Wadada Leo Smith Golden Quartet

Wadada Leo Smith Golden Quartet

Compositore, solista, didatta, saggista, teorico, Wadada Leo Smith (1941, Leland, Mississippi) è tra gli autori più importanti della musica afroamericana degli ultimi decenni. Dopo la sua prima formazione, intrisa di blues e di musica bandistica, entra in contatto con il gruppo di musicisti di Chicago appartenenti alla AACM.

Incide in trio con A. Braxton e L. Jenkins e poi con il Creative Construction Company, distinguendosi per uno stile che valorizza il "€œframmento"€ sonoro di contro alle frasi legate e veloci del jazz. Negli anni 70 fonda il New Dalta Ahkri e fonda l"€™etichetta Kabell per la quale pubblica anche "€œCreative Music 1"€ per tromba sola. Smith si esprime spesso come poli-strumentista, cercando un nuovo linguaggio per una sua "€œmusica del mondo"€. Pubblica il saggio "€œNotes"€, tradotto anche in italiano nel 1981 (Nistri-Lischi), dove sviluppa una propria metodologia compositiva-improvvisativa basata sui "€œrhythm-units"€ e una tecnica battezzata "€œahkreanvention"€, che affida a particolari simboli grafici e pittorici una simultaneità  di eventi sonori (durata, carattere dell'€™improvvisazione, movimenti ritmici). I suoi partner di quegli anni sono Anthony Davis, Oliver Lake, Henry Threadgill, Bobby Naughton, Dwight Andrews. Dirige una big-band con Roscoe Mitchell, suona in trio con Kowald e Sommer. Negli anni 80 diminuisce la sua attività  pubblica, dedicandosi alla ricerca e all'€™insegnamento, ricevendo numerosi riconoscimenti da istituzioni culturali americane. Nel decennio successivo Wadada Leo Smith torna a produrre numerose opere, accostandosi alla sperimentazione elettronica, ma suonando anche musica popolare oppure fondando con il chitarrista Henry Kaiser il gruppo "€œYo Miles!"€, che rilegge il repertorio "€œelettrico"€ di Miles Davis. Pubblica diversi lavori per la Tzadik di John Zorn, suona in duo con Braxton e lo stesso Zorn, ma soprattutto dirige il Golden Quartet. Che inizialmente radunava Anthony Davis al piano, il compianto Malachi Favors al basso e Jack De Johnette alla batteria, ora sostituiti da Vjay Iyer, John Lindberg e Ronald Shannon Jackson (quest"€™ultimo già  a fianco di Albert Ayler, Ornette Coleman, Cecil Taylor e direttore della Decoding Society). La poetica di Smith è rimasta fedele a se stessa malgrado la varietà  delle situazioni affrontate. Il suono di tromba e flicorno è ancora acre, scuro, ma sa diventare dolce, luminoso, coprendo un vasto spettro di sfumature.

Wadada Leo Smith, tromba
Vijay Iyer, pianoforte
John Lindberg, basso
Ronald Shannon Jackson, batteria

Wadada Leo Smith Golden Quartet

Wadada Leo Smith Golden Quartet

Compositore, solista, didatta, saggista, teorico, Wadada Leo Smith (1941, Leland, Mississippi) è tra gli autori più importanti della musica afroamericana degli ultimi decenni. Dopo la sua prima formazione, intrisa di blues e di musica bandistica, entra in contatto con il gruppo di musicisti di Chicago appartenenti alla AACM.

