Tiresia predice l'avvenire di Narciso
Tiresia predice l'avvenire di Narciso
Ovidio, Metamorfosi (Libro III, 341 – 350)
Liriope, madre di Narciso, si rivolse a Tiresia, un celebre indovino, per sapere se il figlio sarebbe vissuto fino a tarda età. L'indovino le rispose che il figlio sarebbe stato in vita a lungo se fosse riuscito "a non conoscersi".
Narciso era un giovane talmente bello che tutti si innamoravano di lui, tuttavia egli non se ne curava e passava le giornate in solitudine, cacciando. Tra le sue spasimanti c'era la ninfa Eco che, per aver usato l'eloquenza con fini ingannevoli, era costretta a ripetere sempre le ultime parole di ciò che le veniva detto. La giovane fu respinta da Narciso e la dea Nemesi, sentendo il lamento di Eco, decise di punire Narciso costringendolo ad innamorarsi della propria immagine riflessa nell'acqua. Narciso, per la sofferenza di non riuscire a toccare né ad abbracciare l'immagine, si lasciò morire. Quando le Naiadi e le Driadi vollero prenderne il corpo, per collocarlo sul rogo funebre, trovarono al suo posto un fiore a cui fu dato il nome di narciso.
Quadro:
Giulio Carpioni
(Venezia, 1613 – Vicenza, 1678)
Tiresia predice l’avvenire di Narciso
Padova, Musei Civici
Museo d’arte Medioevale e Moderna
Inv. 119 (legato Leonardo Emo Capodilista, 1864)