La rassegna si propone di affrontare il cinema come oggetto socio-culturale di cui possedere essenziali conoscenze linguistiche ed un coerente approccio metodologico. Verranno proposti anche film in prima visione.
Dal 1 ottobre 2004
Cinema Torresino
Cinema Lux
Cinema Istituto Don Bosco
Cineforum Antonianum
Informazioni
Programma
Settimana
dal 1 al 7 ottobre 2004
Settimana
dall'8 al 14 ottobre 2004
Settimana
dal 15 al 21 ottobre 2004
Settimana
dal 22 al 28 ottobre 2004
Settimana
dal 29 ottobre al 4 novembre 2004
Settimana
dal 5 all'11 novembre 2004
Settimana
dal 12 al 18 novembre 2004
Settimana
dal 19 al 25 novembre 2004
Settimana
dal 26 novembre al 2 dicembre 2004
Settimana
dal 3 al 9 dicembre 2004
Settimana
dal 10 al 16 dicembre 2004
Settimana
dal 17 al 23 dicembre 2004
Settimana
dal 24 dicembre 2004 al 2 gennaio 2005
Settimana
dal 3 al 10 gennaio 2005
Settimana
dal 10 al 16 gennaio 2005
Settimana
dal 28 gennaio al 3 febbraio 2005
Settimana
dal 4 al 10 febbraio 2005
Settimana
dall'11 al 17 febbraio 2005
Settimana dal 1 al 7 ottobre 2004
Venerdì 1 ottobre, ore 21:00
Sabato 2 ottobre, ore 20:00 - 22:15
Domenica 3 ottobre, ore 17:00 - 19:15 - 21:15
Cinema Torresino
La terra dell'abbondanza
di Wim Wenders
Film in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2004
Venerdì 1 - sabato 2 ottobre, ore 20:00 - 22:15
Domenica 3 ottobre, ore 17:45 - 20:00 - 22:15
Martedì 5 - mercoledì 6 ottobre, ore 20:00 - 22:15
Cinema Lux
Le conseguenze dell'amore
di Paolo Sorrentino
Film in concorso al Festival di Cannes 2004
Lunedì 4 ottobre, ore 21:00
Cinema Lux
La signora omicidi
di Alexander Mackendrick
VIDEOPROIEZIONE GRATUITA
Martedì 5 ottobre, ore 21:00
Cinema Istituto Don Bosco
La passione di Cristo
di Mel Gibson
Giovedì 7 ottobre, ore 21:00
Cinema Torresino
Perché Bohdi Dharma è partito per l'oriente?
di Yong-Kyun Bae
VIDEOPROIEZIONE GRATUITA
Settimana dall'8 al 14 ottobre 2004
Venerdì 8 ottobre, ore 21:00
Sabato 9 ottobre, ore 20:00 - 22:15
Domenica 10 ottobre, ore 17:00 - 19:15 - 21:15
Cinema Torresino
Machuca
di Andrés Wood
Film presente al Festival di Cannes
PRIMA VISIONE
Venerdì 8 - sabato 9 ottobre, ore 20:00 - 22:15
Domenica 10 ottobre, ore 17:45 - 20:00 - 22:15
Martedì 12 - mercoledì 13 ottobre, ore 20:00 - 22:15
Cinema Lux
Le conseguenze dell'amore
di Paolo Sorrentino
Film in concorso al Festival di Cannes 2004
Lunedì 11 ottobre, ore 21:00
Cinema Lux
Intermission
di John Crowley
Martedì 12 ottobre, ore 21:00
Cinema Istituto Don Bosco
I diari della motocicletta
di Walter Salles
Martedì 12 - mercoledì 13 ottobre, ore 21:00
Cineforum Antonianum
Le invasioni barbariche
di Denys Arcand
Giovedì 14 ottobre, ore 21:00
Cinema Torresino
Samsara
di Nalin Pan
Settimana dal 15 al 21 ottobre 2004
Venerdì 15 ottobre, ore 21:00
Cinema Torresino
Machuca
di Andrés Wood
Film presente al Festival di Cannes
Sabato 16 ottobre, ore 20:00-22:15
Cinema Torresino
Machuca
di Andrés Wood
Film presente al Festival di Cannes
Domenica 17 ottobre, ore 17:00-19:15-22:15
Cinema Torresino
Machuca
di Andrés Wood
Film presente al Festival di Cannes
Lunedì 18ottobre, ore 21.00
Cinema Lux
RASSEGNA MALICK
Rosy-fingered dawn
di Barcaroli-Hinderman-Panichi-Villa
un film su Terrence Malick
Ingresso riservato ai soci
Giovedì 21 ottobre, ore 21:00
Cinema Torresino
Maghi e Viaggiatori
di Khyentse Norbu
Settimana dal 22 al 28 ottobre 2004
Venerdì 22 ottobre, 21.00
Cinema Torresino
Le conseguenze dell'amore
di Michele Sordillo
Sabato 23 ottobre, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Le conseguenze dell'amore
di Michele Sordillo
Domenica 24 ottobre, ore 17.00-19.15-22.15
Cinema Torresino
Le conseguenze dell'amore
di Michele Sordillo
Lunedì 25 ottobre 2004, ore 21.00
Cinema Lux
RASSEGNA MALIK
La rabbia giovane
di Terry Malick - 1973
Giovedì 28 ottobre, ore 21.00
Cinema Torresino
Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera
Kim Ki Duk
Settimana dal 29 ottobre al 4 novembre 2004
Venerdì 29 ottobre 2004, ore 21.00
Cinema Torresino
La vita che vorrei
Giuseppe Piccioni - 2004
Martedì 2 novembre 2004, ore 21.00
Cinema Lux
RASSEGNA MALIK
I giorni del cielo
di Terry Malick - 1978
Giovedì 4 novembre 2004,ore 21.00
Cinema Torresino
Uzak
di N.B. Ceylan
Settimana dal 5 all'11 novembre 2004
Venerdì 5 novembre 2004, ore 21.00
Cinema Torresino
CinquePerDue
di Franͧois Ozon
Sabato 6 novembre 2004, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
CinquePerDue
di Franͧois Ozon
Domenica 7 novembre 2004, ore 17.30-19.15-21.15
CinquePerDue
di Franͧois Ozon
Lunedì 8 novembre 2004, ore 21.00
Cinema Lux
RASSEGNA MALIK
La Sottile Linea rossa
di Terrence Malick - 1998
Giovedì 11 novembre 2004, ore 21.00
La grande seduzione
di Jean-Franͧois Pouliot - Canada 2003
Settimana dal 12 al 18 novembre 2004
Venerdì 12 novembre 2004, ore 21.00
Cinema Torresino
Volevo solo dormirle addosso
di Eugenio Cappuccio - 2004
Sabato 13 novembre 2004, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Volevo solo dormirle addosso
di Eugenio Cappuccio - 2004