Incide in trio con A. Braxton e L. Jenkins e poi con il Creative Construction Company, distinguendosi per uno stile che valorizza il "€œframmento"€ sonoro di contro alle frasi legate e veloci del jazz. Negli anni 70 fonda il New Dalta Ahkri e fonda l"€™etichetta Kabell per la quale pubblica anche "€œCreative Music 1"€ per tromba sola. Smith si esprime spesso come poli-strumentista, cercando un nuovo linguaggio per una sua "€œmusica del mondo"€. Pubblica il saggio "€œNotes"€, tradotto anche in italiano nel 1981 (Nistri-Lischi), dove sviluppa una propria metodologia compositiva-improvvisativa basata sui "€œrhythm-units"€ e una tecnica battezzata "€œahkreanvention"€, che affida a particolari simboli grafici e pittorici una simultaneità  di eventi sonori (durata, carattere dell'€™improvvisazione, movimenti ritmici). I suoi partner di quegli anni sono Anthony Davis, Oliver Lake, Henry Threadgill, Bobby Naughton, Dwight Andrews. Dirige una big-band con Roscoe Mitchell, suona in trio con Kowald e Sommer. Negli anni 80 diminuisce la sua attività  pubblica, dedicandosi alla ricerca e all'€™insegnamento, ricevendo numerosi riconoscimenti da istituzioni culturali americane. Nel decennio successivo Wadada Leo Smith torna a produrre numerose opere, accostandosi alla sperimentazione elettronica, ma suonando anche musica popolare oppure fondando con il chitarrista Henry Kaiser il gruppo "€œYo Miles!"€, che rilegge il repertorio "€œelettrico"€ di Miles Davis. Pubblica diversi lavori per la Tzadik di John Zorn, suona in duo con Braxton e lo stesso Zorn, ma soprattutto dirige il Golden Quartet. Che inizialmente radunava Anthony Davis al piano, il compianto Malachi Favors al basso e Jack De Johnette alla batteria, ora sostituiti da Vjay Iyer, John Lindberg e Ronald Shannon Jackson (quest"€™ultimo già  a fianco di Albert Ayler, Ornette Coleman, Cecil Taylor e direttore della Decoding Society). La poetica di Smith è rimasta fedele a se stessa malgrado la varietà  delle situazioni affrontate. Il suono di tromba e flicorno è ancora acre, scuro, ma sa diventare dolce, luminoso, coprendo un vasto spettro di sfumature.

Wadada Leo Smith, tromba
Vijay Iyer, pianoforte
John Lindberg, basso
Ronald Shannon Jackson, batteria

Matthew Shipp Trio

Matthew Shipp Trio

Matthew Shipp nasce nel 1960 a Wilmington, Delaware. Inizia a suonare il pianoforte a cinque anni, spinto da un ambiente famigliare circondato dal jazz (la madre era stata amica d"€™infanzia di Clifford Brown). Suona da ragazzo in alcune rock-bands, studia jazz, teoria musicale, improvvisazione, piano classico e clarinetto basso, prima di frequentare per due anni il New England Conservatory of Music.

Arriva a New York nel 1984 ed è introdotto nell'€™ambiente da William Parker, col quale inizia un sodalizio artistico ormai ventennale. Influenzato da Thelonious Monk, Andrew Hill, Paul Bley, Cecil Taylor, Muhal Richard Abrams, Shipp approfondisce parallelamente le musiche di Ives, Cage, Feldman, attratto naturalmente dalla possibilità  di oltrepassare le barriere degli stili. Si esibisce in diversi organici e incide moltissimo: entra stabilmente nel quartetto di David S. Ware, realizza duetti con Rob Brown (primo disco in questa formazione, nel 1988), Joe Morris, W. Parker. A suo nome esce "€œPoints"€ per la Silkheart (1990), primo di una lunga serie di album. Nel 1992 entra nel gruppo di Roscoe Mitchell con cui incide "€œThis Dance Is For Steve McCall'€ e poi "€œNine To Get Ready"€, oltre a un duetto ("€œ2-Z"€). Dirige un trio con basso e batteria (con W. Parker e Walt Dickey, poi sostituito da Susie Ibarra e Gerald Cleaver), suona in piano solo. Nella seconda metà  degli anni 90 comincia a collaborare per l"€™etichetta Thirsty Ear, di cui diventa direttore musicale qualche anno dopo. La Thirsty Ear si propone come un gruppo di lavoro innovativo, perseguendo l"€™obiettivo di mettere in comunicazione il jazz radicale e il mondo dei dj più aperto alle sperimentazioni. Shipp promuove dunque incontri discografici con Dj Spooky, Spring Heel Jack, Antipop Consortium, Dj Wally e altre realtà  affini. Intanto continua la sua attività  con David S. Ware, con cui partecipa a innumerevoli festival internazionali, incide in trio con W. Parker e Mat Maneri, compone materiale con largo uso di elettronica ("€œNu Bop"€, il recente "€œHarmony and Abyss"€). Il trio con William Parker e Gerald Cleaver si distingue per una passionale indagine sonora che fa interagire strutture e libera improvvisazione, lirismo e astrattismo, legame con la tradizione e tensione verso il futuro. La musica di Matthew Shipp è in costante cambiamento, curiosa verso ogni forma di sintesi, impregnata di jazz ma in relazione costante con la varietà  delle musiche contemporanee.

