Remo Bianco . la metamorfosi della materia. Dal geometrico al nucleare, dai collages all'arte elementare
SPN 75 Spaziale 1955
Questa ampia retrospettiva presenta più di una centinaia di opere dell'artista milanese, uno dei protagonisti dell'arte italiana tra gli anni Sessanta e Settanta e ripercorre alcune delle tappe più importanti del suo lavoro. E tra i primi artisti italiani a vedere dal vivo le opere di Pollock, a conoscere Tobey, a misurarsi con un panorama artistico così stimolante.
Versatile, imprevedibile, sperimentatore, grande affabulatore della materia, Bianco ha sempre concepito l'arte e la materia con una grande libertà lucida e espressiva.
10 giugno - 31 luglio 2005
Palazzo del Monte, Piazza Duomo
Ufficio Stampa: Studio Esseci " Sergio Campagnolo tel. 049.663499 info@studioesseci.net
Orario: 10.30-19.30. Lunedi non festivo chiuso
Per informazioni:
Settore Attività Culturali
Via Porciglia,35
tel. (+39) 0498204537 fax (+39) 0498204503
e-mail: saionic@comune.padova.it
Remo Bianco (1922-1987) è uno dei protagonisti dell'arte italiana tra gli anni Sessanta e Settanta. All"artista milanese, la città di Padova dedica ora una ampia retrospettiva al Palazzo del Monte, dal 10 giugno al 31 Luglio 2005. A proporla ed organizzarla sono l"Assessorato alla Politiche Culturali e Spettacolo del Comune, l"Associazione Remo Bianco con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Padova. La mostra è curata da Lorella Giudici e Leo Guerra.
Versatile, imprevedibile, sperimentatore, grande affabulatore della materia, Bianco ha sempre concepito l"arte e la materia con una grande libertà ludica e espressiva. Il suo è un cammino da funambolo: sempre in bilico tra l"idea e la sostanza, il rigore geometrico e l"informità del magma. Dalla carta alla stoffa, dall'olio alla fotografia, dal plexiglas alle sostanze chimiche, dal fumo alla foglia d"oro, Bianco non solo scopre che la materia ha un corpo e un volto multiformi, ma ne accentua il suo farsi forma e colore, sostanza immobile o dinamica, deposito o elementare semplicità .
Nella Milano degli anni Sessanta, accanto a Fontana e Manzoni, Bianco è tra gli artisti più interessanti e irrequieti. Fondamentale è stato il suo viaggio in America (è tra i primi artisti italiani a vedere dal vivo le opere di Pollock, a conoscere Tobey, a misurarsi con un panorama artistico così stimolante) da dove, dopo un bagno di action painting ed espressionismo astratto, torna rigenerato: il colore si svincola dalla forma, lo spazio si frantuma in una geometria ritmica. Nascono i collages che sono, accanto ai "Tableaux dorés" tra le sue opere più conosciute.
TD122 Impronta 21, 1961
Questa mostra ripercorre e approfondisce alcune delle tappe più importanti del suo lavoro a partire dai primi lavori figurativi in cui già il senso euclideo dei perimetri e delle forme che serrano il colore (per certi versi roultiane e per altri picassiane) è forte e preminente. Da lì alle geometrie tracciate su trasparenti fogli di plexiglas (più tardi sovrapposti in complicati e affascinanti giochi formali) il passo è breve. Inoltre, punto fondamentale della sua ricerca sono i Nucleari (diversi esemplari sono stati appositamente raccolti in molte collezioni private), con i loro depositi magmatici, le loro geografie tormentate e polimateriche. Fino all'ultimo periodo, definito dall'artista stesso "Arte elementare" dove il linguaggio si semplifica, si azzera in una sillabazione da abbecedario scolastico, poiché, alla fine di una vita spesa per l"arte e per la comunicazione Bianco sente il bisogno di azzerare tutto ciò che è stato. Sente che l"arte si è allontanata dalla vita e l"uomo è fuggito dall'arte. Per farli rincontrare occorre partire dalle basi: dal linguaggio degli abbecedari. Inoltre, per la prima volta in questa mostra, verrà riunita una nutrita documentazione (opere, fotografie e scritti) che racconta la stagione dell' "Arte chimica", il cui manifesto viene redatto da Bianco nel 1964.