Domenica 14 novembre 2004, ore 17.15-19.15-21.15
Cinema Torresino
Volevo solo dormirle addosso
di Eugenio Cappuccio - 2004
Mercoledì 17 novembre 2004, ore 21.00
Cinema Torresino
All'interno della manifestazione "
Riprendiamoci la Pace"
Gli anni spezzati - Gallipoli
di Peter Weir - Australia 1981
INGRESSO GRATUITO
Giovedì 18 novembre 2004, ore 21.00
Cinema Torresino
CINEMA INVISIBILE
La mia vita senza me
di Isabel Coixet - Spagna 2003
Settimana dal 19 al 25 novembre 2004
Venerdì 19 novembre 2004, ore 21.00
Cinema Torresino
Lavorare con lentezza
di Guido Chiesa " 2004
Sabato 20 novembre 2004, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Lavorare con lentezza
di Guido Chiesa " 2004
Domenica 21 novembre 2004, ore 17.00-19.15-21.30
Cinema Torresino
Lavorare con lentezza
di Guido Chiesa " 2004
Martedì 23 novembre 2004, ore 17.30-24.00
Cinema Torresino
Festival Videopolis
Mercoledì 24 novembre 2004, ore 16.00-24.00
Cinema Torresino
Festival Videopolis
Giovedì 25 novembre 2004
Cinema Torresino
All'interno del
Festival Videopolis:
ore 20.30
L"impero di marmo
di Folco Quilici
INGRESSO GRATUITO
ore 22.15
Lisbon Story
di Wim Wenders
INGRESSO GRATUITO
Settimana dal 26 novembre al 2 dicembre 2004
Venerdì 26 novembre 2004, ore 22.15
Cinema Torresino
All'interno del
Festival Videopolis
Marathon-Enigma a Manhattan
di Amir Naderi
INGRESSO GRATUITO
Sabato 27 novembre 2004, ore 21.30
Cinema Torresino
All'interno del
Festival Videopolis
Electric Landscape
concerto live-video dell'Interensemble
INGRESSO GRATUITO
Domenica 28 novembre 2004, ore 17.00-19.15-21.30
Cinema Torresino
Se mi lasci ti cancello
di Michel Gondry " 2004
Giovedì 2 dicembre 2004, ore 21.00
Cinema Torresino
CINEMA INVISIBILE " Violini Cinesi
Together with you
di
Chen Kaige " 2002
Settimana dal 3 al 9 dicembre 2004
Venerdì 3 dicembre 2004, ore 21.00
Cinema Torresino
Maria Full of Grace
di
Enki Bilal, Joshua Marston
Sabato 4 dicembre 2004, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Maria Full of Grace
di
Enki Bilal, Joshua Marston
Domenica 5 dicembre 2004, ore 17.00-19.15-21.30
Cinema Torresino
Maria Full of Grace
di
Enki Bilal, Joshua Marston
Martedì 7 dicembre 2004, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Maria Full of Grace
di
Enki Bilal, Joshua Marston
Mercoledì 8 dicembre 2004, ore 17.00-19.15-21.30
Cinema Torresino
Maria Full of Grace
di
Enki Bilal, Joshua Marston
Giovedì 9 dicembre 2004, ore 21.00
Cinema Torresino
CINEMA INVISIBILE " Violini Cinesi
Balzac la piccola sarta cinese
di
Dai Sijie - 2002
Settimana dal 10 al 16 dicembre 2004
Venerdì 10 dicembre, ore 21.00
Cinema Torresino
Camminando sull"acqua
di
Eytan Fox
Sabato 11 dicembre, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Camminando sull"acqua
di
Eytan Fox
Domenica 12 dicembre, ore 17.00-19.15-21.30
Cinema Torresino
Camminando sull"acqua
di
Eytan Fox
Giovedì 16 dicembre
Cinema Torresino
CINEMA INVISIBILE DOPPIO SPETTACOLO
Ore 20.00
Faust
di
Friedrich Wilhelm Murnau- 1926
Ore 22.00
Aurora
di
Friedrich Wilhelm Murnau- 1927
Settimana dal 17 al 23 dicembre 2004
Venerdì 17 dicembre, ore 21.00
Cinema Torresino
Donnie Darko
di
Richard Kelly
Sabato 18 dicembre, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Donnie Darko
di
Richard Kelly
Domenica 19 dicembre, ore 18.30-21.15
Cinema Torresino
Donnie Darko
di
Richard Kelly
Settimana dal 24 dicembre 2004 al 2 gennaio 2005
Sabato 25 dicembre, ore 18.00-20.00-22.15
Les choristes " I ragazzi del coro
Christophe Barratier
Domenica 26 dicembre, ore 17.00-19.15-21.30
Les choristes " I ragazzi del coro
Christophe Barratier
Sabato 1 gennaio, ore 18.00-20.00-22.15
Eros
Michelangelo Antonioni, Wong Kar-Wai, Steven Soderbergh
Domenica 2 gennaio, ore 17.00-19.15-21.30
Eros
Michelangelo Antonioni, Wong Kar-Wai, Steven Soderbergh
Settimana dal 3 al 10 gennaio 2005
Mercoledì 5 gennaio 2005
CHIUSO
Lutto nazionale
Giovedì 6 gennaio 2005, ore 21.00
Cinema Torresino
La sposa turca
di
Fatih Akin
Venerdì 7 gennaio 2005, ore 21.00
Cinema Torresino
La sposa turca
di
Fatih Akin
Sabato 8 gennaio 2005, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
La sposa turca
di
Fatih Akin
Domenica 9 gennaio 2005, ore 18.30-21.00
Cinema Torresino
La sposa turca
di
Fatih Akin
Settimana dal 10 al 16 gennaio 2005
Venerdì 14 gennaio 2005, ore 21.00
Cinema Torresino
Ferro 3 " La casa vuota
di
Kim Ki-Duk
Sabato 15 gennaio 2005, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Ferro 3 " La casa vuota
di
Kim Ki-Duk
Domenica 16 gennaio 2005, ore 17.00-19.15-21.30
Cinema Torresino
Ferro 3 " La casa vuota
di
Kim Ki-Duk
Settimana dal 28 gennaio al 3 febbraio 2005
Venerdì 28 gennaio 2005, ore 21.00
Cinema Torresino
La niͱa santa
di
Lucrecia Martel
Sabato 29 gennaio 2005, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
La niͱa santa
di
Lucrecia Martel
Domenica 30 gennaio 2005, ore 17.00-19.15-21.30
Cinema Torresino
La niͱa santa
di
Lucrecia Martel
Giovedì 3 febbraio 2005
Cinema Torresino
GIOVEDI' GRASSO, BIGLIETTO MAGRO!