Matthew Shipp, pianoforte
William Parker, contrabbasso
Gerald Cleaver, batteria

Matthew Shipp Trio

Matthew Shipp Trio

Matthew Shipp nasce nel 1960 a Wilmington, Delaware. Inizia a suonare il pianoforte a cinque anni, spinto da un ambiente famigliare circondato dal jazz (la madre era stata amica d"€™infanzia di Clifford Brown). Suona da ragazzo in alcune rock-bands, studia jazz, teoria musicale, improvvisazione, piano classico e clarinetto basso, prima di frequentare per due anni il New England Conservatory of Music.

Arriva a New York nel 1984 ed è introdotto nell'€™ambiente da William Parker, col quale inizia un sodalizio artistico ormai ventennale. Influenzato da Thelonious Monk, Andrew Hill, Paul Bley, Cecil Taylor, Muhal Richard Abrams, Shipp approfondisce parallelamente le musiche di Ives, Cage, Feldman, attratto naturalmente dalla possibilità  di oltrepassare le barriere degli stili. Si esibisce in diversi organici e incide moltissimo: entra stabilmente nel quartetto di David S. Ware, realizza duetti con Rob Brown (primo disco in questa formazione, nel 1988), Joe Morris, W. Parker. A suo nome esce "€œPoints"€ per la Silkheart (1990), primo di una lunga serie di album. Nel 1992 entra nel gruppo di Roscoe Mitchell con cui incide "€œThis Dance Is For Steve McCall'€ e poi "€œNine To Get Ready"€, oltre a un duetto ("€œ2-Z"€). Dirige un trio con basso e batteria (con W. Parker e Walt Dickey, poi sostituito da Susie Ibarra e Gerald Cleaver), suona in piano solo. Nella seconda metà  degli anni 90 comincia a collaborare per l"€™etichetta Thirsty Ear, di cui diventa direttore musicale qualche anno dopo. La Thirsty Ear si propone come un gruppo di lavoro innovativo, perseguendo l"€™obiettivo di mettere in comunicazione il jazz radicale e il mondo dei dj più aperto alle sperimentazioni. Shipp promuove dunque incontri discografici con Dj Spooky, Spring Heel Jack, Antipop Consortium, Dj Wally e altre realtà  affini. Intanto continua la sua attività  con David S. Ware, con cui partecipa a innumerevoli festival internazionali, incide in trio con W. Parker e Mat Maneri, compone materiale con largo uso di elettronica ("€œNu Bop"€, il recente "€œHarmony and Abyss"€). Il trio con William Parker e Gerald Cleaver si distingue per una passionale indagine sonora che fa interagire strutture e libera improvvisazione, lirismo e astrattismo, legame con la tradizione e tensione verso il futuro. La musica di Matthew Shipp è in costante cambiamento, curiosa verso ogni forma di sintesi, impregnata di jazz ma in relazione costante con la varietà  delle musiche contemporanee.

Matthew Shipp, pianoforte
William Parker, contrabbasso
Gerald Cleaver, batteria

Un anno di jazz a Padova 2004.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Dopo la pausa del mese di agosto, riparte la rassegna Un anno di jazz a Padova, che si svolgerà  come sempre ogni giovedì sera al Caffè Pedrocchi o al Centro Porsche di Corso Stati Uniti. Ecco il calendario degli appuntamenti di settembre ed ottobre.




