Il restauro della Crocifissione del Tintoretto
Al suo arrivo presso i Laboratori di restauro del CCR (marzo 2012), il dipinto presentava una cromia notevolmente alterata, con toni cupi e ingialliti che ne oscuravano la qualità pittorica.
La campagna diagnostica preliminare ha fornito informazioni inedite sullo stato di conservazione, sui materiali utilizzati e sulla tecnica esecutiva del dipinto. In particolare la riflettografia all'infrarosso ha mostrato il disegno preparatorio, realizzato velocemente a pennello con pigmento nero carbone; i segni sono chiaramente visibili sulla veste della Madonna, nel paesaggio e nel cielo.
La radiografia ai raggi X ha evidenziato una successiva elaborazione della composizione, con tratti di biacca che definiscono sommariamente le figure. Il confronto tra i dati rilevati evidenzia numerosi "pentimenti" e modifiche in corso d"opera: eclatante appare per esempio il ripensamento di entrambi i ladroni, concepiti inizialmente in secondo piano e con una dimensione inferiore rispetto a quella definitiva.
Lo strato di preparazione chiara, presente nella porzione superiore del dipinto, è stato sfruttato dall'artista come base per le campiture del cielo, ottenute utilizzando una quantità minima di pigmento; le figure mostrano invece uno spessore maggiore della materia pittorica, come emerge dalla transilluminazione.
Il confronto dei dati rilevati in 60 punti del dipinto con infrarosso in falso colore, XRF e spettrofotometria ha consentito di ricostruire la ricca e brillante tavolozza impiegata, che nel tempo ha virato verso toni tendenti al marrone e al nero. Dobbiamo ad esempio immaginare il manto della Vergine di colore blu intenso.
Le osservazioni ravvicinate effettuate con il video-microscopio hanno infine confermato l"esistenza di numerose finiture eseguite con l"impiego d"oro per creare effetti luministici sulla veste della Vergine, sul manto di san Giovanni Evangelista e sull"abito di Giuseppe d"Arimatea.
Dalla superficie pittorica sono state rimosse le sostanze non originali (vernici e colle) apportate nel corso di precedenti interventi.
La pulitura ha consentito di recuperare un timbro cromatico fedele a quello ricercato dall'artista, sebbene alcuni pigmenti risultino irreversibilmente alterati dall'invecchiamento, come è accaduto per il manto blu della Vergine, per la vegetazione un tempo verde brillante e per alcune partiture arancioni. L"intensità dei colori originali di Tintoretto è riproposta nella "ricostruzione virtuale" presentata nel video.
Il Tintoretto ritrovato