Hero
di
Zhang Yimou
Ingresso 3 Euro
Settimana dal 4 al 10 febbraio 2005
Venerdì 4 febbraio 2005, ore 21.00
Cinema Torresino
Tu la conosci Claudia?
di
Massimo Venier
Sabato 5 febbraio 2005, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Tu la conosci Claudia?
di
Massimo Venier
Domenica 6 febbraio 2005, ore 17.00-19.15-21.30
Cinema Torresino
Tu la conosci Claudia?
di
Massimo Venier
Giovedì 10 febbraio 2005, ore 21.00
Cinema Torresino
per la rassegna CINEMA INVISIBILE
Nemmeno il destino
di
Daniele Gaglianone
sarà presente in sala Gianfranco Bettin, autore del romanzo
Settimana dall'11 al 17 febbraio 2005
Venerdì 11 febbraio 2005, ore 21.00
Cinema Torresino
Private
di
Saverio Costanzo
Sabato 12 febbraio 2005, ore 20.00-22.15
Cinema Torresino
Private
di
Saverio Costanzo
Domenica 13 febbraio 2005, ore 17.00-19.15-21.30
Cinema Torresino
Private
di
Saverio Costanzo
Giovedì 17 febbraio 2005, ore 21.00
Cinema Torresino
per la rassegna CINEMA INVISIBILE - Documentario? Sì, grazie
The Agronomist
di
Jonathan Demme
Informazioni
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Cinema Torresino Padova
Via del Torresino, 2 (Prato della Valle)
Ingresso con tessera sociale (2,50 euro).
Biglietti: interi 4,50 euro - ridotti 3,50 euro
Tel: ++39 049 8758270
Sito internet:
www.movieconnection.it/tycoon
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Cinema Lux Padova
via Cavallotti, 9 (S. Croce)
Biglietti: interi 6,00 euro - ridotti 4,50 euro - abbonati 4,00 euro
Tel: ++39 049 686443
Sito internet:
www.movieconnection.it/lux
Clicca sulla mappa per ingrandire l'immagine
Cinema Istituto Don Bosco Padova
via San Camillo de Lellis, 4 (Forcellini)
Biglietti: interi 4,50 euro - ridotti 3,00 euro
Tel:++39 049 8021666
Sito internet:
www.movieconnection.it/donbosco
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Cineforum Antonianum Padova
via Briosco (Prato della Valle)
Tel:++39 049 8364010
Sito internet:
www.cineforumantonianum.org
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Trame dei film
La terra dell'abbondanza
Paul Jeffries vive per una sola causa: proteggere l"America. Dopo la tragedia dell'11 Settembre, vive in uno stato d"isolamento e di costante allerta, alla ricerca di potenziali minacce per il venerato sogno americano. Tiene sotto controllo la propria comunità , sempre pronto a trovare nuove prove di occulte attività terroristiche. Lana ha vent"anni, la sua passione è aiutare la gente ed è appena rientrata da un lungo viaggio missionario in Palestina. Paul è il suo unico parente vivente, ma sembra non volerne sapere di lei. A dispetto di un"iniziale difficoltà , cominceranno un commovente viaggio alla scoperta dell'America di oggi, dove regnano paranoia e paura e dove niente è ciò che sembra.
Le conseguenze dell'amore
Un uomo del sud, elegante e misterioso, vive da otto anni in un albergo di un'anonima cittadina della Svizzera italiana. Il suo nome è Titta Di Girolamo e la sua vita si svolge tra la hall e il bar dell'albergo. Apparentemente l'uomo sembra che non abbia alcun interesse. Nell'albergo c'è una giovane cameriera. Tra i due nasce una storia d"amore. Piena di misteri e di segreti, la passione che non verrà mai vissuta fino in fondo, ma sarà il motore di una serie di eventi che cambierà per sempre il destino dei protagonisti.
Perché Bohdi Dharma è partito per l'oriente?
"Liberare lo spirito da ogni sovrastruttura intellettuale". Come conciliare l'ottica culturale e industriale del cinema con il messaggio ascetico di Bodhidarma, patriarca del buddismo indiano che nel VI secolo trasportò in Cina la scuola di meditazione zen? Il coreano Yong-Kyun Bae sceglie un'immersione totale nell'ascesi mistica dei suoi protagonisti (un anziano maestro e due suoi discepoli, un giovane monaco e un bambino) addentrandosi in un viaggio iniziatico di grande intensità e rigore. Niente scenari esotici o suggestive emozioni sonore, niente elucubrazioni chiarificatrici di una filosofia così radicale, solo l'austero confronto con lo spazio e col tempo, l'eremitico contatto con la natura, la viva essenzialità dei riti orientali.
La signora omicidi
Il "testo" originale da cui i Coen hanno tratto il loro remake di successo Ladykillers. Cinque malviventi si spacciano per musicisti e cercano di uccidere la loro anziana padrona di casa. Sarà proprio lei invece ad avere la meglio e, alla faccia di una polizia incredula, eliminerà tutta la banda e si terrà il malloppo. Alec Guinness è al massimo della forma, Peter Sellers si rivela qui nella sua straordinaria personalità .
Machuca
Cile, 1973. Ponzalo Infante e Pedro Machuca sono due bambini di 11 anni che vivono a Santiago, il primo in un quartiere agiato e il secondo in un sobborgo abusivo recentemente costruito poco distante: due mondi separati da una grande muraglia invisibile che alcuni, mossi dal sogno di un mondo migliore, vorrebbero abbattere. Andrés Wood racconta una pagina di storia in modo semplice ed elegante, senza impartire lezioni e senza indugiare nelle scene di facile impatto emotivo. Vuol far riflettere, ma sa anche commuovere (citando con amore Arrivederci ragazzi di Louis Malle) e, soprattutto, riesce anche a far sorridere: indimenticabili le signore benestanti che affrontano i cortei col tono di "è scoppiata la rivoluzione e io non ho niente da mettermi"...
Samsara
Tashi è un giovane monaco buddista. Dopo aver passato 3 anni, 3 mesi, 3 settimane e 3 giorni in eremitaggio, torna alla vita. Ma a questo punto deve fare i conti con un sorprendente risveglio sessuale... Il regista, esordiente, concilia l'estetismo con un robusto senso del racconto; e se le scene erotiche comportano un certo piacere voyeuristico, i turbamenti spirituali e le implicazioni esistenziali del giovane Tashi sono assai più che il pretesto per mostrarcele.