26 agosto, ore 21.30
Caffè Pedrocchi

Sax Appeal Saxophone Quartet:
Guido Bombardieri (sax soprano, alto), Nicolas Granelli (sax alto, tenore), Ettore Martin (sax tenore), Maurizio Camardi (sax baritono).

2 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Weather Report Tribute
:
Gigi Sella (sassofoni), Francesco Signorini (tastiere), Stefano Olivato (basso elettrico), Paolo Prizzon (batteria), Leonardo Di Angilla (percussioni).

9 settembre, ore 21.30
Centro Porsche Padova
Chicca Andriollo Quartet
:
Chicca Andriollo (voce), Oscar Marchioni (organo hammond), Marco Bovi (chitarra), Enzo Carpentieri (batteria).

16 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Piero Odorici Quartet
:
Piero Odorici (sax tenore), Marcello Tonolo (pianoforte), Marc Abrams (contrabbasso), Massimo Chiarella (batteria).

23 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Patrizio Fariselli Trio
:
Patrizio Fariselli (pianoforte), Paolino Dalla Porta (contrabbasso), Massimo Manzi (batteria).

30 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Marco Strano Quartet
:
Marco Strano (sassofono), Alessandro Mozzi (pianoforte), Franco Lion (contrabbasso), Paolo Balladore (batteria).

7 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
GTB Trio
:
Sandro Gibellini (chitarra), Ares Tavolazzi (contrabbasso), Mauro Beggio (batteria).

14 ottobre, ore 21.30
Centro Porsche Padova
Simone Guiducci "Gramelot Ensemble" featuring Ralph Alessi
:
Ralph Alessi (tromba), Simone Guiducci (chitarra), Achille Succi (clarinetto), Fausto Beccalossi (fisarmonica), Salvatore Maiore (contrabbasso), Roberto Dani (batteria).

21 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi

Visibelli-Cappelletti Duo:
Giulio Visibelli (sassofoni), Arrigo Cappelletti (pianoforte).

28 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Michele Polga Quartet, presentazione del CD "Movin' House":

Michele Polga (sassofoni), Marcello Tonolo (pianoforte), Marc Abrams (contrabbasso), Walter Poli (batteria).


Info:

Associazione culturale Miles
Scuola di Musica "Gershwin"

Tel. ++39 49 8073980
Cell. ++39 48 9491132

e-mail: info@padovajazz.com
Siti Internet:
www.padovajazz.com
www.associazionemiles.it
www.spaziogershwin.org
www.porsche.com

Caffè Pedrocchi Sala Rossa
tel. ++39 49 8781231
Si consiglia la prenotazione.

Centro Porsche Padova
Entrata libera fino ad esaurimento dei posti, prenotazione obbligatoria.
cell. ++39 48 7272755

Il servizio di prenotazione dei posti sarà  disponibile dal lunedì al giovedì (ore 9.00-12.30 e 15.00-17.30) durante la settimana relativa al concerto.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Dopo la pausa del mese di agosto, riparte la rassegna Un anno di jazz a Padova, che si svolgerà  come sempre ogni giovedì sera al Caffè Pedrocchi o al Centro Porsche di Corso Stati Uniti. Ecco il calendario degli appuntamenti di settembre ed ottobre.




26 agosto, ore 21.30
Caffè Pedrocchi

Sax Appeal Saxophone Quartet:
Guido Bombardieri (sax soprano, alto), Nicolas Granelli (sax alto, tenore), Ettore Martin (sax tenore), Maurizio Camardi (sax baritono).

2 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Weather Report Tribute
:
Gigi Sella (sassofoni), Francesco Signorini (tastiere), Stefano Olivato (basso elettrico), Paolo Prizzon (batteria), Leonardo Di Angilla (percussioni).

9 settembre, ore 21.30
Centro Porsche Padova
Chicca Andriollo Quartet
:
Chicca Andriollo (voce), Oscar Marchioni (organo hammond), Marco Bovi (chitarra), Enzo Carpentieri (batteria).

16 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Piero Odorici Quartet
:
Piero Odorici (sax tenore), Marcello Tonolo (pianoforte), Marc Abrams (contrabbasso), Massimo Chiarella (batteria).

