Giulietta

Giulietta è una struggente favola psicanalitica, una favola contemporanea dai toni mozartiani sull'identità  frammentata, sull'anima, raccontata con un tono vagamente infantile ed inquietante, una moderna Alice attraverso lo specchio, specchio con il quale si apre e si chiude lo spettacolo e il racconto felliniano. Ma Giulietta è anche una lunga e irridente seduta spiritica descritta da chi ci crede, anche, almeno un poco; eco delle frequentazioni di maghi, veggenti e spiritisti scovati da Fellini in quegli anni un po' in tutta l'Italia.

Giulietta
di Federico Fellini
adattamento Vitaliano Trevisan
(dal racconto "Giulietta" di Federico Fellini ed. Il melangolo)
uno spettacolo di Valter Malosti
con Michela Cescon

scene Paolo Baroni
luci Francesco Dell'Elba
costumi Patrizia Tirino
marionette Gianni Busso
musiche originali Giovanni D'Aquila
macchinista Elena Sala
organizzazione Federico Alossa, Elisa Bottero
ufficio stampa Lucia Angelici
consulenza organizzativa Paolo Ambrosino
musiche di Nino Rota e Fatboy Slim
foto di scena Tommaso Le Pera
supporti tecnici Colas

una produzione Teatro di Dioniso
in collaborazione con:
Piccolo Regio di torino
Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare

un progetto Residenza Multidisciplinare di Ivrea e del Canavese

si ringrazia il Teatro Petrella di Longiano

"...La donna è meravigliosa. La donna è l'universo. Forse questa è una concezione tantrica. La donna è la parte altrui dell'uomo, ma gli è superiore perché essa nasce adulta, antica..."
Fellini intervistato da Toni Maraini, in iMAGO appunti di un visionario, Semar, Roma 1994

E oltre alla parapsicologia, evidente in questo testo di Fellini è la sua vicinanza alla psicanalisi: un modo di convivere con i propri fantasmi che Fellini, dopo averlo maturato alla scuola junghiana di Ernest Bernhard, non abbandonò più.
Un circo, una pista da circo, in cui immagino Giulietta in qualche modo inchiodata, come una farfalla raccolta da un entomologo e li depositata. E intorno tutti i suoi fantasmi, gli spiriti, evocati dalla presenza di nude marionette e da una fittissima partitura di suono.
Un lavoro intimo, interiore.
Valter Malosti


Sto adattando un testo di Fellini, Giulietta. Perché non lo fai tu?
Ecco, é questo il vero inizio: Valter Malosti che rivolge all'autore una semplice domanda: Perché non lo fai tu? I pensieri precedenti vengono ora. Eppure, c'era qualcosa, un legame esterno: in fondo, avevo conosciuto il regista Malosti attraverso il cinema, avendo lavorato con Michela Cescon proprio a un film (Primo Amore, di Matteo Garrone), e ora, il cinema mi ritornava attraverso un uomo di teatro. Doveva esserci per forza qualcosa.
Il testo: Giulietta é l'unica opera narrativa di una certa consistenza pubblicata da Fellini, un'opera di cui lui stesso suggerì la stampa, in lingua tedesca, per l'editore svizzero Diogenes. Si tratta, ed é lecito crederlo anche alla luce delle parole di Fellini, della prima idea-soggetto di Giulietta degli Spiriti, un trattamento, tanto per usare un termine tecnico, ovvero la fase intermedia tra il soggetto e la sceneggiatura. Non si trattava dunque di lavorare su un prodotto finito, il film, ma su un semi-lavorato, il trattamento; e anzi, dal confronto con il film, che Fellini stesso riteneva non completamente riuscito, e con la sceneggiatura, il trattamento risulta vincente, più ricco, con una sua spiccata autonomia. Non solo, ben altre sono le suggestioni che questo testo contiene, le analogie che da esso scaturiscono. Giulietta e Giorni felici, per esempio, come mi ha suggerito Valter Malosti: tutte e due, Giulietta e Winnie, molto borghesi; lo specchio; le atmosfere simili; la solitudine, l'uomo presente nella sua assenza, il fuoco; e tutte e due le opere sono dei primi anni sessanta. E poi la vita, che entra sempre nelle opere, in questo caso la vita di Fellini, che, per la moglie Giulietta, crea un personaggio di nome Giulietta, con tutto ciò che ne consegue. Del resto, anche questo sembra inserirsi più in una tradizione letterario-teatrale che cinematografica (l'autore pensa qui al già  evocato Beckett, a Strindberg, a Pirandello, a Dannunzio, e rispettive signore; tutti testi piuttosto scomodi, da recitare ancor più che da scrivere - ma é un'opinione personale).
Sinossi: Giulietta é il resoconto, narrato in prima persona, della presa di coscienza di una donna. Giulietta é sposata, e, dopo diversi anni di matrimonio, é ancora perdutamente innamorata del marito. Per lei la vita scorre tranquilla, senza troppe preoccupazioni, fino a quando, in modo del tutto casuale, non viene a scoprire che il marito la tradisce. L'indagine sul tradimento del marito diventa un percorso interiore, popolato di spiriti, che porterà  Giulietta a ritrovare quella parte di sé che lei stessa aveva tradito.
Lo spettacolo: interrata, é così che immaginiamo la povera Giulietta, proprio come Winnie; ma non in un'informe massa di rifiuti, no, nella pista di un circo piuttosto, fuori solo col busto; intorno a lei delle marionette-spiriti; sentiremo anche molte voci: quella di Casanova, di Iris e di tutti gli altri spiriti; e la voce di Michela Cescon, che interpreterà  Giulietta. Cerchiamo di immaginare anche quella, anche se sappiamo che é difficile dato che, una volta in scena, essa finisce sempre per sorprenderci.
Vitaliano Trevisan

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