Intermission
Un criminale studia il suo ultimo colpo, un poliziotto cerca di farsi strada e un inguaribile romantico cerca di riconquistare il grande amore. Strade che si intrecciano portando il caos nella vita di tutti. Intermission è uno di quei film corali in cui le vicende individuali di vari "caratteri" finiscono per incontrarsi trovando esiti diversi: felici per alcuni, infausti per altri. La formula non è originalissima, ma il film è scritto a dovere, montato bene nell'alternanza tra i vari episodi e interpretato da un cast di ottimo livello, in cui spiccano Colin Farrell nella parte di un giovane balordo e Colm Meaney, in quella di un poliziotto fascista appassionato di boxe e di musica celtica.
Uzak
Mahmut è un fotografo professionista deluso della sua arte, si trova costretto ad ospitare in casa un parente. Yusuf ha lasciato il paesino natio per lavorare su una nave in partenza da Istanbul. L'arrivo del cugino contribuirà a mettere in discussione la sua vita.
Uzak in turco significa "lontano", e il terzo film di Nuri Bilge Ceylan, 45 anni, nato a Istanbul, racconta appunto molte lontananze: la lontananza da sé e dal proprio passato, la lontananza dai desideri per il proprio futuro, la lontananza dagli altri, la lontananza dalla città invernale coperta di neve, circondata da acque gelide e nebbie alla Anghelopoulos o alla Tarkovski. Í un bellissimo film, molto premiato al festival di Cannes 2003: ogni elemento dello stile perfetto assume una straordinaria eloquenza, ogni malinconia si fa eleganza, ogni minimo eventi diventa simbolico anche della tensione sociale e politica del Paese, non c'è un solo attimo che risulti insignificante.
La grande seduzione
In un piccolo villaggio sull'oceano canadese, sperduto e inospitale, Saint-Marie-La Mauderne, gli abitanti, fieri pescatori sono costretti a vivere con gli aiuti governativi. Dopo la partenza del sindaco verso la grande città , Germain, un uomo semplice, decide di reagire al torpore e alla disperazione in cui è caduta la città . Prende così in mano la situazione. L'unica speranza è rappresentata da una piccola impresa. Affinché il sogno di Germain non resti un sogno, bisogna però attirare un medico in quel minuscolo squallido villaggio. L'occasione si presenta quando un giovane medico, il dott. Lewis, giunge a Saint-Marie-La Mauderne per soggiornarvi un mese intero. Bisogna solo riuscire a farlo rimanere lì per sempre. Un film apparentemnete nostalgico, traversato da una sana cinefilia, dotato di trovate a ripetizione e fitto di dialoghi brillanti. Tutto quel che serve per realizzare una buona commedia, insomma: ma con, in più, un supplemento d'anima, che non è merce corrente nel genere. Il modo in cui Pouliot e il suo sceneggiatore, Ken Scott, si prendono gioco dei luoghi comuni culturali è spiritoso; gli attori irreprensibili, dai protagonisti fino all'ultima delle comparse.
CinquePerDue
Un tramonto, un mare caldo e quieto, un uomo e una donna che stanno per entrare nel futuro: su questa immagine colma d"ottimismo e stereotipata si chiude CinquePerDue. Tuttavia non c"è ottimismo, nel film, ma un"amarezza che non ammette illusioni. E una storia a ritroso, questa che Franͧois Ozon ha scritto con Emmanuèle Bernheim: dall'oggi allo ieri, verso le radici insospettate dell'infelicità del presente. E alla fine niente resta della storia di Gilles (Stéphane Freiss) e Marion (Valeria Bruni Tedeschi), a parte la memoria di una sconfitta necessaria. Su questa sconfitta si apre il film. Con crudele semplicità , la sceneggiatura ne elenca i termini per bocca di un giudice. Dopo il divorzio, Gilles e Marion niente più avranno in comune: non la casa, non gli oggetti personali, e forse neppure il figlio (a parte la minuzia dei diritti di visita e dei doveri di mantenimento). Da dove viene la loro sconfitta? Quando s"è inaridita la speranza su cui s"era aperto il futuro? Questo indaga il procedere a ritroso di CinquePerDue, e questo a noi in platea preme sapere. Se ci imbattessimo nell'atto sbagliato, nel gesto colpevole, e insomma nel momento in cui l"uno o l"altra hanno cominciato a tradire se stessi, allora l"amarezza per la sconfitta s"attenuerebbe. Non si tratterebbe più d"una fine necessaria, ma d"una eventualità fra molte. E così, giunti alla fine del film - e all'inizio della loro storia - potremmo immaginare che il loro futuro sarebbe potuto essere diverso.
Ma non c"è spazio per questo modo verbale ancora zeppo d"ottimismo, nel film di Ozon. Visto dall'oggi, lo ieri di Gilles e Marion è già l"inizio della sconfitta. La possibilità contenuta in quel lontano tramonto è stata confutata negli anni. Questo però non significa che i due non abbiano saputo restarle fedeli, provocando da se stessi la loro propria sconfitta. Significa invece che, ad attenderli nel loro futuro, fin dall'inizio non c"era che quella sconfitta. Che il loro divorzio sia oggi, una chiusura senza via d"uscita, è mostrato nella seconda parte del primo capitolo di CinquePerDue. Inutilmente Gilles e Marion, dopo il divorzio, tornano a cercare l"intimità perduta. Lo fanno a letto, ripetendo gesti a lungo condivisi. Ma non c"è più vita, nei loro occhi e nei loro corpi. C"è piuttosto il ricordo dì un"abitudine. E c"è, almeno in lui, una rabbia narcisistica che cerca vendetta nell'umiliazione di lei. Quanto a Marion, poi, in lei c"è rassegnazione, insieme con un"impossibile nostalgia che subito viene smentita dalla miseria del disamore. Forse, basterebbe tornare indietro di qualche anno, per non vederla più (o per non vederla ancora), questa miseria. Eppure, nel secondo capitolo della loro storia a ritroso, Ozon e Bemheim trovano ancora (o già ) disamore. Tra lei e lui, che pure hanno nel figlio il luogo materiale della loro unione, si agitano fantasmi di un erotismo alla ricerca d"una rivincita sulla propria stanchezza. Che cosa, se non questo, spiega il racconto di Gilles al fratello, a proposito d"una certa notte, in casa d"amici? Che cosa, se non questo, spiega la rassegnazione complice di Marion? Facendo un altro passo indietro anche il figlio - cioè, il suo significato per le loro vite insieme - viene smentito. Quando sta per nascere, Gilles lo sente come una minaccia (forse all'assolutezza del proprio narcisismo). Certo poi lo amerà , ma la sua esitazione gli peserà addosso, e peserà addosso a Marion con la grevità d"una delusione irrimediabile. E Marion, appunto? Davvero è solo vittima, nella loro storia? Se così fosse, come si spiegherebbe il suo tradimento, subito dopo la cerimonia nuziale? ChissÍ , forse c"è già anche in lei una sorta di timore e d"angoscia. Nonostante la felicità legata alla speranza del futuro che l"attende, forse Marion sente che qualche cosa sta per esserle tolto, e che d"ora in poi la sua vita sarà "in perdita". E così CinquePerDue giunge al suo ultimo capitolo, che è poi il primo della storia di Gilles e Marion. Ora, dunque, i due si incontrano, e tutto sembra possibile. Eppure, visto dall'oggi, quel loro lontano inizio è molto meno magico e incantato di quanto vorrebbero ottimismo e stereotipi. E la futile necessità del caso che li fa incontrare. Dei loro amori precedenti, quello di lei è appena finito, quello di lui è ormai stanco. Solo a questo si deve il loro incontro: a un vuoto, a una stanchezza che li riguarda a uno a uno e non ancora tutti e due insieme. E quando il sole scende all'orizzonte, in platea ci pare certo che, al di là d"ogni illusione e autoillusione, si tratti non d"un inizio, ma proprio solo d"un tramonto.