23 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Patrizio Fariselli Trio
:
Patrizio Fariselli (pianoforte), Paolino Dalla Porta (contrabbasso), Massimo Manzi (batteria).

30 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Marco Strano Quartet
:
Marco Strano (sassofono), Alessandro Mozzi (pianoforte), Franco Lion (contrabbasso), Paolo Balladore (batteria).

7 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
GTB Trio
:
Sandro Gibellini (chitarra), Ares Tavolazzi (contrabbasso), Mauro Beggio (batteria).

14 ottobre, ore 21.30
Centro Porsche Padova
Simone Guiducci "Gramelot Ensemble" featuring Ralph Alessi
:
Ralph Alessi (tromba), Simone Guiducci (chitarra), Achille Succi (clarinetto), Fausto Beccalossi (fisarmonica), Salvatore Maiore (contrabbasso), Roberto Dani (batteria).

21 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi

Visibelli-Cappelletti Duo:
Giulio Visibelli (sassofoni), Arrigo Cappelletti (pianoforte).

28 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Michele Polga Quartet, presentazione del CD "Movin' House":

Michele Polga (sassofoni), Marcello Tonolo (pianoforte), Marc Abrams (contrabbasso), Walter Poli (batteria).


Info:

Associazione culturale Miles
Scuola di Musica "Gershwin"

Tel. ++39 49 8073980
Cell. ++39 48 9491132

e-mail: info@padovajazz.com
Siti Internet:
www.padovajazz.com
www.associazionemiles.it
www.spaziogershwin.org
www.porsche.com

Caffè Pedrocchi Sala Rossa
tel. ++39 49 8781231
Si consiglia la prenotazione.

Centro Porsche Padova
Entrata libera fino ad esaurimento dei posti, prenotazione obbligatoria.
cell. ++39 48 7272755

Il servizio di prenotazione dei posti sarà  disponibile dal lunedì al giovedì (ore 9.00-12.30 e 15.00-17.30) durante la settimana relativa al concerto.

Ben Allison Medicin Wheel

Ben Allison Medicin Wheel

Tra le nuove generazioni di jazzisti che hanno rivitalizzato la scena di New York City, quella che ruota attorno ai componenti di Medicine Wheel riveste un ruolo particolare. Equidistanti sia dai radicali di "€œdowntown"€ che dalla black music d"€™avanguardia, Ben Allison & Co. si sono organizzati riannodando il filo del jazz storico alla luce delle nuove sensibilità  contemporanee, puntando su un lavoro d"€™equipe e sulla forza del collettivo.

Ben Allison nasce nel 1966 a New Haven, Connecticut. A 25 anni fonda il Jazz Composers Collective, nucleo artistico che produce, promuove, organizza le attività  di molti musicisti, anche con finalità  educative e didattiche. Il JCC ha effettuato tournèe in diversi paesi e ha ricevuto svariate commissioni dagli enti culturali più prestigiosi. E"€™ stato anche gruppo residente al MOMA (Museum of Modern Art) di New York. L"€™amicizia e la partnership tra Allison, Frank Kimbrough e Michael Blake dura da diversi anni e ha prodotto decine di concerti e incisioni discografiche, oltre a lavori per il cinema, la televisione, la radio. Ciascuno dei componenti di Medicine Wheel collabora parallelamente con molti altri gruppi. Ben Allison, dopo aver inciso con Lee Konitz, Ron Horton, Ted Nash, ha animato diverse formazioni. Dirige ad esempio Peace Pipe, il Kush Trio e, insieme a Kimbrough, l"€™ Herbie Nichols Project. Quest"€™ultimo progetto è molto importante, frutto di un paziente lavoro di ricerca e rielaborazione. Infatti ha riportato alla luce molte partiture non conosciute del grande Herbie Nichols "€“ pianista e compositore "€“ scomparso prematuramente senza aver goduto della meritata valutazione, riscoperto in seguito per merito di jazzmen come Roswell Rudd, Misha Mengelberg, Steve Lacy. Allison e Kimbrough sotto la sigla Herbie Nichols Project hanno pubblicato tre dischi per la Soul Note (Strange City, Dr. Cyclops"€™ Dream, Love of Proximity), interamente dedicati al repertorio di Nichols. Altri riconoscimenti importanti per Allison riguardano il recente Peace Pipe (edito da Palmetto e ora anche dai Dischi del Manifesto), in cui la sua band incontra la kora del maliano Mamadou Diabate. Medicine Wheel è il gruppo in cui l"€™identità  di Allison si afferma con maggior nettezza, valorizzando il suo talento di compositore e arrangiatore, nonché di "€œregista"€ di solisti brillanti come Kimbrough, Blake, Gayton e Sarin.

