Voci nell'aria: Agosto - Settembre 2004

Voci nell'aria: Agosto - Settembre 2004

Ritorna dopo la pausa estiva al Caffè Pedrocchi la rassegna "Voci nell'aria", che il martedì propone l'esibizione di gruppi vocali, il mercoledì musica e teatro, il venerdì musiche dal mondo e il sabato i caffè-concerto. Inizio ore 21.30.

Programma dal 24 agosto all'11 settembre 2004:

Programma:

Martedì Sera: Gruppi Vocali
Mercoledì Sera: Musica e teatro
Venerdì Sera: Musiche dal mondo
Sabato Sera: caffè-concerto
 

Martedì Sera: Gruppi Vocali


24 agosto 2004
The Real Cheryl Porter Quartet Featuring Vittorio Matteucci:

Vittorio Matteucci (voce), Cheryl Porter (voce), Michele Calgaro (chitarra), Guido Torelli (contrabbasso), Gianni Bertoncini (batteria)

31 agosto 2004
Ska-J, Venice Goes Ska:

Marco Forieri (sax), Luca Toso (sax), Federico Nalesso (trombone), Tommaso Viola (chitarra), Sandro Caparelli (contrabbasso), Cristiano "General" Pastrello (batteria)

7 settembre 2004
Dirty Soul:
Cristian Pescosta (voce), Michele Bonivento (organo hammond), Luca Bortoluzzi (batteria).

 

 

Mercoledì Sera: Musica e Teatro

 


25 agosto 2004
Messieurs Tartare:

con Vasco Mirandola (parole e voce), Giorgio Pavan (musiche, chitarre e plettri), Giancarlo Tombesi (contrabbasso, cori), Matteo Pescarolo (intonarumori, sax clarino, cori), Flavio Costa (fisarmonica, piano tango).

1 settembre 2004
Il passo perfetto:

con Nicola Artuso (voce narrante), Loris Contarini (voce recitante), Paolo Valentini (musiche).

8 settembre 2004
Spazio Gershwin Night

serata di presentazione delle attività  di musica, danza e teatro dello Spazio Gershwin.

 

 

 

 

Venerdì Sera: Musiche dal mondo

 


27 agosto 2004
Ligia Franͧa Quartet

serata dedicata alla musica brasiliana:
Ligia Franͧa (voce), Roberto Taufiq (chitarra), Rubinho Jacob (chitarra), Mauro Martins (batteria, percussioni).

3 settembre 2004
Giancarlo Mellano Compadres

serata dedicata al flamenco:
Giancarlo Mellano (chitarra), Cristiano Lazzarini (chitarra), Frank De Franceschi (percussioni), Manuela Carretta (ballerina).

10 settembre 2004
Carmelo Tartamella Gipsy-Manouche Project
tributo a Django Reinhardt:

Carmelo Tartamella (chitarra solista), Jacopo Delfini (chitarra ritmica),
Carmelo Leotta (contrabbasso), Luca Campioni (violino)

 

 

 

 

Sabato Sera: Caffè-concerto

 


28 agosto 2004
Armomania Duo:

Paolo Valentini (chitarra), Mauro Minazzato (armonica cromatica, voce).

4 settembre 2004
Benetello-De Stefani Duo:

Romano Benetello (fisarmonica), Vanni De Stefani (pianoforte)

11 settembre 2004
Farrington-Caniato Duo:

Alan Farrington (voce), Stefano Caniato (pianoforte)

Informazioni:
Tel.: ++39 049 8073980
Cell.: ++39 3489491132
Caffè Pedrocchi: tel.: ++39 049 8781231.
E-mail: miles.eventi@associazione miles.it
Sito Internet: www.padovajazz.com

Si consiglia la prenotazione.

 

 

 

Voci nell'aria 2004

Voci nell'aria 2004

Ritorna dopo la pausa estiva al Caffè Pedrocchi la rassegna "Voci nell'aria", che il martedì propone l'esibizione di gruppi vocali, il mercoledì musica e teatro, il venerdì musiche dal mondo e il sabato i caffè-concerto. Inizio ore 21.30.

Programma dal 24 agosto all'11 settembre 2004:

Programma:

Martedì Sera: Gruppi Vocali
Mercoledì Sera: Musica e teatro
Venerdì Sera: Musiche dal mondo
Sabato Sera: caffè-concerto

Martedì Sera: Gruppi Vocali


24 agosto 2004
The Real Cheryl Porter Quartet Featuring Vittorio Matteucci:

Vittorio Matteucci (voce), Cheryl Porter (voce), Michele Calgaro (chitarra), Guido Torelli (contrabbasso), Gianni Bertoncini (batteria)

31 agosto 2004
Ska-J, Venice Goes Ska:

Marco Forieri (sax), Luca Toso (sax), Federico Nalesso (trombone), Tommaso Viola (chitarra), Sandro Caparelli (contrabbasso), Cristiano "General" Pastrello (batteria)

7 settembre 2004
Dirty Soul:
Cristian Pescosta (voce), Michele Bonivento (organo hammond), Luca Bortoluzzi (batteria).

