Conferenza Spettacolo "Isadora Duncan: la rivoluzione del corpo-anima"

Conferenza Spettacolo "Isadora Duncan: la rivoluzione del corpo-anima"

La conferenza, pensata per un pubblico vasto e non specializzato, che possa essere avvicinato con piacere alla storia e ai miti dell'arte affascinante della danza, presenta un racconto animato con musiche e immagini d'epoca o ricostruite delle danze e dei loro protagonisti, che farà  rivivere i pensieri e le parole degli artisti nell'interpretazione di attori e offrirà  brevi dimostrazioni danzate di tecniche e stili.

La danza libera della leggendaria Isadora Duncan, che, a piedi nudi e in tuniche alla greca, sconvolge il mondo dell'arte, facendo del corpo danzante la manifestazione vivente dei moti dell'anima umana, è al centro e all'inizio di una nuova cultura del corpo e di una rigenerata visione della danza come arte individuale. La sua opera e la sua vita pionieristiche e anticonformiste, segnate dal successo e dalla tragedia, si impongono, all'alba del XX secolo, come punto di svolta senza ritorno verso l'affermazione di una danza e di una donna nuove, profondamente moderne.
Sulla sua persona si è creato un mito, che ha offuscato spesso la verità  storica e le intuizioni geniali del suo pensiero. Oggi, alla luce di più serie ricerche, è possibile renderle pienamente giustizia e ripercorrere il suo cammino, tenendo conto della verità  storica, ma senza rinunciare all'emozione, non solo estetica.

Di e narrato da: Eugenia Casini Ropa
Danza d'epoca: Paola Testoni
Omaggio a Isadora: Margherita Pirotto, coreografia Laura Pulin
Musica dal vivo: Daniele Roi
Interpretazione testi: Elena Scolaro, Fabio Tumiati
Elaborazione immagini: Symballein

Eugenia Casini Ropa
Eugenia Casini Ropa, è docente di Storia della danza e del mimo al corso DAMS dell'Università  di Bologna e presidente del corso di laurea specialistica in Discipline teatrali. Studiosa, in particolare, della danza del Novecento, ha pubblicato saggi e volumi tra cui si ricordano "La danza e l'agitprop" e "Alle origini della danza moderna". E' direttrice di collane editoriali sulla danza e presidente dell'€™Associazione Nazionale Danza Educazione Scuola (D.E.S.), che promuove la danza in ambito educativo.

Conferenza Spettacolo "Isadora Duncan: la rivoluzione del corpo-anima"

Conferenza Spettacolo "Isadora Duncan: la rivoluzione del corpo-anima"

La conferenza, pensata per un pubblico vasto e non specializzato, che possa essere avvicinato con piacere alla storia e ai miti dell'arte affascinante della danza, presenta un racconto animato con musiche e immagini d'epoca o ricostruite delle danze e dei loro protagonisti, che farà  rivivere i pensieri e le parole degli artisti nell'interpretazione di attori e offrirà  brevi dimostrazioni danzate di tecniche e stili.

La danza libera della leggendaria Isadora Duncan, che, a piedi nudi e in tuniche alla greca, sconvolge il mondo dell'arte, facendo del corpo danzante la manifestazione vivente dei moti dell'anima umana, è al centro e all'inizio di una nuova cultura del corpo e di una rigenerata visione della danza come arte individuale. La sua opera e la sua vita pionieristiche e anticonformiste, segnate dal successo e dalla tragedia, si impongono, all'alba del XX secolo, come punto di svolta senza ritorno verso l'affermazione di una danza e di una donna nuove, profondamente moderne.
Sulla sua persona si è creato un mito, che ha offuscato spesso la verità  storica e le intuizioni geniali del suo pensiero. Oggi, alla luce di più serie ricerche, è possibile renderle pienamente giustizia e ripercorrere il suo cammino, tenendo conto della verità  storica, ma senza rinunciare all'emozione, non solo estetica.

Di e narrato da: Eugenia Casini Ropa
Danza d'epoca: Paola Testoni
Omaggio a Isadora: Margherita Pirotto, coreografia Laura Pulin
Musica dal vivo: Daniele Roi
Interpretazione testi: Elena Scolaro, Fabio Tumiati
Elaborazione immagini: Symballein

Eugenia Casini Ropa
Eugenia Casini Ropa, è docente di Storia della danza e del mimo al corso DAMS dell'Università  di Bologna e presidente del corso di laurea specialistica in Discipline teatrali. Studiosa, in particolare, della danza del Novecento, ha pubblicato saggi e volumi tra cui si ricordano "La danza e l'agitprop" e "Alle origini della danza moderna". E' direttrice di collane editoriali sulla danza e presidente dell'€™Associazione Nazionale Danza Educazione Scuola (D.E.S.), che promuove la danza in ambito educativo.

