Bronzi del Rinascimento.

Collezione Vok


Il 20 novembre 2004 presso i Musei Eremitani verrà  inaugurata una mostra dedicata alla collezione di bronzetti rinascimentali, appartenente alla famiglia Vok. L"€™evento costituisce un importante appuntamento culturale, poiché è la prima volta che la collezione viene esposta al pubblico.

Museo Eremitani
Piazza Eremitani 8
20 novembre 2004 "€“ 6 febbraio 2005

orario: tutto l'anno 09:00 - 19:00
chiusura: tutti i lunedì non festivi, Natale, S.Stefano, Capodanno, I Maggio

biglietto: intero euro 10.00, ridotto euro 8.00, ridotto speciale euro 5.00, gratuito bambini fino ai 6 anni, disabili

La Collezione concentra una cinquantina di bronzi di qualità  elevatissima, spesso pezzi unici di protagonisti della superba stagione rinascimentale della scultura bronzea inaugurata a Padova dalle opere di Donatello per la Basilica di Sant"€™Antonio.

La mostra viene proposta negli spazi per esposizioni temporanee del museo, attigui all'€™importantissimo complesso di bronzi padovani del Museo d"€™Arte, proprio per invitare a un confronto tra due raccolte di assoluta qualità  e bellezza.

La Collezione Vok, pur incentrata sulla produzione rinascimentale, spazia anche prima e dopo l"€™epoca d"€™oro del bronzetto. Precedente, ad esempio, è l"€™Acquamanile gotico (brocca che nel Medioevo veniva usata per lavare le mani ai commensali) in bronzo dorato che stupisce per la perfezione dei particolari.
Copre l"€™arco di tre secoli, dal Quattrocento al Settecento, una collezione nella collezione, quella dei mortai, di cui i Vok hanno raccolto esemplari d"€™eccezione per qualità  e dimensioni.
Appartiene alla categoria degli oggetti d"€™uso anche il Bruciaprofumi veneziano del Cinquecento, opera che, più che alla mano di uno scultore/fonditore, sembra riferibile a quella di un orafo.

Padova fu uno dei principali centri dell'€™arte fusoria nel Rinascimento e i bronzetti qui prodotti sono connotati da un vivace naturalismo, un originale recupero dell'€™Antico. Bartolomeo Bellano, allievo di Donatello, ne viene considerato il capostipite. Del Bellano, nella Collezione compare un irruente Cavallo, mentre un altro importante artista di poco successivo, Severo Calzetta da Ravenna, è rappresentato da una Lupa Capitolina e da un Satiro inginocchiato con calamaio, opere dove l"€™impronta classicistica si unisce, con grande fantasia, a un forte realismo.
Dello stesso periodo, un interessante confronto con il gusto veneziano è l"€™Ercole (o Atlante) di Vittore Gambello detto il Camelio. Curiose le fusioni di piccoli animali qui presentate, come le rane, di norma eseguite direttamente tramite calco dall'€™animale morto che poteva venire così sistemato nella posizione desiderata. La loro fortuna nel corso del Cinquecento fu enorme e, dati i significati simbolici loro connessi, questi pezzi furono realizzati in un notevolissimo numero di repliche. La Collezione presenta due lucertole in lotta che si rifanno a modelli abbastanza frequenti, ma sono forse l"€™unico esemplare sinora noto a essere rappresentato su di uno sfondo di terreno.
Dopo la morte del Briosco (del quale la Collezione Vok presenta pezzi di continuatori, come Agostino Zoppo), Padova continuò a essere un importante centro di produzione ma, poco a poco, il primato passò a Venezia. L"€™elegante Cavallo, databile ancora nei primi decenni del secolo XVI, risente di un gusto classicistico veneziano combinato a un immediato naturalismo di origine padovana.

Nella collezione trovano adeguata documentazione le principali personalità  della bronzistica veneta del maturo Cinquecento. Del padovano Francesco Segala, le cui opere sono piuttosto rare, è un San Girolamo nel quale sono ancora vive le idee trasmesse ai veneti dal Sansovino. Autografi del Campagna, e di straordinaria qualità , sono due Alari da camino con Giove e Giunone. Si tratta di un caso piuttosto raro che simili oggetti di arredamento e di uso pratico, nei quali la dimensione scultorea diviene di importanza principale, siano giunti nella loro integrità  fino ai nostri giorni; spesso, nei secoli passati, venivano smembrati e se ne conservavano prevalentemente solo le statuette poste alla sommità .
Tra i protagonisti dell'€™ultima stagione del bronzetto veneto, quello meglio rappresentato nella raccolta è sicuramente il padovano Tiziano Aspetti.
Sue, o di bottega, sono due imponenti figure di Guerriero e una singolare figura di Guerriero a cavallo costituita da quattro diverse parti assemblabili.
Sue ancora l"€™eccellente coppia di figure allegoriche della Fede e della Fortezza.
Capolavoro autentico della produzione di utilità  del Cinquecento è un Picchiotto in forma di basilisco, uno dei più begli esempi di oggetti di tale tipo creati a Venezia in quell"€™epoca e per questo scelto quale immagine guida della mostra.
La Collezione testimonia, con pezzi di notevole importanza, anche la tendenza al recupero dell'€™Antico, vera e propria tipologia produttiva formatasi a causa del desiderio dei antichi collezionisti di possedere copie di sculture classiche.
A confronto con le produzioni padovane e venete, la famiglia Vok ha raccolto anche numerosi esemplari di diversa provenienza come il Cristo morto attribuibile a uno dei migliori allievi del Giambologna, Antonio Susini, o un Torello, lavoro probabilmente di un bronzista fiammingo o l"€™Orfeo che suona la viola da gamba, opera di ambiente praghese di sontuosa eleganza formale, dalla finitura di una minuzia degna di un orafo.

Per seguire, con alcuni esempi, l"€™evoluzione di questo tipo di espressione artistica, sono stati raccolti bronzetti seicenteschi, settecenteschi e persino alcuni esemplari più tardi, legati alla riscoperta accademica ottocentesca del mondo del bronzetto rinascimentale.
Si tratta di un insieme personale di opere che è raro vedere insieme. Poche altre collezioni, fra le non molte formatesi negli ultimi decenni, possono vantare un simile livello qualitativo. E"€™ per questo che la Collezione Vok, dopo la prima padovana, conoscerà  altre tappe di rilievo a Lubiana, in Germania, in Inghilterra.

La famiglia Vok è di origine mitteleuropea. Ha stabilito la sede delle sue attività  nel Veneto da oltre 50 anni, a seguito del trasferimento di Ignaz Vok dalla Slovenia a Padova. Per questo motivo la famiglia è lieta di poter esporre la propria collezione di bronzi nella sede dei Musei Civici padovani.
I Vok vivono tra Veneto, Slovenia, Austria, Germani, Inghilterra e da oltre tre generazioni si dedicano al collezionismo.