La Sottile Linea Rossa
Un labirinto di fili d'erba, di pensieri fluttuanti, di pallottole, di sangue, di parole, di sudore, di nuvole e di paura. La sottile linea rossa diretto da Terrence Malick, il J. D. Salinger del cinema hollywoodiano, dopo un silenzio durato venti anni, è una magnifica sinfonia sull'orrore della guerra e sull'estasi arcaica e immutabile della natura. ll confine da difendere ha un nome carico di storia, di morti e di memorie dolorose: Guadalcanal. Su quelle colline, in quella giungla, tra gli alberi e i villaggi di quell'isola gli uomini di una compagnia dell'esercito vivono la loro battaglia mentre il regista cancella il ricordo, l'iconografia e soprattutto il tempo del cinema di guerra. Ci sono gli ordini secchi e perentori, la cima da conquistare, i colpi di cannone, le granate, le mutilazioni, le ferite, lo scontro con i nemici, il fuoco e il fumo delle armi. Malick conosce molto bene i materiali, le situazioni, gli archetipi e gli stereotipi dell'epica bellica e le cadenze omeriche con le quali descrivere atmosfere e gesta. Intorno e dentro queste atmosfere e queste gesta, spesso sospese e dilatate, si impongono allo sguardo i cieli infiniti, le piante, l'acqua, gli animali, la luce e gli spazi, inquadrati con la purezza estatica del cinema muto, con l'incanto sensuale di Murnau, il conflitto tra i giapponesi e gli americani introietta l'eterna contrapposizione tra cultura e natura, i dubbi filosofici ed esistenziali. Le voci fuori campo, tecnica narrativa che il regista riprende dai suoi due unici film precedenti, La rabbia giovane (1973) e I giorni del cielo (1978), diventano un coro frastagliato di voci interiori, una gamma di emozioni e conoscenze, di saggezze e di convinzioni. La guerra, ai tempi di Omero e di Joyce, è un evento collettivo e la macchina da presa scivola, lenta, rispettosa, pacificata sulle facce e sui pensieri. Il soldato Witt, il capitano Staros, il capitano Gaff, il tenente colonnello Tall, il sergente maggiore Welsh, il sergente Keck, il sergente McCron e tutti gli altri sono le solitarie e anomale flessioni di un mito battezzato con il sangue.
Volevo solo dormirle addosso
Basata sull'omonimo romanzo del manager-scrittore Massimo Lolli (Limina Edizioni, 1998), che lo ha sceneggiato con Alessandro Spinaci, «Volevo solo dormirle addosso» è una commedia di costume ambientata nel mondo aziendale di oggi, dominato dalla logica spietata del marketing. Ma per una volta raccontato nell'ottica, e questo è il tratto originale del film, non di una classica vittima delle vessazioni del sistema (come in Mi piace lavorare di Francesca Comencini), bensì di un rappresentante del padronato: ovvero un tagliatore di teste o «segatore» che dir si voglia. Costui è Marco Pressi, trentenne manager della filiale italiana di una multinazionale cui viene affidato il compito (che non può rifiutare se vuole far carriera) di abbattere il personale del 30 per cento nel giro di soli tre mesi, badando bene a non creare un clima di panico fra gli impiegati e senza inimicarsi i sindacati. Alla missione impossibile, il giovanotto rampante si accinge con un paradossale miscuglio di cinismo e spirito autodistruttivo: infatti alcuni indizi, per esempio il suo appartamentino modesto e trascurato, rivelano in lui un lato oscuro e schizoide di perdente. E' una contraddizione che rende Marco più simpatico, ma basta a farne un tipico eroe del nostro tempo? Un personaggio magari negativo in cui tuttavia lo spettatore trova rispecchiata la società in cui vive e magari qualcosa di se stesso? Pur rifacendosi al glorioso modello della commedia all'italiana, Capuccio (che aveva esordito con il promettente «Il caricatore», firmato a sei mani con Gaudioso e Nunziata) non dimostra di possedere quella capacità di affondo graffiante nella realtà , quell'abilità a coniugare umorismo e dramma che negli anni '60 rese grande e popolare il genere. Tuttavia nel film non manca un certo ritmo, alcune scene sono indovinate; e in un cast ben distribuito si conferma la stella in ascesa di Giorgio Pasotti (già apprezzato interprete di Ecco fatto e L'ultimo bacio di Gabriele Muccino, nonché di Dopo mezzanotte di Davide Ferrario), che a Pressi ha saputo conferire una dinamica, accattivante personalità .
Gli anni spezzati (Gallipoli)
Se in Tootsie il sentimento principe è quello dell'amore e il genere è quello leggero della commedia, in
Gli anni spezzati (Gallipoli), dell'australiano Peter Weir, l'atmosfera è quella del dramma, l'emozione dei sentimenti viene dalla forza di un'amicizia virile, dal rapporto dell'individuo con la natura che lo circonda. Frank e Archy, giovani australiani trapiantati in una guerra a loro estranea, la vivono con lo spirito incosciente di chi si appresta ad un incontro sportivo, eroi ancora 'immacolati' come l'eden naturale che avvolgeva la loro esistenza quotidiana: non per niente Jack, il vecchio allenatore, legge con commozione le ultime pagine dei Libro della Giungla (dove Mowgli sceglie la civiltà dicendo addio al mondo della foresta); non per niente la guerra li segnerà col sangue, 'crisma barbaro' di tutte le civiltà , atroce stop dei destino al continuo perdersi ed incontrarsi dell'uomo nel cammino dell'esistenza ("Ci vediamo quanto capita, se non capita prima").