Il viaggio di girafe

Il viaggio di girafe

Il Teatro d'artifico presenta uno spettacolo, che, sotto una tenda di 6 metri per 4 con un piccolo pubblico di 40 spettatori, racconta la verissima storia della giraffa che nel 1824 viaggiಠper due anni dal Sudan a Parigi passando altresì da Alessandria d"€™Egitto, il Mediterraneo e Marsiglia.

«eccomi signori son qui per mostrarvi una vera rarità .
è una Girafa Camelopardalis,
un po"€™ sciupata a dire il vero ma unica e specialissima.
ma intanto vogliate ascoltare le storia la mia la sua e le altre»

La storia
Lo spettacolo racconta una sorprendente avventura che ha per riferimenti storici e geografici Napoleone e la Restaurazione, la nascita dell'€™egittologia e i difficili equilibri politici del Mediterraneo orientale, tra Grecia, Albania, Turchia e nord Africa. Protagonisti della storia il pasciÍ  d"€™Egitto, Memet, e il suo consigliere privato, Bernardino Drovetti, piemontese, ex soldato napoleonico e console francese al Cairo.
Coinvolti in una brutta vicenda diplomatica, i due escogitano un sorprendente regalo "€˜riparatore"€™ per Carlo X, re della Francia restaurata post rivoluzionaria e post napoleonica, una giraffa, regalo di immenso valore, simbolico e scientifico: in Europa, prima di re Carlo, soltanto Giulio Cesare nell'€™antichità  e i Medici nel Rinascimento ne avevano posseduta una. E cosa meglio di una giraffa per assecondare il nascente gusto esotico e meraviglioso dell'€™Europa dei salotti e dei primi reportages scientifici e archeologici?
Inizia così, nel 1824, la rocambolesca avventura di Bernardino Drovetti e dei suoi aiutanti, Hassan e Atir, che catturano in Sudan il prezioso animale neonato (ma già  alto quasi un metro e mezzo) e poi lo trasportano fino a Parigi con un viaggio degno di Giulio Verne: prima legata su di un cammello, poi lungo il Nilo su una feluca; quindi, ad Alessandria d"€™Egitto, la imbarcano su di un piroscafo italiano, sul quale sono costretti a inventarsi un apposito ricovero (con tanto di buco sul pontile...) per la giraffa che, nel frattempo, ha superato i tre metri di altezza.
Il viaggio prosegue nel Mediterraneo sulla nave che porterà  l"€™originale convoglio fino a Marsiglia, dove la giraffa (Zarafa, come la chiamano in Egitto) comincerà  a diventare una celebrità  assoluta: passato l"€™inverno sotto la protezione del Prefetto della città , a fine primavera la giraffa, al guinzaglio, al ritmo di venti chilometri al giorno, viene condotta fino a Parigi. Ogni giorno una tappa e ogni tappa un arrivo trionfale: le città  della Francia si contendono l"€™evento, fino al tripudio parigino del Jardin des Plantes e l"€™incontro con sua maestà  in persona. ͈ il 1827, sono passati tre anni da quando tutto era iniziato, e in Francia, ormai, siamo in piena "€œmoda della Giraffa"€

Lo spettacolo
Il nipote di Bernardino e la sua improbabile truppa, in tutto e per tutto simile a quella della spedizione del 1824, stanno riportando Zarafa in Africa: se ne sono impossessati non si sa come e, come se fosse la cosa più normale del mondo, hanno deciso di riportare l"€™animale da dove è venuto. Hanno l"€™aria molto dimessa di un piccolo circolo sgualcito che sfrutta l"€™occasione per raccontare le avventure della giraffa e per tirar su qualche spicciolo, forse per il viaggio, più probabilmente per campare. ͈ un piccolo circo senza grandi numeri, ma ricco di nostalgie: di casa, dell'€™Africa, della biblioteca di Alessandria d"€™egitto e soprattutto di poesia. Poeti africani, europei, versi sul Mediterraneo, sul viaggio e molto altro finiscono per diventare il vero tessuto emotivo di questo spettacolo che oscilla sempre fra la risata e il sorriso, la meraviglia e l"€™invenzione. Pavese, Rimbaud, Ungaretti, Brauquier, Caproni, Orsenna e molti altri autori e poeti entrano in questo caravanserraglio ambulante, che "€“ anche grazie agli oggetti immaginari di Roberto Abbiati e la sua verve da rockstar "€“ per poco meno di un"€™ora incanta e diverte.

