Patavium e la via Annia. Un po' di storia


La costruzione della via Annia costituì per Padova un importante evento politico, quando le fertili pianure degli antichi Veneti caddero nell'€™orbita degli interessi del ceto dirigente romano. Situata in un"€™area strategica, la città  era già  sviluppata ed economicamente rilevante, da tempo inserita in una vasta rete di contatti e di scambi commerciali con l"€™entroterra, i Celti, le tribù galliche e l"€™Etruria, ma anche con la Grecia e l"€™Oriente lungo la rotta dell'€™Adriatico, tramite il porto situato alla foce del fiume Meduacus che raccordava Padova con il mare.

L"€™estensione del dominio di Roma in quest"€™area si configurò non tanto con un vero e proprio atto di conquista, quanto con l"€™istituzione di una sorta di protettorato. Prevalse una politica di assimilazione e di alleanze con l"€™aristocrazia indigena, comunque determinata a difendere la propria identità . La progressiva interazione delle élites locali con i membri delle famiglie romane e italiche trasferitesi nel tempo in territorio veneto fu sancita nel 90-89 a.C., quando la lex Pompeia concesse ai cittadini di Padova il diritto latino (ius Latii), che comportava la parità  nei commerci e la facoltà  di contrarre matrimoni misti. Nel 49 a.C. una legge voluta da Giulio Cesare sancì giuridicamente una situazione di fatto già  esistente, concedendo la piena cittadinanza romana a quanti ancora non ne godevano. I cittadini di Padova, parificati a quelli di Roma, furono inseriti nella tribù Fabia, e la città  divenne municipium romano.


Dopo la morte di Cesare nel 44 a.C., Padova appoggiಠpoliticamente Ottaviano, il quale, divenuto imperatore, nel 16 a.C. suddivise l"€™Italia in undici regioni e inserì la città  nella X regio. Il progressivo espandersi dell'€™impero determinò uno spostamento a nord-est del suo baricentro militare ed economico e Padova si trovò ancora una volta in posizione strategica, al centro delle direttrici che proiettavano l"€™impero, per terra e per mare, verso nuovi scenari politici e verso i mercati d"€™oltralpe a nord, dell'€™area balcanico-danubiana e di quella orientale. Attraverso un"€™attenta propaganda politica, tesa a trovare per Padova e Roma comuni origini mitiche e a legittimare un medesimo destino (entrambe fondate da leggendari eroi troiani come Antenore ed Enea), la città  veneta garantì al governo centrale il controllo di un vasto territorio. Esso era esercitato da funzionari locali fedeli alla politica imperiale, ma riconosciuti anche dalla popolazione sparsa nelle campagne, caratterizzata da un"€™identità  culturale fortemente ancorata alle tradizioni.

Nel quadro di una politica che tendeva ad accentrare su Padova anche gli interessi economici dell'€™area veneto-orientale, la città , proprio grazie a vettori di espansione quali le arterie stradali e le vie d"€™acqua, divenne un importante centro per la lavorazione della lana, dei prodotti dell'€™agricoltura e dell'€™allevamento, per la produzione di laterizi grazie alla presenza di cave e di fornaci, e un fondamentale porto di accesso delle merci provenienti dall'€™Oriente.

Anche il commercio di oggetti in bronzo, in metallo, in vetro, in ceramica, destinati a un"€™agiata clientela, e l"€™approvvigionamento di materie prime quali il sale, l"€™allume, l"€™oro e l"€™ambra, destinate al consumo interno e anche ai mercati di Roma e d"€™oltralpe, diffusero sul territorio un"€™enorme ricchezza che fece di Padova uno dei centri più floridi e popolosi del mondo romano. Un"€™antica prosperità , abbondantemente testimoniata dalle fonti, che la città  aveva saputo mantenere e incrementare.

Gli ultimi anni dell'€™età  repubblicana e i primi decenni dell'€™età  imperiale coincisero con una fase di forte incremento e rinnovamento edilizio, sostenuta dall'€™impegno delle classi dominanti locali. L"€™accentuato lealismo dell'€™aristocrazia patavina espresse la propria potenza economica finanziando la costruzione di opere pubbliche (come il ponte "€œSan Lorenzo"€) ed abbellendo così il volto urbanistico della città , che conobbe il suo massimo splendore fino al II secolo d.C. per avviarsi poi verso una lenta decadenza.

foto aeree del Dipartimento di Geografia "G. Morandini", Università  degli Studi di Padova