La mia vita senza me
Riuscite a immaginare un soggetto più pericoloso, più fatto a posta perché un regista e un film vadano a sbatterci i denti? A 23 anni, sposata e con due bambini adorabili, Anne apprende di avere un cancro e poche settimane da vivere. Ma ecco che La mia vita senza me, prodotto da Pedro Almodovar e diretto con sensibilità da Isabel Coixet, compie un piccolo prodigio. Anne decide di tacere ciò che sa a chi le sta intorno e di realizzare, prima di partire dal mondo, una lista di cose importanti: preparare una "vita senza di lei" per coloro che ama (offre al compagno la possibilità di essere felice con un'altra donna, registra cassette per i compleanni delle figlie), regalare a se stessa l'emozione di un ultimo amore con un uomo incontrato per caso. Anziché tradurre un soggetto potenzialmente così macabro in contabilità dei sentimenti, raccontando gli ultimi giorni di una mammina/coraggio da santino, Coixet sceglie una messa in scena tutta in ritegno, ellittica, largamente venata di malinconia (per il sapere che lo spettatore condivide con la protagonista) ma dove è la vita a vincerla sulla morte. Anne fa ciò che fa conscia di non avere tempo a disposizione; mai, però, come se fosse l'ultima volta. Intorno a Sarah Polley, perfetta, circola un piccolo mondo di personaggi secondari ben schizzati e interpretati dagli attori giusti.
Lavorare con lentezza
Il luogo e l'epoca sono Bologna tra 1976 e '77. Il contesto è quello del movimento giovanile che nel capoluogo emiliano ebbe la sua culla. Decisamente proletarizzato, estraneo alle forme politiche ideologiche e organizzative della tradizione di sinistra e più interessato alla libertà dei comportamenti, all'esercizio della fantasia, caratterizzato da un violento quanto velleitario rifiuto di ogni istituzionalizzazione, dal lavoro salariato alla famiglia. Perno di tutto questo Radio Alice, la madre di tutte le "radio libere", e bandiera la canzone che dà titolo al film: Lavorare con lentezza. Chiesa contamina sfondo storico e invenzione (sua e dell'autore collettivo Wu Ming, il gruppo che prima si faceva chiamare Luther Blisset) incrociando un gruppo di destini. I ragazzi della redazione di Radio Alice con l'avvocatessa militante Claudia Pandolfi, due ladruncoli degni di I soliti ignoti, un ricettatore e il carabiniere Valerio Mastandrea, uomo meschino e vendicativo. I ladruncoli, nei giorni di massima incandescenza del movimento, devono scavare un tunnel che porterà dritto al caveau di una banca e, ascoltando Radio Alice durante il "lavoro", se ne appassionano trovando nell'incontro con quel mondo una promessa di emancipazione dai loro destini subalterni già segnati. E' un film pieno di spunti inventivi ed emozionanti: il regista dice di averlo fatto "per tutte e tutti", il suo limite ci sembra forse proprio quello di parlare con chi soprattutto per ragioni anagrafiche frequentò quella temperie.
Se mi lasci ti cancello
Contro certi titoli italiani si dovrebbero prevedere sanzioni. In base a quale sciagurato criterio l'originale Eternal Sunshine of the Spotless Mind (preso a prestito dai versi di Alexander Pope) è stato "tradotto" in Se mi lasci ti cancello? Titolo che non mente sul soggetto, ma sul tono del film, facendoti scambiare per una fesseria comico-romantica quella che è, invece, una tra le commedie più complesse, intelligenti e amare capitate sullo schermo in questi ultimi anni. L'amore, si sa, non dura in eterno: quello tra Joel e Clementine si sta consumando in litigi e recriminazioni. Per darci un taglio radicale la ragazza si fa cancellare, tramite un procedimento chiamato (appropriatamente) "Lacuna", tutti i ricordi che la legano ancora all'uomo. Joel decide di imitarla; ma durante l'operazione, il suo cervello si ribella. Reduce da alcuni film cerebrali e appassionanti (Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee), lo sceneggiatore Charlie Kaufman ci sorprende con una commedia romantica diversa da tutte le altre, scritta con enorme talento e che il regista Michel Gondry dirige in pari stato di grazia. La sfida era grossa: raccontare la storia in ordine cronologico ma all'incontrario, con inversione dei rapporti causa-effetto, senza perdere l'attenzione dello spettatore. Fondà ti sulle emozioni, i ricordi svaniscono man mano che queste si cancellano; Joel si rifugia nel proprio cervello, aggrappandosi alle emozioni che gli restano per serbare il ricordo di Clementine. La regia di Gondry manovra tra i diversi livelli di realtà e riesce nella scommessa di visualizzare il processo senza ricorrere a effetti speciali: usando metodi artigianali (un'immagine che scolora gradualmente) o suggestioni surrealiste (un letto su una spiaggia coperta di neve). Ineccepibile anche la scelta di rendere la sede di Lacuna più simile a uno squallido ambulatorio, che non a una multinazionale ipertecnologica. Tutto all'opposto del film comico suggerito dal titolo nostrano, Se mi lasci ti cancello non tenta minimamente di essere un feel-good movie che manipoli il pubblico, offrendogli soluzioni consolatorie. Lo stesso finale, che potrebbe sembrare ottimistico, contiene in sé il germe del dubbio (tentare di restare insieme non equivale a ripetere all'infinito gli stessi errori?) in quantità sufficiente a escludere il lieto fine. Se Jim Carrey, alternando palpiti e ritegno, appare finalmente il grande attore drammatico che avevamo sempre sospettato, Winslet è perfetta e il cast di supporto (Ruffalo, Dunst, Elijah "Frodo" Wood) lussuoso.
Lisbon Story
Philip, professione fonico, arriva a Lisbona, chiamato dall'amico regista Friedrich che sta girando un documentario muto e in bianconero. Trova solo una casa vuota e le pizze del materiale girato. A spasso per Lisbona, in cerca di suoni e di notizie dell'amico, l'alter ego-wendersiano porta lo spettatore a catturare la realtà viva della città portoghese. Ma per essere cinema, le immagini filmate hanno bisogno della partecipazione dell'autore, dell'innesto verace delle musiche dei Madredeus...