I temi
L"€™Africa e il Mediterraneo, Alessandria e Marsiglia sono i grandi protagonisti dello spettacolo, che si dipana come avventura interetnica ante litteram, ottocentesca, con tutte le difficoltà  del caso, grazie soprattutto ai traffici di un italiano che diventa console francese in Egitto e si arricchisce vendendo ai Parigini mummie e reperti archeologici; ed il pasciÍ  d"€™Egitto, albanese d"€™origini, che commercia in schiavi, armi e... giraffe; cacciatori d"€™animali, viaggiatori, scienziati e poeti completano il quadro...
Molte le linee di lettura possibili e i conseguenti approfondimenti:
- la geografia d"€™Africa: il Nilo, dalle sorgenti alla foce, via Sudan ed Egitto
- la storia di un mammifero anomalo e speciale come le giraffe
- la vita in Africa: miti, verità  e leggende
- la storia di Alessandria d"€™Egitto e della sua biblioteca
- le rotte del Mediterraneo e il valore del mare nel sistema afro-europeo
- la poesia e la musica
- la storia d"€™Europa da Napoleone a Carlo X
- la Francia, la scienza, l"€™egittologia e i cabinet de curiosités

una produzione: Armunia e il Carro di Jan
una collaborazione tra il Teatro d"€™artificio e Andante mosso
regia: Carlo Rossi
drammaturgia: Francesco Niccolini
luci e direzione tecnica: Silvio Martini
scelte musicali: Fabio Besana
scenografie costruite nel laboratorio scenotecnico di Armunia
tensostruttura fornita da CSC Milano
traduzione francese: Sara Rossi

Il viaggio di girafe

Il viaggio di girafe

Il Teatro d'artifico presenta uno spettacolo, che, sotto una tenda di 6 metri per 4 con un piccolo pubblico di 40 spettatori, racconta la verissima storia della giraffa che nel 1824 viaggiಠper due anni dal Sudan a Parigi passando altresì da Alessandria d"€™Egitto, il Mediterraneo e Marsiglia.

«eccomi signori son qui per mostrarvi una vera rarità .
è una Girafa Camelopardalis,
un po"€™ sciupata a dire il vero ma unica e specialissima.
ma intanto vogliate ascoltare le storia la mia la sua e le altre»

La storia
Lo spettacolo racconta una sorprendente avventura che ha per riferimenti storici e geografici Napoleone e la Restaurazione, la nascita dell'€™egittologia e i difficili equilibri politici del Mediterraneo orientale, tra Grecia, Albania, Turchia e nord Africa. Protagonisti della storia il pasciÍ  d"€™Egitto, Memet, e il suo consigliere privato, Bernardino Drovetti, piemontese, ex soldato napoleonico e console francese al Cairo.
Coinvolti in una brutta vicenda diplomatica, i due escogitano un sorprendente regalo "€˜riparatore"€™ per Carlo X, re della Francia restaurata post rivoluzionaria e post napoleonica, una giraffa, regalo di immenso valore, simbolico e scientifico: in Europa, prima di re Carlo, soltanto Giulio Cesare nell'€™antichità  e i Medici nel Rinascimento ne avevano posseduta una. E cosa meglio di una giraffa per assecondare il nascente gusto esotico e meraviglioso dell'€™Europa dei salotti e dei primi reportages scientifici e archeologici?
Inizia così, nel 1824, la rocambolesca avventura di Bernardino Drovetti e dei suoi aiutanti, Hassan e Atir, che catturano in Sudan il prezioso animale neonato (ma già  alto quasi un metro e mezzo) e poi lo trasportano fino a Parigi con un viaggio degno di Giulio Verne: prima legata su di un cammello, poi lungo il Nilo su una feluca; quindi, ad Alessandria d"€™Egitto, la imbarcano su di un piroscafo italiano, sul quale sono costretti a inventarsi un apposito ricovero (con tanto di buco sul pontile...) per la giraffa che, nel frattempo, ha superato i tre metri di altezza.
Il viaggio prosegue nel Mediterraneo sulla nave che porterà  l"€™originale convoglio fino a Marsiglia, dove la giraffa (Zarafa, come la chiamano in Egitto) comincerà  a diventare una celebrità  assoluta: passato l"€™inverno sotto la protezione del Prefetto della città , a fine primavera la giraffa, al guinzaglio, al ritmo di venti chilometri al giorno, viene condotta fino a Parigi. Ogni giorno una tappa e ogni tappa un arrivo trionfale: le città  della Francia si contendono l"€™evento, fino al tripudio parigino del Jardin des Plantes e l"€™incontro con sua maestà  in persona. ͈ il 1827, sono passati tre anni da quando tutto era iniziato, e in Francia, ormai, siamo in piena "€œmoda della Giraffa"€

