Contrappunti 2010. Dies irae

Quarto appuntamento dell'edizione 2009-2010 di "Contrappunti".

Teatro Sotterraneo
presenta
DIES IRAE
5 episodi intorno alla fine della specie

creazione collettiva Teatro Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri
scrittura Daniele Villa
luci Roberto Cafaggini
costumi Lydia Sonderegger
graphic design costumi Claudio Paganini
sartoria Laura Dondoli
collaborazione tecnica Loris Giancola

Non potrai mai camminare a fianco di un neandertaliano. Non potrai mai nemmeno parlare con un mesopotamico oppure osservare il cielo con un maya. Non vedrai l"€™arrivo di una delegazione aliena sul maxischermo e non vedrai il sole diventare supernova. In realtà  non ti sei visto nascere e non ti vedrai nemmeno morire. Il presente è un tempo storico. Il presente è una convenzione. Il presente è soprattutto un perimetro d"€™azione. Per colonizzare passato e futuro possiamo immaginare due archeologie opposte: una che dissotterri il passato e una che sotterri il presente in attesa di un dissotterramento futuro. Abbiamo sempre seguito delle tracce e non potremo non lasciarne di nuove. Ognuno viva e canti il suo tempo e poi torni alla polvere. Alleluia.
DIES IRAE è un lavoro bellissimo, che tratta il tema dell'autodistruzione da diverse angolazioni: nel primo episodio vediamo una mattanza raggelata, come staccata da se stessa, spruzzi di sangue, corpi abbattuti senza che nulla li colpisca. Nel secondo la parodia di una radio che invita gli ascoltatori a inviare degli sms in cui ci si chiede cosa sarebbe successo se Ponzio Pilato non se ne fosse lavato le mani o Hitler fosse stato ucciso in culla.
Nel terzo gli attori si fotografano nei minimi dettagli, come per lasciare una testimonianza ai futuri visitatori del pianeta. Nel quarto mettono all'asta la polvere di insigni monumenti. L'ultimo è folgorante: nella penombra, dei vegliardi col bastone spargono sale, poi rimangono a fissare - non si sa se ansiosi o sgomenti - un quadrante che scandisce l'avvicendarsi della fine. Ma DIES IRAE, al di là  della metafora apocalittica, può essere anche letto come una riflessione sull'incerto rapporto tra passato e futuro, tra attesa e memoria
(da Renato Palazzi, Il Sole 24 ore).

Per tutte le informazioni sulla Rassegna, si rinvia a: Contrappunti 2009-2010.