Mercoledì Sera: Musica e Teatro



25 agosto 2004
Messieurs Tartare:

con Vasco Mirandola (parole e voce), Giorgio Pavan (musiche, chitarre e plettri), Giancarlo Tombesi (contrabbasso, cori), Matteo Pescarolo (intonarumori, sax clarino, cori), Flavio Costa (fisarmonica, piano tango).

1 settembre 2004
Il passo perfetto:

con Nicola Artuso (voce narrante), Loris Contarini (voce recitante), Paolo Valentini (musiche).

8 settembre 2004
Spazio Gershwin Night

serata di presentazione delle attività  di musica, danza e teatro dello Spazio Gershwin.

Venerdì Sera: Musiche dal mondo



27 agosto 2004
Ligia Franͧa Quartet

serata dedicata alla musica brasiliana:
Ligia Franͧa (voce), Roberto Taufiq (chitarra), Rubinho Jacob (chitarra), Mauro Martins (batteria, percussioni).

3 settembre 2004
Giancarlo Mellano Compadres

serata dedicata al flamenco:
Giancarlo Mellano (chitarra), Cristiano Lazzarini (chitarra), Frank De Franceschi (percussioni), Manuela Carretta (ballerina).

10 settembre 2004
Carmelo Tartamella Gipsy-Manouche Project
tributo a Django Reinhardt:

Carmelo Tartamella (chitarra solista), Jacopo Delfini (chitarra ritmica),
Carmelo Leotta (contrabbasso), Luca Campioni (violino)

Sabato Sera: Caffè-concerto



28 agosto 2004
Armomania Duo:

Paolo Valentini (chitarra), Mauro Minazzato (armonica cromatica, voce).

4 settembre 2004
Benetello-De Stefani Duo:

Romano Benetello (fisarmonica), Vanni De Stefani (pianoforte)

11 settembre 2004
Farrington-Caniato Duo:

Alan Farrington (voce), Stefano Caniato (pianoforte)

Informazioni:
Tel.: ++39 049 8073980
Cell.: ++39 3489491132
Caffè Pedrocchi: tel.: ++39 049 8781231.
E-mail: miles.eventi@associazione miles.it
Sito Internet: www.padovajazz.com

Si consiglia la prenotazione.

David Krakauer Klezmer Madness!

David Krakauer Klezmer Madness!

Se c"€™è un artista che può sintetizzare i risultati più alti ottenuti dalla rivalutazione che il klezmer ha goduto dagli anni 90 ad oggi, questo è David Krakauer. Non che la sua attività  si esaurisca in questo ambito, tutt"€™altro; ma la spinta creativa, l"€™energia vitale, il rinnovato linguaggio che Krakauer ha infuso alla musica ebraica dell'€™Europa centrale trapiantata negli Usa è sicuramente notevole.

Dopo la laurea alla Juilliard, dove ha studiato con Leon Russianoff, Krakauer ha approfondito gli studi al Sarah Lawrence College e al Conservatorio di Parigi. Si esibisce sia in ambito jazz che classico contemporaneo, si distingue per una esecuzione particolarmente brillante della "€œSequenza"€ per clarinetto di Luciano Berio. Suona con Itzhak Perlman e John Cage. Negli anni 80, Krakauer sviluppa la conoscenza del klezmer, suona con The Klezmatics, diventa un virtuoso assoluto dello strumento nell'€™ambito dell'€™improvvisazione jazz e dell'€™avanguardia newyorkese, collaborando con tutti i migliori esponenti di quell"€™area. Nelle sue interpretazioni, il klezmer si trasforma, incontra molteplici strutture musicali con cui interagisce, è arrangiato su ritmi rock, funk, dance. Ma il talento di Krakauer continua nel frattempo ad esprimersi in diversi contesti. Suona con la Philadelphia Orchestra, la Brooklyn Philarmonic, e incontra il Kronos Quartet, con cui sviluppa una notevole collaborazione, che si apprezza al meglio nel brano di Osvaldo Golijov "€œThe Dreams and Prayers of Isaac The Blind"€, inciso su Nonesuch. E"€™ richiesto inoltre come solista da diversi gruppi (Tokyo String Quartet, Lark Quartet, i danzatori giapponesi Eiko and Koma, l"€™orchestra sinfonica di Barcellona), nonchè invitato dai festival più prestigiosi. La Zankel Hall, nuovo spazio della Carnegie Hall, lo ha invitato per un programma assieme al pianista Uri Caine, mentre la Biennale Musica di Venezia del 2003 lo ha visto protagonista con il Klezmer Madness! Questa formazione è attiva da una decina d"€™anni, documentata su Label Bleu e Tzadik, presenta un programma di musica coinvolgente, che mette insieme folk, klezmer tradizionale, improvvisazione jazz, repertorio ballabile, fino a qualche arrangiamento hip-hop. Il gruppo è formato da giovani talenti di notevole abilità  e fantasia esecutiva, conta sul magistero percussivo di Michael Sarin, è spronato dal clarinetto incontenibile del leader, anche grande showman.