Lo spettacolo
Il nipote di Bernardino e la sua improbabile truppa, in tutto e per tutto simile a quella della spedizione del 1824, stanno riportando Zarafa in Africa: se ne sono impossessati non si sa come e, come se fosse la cosa più normale del mondo, hanno deciso di riportare l"€™animale da dove è venuto. Hanno l"€™aria molto dimessa di un piccolo circolo sgualcito che sfrutta l"€™occasione per raccontare le avventure della giraffa e per tirar su qualche spicciolo, forse per il viaggio, più probabilmente per campare. ͈ un piccolo circo senza grandi numeri, ma ricco di nostalgie: di casa, dell'€™Africa, della biblioteca di Alessandria d"€™egitto e soprattutto di poesia. Poeti africani, europei, versi sul Mediterraneo, sul viaggio e molto altro finiscono per diventare il vero tessuto emotivo di questo spettacolo che oscilla sempre fra la risata e il sorriso, la meraviglia e l"€™invenzione. Pavese, Rimbaud, Ungaretti, Brauquier, Caproni, Orsenna e molti altri autori e poeti entrano in questo caravanserraglio ambulante, che "€“ anche grazie agli oggetti immaginari di Roberto Abbiati e la sua verve da rockstar "€“ per poco meno di un"€™ora incanta e diverte.

I temi
L"€™Africa e il Mediterraneo, Alessandria e Marsiglia sono i grandi protagonisti dello spettacolo, che si dipana come avventura interetnica ante litteram, ottocentesca, con tutte le difficoltà  del caso, grazie soprattutto ai traffici di un italiano che diventa console francese in Egitto e si arricchisce vendendo ai Parigini mummie e reperti archeologici; ed il pasciÍ  d"€™Egitto, albanese d"€™origini, che commercia in schiavi, armi e... giraffe; cacciatori d"€™animali, viaggiatori, scienziati e poeti completano il quadro...
Molte le linee di lettura possibili e i conseguenti approfondimenti:
- la geografia d"€™Africa: il Nilo, dalle sorgenti alla foce, via Sudan ed Egitto
- la storia di un mammifero anomalo e speciale come le giraffe
- la vita in Africa: miti, verità  e leggende
- la storia di Alessandria d"€™Egitto e della sua biblioteca
- le rotte del Mediterraneo e il valore del mare nel sistema afro-europeo
- la poesia e la musica
- la storia d"€™Europa da Napoleone a Carlo X
- la Francia, la scienza, l"€™egittologia e i cabinet de curiosités

una produzione: Armunia e il Carro di Jan
una collaborazione tra il Teatro d"€™artificio e Andante mosso
regia: Carlo Rossi
drammaturgia: Francesco Niccolini
luci e direzione tecnica: Silvio Martini
scelte musicali: Fabio Besana
scenografie costruite nel laboratorio scenotecnico di Armunia
tensostruttura fornita da CSC Milano
traduzione francese: Sara Rossi

Fratello Piccolo

Fratello Piccolo

Lo spettacolo, presentato dal Teatro Valdoca, è un progetto speciale per il Bastione Alicorno di Padova, creato nell'€™ambito di Prospettiva Danza Teatro 2005, di cui Mariangela Gualtieri ha creato i testi, che lei stessa reciterà .



