanno confermato le datazioni tradizionali.
Particolare attenzione è stata dedicata all'analisi della struttura; nello specifico si è rilevato che le parti più massicce -le zampe- sono costituite da una struttura lamellare e che tutto il peso poggia sulla zampa retta dalla sfera metallica del peso di 615 chili. Quest'ultima ha la funzione di conferire equilibrio a tutto l'insieme. Le zampe reggono il tronco cavo, piuttosto leggero, sul quale si innestano altri elementi secondari quali collo, testa e coda. L'esame dell'interno, cavo e concepito per essere praticabile, mostra evidenti analogie strutturali, per la presenza di nervature e di un piano orizzontale rigido, con la tecnica di costruzione navale.
Tra le scoperte interessanti si sono notate le tracce di un'intonacatura-stuccatura che in origine doveva estendersi a tutto il cavallo, nascondendo la tessitura delle tavole e imitando una superficie a finto bronzo.
Solo dopo l'assestamento dei dati e delle osservazioni si è proceduto al restauro vero e proprio. E' stato installato un ponteggio servizio intorno alla struttura lignea che servisse anche da sostegno per non trasmettere sollecitazioni negative nel corso dell'accesso del personale interessato ai lavori.
Dopo un preliminare lavoro di spolvero si è proceduto alla disinfestazione. Si è costruito un involucro di teli di plastica a tenuta entro il quale si è mantenuta un'atmosfera controllata con percentuale di anidride carbonica atta a garantire, nell'arco di circa tre settimane, l'eliminazione di tutti gli insetti xilofagi.
Solo successivamente si è potuto dare corso alla fase vera e propria di consolidamento e pulitura sia all'interno che all'esterno del manufatto.
Sono stati ripristinati tutti i collegamenti infragiliti, gli incollaggi che presentavano segni di cedimento e si sono sostituiti i collegamenti metallici più corrosi che non garantivano più l'assetto statico. Si è scelto di non rimuovere oli e cere ossidati, ma si è pensato di ridare in qualche modo vita a quelle stesse sostanze, opacizzate dalle alterazioni e dai depositi di polvere. Si è pertanto eseguita una stesura di ragia minerale per rendere nuovamente solubili questi materiali, ottenendo pertanto, anche con qualche rimozione mirata e calibrata, un nuovo equilibrio cromatico e un recupero della funzione dei protettivi.
Nelle zone maggiormente interessate dagli agenti xilofagi si è consolidato il materiale ligneo, che si presentava friabile soprattutto nei punti di ancoraggio alla struttura sottostante.
L'analisi strutturale ha permesso di limitare gli interventi statici nei punti critici per la stabilità del cavallo, intervenendo con tasselli e tensori nelle parti oggetto, causa l'insufficienza della tecnica originaria di realizzazione, a deterioramento meccanico per le oscillazioni generali della struttura.
Le operazioni di restauro si sono concluse alla fine del mese di ottobre 2004.
Commenti
Inviato da: drew | 10.22.22.48
Inviato da: Redazione Padovacultura | 10.22.22.48