Together with you
Chen Kaige ha voluto, con Together with you, cercare la semplicità . L'armonia della classicità . La capacità comunicativa, comunque, di un'opera che si affida all'elementare quanto eterno messaggio dei valori-chiave della vita. L'ex ragazzo prodigio del cinema cinese (La grande parata, Addio mia concubina, L'imperatore e l'assassino), colui che assieme a Zhang Yimou incarnò la cosiddetta Sesta Generazione dei giovani artisti di Pechino passati indenni (quasi) ma profondamente marchiati nell'animo attraverso i rigori della Rivoluzione Culturale, per fondare quel cinema cinese moderno che avrebbe percorso il mondo durante gli anni Ottanta imprimendo una grande svolta all'arte cinematografica di fine secolo, ebbene stavolta muta registro. Un padre (adottivo) e un figlio, un contadino ignorante ma sensibile e un ragazzino taciturno che con un violino in mano, all'età di tredici anni, è un Dio. Lasciano assieme il villaggio remoto per andare nella capitale dove il ragazzo deve partecipare al concorso di ammissione per la più importante scuola di musica della nazione, che gli dischiuderebbe le porte del mondo. Í un film di percorso più che di obiettivo finale. Í fatto dell'intreccio di incontri e di sentimenti che la coppia sperimenta strada facendo. Il primo maestro di violino, un tipo brusco e misantropo un po' salingeriano, e il secondo maestro di violino che invece è un marpione assai ben inserito nell'establishment. La ragazza squillo vicina di casa, la prima donna di cui l'adolescente si innamora. Gli alti e i bassi di stato d'animo nell'impatto con un contesto e una dimensione sconosciuti ai due campagnoli: impatto che diventa la misura dell'etica e del compromesso. Piace pensare che sullo sfondo, sia pur in lontananza, echeggi l'influenza del tocco neorealista italiano, la memoria di Vittorio De Sica nella delicata dinamica tra padre e figlio trasportata nella caotica scalata alla postmodernità di un paese in subbuglio e di una megalopoli tentacolare. Che peraltro Chen Kaige ci fa solo sfiorare e intuire per dati essenziali, senza sociologia. E piace notare che, come il Tom Courtenay di Gioventù amore e rabbia anche il piccolo Xiao Chun dia poca importanza al vincere e diventare ricchi e famosi: gli basta sapere di poter vincere.
Donnie Darko
1988. Donnie Darko, liceale americano di famiglia agiata, in preda ad un attacco di insonnia esce dalla casa dei genitori e incontra uno spaventoso coniglio gigante di nome Frank, che gli svela che il mondo finirà tra 28 giorni, 6 ore, 42 minuti e 12 secondi. Dopo la tarribile predizione, un motore d'aereo si abbatte sulla sua casa, ma Donnie si salva perché non è li, si trova su un campo da golf a chilometri di distanza. Ma come ci è arrivato...?
Les choristes " I ragazzi del coro
Pierre Mohrange è un famoso direttore d'orchestra che ha appena perso la madre. La sera del funerale si presenta a casa sua un uomo un po' più giovane di lui, che era nella sua classe ai tempi del collegio, quando un sorvegliante di cui Mohrange neppure ricorda il nome seppe insegnare la musica a quel gruppo di ragazzini scalmanati. Attraverso il diario del sorvegliante, che Pépinot porta con sé, i due uomini ripercorrono quei mesi fatti di scontri, punizioni, passeggiate, partite di pallone e soprattutto tanto canto. E' grazie al sorvegliante Mathieu che Mohrange ha avuto la possibilità di entrare in conservatorio, e per lui è particolarmente emozionante leggere la propria storia da quel punto di vista... Per una persona abituata ad andare spesso al cinema, l'inizio di questo film può risultare particolarmente irritante. E' difficile, infatti, non pensare a "Nuovo Cinema Paradiso" vedendo Jacques Perrin ricevere la notizia della morte di una persona a lui cara mentre sta cercando di riposare. E anche nel prosieguo della proiezione, il film riecheggia spesso scene già viste in pellicole più o meno note. Eppure, nonostante anche un intreccio davvero prevedibile, "Les Choristes" si dimostra un film piacevole, decisamente apprezzabile dal pubblico cui si rivolge. Forse non riesce ad essere elegante come vorrebbe, ma nonostante il finale non del tutto riuscito evita almeno di diventare retorico come altri prodotti similari - ma ben più pubblicizzati - hanno fatto in passato. Buoni sentimenti sì, ma con moderazione.
Eros
Shanghai, 1963. Chang, un apprendista sarto, è sedotto dalle misure del corpo di Miss Hua, un'affascinante e avvenente prostituta d'alto bordo.La fascinazione e l'amore di Chang restano fedeli nel tempo.
New York, 1955. Un pubblicitario è ossessionato da un sogno ricorrente: una donna che conosce ma che non riesce a ricordare al risveglio. Ironia della sorte, il suo psicanalista durante la loro prima seduta di analisi è continuamente distratto da una donna attraente che spia dalle finestre dello studio.
Toscana, oggi. Una coppia di quarantenni in crisi, decide di fare una breve gita al mare per ritrovare un po' di magia nel loro rapporto. La passione del marito, invece, sembra risvegliarsi grazie all'incontro con una giovane donna dallo spirito libero.
