Porcile di Pier Paolo Pasolini


Spettacoli inserito nel cartellone della Stagione di prosa 2008-2009 del Teatro Verdi.

Teatro Stabile di Roma presenta:

PORCILE di Pier Paolo Pasolini
regia: Massimo Castri
scene e costumi: Maurizio Balò
luci: Gigi Saccomandi
musiche: Arturo Annecchino
suono: Franco Visioli

Con Paolo Calabresi, Corinne Castelli, Milutin Dapacevic, Ilaria Genatiempo, Vincenzo Giordano, Miro Landoni, Mauro Malinverno, Davide Palla, Antonio Peligra,

Tutto ciò che Pier Paolo Pasolini ha scritto per il teatro è un blocco unico che, per il suo peso nel Novecento post-pirandelliano, rappresenta un piccolo patrimonio raro nel vuoto del dopo Pirandello, un patrimonio da leggere e da decifrare.
Prima del "€™66 Pasolini si era dedicato quasi esclusivamente al cinema; poi, costretto a letto da una malattia, scrive tutto il suo teatro: sei tragedie, in un solo anno.
«Nel "€™66 ho avuto l"€™unica malattia della mia vita: un"€™ulcera abbastanza grave, che mi ha tenuto a letto per un mese. Durante la convalescenza ho letto Platone ed è stato questo che mi ha spinto a desiderare di scrivere attraverso personaggi. Ho iniziato e completato le tragedie in un anno. Soltanto che non le ho finite. Non ho finito di limarle, correggerle, tutto quello che si fa su una prima stesura».
Dalla lettura della biografia emerge che Pasolini non ha mai voluto affrontare veramente la propria disperazione, le proprie ansie, le proprie disarmonie (o se vogliamo contraddizioni e fantasmi non risolti), ma ha preferito dilatarle nel mondo, trovare palcoscenici sempre più grandi su cui rappresentarle e simbolizzarle (e celarle), allargando continuamente l"€™orizzonte di riferimento sia disciplinare, sia geografico.
Le contraddizioni del mondo hanno preso il posto delle sue personali contraddizioni, cosicché lui si è potuto impadronire di tutto: politica/mito/ideologia/religione (tutto attraversato dall'€™eros) con il risultato però di non aver mai risolto se stesso.
"Porcile è un"€™opera semplice, una fabula in cui anche la doppiezza è semplice e chiara.
La storia di un ragazzo che non può/non vuole prendere parte, è altro, è diverso, non coincide con nessun ruolo o parte. Cosa vuol dire Porcile ?... tante cose... ma anche la semplicità  estrema del gesto di Julian... semplice e oscuro: Julian realizza compiutamente l"€™eros di Pasolini, quello del corpi senz"€™anima. [...].La storia di Julian è reale e insieme metafora-travestimento della storia di Pasolini (la sua storia vera), è così eccessiva che diventa fiabesca, travestimento infantile, non la si prende sul serio perché è oltre, è nel bosco, dove c'è il Lupo Cattivo e l'Orco. ͈ paura infantile. ͈ anche il ritorno all'indistinto: Julian va nel mondo, ma torna indietro alla casa, ai luoghi dell'infanzia e della pubertà . Però quando torna è inconoscibile, liquido (come vorrebbe o si sente Pasolini), è questo e il suo contrario, o meglio, è diventato una cosa sola: come un santo, come uno stilita.
Solo come fiaba nera e triste Porcile può dispiegare il suo "€˜peso di senso', può implodere nella testa di chi guarda e ascolta: non deve esplodere e scandalizzare ma implodere e inquietare e ricordare
(di Massimo Castri).

Per tutte le informazioni sulla stagione teatrale si rinvia a: Teatro Verdi. Stagione di Prosa 2008-2009.