Ben Allison, contrabbasso
Frank Kimbrough, pianoforte
Clark Gayton, trombone
Michael Blake, sassofoni
Michael Sarin, batteria

Ben Allison Medicin Wheel

Ben Allison Medicin Wheel

Tra le nuove generazioni di jazzisti che hanno rivitalizzato la scena di New York City, quella che ruota attorno ai componenti di Medicine Wheel riveste un ruolo particolare. Equidistanti sia dai radicali di "€œdowntown"€ che dalla black music d"€™avanguardia, Ben Allison & Co. si sono organizzati riannodando il filo del jazz storico alla luce delle nuove sensibilità  contemporanee, puntando su un lavoro d"€™equipe e sulla forza del collettivo.

Ben Allison nasce nel 1966 a New Haven, Connecticut. A 25 anni fonda il Jazz Composers Collective, nucleo artistico che produce, promuove, organizza le attività  di molti musicisti, anche con finalità  educative e didattiche. Il JCC ha effettuato tournèe in diversi paesi e ha ricevuto svariate commissioni dagli enti culturali più prestigiosi. E"€™ stato anche gruppo residente al MOMA (Museum of Modern Art) di New York. L"€™amicizia e la partnership tra Allison, Frank Kimbrough e Michael Blake dura da diversi anni e ha prodotto decine di concerti e incisioni discografiche, oltre a lavori per il cinema, la televisione, la radio. Ciascuno dei componenti di Medicine Wheel collabora parallelamente con molti altri gruppi. Ben Allison, dopo aver inciso con Lee Konitz, Ron Horton, Ted Nash, ha animato diverse formazioni. Dirige ad esempio Peace Pipe, il Kush Trio e, insieme a Kimbrough, l"€™ Herbie Nichols Project. Quest"€™ultimo progetto è molto importante, frutto di un paziente lavoro di ricerca e rielaborazione. Infatti ha riportato alla luce molte partiture non conosciute del grande Herbie Nichols "€“ pianista e compositore "€“ scomparso prematuramente senza aver goduto della meritata valutazione, riscoperto in seguito per merito di jazzmen come Roswell Rudd, Misha Mengelberg, Steve Lacy. Allison e Kimbrough sotto la sigla Herbie Nichols Project hanno pubblicato tre dischi per la Soul Note (Strange City, Dr. Cyclops"€™ Dream, Love of Proximity), interamente dedicati al repertorio di Nichols. Altri riconoscimenti importanti per Allison riguardano il recente Peace Pipe (edito da Palmetto e ora anche dai Dischi del Manifesto), in cui la sua band incontra la kora del maliano Mamadou Diabate. Medicine Wheel è il gruppo in cui l"€™identità  di Allison si afferma con maggior nettezza, valorizzando il suo talento di compositore e arrangiatore, nonché di "€œregista"€ di solisti brillanti come Kimbrough, Blake, Gayton e Sarin.

Ben Allison, contrabbasso
Frank Kimbrough, pianoforte
Clark Gayton, trombone
Michael Blake, sassofoni
Michael Sarin, batteria

Trapist

Trapist

Trapist

"€œSe Morton Feldman, John Cage e David Tudor avessero formato una rock-band, suonerebbe più o meno come Trapist"€. E"€™ divertente questa intuizione di Peter Marsh (Bbc) per definire ciò che evidentemente sfugge alle etichette.
Si pensa dunque a una miscela di improvvisazione quieta, commentata da rielaborazioni elettroniche, ma anche ad un minimalismo rock.

