Body and Soul - Marco Strano


L"€™artista parla di mortali privi di dogmi ma dotati di un"€™anima divina, il soffio dello spirito.
Noi siamo lo specchio in cui si riflettono uomini e donne che attraverso la loro fisicità  ci parlano di esperienze ottenute attraverso travagli fisici e morali.
L"€™artista rende legittimo il chiedersi quali storie personali siano incise nei lineamenti, nelle rughe, nei pori della pelle dei protagonisti spesso contorti in una distorsione lenticolare che inevitabilmente aumenta il mistero della loro dimensione esistenziale.

Marco Strano nasce a Padova il 16 marzo 1963. Nella stessa città  frequenta il Liceo artistico e in seguito si diploma presso l"€™Accademia di Belle Arti di Venezia. Seguendo le orme del padre Giuseppe (che in gioventù era stato scenografo) intraprende una pluridecennale collaborazione con il regista, costumista e scenografo Attilio Colonnello, insieme al quale realizza allestimenti per opere liriche commissionate dai più importanti teatri italiani e internazionali (San Carlo di Napoli, Arena di Verona, Metropolitan di New York).

Al contempo mantiene sempre viva la sua ricerca pittorica, approfondendo nel corso degli anni svariati interessi, specialmente in ambito contemporaneo: fra le influenze più significative potremmo citare, in ordine sparso, i ritratti del primo Boccioni, il mondo onirico di Balthus, i grandi nudi di Philip Perlstein (esponente della Pop Art americana), l"€™intera opera di Lucien Freud. A ciò si unisce senz"€™altro lo studio del volto nel cinema di Ingmar Bergman.

Una sfera di interessi così ampia trova il proprio preciso denominatore comune nell'€™attrazione verso la figura umana, rappresentata secondo gli stilemi della sensibilità  contemporanea: è sempre attraverso il corpo (lo studio delle posture intense come espressione delle motivazioni e inquietudini reali, segrete, profonde dell'€™individuo) che Marco Strano conduce la propria ricerca, indagando la cifra simbolica dei gesti estrinseci ma anche e forse soprattutto di quelli allusi o addirittura negati.
La tensione fra corpo, gesto ed emozione, che il singolo individuo vive tra sé e sé, non può naturalmente che complicarsi in modo decisivo nel momento fatidico della relazione con l"€™altro. L"€™esperienza della vita contemporanea, proprio per la frammentazione degli interessi e delle aspirazioni, aumenta ulteriormente un"€™incomunicabilità  già  di per sé insita nell'€™animo umano: così, nel mondo di oggi, le aspirazioni già  così fragili alla comunicazione tra individui perdono i propri contorni, sfumano in un deserto di ossessioni monologanti.

Questa profonda convinzione ha condotto l"€™artista a concepire il suo più recente ciclo figurativo, provvisoriamente denominato "€œI cassetti della memoria"€, in cui la frammentazione delle esperienze e degli stati d"€™animo (con tutto il loro doloroso bagaglio di solitudine) si rispecchia nella collocazione di singole situazioni all'€™interno di riquadri figurativi distinti: fra essi, vi è e non vi è comunicazione, vi è e non vi è separazione.
Mondi che si sfiorano senza toccarsi: che oscuramente creano sì un quadro di assieme, il quale però di fatto non pare venir percepito dai protagonisti delle singole situazioni. Alla confusione, all'€™incertezza del mondo contemporaneo (così compiutamente espressa ad esempio nella "€œWaste land"€ di Thomas Stearns Eliot) si aggiunge il conflitto interiore che ognuno si trova a vivere, la tensione dell'€™inconscio che preme per esplodere. Il risultato di questa meditazione sull"€™uomo si traduce nella creazione di polittici che adombrano l"€™urgenza di una religiosità  nuova, sicuramente non legata ad alcun aspetto confessionale, ma da trovare e da inventare ex novo allo scopo di riallacciare i fili che la contemporaneità  sembra aver tragicamente troncato: quei fili della relazione esistenziale senza i quali risulta impossibile pensare la totalità , pensare il mondo. Luigi Donà 



Una necessità  interiore rende l"€™artista osservatore e indagatore dell'€™animo umano.
Egli si rivolge allo spettatore richiedendogli di entrare in contatto con ciò che rivelano il volto, il corpo nella sua nudità , gli arti.
L"€™artista parla di mortali privi di dogmi ma dotati di un"€™anima divina, il soffio dello spirito.
Noi siamo lo specchio in cui si riflettono uomini e donne che attraverso la loro fisicità  ci parlano di esperienze ottenute attraverso travagli fisici e morali.
Ci trasmettono, osservandoci, una umanità  spesso sgomenta ma sempre orgogliosa delle proprie ferite.
I riferimenti che Marco Strano fa propri vanno da quelli psicologici del Lotto alle deformazioni manieristiche del Parmigianino, dalla cupezza secentesca del De Ribera, alla carnalità  marcescente di Lucian Freud.
Ma non basta, il gioco di cromatismi e la forza espressiva hanno un tono scarno e sublime dal marcato timbro comunicativo.
L"€™artista rende legittimo il chiedersi quali storie personali siano incise nei lineamenti, nelle rughe, nei pori della pelle dei protagonisti spesso contorti in una distorsione lenticolare che inevitabilmente aumenta il mistero della loro dimensione esistenziale.

Giovanni Razzolini

http://www.marcostrano.com/

Info:+390498204529

Orario: 09.30-12.30/16,00 - 20,00