Cina: sulla via del carbone
Le miniere di carbone: altra faccia faccia della medaglia del progresso e della ricchezza. Pubblichiamo due brani tratti da "The Road to Coal” di Patrizia Bonanzinga, fotografa che ha soggiornato a lungo in Cina e racconta la complessa realtà di quel paese nella mostra fotografica "La via del carbone".
Cina: la miniera più grande del mondo
di Paolo Longo
La cronaca racconta che alle 8:50 di mattina di una fredda giornata d'inverno 24 minatori che lavoravano a 300 metri di profondità in una miniera di carbone nella regione autonoma dello Xinjiang Uygur, nel nordovest della Cina, sono rimasti bloccati a causa di un improvviso allagamento.
L'agenzia di stampa cinese ufficiale Xinhua riferisce così gli avvenimenti successivi: "Immediatamente dopo l'allagamento, la società proprietaria della miniera ha convocato una riunione urgente per lanciare l'operazione di salvataggio che è iniziata immediatamente"
Dei 24 uomini rimasti sotto terra 15 erano bloccati nello stesso tunnel ed è lì che si sono concentrati gli sforzi. Dopo ore di lavoro i soccorsi sono arrivati a soli tre metri da loro ma un gigantesco blocco di roccia li ha fermati. "Da questa parte del tunnel sentivamo le voci sempre più deboli dei minatori, racconta uno dei soccorritori, siamo riusciti a fare arrivare loro un messaggio, restate calmi, cercate di respirare lentamente e di non fare sforzi per non consumare l'aria rimasta". I lavori sono andati avanti senza sosta e finalmente alle sei del pomeriggio i soccorritori hanno ristabilito la ventilazione nel tunnel e alle tre di mattina i 15 sono stati salvati.
Solo il giorno dopo la cronaca riporterà che nell'incidente ci sono stati sei morti.
Questa è una notizia che non manca mai nei giornali cinesi. Gli incidenti nelle miniere di carbone fanno ormai parte della vita di ogni giorno in Cina, sono l'altra faccia della medaglia del progresso e della ricchezza.
La Cina ha bisogno del carbone per muovere le sue fabbriche, per illuminare le sue città , per riscaldare le sue case, per produrre il suo acciaio. Le previsioni parlano per il 2004 di 1,7 milioni di tonnellate di carbone estratte per coprire il 70 per cento del fabbisogno energetico e ogni tentativo di migliorare la sicurezza nelle miniere e di render meno inquinante il carbone si scontra con la realtà di un paese che rischia in ogni momento una vera e propria "carestia energetica".
L'industria mineraria carbonifera cinese è la più grande del mondo, con oltre 430.000 piccole e grandi miniere, controllarle tutte è impossibile, imporre a tutte standard di sicurezza ancora di più. Il primo ministro Wen Jiabao ci ha provato, ordinando controlli a tappeto e la chiusura di migliaia di impianti, ma si è ritrovato con un drastico calo della produzione proprio mentre al contrario aumentava la domanda da parte di un'economia che continua a crescere troppo
velocemente. E così un po' alla volta molte delle miniere chiuse sono state riaperte, alcune clandestinamente, e il numero degli incidenti è tornato a crescere.
La Cina combatte una battaglia decisiva per raggiungere un equilibrio tra le risorse disponibili e il tasso di crescita, prova ad allargare la scelta delle fonti energetiche utilizzate, costruisce dighe gigantesche, sogna di realizzare 19 centrali nucleari in 15 anni, punta ad accelerare l'accantonamento di riserve petrolifere strategiche e a rendere operativo al più presto un oleodotto per il gas naturale che attraverserà il paese da est a ovest; ma la dipendenza dal carbone resterà sempre molto forte, secondo tutte le previsioni il minerale coprirà all'incirca il 60 per cento del fabbisogno energetico ancora per i prossimi 50 anni.
Con un problema aggiuntivo, il costo ambientale altissimo. Il carbone è da sempre la fonte energetica fondamentale della Cina ma è negli ultimi due secoli che la sua estrazione ha raggiunto livelli industriali, e si vede. L'inquinamento oggi nelle città di questo paese è tra i più alti del mondo. L'ONU ha calcolato che l'inquinamento costa alla Cina tra il 3,8 e il 5 per cento del Prodotto Interno Lordo, mentre gli studi epidemiologici avvertono che già oggi le malattie respiratorie sono la causa del 25 per cento delle morti premature: 700.000 persone muoiono ogni anno per l'inquinamento ambientale provocato dall'uso di carbone che serve al paese per correre e alla gente per cucinare.
Insomma ancora per molto tempo la Cina dovrà scegliere tra la crescita e l'aria pulita, tra lo sviluppo e la fine degli incidenti nelle miniere.
"Troppi incidenti come quello dello Xinjiang, scriveva uno dei partecipanti a una chat, sto diventando indifferente".
Da "The Road to Coal" di Patrizia Bonanzinga
Hopefulmonster, Torino 2004
La via del carbone
di Patrizia Bonanzinga
... Sono ritornata nello Shanxi, sulle orme del "mio" carbone. Sono entrata nelle piccole miniere che si aggrappano alle pareti polverose dei canyon che penetrano in profondità perpendicolari alla strada maestra. Sugli spiazzi sovrastanti, attorno alle piccole miniere, i piccoli villaggi dei minatori. La cosa più stupefacente in quei luoghi, e di cui a tutt'oggi non riesco ancora a capacitarmi, è stata per me sin dall'inizio il loro vuoto. Già il senso d'abbandono che regna nei villaggi, costruiti secondo il classico schema geometrico, è oltremisura deprimente, ma ancor più lo è l'aspetto delle facciate delle case, dietro le cui finestre tutto sembra immobile. Non riuscivo a immaginare chi potesse vivere in quelle desolate costruzioni, benché, d'altra parte, si trovassero nei cortili interni un gran numero di bidoni e oggetti di vario tipo, segni di presenza. Ma la cosa ancor più stupefacente, in qualsiasi desolato villaggio mi trovassi, è il riconoscere l'evidenza dei simboli della cultura cinese: l'arco memoriale, spesso in plastica o in ferro, che accoglie il visitatore; le scritte di buon auspicio attaccate ai lati delle porte; le pietre, scolpite anche in modo rudimentale ma sempre a coppia, raffiguranti i più strani animali; un busto di Mao Ze Dong, che rimanda al mito degli antenati, al centro di uno scaffale accanto alle ceneri di qualche parente; la ricorrenza di oggetti cifrati e numerati secondo regole fisse; la geometria dei villaggi che vista dall'alto rimanda alla calligrafia della scrittura cinese. La notte, che tenessi gli occhi aperti oppure chiusi, continuavo a vedere le immagini di quei luoghi: i mattoni polverosi delle case, le vetrine dei punti di vendita, le prospettive dei vicoli nel mio mirino, i portoni chiusi, la polvere di carbone tra le pietre del selciato, i mucchi di carbone davanti alle porte, il silenzio rotto soltanto dal sibilo del vento. Per quanto io possa risalire indietro col mio pensiero, mi sono spesso sentita come priva di un posto nella realtà , come se non esistessi affatto, e mai questa sensazione è stata così forte quanto durante i miei viaggi in quei territori, lungo la mia "via del carbone". E per me non esiste creazione possibile se non in questa indeterminatezza.
Da "The Road to Coal"
Hopefulmonster, Torino 2004