Terra di Latte e Miele

Terra di Latte e Miele non è un pamphlet, non vuole essere un manifesto politico per l'una o l'altra parte: è la storia del dramma quotidiano vissuto dalla gente comune che subisce le conseguenze di decisioni prese in base alla 'ragion di stato' di cui non capisce il senso. Perchè seminano morte e sangue nei due campi, falciando palestinesi e israeliani che avevano creduto di poter vivere fianco a fianco in armonia, in amicizia.

Terra di Latte e Miele
di Manuela Dviri
con la collaborazione di Silvano Piccardi
regìa di Silvano Piccardi
scene di Marco Capuana
musiche di Luigi Cinque

Personaggi:
Leah, Ottavia Piccolo
Il figlio di Leah, Enzo Curcuru'


Messo in scena da Silvano Piccardi, Terra di Latte e Miele è uno spaccato del mondo contemporaneo attraverso l'ostinata volontà  di vivere una vita normale di una donna coraggiosa, ebrea argentino-italiana, che non esita a contestare le idee del marito ortodosso con tutta la sua energia.
L'azione si svolge nel salotto di una casa borghese di Tel Aviv, nel giorno dello "shabbat ha gadol", il sabato che precede il digiuno del Kippur. Lea è sola, parla al telefono con le amiche, palestinesi, cristiane, si dà  da fare con lo stato maggiore israeliano per sbloccare un carico di latte in polvere per i neonati palestinesi fermo ad un check-point...si sente quasi colpevole, nei confronti delle amiche che dovrebbero essere le sue nemiche, secondo la suddetta "ragion di stato".
In un crescendo di tensione, passa sul piccolo palcoscenico dello Studio tutta la realtà  di una guerra senza fine, il ricordo del figlio morto da eroe (l'attore Enzo Curcurù, che cerca di convincerla di aver fatto la scelta giusta), del padre che sognava un altro Israele, della paura di accendere la televisione che ad ogni momento può annunciare nuovi morti.
Ottavia Piccolo offre un'ora e venti di emozioni forti, di raccoglimento quasi religioso sul dramma che si consuma in medioriente e che racconta con forza, con fervore, fedele a se stessa e al suo impegno di sempre a favore delle grandi cause.
Ha le lacrime agli occhi, quando finisce il suo disperato monologo, e il pubblico applaude in silenzio, fragorosamente, incapace di parlare ma con gli occhi lucidi anche per un grande senso di impotenza.