La poesia vuole essere detta, vuole respiro, saliva, corpo e voce. Vuole uscire dalla polvere della pagina scritta, dalla letterarietà , dalla camera chiusa del pensiero, sbavarsi in una bocca che porta bene impressa la terra in cui è nata, il pane che ha mangiato, il vino che ha bevuto. La poesia vuole diventare musica. E' culto festivo: se si è in tanti ad ascoltarla allora diventa la festa di tanti, una festa del dire e dell'udire.

testi e voce recitante: Mariangela Gualtieri
organo: Dario Giovannini
movimento: Marianna Andrigo, Silvia Calderoni, Muna Mussie
regia: Cesare Ronconi

Mariangela Gualtieri
Mariangela Gualtieri è nata a Cesena, in Romagna. Nel 1983 ha fondato, insieme a Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca, di cui è drammarturga.
Fra i testi pubblicati: Antenata (ed. Crocetti, Milano 1992), Fuoco Centrale (ed. I Quaderni del Battello Ebbro, Bologna 1995), Nessuno ma tornano (Centro Editoriale Università  degli Studi della Calabria, Cosenza 1995), Sue Dimore (ed. Palazzo dell'€™Esposizioni di Roma, Roma 1996), Nei Leoni e nei Lupi (ed. I Quaderni del Battello Ebbro, Bologna 1996), Parsifal (ed. Teatro Valdoca, Cesena 2000), Chioma (ed. Teatro Valdoca, Cesena 2000).
E"€™ da poco uscita la raccolta dei suoi scritti teatrali, FUOCO CENTRALE e altre poesie per il teatro, presso la Casa Editrice Einaudi. In preparazione, sempre per Einaudi, la raccolta dei versi inediti.

Fratello Piccolo

Fratello Piccolo

Lo spettacolo, presentato dal Teatro Valdoca, è un progetto speciale per il Bastione Alicorno di Padova, creato nell'€™ambito di Prospettiva Danza Teatro 2005, di cui Mariangela Gualtieri ha creato i testi, che lei stessa reciterà .



La poesia vuole essere detta, vuole respiro, saliva, corpo e voce. Vuole uscire dalla polvere della pagina scritta, dalla letterarietà , dalla camera chiusa del pensiero, sbavarsi in una bocca che porta bene impressa la terra in cui è nata, il pane che ha mangiato, il vino che ha bevuto. La poesia vuole diventare musica. E' culto festivo: se si è in tanti ad ascoltarla allora diventa la festa di tanti, una festa del dire e dell'udire.

testi e voce recitante: Mariangela Gualtieri
organo: Dario Giovannini
movimento: Marianna Andrigo, Silvia Calderoni, Muna Mussie
regia: Cesare Ronconi

Mariangela Gualtieri
Mariangela Gualtieri è nata a Cesena, in Romagna. Nel 1983 ha fondato, insieme a Cesare Ronconi, il Teatro Valdoca, di cui è drammarturga.
Fra i testi pubblicati: Antenata (ed. Crocetti, Milano 1992), Fuoco Centrale (ed. I Quaderni del Battello Ebbro, Bologna 1995), Nessuno ma tornano (Centro Editoriale Università  degli Studi della Calabria, Cosenza 1995), Sue Dimore (ed. Palazzo dell'€™Esposizioni di Roma, Roma 1996), Nei Leoni e nei Lupi (ed. I Quaderni del Battello Ebbro, Bologna 1996), Parsifal (ed. Teatro Valdoca, Cesena 2000), Chioma (ed. Teatro Valdoca, Cesena 2000).
E"€™ da poco uscita la raccolta dei suoi scritti teatrali, FUOCO CENTRALE e altre poesie per il teatro, presso la Casa Editrice Einaudi. In preparazione, sempre per Einaudi, la raccolta dei versi inediti.

Paesaggio con fratello rotto

Paesaggio con fratello rotto

Lo spettacolo "Paesaggio con fratello rotto" rappresenta la prima di tre tappe ideate dal regista Cesare Ronconi, sottotitolata "Fango che diventa luce".
Siamo in presenza di tre animali, un macellaio, un oracolo ed un cantore: al centro un altare o forse uno scannatoio, una macelleria. Poi un grande organo che suona dal vivo, imponente, espanso: il suo suono è rotto a tratti da strappi di musica rock, dalle voci recitanti, dai versi degli animali.

