I "cippi" della Sala preromana

Nella Sala preromana del  Museo Archeologico si trovano alcuni cippi con iscrizioni confinarie: alcuni di recente ritrovamento, altri da tempo presenti nella collezione civica, denotano con le loro iscrizioni parlanti come già in tempi molto antichi la città si sia dotata di un’articolazione spaziale ben definita.
I dati archeologici raccontano come Padova, fin dalle prime fasi di vita (IX - VIII secolo a.C.), fosse caratterizzata da una chiara progettazione dell’estensione dell’abitato, il cui confine naturale era costituito dal percorso del fiume Meduacus.
La costruzione lungo gli argini di palizzate lignee prima, e di massicciate in trachite poi, ben documenta come la collettività abbia provveduto a definire il proprio spazio vitale e a garantirne la sicurezza da possibili esondazioni.
Più difficile è comprendere se vi fosse una autorità politica preposta alla definizione degli spazi urbani e alla regolamentazione dei confini.
 
I ritrovamenti di segnacoli in pietra iscritti con esplicito riferimento all’esistenza di confini e alla volontà di istituirli gettano su questo aspetto una nuova luce ed è oggi possibile ipotizzare che, a partire dal V secolo a.C., la definizione degli spazi urbani e dei limiti territoriali fosse l’esito di un atto giuridico pubblico operato nel nome della collettività da una magistratura, la cui identità ancora sfugge.
I cippi sono stati ritrovati in via dei Tadi a Palazzo Frigimelica, a Palazzo Dondi in via Cesare Battisti, in via San Biagio, Ponte San Daniele, in piazzetta San Nicolò e a Casa Lazara in riviera San Benedetto.
 
 

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