Intervista a Vasco Graça Moura
La poesia di Vasco Graͧa Moura filtra i frammenti del passato, creando uno spazio interiore dove l'incontro tra la tradizione classica e il mondo contemporaneo dà senso all'esperienza quotidiana.
Traduttore di Dante e deputato europeo, il poeta portoghese racconta in questa intervista da dove nasce l'ispirazione della sua poesia.
Presentato da Silvio Ramat e accompagnato da Giulia Lanciani, sua traduttrice e massima esperta italiana di letteratura portoghese, nel marzo 2004 il poeta di Oporto Vasco Graͧa Moura è stato ospite ai martedì del Pedrocchi per "Padova incontra la poesia".
E, dopo averlo ascoltato leggere i suoi testi e parlare della sua arte, di politica e cultura (Vasco Graͧa Moura non è 'solo' poeta, romanziere, drammaturgo, saggista, critico letterario e traduttore di Dante e Petrarca in rima, ma anche deputato europeo, vicepresidente a Bruxelles della Commissione Cultura) resta la sensazione di aver incontrato un mostro di bravura nel senso etimologico del termine: un prodigio, un portento, anche se non ha dato sfoggio di alcuna erudizione.
Graͧa Moura parla della sua poesia come del proprio modo verbale di stare al mondo. Per lui la parola poetica è un cortocircuito fra il quotidiano e i frammenti del passato, un misto di cultura e archetipi mitologici che affiorano come i relitti di un naufragio. Nel quotidiano si fanno strada, per affiorare nello spazio interiore, quei frammenti significativi di mitologia, cultura e tradizione.
Il passato e la contemporaneità restano a galla e si fondono generando una letteratura moderna, opere nuove che comprendono svariati elementi: storia e miti classici, ricordi e aneddoti autobiografici. Perché il passato è un patrimonio attivo che dà senso alla quotidianità ed ogni esperienza è filtrata dalla nostra tradizione culturale, per questo possiamo passare dall'occasionalità alla Storia e restare collegati al grande circuito del tempo mitico di cui facciamo tutti parte.
Dopo avere letto alcuni testi da "Poemas com pessoas" (tradotti dalla Lanciani e tratti dall'antologia Inchiostro nero che danza sulla carta da lei curata, pubblicata negli Oscar Mondadori 2002) il poeta precisa che la sua tecnica è voluta, cercata:
"Non credo alla poesia come ispirazione, ma come traspirazione - spiega con un filo d'ironia - è manipolazione della parola, lavoro, risultato di un processo che ha alcuni momenti iniziali spontanei a cui però seguono delle regole. L'autore deve proporre al lettore una struttura ben organizzata e dotata di sonorità . Nel mio caso, devo fare come diceva Pasolini, devo organizzare il caos. Ho bisogno di ordine, per questo rivisito i classici."
Cosa c'entrano i classici e la tradizione con la modernità ?
"Anche senza che ce ne accorgiamo, la mitologia e la cultura classica sopravvivono e irrompono nei nostri giorni, oggi possiamo ad esempio incontrare anche noi figure come quelle di Paolo e Francesca o Achille e Pentesilea, magari visitando il museo del Louvre. Io li rivedo e li ripropongo attualizzati nei miei testi, dove però entrano anche temi sociali e lirici, legati ai paesaggi, alla rappresentazione di opere d'arte, pittura, cinema, fotografia, dipende..."
Quali problemi ha incontrato nel tradurre in portoghese Dante e Petrarca?
"Mi sono organizzato e mi sono dato delle regole: prima di tutto fedeltà totale al testo, nel rispetto della metrica e delle rime, alterne e interne. Basta trovare la chiave iniziale e dopo il meccanismo si mette in moto e la macchina parte. Con Dante, ad esempio, mi ero prefissato di tradurre un canto a notte. Sembra tanto, vero? In realtà quella traduzione è stato un lavoro sottocosciente di quarant'anni. Per me la traduzione è come una foto in bianco e nero: se anche non vi distinguo più i colori, comunque riconosco i visi delle persone immortalate. Benché in bianco e nero, la fotografia mantiene una corrispondenza col soggetto originale."
Perché ultimamente ha voluto tradurre proprio il Canzoniere del Petrarca?
"Petrarca è citato e ripreso da tutti, se ne sente sempre parlare, ma finora in Portogallo esistevano le traduzioni di pochi sonetti, il primo a occuparsene fu il grande Camoes, ora possiamo dire che c'è il Canzoniere tradotto in portoghese."
Lei ha spiegato cosa è per lei la poesia. Cosa non è la poesia?
"Non è un linguaggio senza tensione. In ogni caso deve avere tutti gli ingredienti: ritmo, prosodia, espedienti formali, capacità di simulazione, invenzione, autobiografia, riferimenti culturali, citazioni, attualità , anche ironia e autoironia, tutti elementi difficili da reperire a uno a uno perché sono disseminati nel testo."