Le parole sono visionarie. Le immagini dure e impressionanti. La musica, il canto e i tanti simboli che riempiono la scena, tutto tenta di parlare a qualcosa che non è l"€™intelligenza.
Non abbiamo smesso di credere nella forza della poesia, di pensare ad uno spettacolo anche come atto di resistenza contro la Signoria Attuale. Che cosa sia questa Signoria Attuale in parte tutti lo sappiamo e in parte non lo sapremo mai: una forza, comunque, che tenta di fare di noi un ovile muto, di deprimere la nostra vivezza, di metterci sulla schiena pesi schiaccianti. Ci guardiamo intorno e scorgiamo ovunque segni invasivi di questa forza indebolente. Pochi chilometri più in là  la vediamo all'€™opera coi suoi morti ammazzati e bombardati.
Ecco, ci muove una voglia d"€™esortazione, una paura, una pietà . Soprattutto la voglia di tenerci ben desti, di pronunciare parole troppo taciute, di cantare e ballare con la potenza disarmata dei bambini.

Produzione: Teatro Valdoca in collaborazione con Teatro A.Bonci di Cesena, DrodeseraCentral e Fies 2004.
Regia: Cesare Ronconi
Parole: Mariangela Gualtieri
Con Marianna Andrigo, Silvia Calderoni, Leonardo Delogu, Elisabetta Ferrari,
Dario Giovannini e Muna Mussie
Musiche dal vivo: Dario Giovannini
Campionamenti: Aidoru
Scene: Stefano Cortesi
Costumi: Patrizia Izzo
Fonico: Luca Fusconi
Macchinista: Federico Lepri
Organizzazione: Morena Cecchetti e Emanuela Dallagiovanna

Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività  Culturali, Regione Emilia Romagna e Provincia di Forlì-Cesena.

Paesaggio con fratello rotto

Paesaggio con fratello rotto

Lo spettacolo "Paesaggio con fratello rotto" rappresenta la prima di tre tappe ideate dal regista Cesare Ronconi, sottotitolata "Fango che diventa luce".
Siamo in presenza di tre animali, un macellaio, un oracolo ed un cantore: al centro un altare o forse uno scannatoio, una macelleria. Poi un grande organo che suona dal vivo, imponente, espanso: il suo suono è rotto a tratti da strappi di musica rock, dalle voci recitanti, dai versi degli animali.

Le parole sono visionarie. Le immagini dure e impressionanti. La musica, il canto e i tanti simboli che riempiono la scena, tutto tenta di parlare a qualcosa che non è l"€™intelligenza.
Non abbiamo smesso di credere nella forza della poesia, di pensare ad uno spettacolo anche come atto di resistenza contro la Signoria Attuale. Che cosa sia questa Signoria Attuale in parte tutti lo sappiamo e in parte non lo sapremo mai: una forza, comunque, che tenta di fare di noi un ovile muto, di deprimere la nostra vivezza, di metterci sulla schiena pesi schiaccianti. Ci guardiamo intorno e scorgiamo ovunque segni invasivi di questa forza indebolente. Pochi chilometri più in là  la vediamo all'€™opera coi suoi morti ammazzati e bombardati.
Ecco, ci muove una voglia d"€™esortazione, una paura, una pietà . Soprattutto la voglia di tenerci ben desti, di pronunciare parole troppo taciute, di cantare e ballare con la potenza disarmata dei bambini.

Produzione: Teatro Valdoca in collaborazione con Teatro A.Bonci di Cesena, DrodeseraCentral e Fies 2004.
Regia: Cesare Ronconi
Parole: Mariangela Gualtieri
Con Marianna Andrigo, Silvia Calderoni, Leonardo Delogu, Elisabetta Ferrari,
Dario Giovannini e Muna Mussie
Musiche dal vivo: Dario Giovannini
Campionamenti: Aidoru
Scene: Stefano Cortesi
Costumi: Patrizia Izzo
Fonico: Luca Fusconi
Macchinista: Federico Lepri
Organizzazione: Morena Cecchetti e Emanuela Dallagiovanna

Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività  Culturali, Regione Emilia Romagna e Provincia di Forlì-Cesena.

Teatro Valdoca

Teatro Valdoca

Il Teatro Valdoca è nato nel 1983 a Cesena, in Romagna, ad opera di Cesare Ronconi regista, e di Mariangela Gualtieri drammaturga.
Coi primi due spettacoli Lo spazio della quiete (1983) e Le radici dell'amore (1984) la Valdoca è presente fin da principio sulla scena europea: sono lavori senza parole, con una cifra stilistica e poetica molto netta.