Ferro 3
L"ultimo film di Kim Ki-duk è un piccolo gioiello. Inserito all'ultimo momento nella competizione veneziana è forse quanto di più inatteso si potesse aspettare. Praticamente un parto fulmineo questo Ferro 3: ci sono voluti solamente cento giorni per realizzarlo e lo stesso Kim Ki-duk se l"è prodotto, scritto e montato. Prolifico come pochi, presente ogni anno in uno o più festival di cinema europei (ha presentato Samaritan Girl nell'ultima edizione del festival di Berlino), costituisce una delle poche certezze provenienti dalla Corea del Sud. Ferro 3 prende il nome da una mazza da golf, quella usata nel film per scagliare palline come fossero proiettili. Cinema ricco di simboli e metafore, e soprattutto, di silenzi. Come Primavera, estate, autunno, inverno... che l"ha reso popolare anche al vasto pubblico. Diverso per ambientazione " volutamente mai precisa(ta) " e per il rapporto tra i due essenziali personaggi. Stilisticamente perfetto, si dipana come fosse una poesia, attraverso un"incomunicabilità fragorosa, una serenità dei gesti e dei movimenti che esplodono in improvvisi scatti di violenza e di lacrime. Proprio da questi momenti si intercetta l"anima di quel Kim Ki-duk che abbiamo conosciuto con i primi lavori e in particolare con il brutale L"isola. Dei due protagonisti di Ferro 3 conosciamo solo il nome: Tae-suk è un ragazzo solitario e alieno, viaggia con la sua moto alla ricerca di case in cui stare per un po", incolla dei volantini sulle serrature e poi ci abita per una notte, fa il bucato, guarda la televisione, riordina, ripara gli oggetti, gioca a minigolf, fa una foto e se ne va alla ricerca di un altro alloggio; Sun-hwa è una donna imprigionata in un matrimonio con un uomo che non ama più e la maltratta. Si incontrano casualmente, mentre il ragazzo è indaffarato nei suoi lavori casalinghi viene spiato e conosciuto da Sun-hwa, già visibilmente distrutta, e vivono assieme un rapporto fantasmatico di complicità , di convivenza e poi, solo alla fine, d"amore. Non sono necessarie le parole - quelle serviranno solo al marito facoltoso e infuriato per urlare l"inutile - basta l"abissale e incontenibile lirismo che sprigionano i volti e i corpi pensierosi e riservati di Tae-suk e Sun-hwa, memorabili nella loro pacatezza orientale. I due personaggi vivono in un modo immerso nella solitudine, dove l"incomprensione non costituisce un"eccezione, ma la norma. Perché Tae-suk si comporta così? Perché gli basta la sua quotidianità replicata giorno dopo giorno? Tae-suk è il simbolo più grande, di qualcosa che non esiste " e non avremo mai la certezza della sua tangibilità - forse è l"anima stessa del regista. Non si scompone di fronte all'ingiustizia di venire incarcerato per l"omicidio di un vecchio trovato morto in un appartamento a cui ha fatto visita. Ha i suoi ricordi, le sue fotografie con la macchina digitale, e si affeziona all'anima debole di Sun-hwa, mettendo a rischio per sempre la sua vita, soffrendo per lei. Nella sua cella troverà una condizione ideale, metafisica, e così, i due potranno vivere assieme per sempre, nella stessa casa, con un marito cieco della loro magia. Un lieto fine sfuggente perché a noi "non è dato sapere se il mondo in cui viviamo è sogno o realtà ".
La niͱa santa
Amalia e Josefina sono due ragazze sedicenni che si ritrovano in chiesa per discutere di fede e di vocazione, ma anche dei primi amori. Le loro vite si intersecano con quelle di un gruppo di otorinolaringoiatri riuniti nell'albergo per un convegno. Fra questi il dottor Jano, sposato e di mezza età .
Hero
Due millenni prima della nascita di Cristo la Cina è divisa in sette grandi regioni (Qin, Zhao, Han Wei, Yan, Chu and Qi) in lotta tra loro. Il regno di Qi è quello più determinato alla conquista dell'intera Cina e il suo re è fatto bersaglio di numerosi attentati. Quando questo viene a sapere che la sua vita è minacciata da tre abilissimi assassioni promette grandi ricchezze a chiunque riesca a ucciderli. Un guerriero sconfiggerà i tre assassini e sarà invitato a corte a raccontare l'incredibile vittoria.
Tu la conosci Claudia?
Giovanni, metodico e noioso, è sposato con Claudia. Il loro matrimonio è un po' in crisi. Aldo è un tassista siciliano che si innamora molto facilmente, anche se da qualche tempo il suo unico pensiero è Claudia. Giacomo si è separato da poco ed è al momento un uomo molto solo. Quando conosce Claudia, si lascia affascinare dalla donna.
Comincia così la divertente girandola sentimentale di Aldo, Giovanni e Giacomo, una strampalata commedia della gelosia, forte della originalità del trio milanese-siciliano e impreziosita dalle interpretazioni femminili di Paola Cortellesi e Ottavia Piccola...
Nemmeno il destino
Alessandro e Ferdi sono compagni di scuola e hanno tra i 15 e i 17 anni. Con l'amico Toni abitano in una città post- industriale in decadenza e squallida invasa da cantieri. I due ragazzi cercano un loro luogo, un proprio posto nel mondo. Con un'istintiva e inconsapevole maturità cercano di sfuggire al loro destino e al mondo sconfitto dei loro genitori... Un bell'esempio di come può essere fertile la relazione tra un romanzo e un film. Da "Nemmeno il destino" di Gianfranco Bettin (Feltrinelli) il regista Daniele Gaglianone (I nostri anni) ha preso selettivamente quello che voleva ma si è meritato dallo scrittore un "grazie a lui ho capito meglio il mio testo". La lettura del regista è dedicata all'adolescenza che crede nell'amicizia, che corre il rischio di perdersi, che cerca un proprio posto lontano dalle delusioni dei genitori, che si ribella rabbiosamente perché solo così si può crescere. Un'opera dura, non facile, che conferma il talento, aspro quanto personale, di un autentico innovatore.
Private
Mohamed, cultore di letteratura inglese, scrittore e preside di un liceo, non vuole consegnare all'esercito israeliano la propria casa. Per ragioni di sicurezza, l"abitazione viene espropriata. La famiglia di Mohamed si trova a condividere il proprio spazio con i soldati dell'esercito che occupano il secondo piano... Dalle storie tese dei Territori palestinesi l"esordiente regista Saverio Costanzo ha estratto un suo aneddoto simbolico, impegnandosi a reinventare il vero: evita le suggestioni letterarie, i dialoghi premeditati e i riti canonici della drammaturgia. Sotto i nostri occhi la vicenda si dipana come se fosse uno squarcio documentario; e invece è pura fiction. E, senza la pretesa di fare un film psicologico, le connotazioni personali delle forze in campo prendono rilievo nel contesto e ne determinano le sorti. Ciò che nesce è un'appassionata opera "aperta" dove l"ago della bilancia è l'accettazione di un vero dialogo di pace.
The Agronomist
Jonathan Demme ci regala un piccolo prodigio di documentario biografico-politico, appassionante non meno che istruttivo, dove l'acquisizione di sapere va di pari passo con l'indignazione e con la commozione. Protagonista assoluto Jean Dominique, un haitiano dalla personalità inclassificabile e carismatica, originariamente agronomo, che nel 1968 acquisì una vecchia stazione radio dai cui microfoni prese la parola per la libertà del popolo e in difesa della cultura locale. Il film alterna le lunghe interviste che il regista gli fece personalmente con immagini attinte ad altre fonti: attualità , archivi di Dominique, brani di cinema haitiano ecc. Rifiutando la consequenzialità cronologica dei documentari banali, Demme dà al suo film l'andamento di un thriller politico a esito tragico, molto più appassionante di tante fiction cinematografiche di maniera.
Le recensioni sono tratte dal Sito Internet:
www.movieconnection.it/
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