Trapist è in vita dal 2000 e sintetizza tutta una serie di sperimentazioni realizzate dalla scena viennese negli ultimi tempi. Una scena vivacissima, aperta a molteplici interscambi sonori, che punta soprattutto a valorizzare il rapporto tra acustica ed elettronica.
Martin Brandlmayr eredita il linguaggio percussivo di scuola nord-europea, dandone un"€™interpretazione molto personale, come dimostra anche la sua attività  nel trio Radian.
Martin Siewert suona sia la chitarra acustica che elettrica, influenzato sia dal folk americano (vedi John Fahey) che dalla psichedelia britannica, fino a condividere la radicalità  degli improvvisatori contemporanei: egli ha infatti collaborato, tra gli altri, con Wayne Horvitz, Ken Vandermark, Elliott Sharp, Christian Fennesz, Tony Buck.
Joe Williamson, canadese di Vancouver, dopo aver studiato a Montreal si è trasferito in Europa nel 1992, frequentando Amsterdam, Berlino, Londra e accumulando una serie di collaborazioni con musicisti come Han Bennink, Ab Baars, Evan Parker, Peggy Lee, Jon Rose ecc.
Il dialogo paritario tra strumenti acustici e manipolazione elettronica in tempo reale è il tratto distintivo di Trapist, che si distinguono da esperienze affini in virtù di una nuova sensibilità , di un"€™inedita capacità  di mettere in comunicazione suoni distanti tra loro.
C"€™è un attenzione particolare per la dimensione "€œspaziale"€ delle esposizioni sonore, che suggerisce un flusso lento e visionario del processo improvvisativo, dove improvvisi "€œscarti"€ poetici fanno breccia e animano il suo montaggio progressivo.

Martin Siewert, chitarre, elettronica
Martin Brandlmayr, percussioni, elettronica
Joe Williamson, basso

Trapist

Trapist

Trapist

"€œSe Morton Feldman, John Cage e David Tudor avessero formato una rock-band, suonerebbe più o meno come Trapist"€. E"€™ divertente questa intuizione di Peter Marsh (Bbc) per definire ciò che evidentemente sfugge alle etichette.
Si pensa dunque a una miscela di improvvisazione quieta, commentata da rielaborazioni elettroniche, ma anche ad un minimalismo rock.

Trapist è in vita dal 2000 e sintetizza tutta una serie di sperimentazioni realizzate dalla scena viennese negli ultimi tempi. Una scena vivacissima, aperta a molteplici interscambi sonori, che punta soprattutto a valorizzare il rapporto tra acustica ed elettronica.
Martin Brandlmayr eredita il linguaggio percussivo di scuola nord-europea, dandone un"€™interpretazione molto personale, come dimostra anche la sua attività  nel trio Radian.
Martin Siewert suona sia la chitarra acustica che elettrica, influenzato sia dal folk americano (vedi John Fahey) che dalla psichedelia britannica, fino a condividere la radicalità  degli improvvisatori contemporanei: egli ha infatti collaborato, tra gli altri, con Wayne Horvitz, Ken Vandermark, Elliott Sharp, Christian Fennesz, Tony Buck.
Joe Williamson, canadese di Vancouver, dopo aver studiato a Montreal si è trasferito in Europa nel 1992, frequentando Amsterdam, Berlino, Londra e accumulando una serie di collaborazioni con musicisti come Han Bennink, Ab Baars, Evan Parker, Peggy Lee, Jon Rose ecc.
Il dialogo paritario tra strumenti acustici e manipolazione elettronica in tempo reale è il tratto distintivo di Trapist, che si distinguono da esperienze affini in virtù di una nuova sensibilità , di un"€™inedita capacità  di mettere in comunicazione suoni distanti tra loro.
C"€™è un attenzione particolare per la dimensione "€œspaziale"€ delle esposizioni sonore, che suggerisce un flusso lento e visionario del processo improvvisativo, dove improvvisi "€œscarti"€ poetici fanno breccia e animano il suo montaggio progressivo.

Martin Siewert, chitarre, elettronica
Martin Brandlmayr, percussioni, elettronica
Joe Williamson, basso

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