Elio Armano. Enigmi di terra e nell'aria
Sculture che spaziano dalla cultura materiale preistorica a suggestioni di misteriosi frammenti dal futuro. Tra memoria ed attesa.
Prorogata fino al 28 novembre 2004
Oratorio di San Rocco, via Santa Lucia - Padova
Ingresso libero
Orari:
dal martedì alla domenica ore 9.30/12.30 - 15.30/19.00.
INAUGURAZIONE
23 settembre ore 18 - Oratorio San Rocco
La mostra sarà presentata dal critico d'arte Giorgio Segato
L'artista
Elio Armano è nato nel 1945 a Padova dove attualmente vive e lavora. Conclusi gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia con Alberto Viani, ha ottenuto nel 1967 il premio di scultura dell'Opera Bevilacqua La Masa. Ha poi proseguito la ricerca artistica e l'attività plastica dal bronzo alla terracotta, compiendo nel contempo le esperienze più varie dalla scenografia al restauro, dalla grafica al giornalismo e alla vita politica e istituzionale.
La mostra
Continua il ciclo espositivo avviato a Badoere (Futuri frammenti, 2003), proseguito al museo archeologico nazionale di Este (Tera crea, 2004), e che ha portato l'artista ad un sempre più stretto dialogo con la materia, la creta, la terracotta, e con forme semplici, minimali, quasi appunti plastici che spaziano dalla cultura materiale preistorica, e dalle prime manipolazioni in creta, a suggestioni di misteriosi frammenti dal futuro, recuperati in terra e catalogati con cura, alcuni collocati in strutture aeree, ad antenna, per meglio sentirne la voce segreta, il rapporto con la natura e con l'homo faber. Testimoniano una necessaria fase di ascolto e di ricomposizione dell'artista, non solo di un proprio personale linguaggio, ma del linguaggio plastico in generale, del linguaggio della scultura fuori dagli accademismi e dal troppo ingombrante bagaglio tecnico e formale della scultura accumulata nel secolo scorso, quando indubbiamente si impose tra le più alte ed espressive manifestazioni d'arte di ogni tempo.
Armano cerca, disegna, modella, scava, recupera forme allusive, sedimenti della memoria visiva e tattile, impressioni paesaggistiche, ricordi di giochi di modellato nell'infanzia e nell'adolescenza, quando "mettere le mani in pasta" significava davvero "creare" pensando a un mondo nuovo.
Il suo metodo parte da una sperimentazione primaria. Raccoglie in teche, in lunghe scatole, famiglie di triangoli striati, di rocchetti, cilindri, punte di frecce seghettate e forate, baccelli, larve, sentendo nell'accumulo una maggiore possibilità di riuscita, di insorgenza del progetto, specialmente se accompagnato da ordinatissimi quadernini di disegni di studio e preparatori.
Un lavoro di catalogazione che unisce due esigenze interiori: l'esplorazione nella memoria che ha radici fonde nella storia, nella memoria genetica e nei gesti tradizionali del fare, del costruire, del trasformare; e l'ascolto, "a futura memoria" in attesa di un nuovo disvelarsi all'immaginazione della materia e della forma.
Informazioni
Ufficio Programmazione Culturale
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