David Krakauer, clarinetto
SoCalled, samples
Will Holshouser, fisarmonica
Nicki Parrott, basso
Michael Sarin, batteria

David Krakauer Klezmer Madness!

David Krakauer Klezmer Madness!

Se c"€™è un artista che può sintetizzare i risultati più alti ottenuti dalla rivalutazione che il klezmer ha goduto dagli anni 90 ad oggi, questo è David Krakauer. Non che la sua attività  si esaurisca in questo ambito, tutt"€™altro; ma la spinta creativa, l"€™energia vitale, il rinnovato linguaggio che Krakauer ha infuso alla musica ebraica dell'€™Europa centrale trapiantata negli Usa è sicuramente notevole.

Dopo la laurea alla Juilliard, dove ha studiato con Leon Russianoff, Krakauer ha approfondito gli studi al Sarah Lawrence College e al Conservatorio di Parigi. Si esibisce sia in ambito jazz che classico contemporaneo, si distingue per una esecuzione particolarmente brillante della "€œSequenza"€ per clarinetto di Luciano Berio. Suona con Itzhak Perlman e John Cage. Negli anni 80, Krakauer sviluppa la conoscenza del klezmer, suona con The Klezmatics, diventa un virtuoso assoluto dello strumento nell'€™ambito dell'€™improvvisazione jazz e dell'€™avanguardia newyorkese, collaborando con tutti i migliori esponenti di quell"€™area. Nelle sue interpretazioni, il klezmer si trasforma, incontra molteplici strutture musicali con cui interagisce, è arrangiato su ritmi rock, funk, dance. Ma il talento di Krakauer continua nel frattempo ad esprimersi in diversi contesti. Suona con la Philadelphia Orchestra, la Brooklyn Philarmonic, e incontra il Kronos Quartet, con cui sviluppa una notevole collaborazione, che si apprezza al meglio nel brano di Osvaldo Golijov "€œThe Dreams and Prayers of Isaac The Blind"€, inciso su Nonesuch. E"€™ richiesto inoltre come solista da diversi gruppi (Tokyo String Quartet, Lark Quartet, i danzatori giapponesi Eiko and Koma, l"€™orchestra sinfonica di Barcellona), nonchè invitato dai festival più prestigiosi. La Zankel Hall, nuovo spazio della Carnegie Hall, lo ha invitato per un programma assieme al pianista Uri Caine, mentre la Biennale Musica di Venezia del 2003 lo ha visto protagonista con il Klezmer Madness! Questa formazione è attiva da una decina d"€™anni, documentata su Label Bleu e Tzadik, presenta un programma di musica coinvolgente, che mette insieme folk, klezmer tradizionale, improvvisazione jazz, repertorio ballabile, fino a qualche arrangiamento hip-hop. Il gruppo è formato da giovani talenti di notevole abilità  e fantasia esecutiva, conta sul magistero percussivo di Michael Sarin, è spronato dal clarinetto incontenibile del leader, anche grande showman.

David Krakauer, clarinetto
SoCalled, samples
Will Holshouser, fisarmonica
Nicki Parrott, basso
Michael Sarin, batteria

William Parker Quartet

William Parker Quartet

William Parker (1952), bassista, compositore, poeta, è tra i più attivi musicisti afroamericani degli ultimi 30 anni. Impossibile tracciarne un curriculum esauriente, tanti sono gli eventi cui ha partecipato, che ha prodotto, realizzato. La sua formazione è tutta interna alla musica d"€™avanguardia di New York dei primi anni 70.

Parker prende lezioni da Richard Davis, Jimmy Garrison, Wilbur Ware, contrabbassisti celebri, maestri di quella sonorità  "€œnera"€ legata alle musiche di Coltrane, Mingus, Monk, Dolphy, che sono le traiettorie centrali della sua maturazione d"€™artista. Sviluppa presto una straordinaria prolificità  compositiva, per tutti i tipi di ensemble. Suona con tutti i migliori jazzisti newyorkesi fino alla militanza nei gruppi del pianista Cecil Taylor, durata per tutti gli anni 80. Parallelamente sviluppa un sodalizio con alcuni improvvvisatori europei, primo fra tutti Peter Brà¶tzmann, ma anche Peter Kowald, Derek Bailey. Incide come sideman o leader un"€™enorme quantità  di dischi. