Il cane e il suo padrone
Una sepoltura canina di epoca romana, databile alla prima metà del I secolo d.C., rinvenuta nella necropoli orientale di Padova, in via Tiepolo.
Lo scavo archeologico venne realizzato, in realtà, alcuni decenni or sono: nel 1990-91 la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto operò un’importante indagine nell’area compresa tra via Tiepolo e via San Massimo destinata alla realizzazione di una residenza universitaria. Vennero allora rinvenute centinaia di sepolture, che non fu possibile scavare contestualmente. Molte di esse vennero quindi asportate ancora inglobate nel terreno e trasportate entro appositi cassoni in laboratorio, dove nel corso del tempo sono state scavate in modo sistematico.
Il cassone che conteneva la sepoltura del cane fu oggetto di scavo nel corso dell’estate 2018, nell’ambito di una convenzione stipulata tra la Soprintendenza e l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Il cane, inumato, non era da solo. La sua sepoltura (tomba 173) è stata infatti rinvenuta accanto a quella di un individuo di sesso non determinabile (tomba 166). Entrambi erano deposti in un’unica fossa allungata: il cane si trovava presso la testa dell’individuo, ma a un livello inferiore. La fossa apparteneva a un gruppo di inumazioni prive di corredo, situate al margine settentrionale di uno spazio occupato da recinti funerari di epoca imperiale; alcune di esse erano in posizione anomala, pratica riservata a individui percepiti come estranei alla comunità: stranieri o comunque ‘diversi’.
Al momento del rinvenimento lo scheletro dell’inumato era conservato parzialmente, quello del cane era invece pressoché completo. Lo scheletro dell’animale è in perfetta connessione anatomica: sdraiato, adagiato sul fianco sinistro, con le zampe anteriori e posteriori raccolte e distese.
Lo sviluppo delle ossa e dei denti suggerisce una morte intervenuta a circa due anni di età. Dimensioni dello scheletro e forma slanciata del cranio lasciano pensare a un lupoide di taglia media, alto 48-50 cm al garrese e pesante 13-20 kg.
Non ci sono indizi che lascino ipotizzare cause specifiche per la morte. Lo scheletro privo di lesioni patologiche e la dentatura in buono stato indicano che il cane in vita era stato ben nutrito. Questo dato e la cura nella sepoltura inducono a pensare che si tratti di un animale di affezione, sepolto accanto al padrone: forse un ultimo atto di pietas, a suggello di un legame affettivo perpetuato oltre la morte.
Non si può infatti dimenticare che l’amicizia tra uomo e cane ha origini antichissime: l’addomesticamento del lupo, da cui si evolve il cane, risale a ben 15000 anni fa. Da allora questo legame si è sempre più consolidato e articolato. Il cane è divenuto così il solo animale in grado di collaborare con l’uomo in attività quali la caccia, la guerra, la difesa, il lavoro, ma anche quello in grado di manifestare sentimenti di affetto e dedizione nei confronti del proprio padrone. Un legame, quello tra uomo e cane, immutato nel tempo, come ben testimoniano le parole di Arthur Shopenhauer, secondo cui “chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significa essere amato”.
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