Con Ruvido umano (1986) comincia una ricerca drammaturgica a ridosso della parola poetica, ricerca che avrà  piena e matura espressione nella trilogia Antenata (1991/93). In questi anni la Compagnia dà  vita ad una Scuola di Poesia che coinvolge i maggiori poeti italiani, fra cui Luzi, Fortini, Bigongiari, Conte, De Angelis, Loi, Maiorino, Cucchi, etc. Il lavoro pedagogico si apre poi all'incontro con numerosi giovani allievi attori, attraverso una vera e propria Scuola Nomade, che sfocia in due grandi spettacoli Ossicine (1994) e Fuoco Centrale (1995).
In questi, musica dal vivo, canto e danza, entrano a dar forza e complessità  alla parola poetica, che permane come caratteristica del lavoro della Compagnia. Nel 1997 Nei leoni e nei lupi riunisce sulla scena attori storici della Valdoca ed allievi della Scuola Nomade, secondo una scrittura drammaturgica che li impegna in una grande prova d'attore.
Parsifal Piccolo (1998) e infine Parsifal (1999), prodotto insieme al festival di Santarcangelo, segnano la prima impegnativa prova di riscrittura di un testo della tradizione. Chioma (2000) dà  vita ad una figura femminile potente, che ha l"€™intensità  dei personaggi del mito e la spaccatura dell'€™attuale sfacelo. Del 2001 Predica ai pesci, operetta magica e popolare per due acrobate, una cantante ed un"€™attrice.
Il 2002 è dedicato alla Scuola d"€™attore, e a NON-splendore rock, concerto di rock e poesia.
Nel gennaio 2003 i versi per la scena di Mariangela Gualtieri sono editi da Giulio Einaudi.
Dalla Scuola d"€™attore nasce l"€™opera corale Imparare è anche bruciare (2003).
L"€™ultima opera del Teatro Valdoca, Fango che diventa luce (2004), è la prima parte di un progetto in tre tappe dal titolo PAESAGGIO CON FRATELLO ROTTO.

Teatro Valdoca

Teatro Valdoca

Il Teatro Valdoca è nato nel 1983 a Cesena, in Romagna, ad opera di Cesare Ronconi regista, e di Mariangela Gualtieri drammaturga.
Coi primi due spettacoli Lo spazio della quiete (1983) e Le radici dell'amore (1984) la Valdoca è presente fin da principio sulla scena europea: sono lavori senza parole, con una cifra stilistica e poetica molto netta.

Con Ruvido umano (1986) comincia una ricerca drammaturgica a ridosso della parola poetica, ricerca che avrà  piena e matura espressione nella trilogia Antenata (1991/93). In questi anni la Compagnia dà  vita ad una Scuola di Poesia che coinvolge i maggiori poeti italiani, fra cui Luzi, Fortini, Bigongiari, Conte, De Angelis, Loi, Maiorino, Cucchi, etc. Il lavoro pedagogico si apre poi all'incontro con numerosi giovani allievi attori, attraverso una vera e propria Scuola Nomade, che sfocia in due grandi spettacoli Ossicine (1994) e Fuoco Centrale (1995).
In questi, musica dal vivo, canto e danza, entrano a dar forza e complessità  alla parola poetica, che permane come caratteristica del lavoro della Compagnia. Nel 1997 Nei leoni e nei lupi riunisce sulla scena attori storici della Valdoca ed allievi della Scuola Nomade, secondo una scrittura drammaturgica che li impegna in una grande prova d'attore.
Parsifal Piccolo (1998) e infine Parsifal (1999), prodotto insieme al festival di Santarcangelo, segnano la prima impegnativa prova di riscrittura di un testo della tradizione. Chioma (2000) dà  vita ad una figura femminile potente, che ha l"€™intensità  dei personaggi del mito e la spaccatura dell'€™attuale sfacelo. Del 2001 Predica ai pesci, operetta magica e popolare per due acrobate, una cantante ed un"€™attrice.
Il 2002 è dedicato alla Scuola d"€™attore, e a NON-splendore rock, concerto di rock e poesia.
Nel gennaio 2003 i versi per la scena di Mariangela Gualtieri sono editi da Giulio Einaudi.
Dalla Scuola d"€™attore nasce l"€™opera corale Imparare è anche bruciare (2003).
L"€™ultima opera del Teatro Valdoca, Fango che diventa luce (2004), è la prima parte di un progetto in tre tappe dal titolo PAESAGGIO CON FRATELLO ROTTO.

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