Nessun luogo è lontano

Veronica de Giovanelli-Andrea Grotto-Cristiano Menchini-Stefano Moras

Inaugurazione venerdì 5 settembre ore 18.00

L’assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Padova, in collaborazione con Sottobosco, presenta la mostra Nessun luogo è lontano a cura di Eugenia Delfini.
Nessun luogo è lontano nasce come punto di incontro di più esperienze per osservare il quotidiano attraverso l'arte e per riflettere sui differenti modi di vedere, percepire e fare esperienza del paesaggio. In un'epoca in cui la relazione con la natura non è più data ed è da reinventare e ricreare, la mostra, vuole restituire il desiderio di entrare in risonanza con il paesaggio, provando a recuperare questa relazione attraverso la visione estetica e la sua rappresentazione.
Il titolo della mostra, tratto dal libro omonimo di Richard Bach, riporta l'attenzione su un tutto ciò: nessun luogo è lontano, tutto ciò che non è in mostra è possibile guardarlo fuori o ritrovarlo dentro di noi come qualcosa che non è mai andato perduto.

Nonostante a un primo sguardo si possano cogliere notevoli differenze stilistiche tra i lavori esposti, sono diversi gli aspetti teorici e metodologici che li accomunano.
Per gli autori in mostra, Veronica de Giovanelli, Andrea Grotto, Cristiano Menchini, Stefano Moras, l'uomo è parte integrante del paesaggio, non esterno ad esso, e la pittura di paesaggio non è un'attività di mimesi ma lo strumento attraverso il quale tentare di riavvicinarsi e di riappropriarsi del reale. In questo lavoro di identificazione e successiva rielaborazione del paesaggio, la tela diventa sinonimo di possibilità e il lavoro un procedere per gradi: il tempo per soffermarsi su un particolare vissuto o luogo e per dare visione al presente, qualsiasi cosa suggerisca.

Il lavoro di Veronica De Giovanelli riflette sul paesaggio come dimensione relazionale frutto della mediazione tra stato di natura ed esigenze umane. La sua è una forma di esplorazione intima e di presa di coscienza della singolarità dei luoghi, un'indagine costante tra sé e i contesti attraverso cui cogliere e restituire le qualità inespresse di un determinato spazio. Veronica evoca i luoghi e le strutture che abitano il nostro territorio, evidenziando l'idea di paesaggio come palinsesto e stratificazione vorticosa.

Negli ultimi anni Andrea Grotto ha attraversato diverse fasi di ricerca che lo hanno portato a ripensare il paesaggio come ad un insieme simbolico di oggetti: realtà di riferimento da cui partire per interpretare il mondo ed esplorare i nostri universi concettuali ancorati al reale. Il serbatoio di immagini da cui attingere non è più allora solo il paesaggio ma la sua personale memoria, i ricordi d'infanzia e le suggestioni legate a specifici luoghi: è a partire da tutto questo che Andrea ricostruisce dei set con tappeti, scivoli, vasi, bastoni e scatolini, come fossero muti testimoni da cui ripartire per una rielaborazione dei luoghi del vivere.

Stefano Moras vive il paesaggio come una materia sempre ricca di suggestioni, luogo dell'accadere, palcoscenico delle trasformazioni organiche e vegetali.
I suoi lavori sono il risultato di studi ravvicinati della natura, i suoi quadri sono come delle piattaforme sulle quali frammenti stratificati e parcellizzati della realtà si accumulano, scompaiono o riemergono. La tela diventa spazio vivo dove individuare delle coordinate e procede attraverso la proposizione di piccoli atti poetici, fatti di intagli, accostamenti, associazioni libere di forme, materiali e colori. Negli ultimi lavori in particolare l'ascolto dei fenomeni naturali e dei loro passaggi di stato non è più qualcosa di esterno ma qualcosa che si ritrova nel suo stesso fare, riscoprendoli come parte del processo pittorico.

Perché esista un paesaggio devono esserci inevitabilmente un individuo e la natura, e tra i due deve innescarsi una relazione.
La ricerca di Cristiano Menchini nasce proprio dal confronto fisico con il paesaggio, dal contatto diretto e dallo studio quasi scientifico di microcosmi vegetali. Muovendosi nello scarto che c'è tra il vero e la finzione, Cristiano ripropone universi simbolici, metafore di un mondo percepito, superfici dinamiche e indipendenti dalla realtà, non tanto per riprodurre un semplice gioco di rassomiglianze, quanto per evocare spazi altri senza tempo, che da qualche parte forse esistono o sono esistiti.

Informazioni
Sottobosco
eugenia@sottobosco.net
www.sottobosco.net
http://nessunluogo.tumblr.com/

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