Tra ironia, genialità e provocazione: l'irriverente gioiello di Gijs Bakker
Geniale, innovativa, provocatoria è l'opera di Gijs Bakker che Emmy van Leersum, molta parte ebbe nella rivoluzione che in Olanda e in Europa travolse tra gli anni Sessanta e Settanta, le arti...
e tra queste quella del gioiello, per entrambi privilegiato strumento di espressione creativa.
La competenza tecnica, acquisita all'Accademia grazie alla lezione di Marin Zwollo e una vivace e irrequieta genialità , portano Bakker, sin dai primi tempi, a soluzioni dove l"idea si risolve in una geometria dalle linee astratte e pure, che rivelano l"abilità di forgiare oro e argento in forme del tutto nuove ( bracciale Gouden ui o Lepel armband, 1965), che esprimono forte interesse per l"elemento costruttivo (es. il bracciale Tien lussen ) e una speciale attenzione per il rapporto gioiello- corpo.
Allontanandosi bruscamente dalla tradizione con l"utilizzo di materiali alternativi (alluminio, acciaio, cromo, legno, cuoio, lino, cotone, PVC, carta ) e sviluppando forme inusuali (vedi produzione fine anni Sessanta - primi anni Settanta ) Bakker raggiunge velocemente il riconoscimento internazionale portando, con la moglie Emmy Van Leersum, il gioiello alla soglia dell'universo artistico. Il messaggio è chiaro: in un"atmosfera generale permeata da un"impellente esigenza di cambiamento, di rinnovamento culturale e sociale le sue creazioni sono evidente espressione della volontà di rompere con gli schemi del passato e di una incrollabile fiducia sulle possibilità che il coraggio delle nuove idee fa intravvedere (collana e bracciale Stovepipe, Shoulder Piece, Halskraag, Head Form/Hoofdvorm,...1967).
Il ricorso all'alluminio, materiale leggero e non costoso, permette a Bakker di creare mega-collari che, rinnegando le bacheche normalmente utilizzate per le arti decorative, vengono proposti al pubblico indossati da modelle ( mostra allo Stedelijk di Amsterdam del 1967); si tratta di colliers enormi che coprono l"intero décolleté, realizzati in alluminio o in PVC, all'interno del quale, foto di fiori e più avanti, dopo la morte della moglie nel 1984, petali veri , vengono imprigionati, e in questo modo bloccati sia in termini di tempo che di spazio.
Costante si rivela l"attenzione di Bakker per il design: raramente egli disegna un singolo oggetto preferendo la creazione di una serie di pezzi che gli permettono di esprimere lo sviluppo di un"idea.
Più volte tenterà la produzione seriale per un gioiello di buona fattura alla portata di tutti, indirizzato a un pubblico giovane e più ampio (gioiello democratico) e ci riuscirà quando, con Marijke Vallanzasca , creerà nel '94 "Chi ha paura.....del gioiello contemporaneo?".
L"esperienza non avrà però ulteriori epigoni e ancora una volta la nuova arte del gioiello, che si trova a combattere il retaggio che la vede tradizionalmente posta tra le cosiddette arti applicate, non riuscirà a definire una puntuale relazione con il design industriale.
Dall'idioma geometrico formale e astratto degli inizi Bakker giunge quindi alla libertà totale esprimendosi senza inibizioni e facendo sempre di più dell'idea e del fruitore il centro della sua ricerca (vedi la serie Profili, Abbracci, Bavaglino, Collane reali, Petali di fiori ). Qui non conta più la forma o l"estetica fine a se stessa bensì il messaggio, il concetto che ne informa il disegno. Provocatorie e irriverenti le sue creazioni rivelano una forte attenzione per la società che lo circonda , lo spirito del tempo e l"individuo, che diventano quindi i veri protagonisti dei suoi lavori.
L"utilizzo dell'immagine fotografica , sempre più rilevante, gli permette di spaziare oltre e toccare con disinvoltura le tematiche più varie: dal richiamo dei colori dei falsi "boquet" alle figure michelangiolesche della Sistina, dalle icone degli atleti, i nuovi eroi, a quelle delle automobili di lusso, o dei calciatori che, quali falsi dei delle masse, vengono rappresentati grazie al recupero dei più famosi Crocefissi della storia dell'arte (Holy Sport).
Immagini catturate e riproposte in una nuova dimensione, vile carta, soggetti spesso banali assurti ad arte, a messaggio, racchiusi in plastica ma impreziositi da un indiscreto e irriverente uso di brillanti, pietre e oro, quasi a ricordare, che di gioielli, pur sempre, si tratta. Fino ad arrivare oggi al riutilizzo del bijou anni Cinquanta, da lui sempre rinnegato, e ad apporgli sopra gemme vere in composizioni contradditorie e strane che sembrano voler nuovamente chiederci che cos"è il gioiello e che cosa ne determina in realtà valore e bellezza. Non mancano studi al computer che cedono al fascino della dinamica del moto e, sulla scia della precedente ricerca fori/cavità , ora proiettata nella tridimensione, sperimenta gli effetti di uno sparo all'interno di una sfera: ne nasce la serie dei bracciali Shot che rivelano le trans-sezioni del corpo sferico deformato da colpi esplosi da direzioni diverse.
L"intensa relazione fra gioiello e fruitore non sta nella funzionalità dell'oggetto e nella sua indossabilità , ma nel messaggio che l"opera trasmette. Le nuove forme, i colori, i soggetti dei gioielli di Gijs Bakker entrano in diretto contatto con chi li veste, ne cercano la complicità e la partecipazione, talora ne condizionano espressione e movimenti, sempre ne enfatizzano l"immagine e inducono a una scelta accurata e consapevole. Spregiudicatezza, giocosità e ironia, assieme a studio, ricerca, abilità di interpretare il proprio tempo, di coglierne e comunicarne particolari aspetti, una volontà di stupire mai distaccata dalla preziosità dell'idea caratterizzano questi oggetti che ben rispecchiano il libero e spregiudicato mondo del gioiello olandese.
Mirella Cisotto Nalon
Mostra Gijs Bakker e il Gioiello