Tiziano Scarpa, Stabat mater

STABAT MATER
di e con Tiziano Scarpa


La violinista sedicenne Cecilia abbandonata neonata dalla madre, vive con altre orfane nell'€™Ospedale della Pietà  di Venezia: insieme suonano in chiesa, nascoste da grate, in una vita claustrale di musica e preghiera. Cecilia è preda dell'€™angoscia e della solitudine e di notte scrive alla sconosciuta madre per sedare il mal di vivere che l"€™attanaglia («La mia vita, il male»). Di giorno Cecilia suona il violino nell'orchestra dell'orfanotrofio, invisibile dietro le grate metalliche della chiesa. Di notte scrive lettere alla madre che non ha mai conosciuto. Ma ecco che arriva un nuovo insegnante di violino e maestro compositore. Ha i capelli colore del rame, il suo nome è Antonio Vivaldi. Grazie alla sua presenza Cecilia alza la testa e guarda oltre, ma contemporaneamente ritrova in lui i suoi stessi affani, la sua vita dolorosa, le sue rinunce.
Una storia che potrebbe essere vera (perché Vivaldi insegnò in quell"€™orfanotrofio e a quelle ragazze per decenni) con moltissimi anacronismi - come l"€™autore stesso dichiara - che non pesano affatto sulla trama, anzi, la arricchiscono.
Una storia molto bella che, ne sono convinta, rimarrà  nel tempo come un piccolo capolavoro italiano.
Tiziano Scarpa, in scena moltiplica l"€™efficacia della parola scritta dandole voce, respiro, ritmo.
Spettacolo inserito nel cartellone di "Contrappunti 2009", rassegna teatrale di TAM Teatro Musica.

Per tutte le informazioni si rinvia a: Contrappunti 2008-2009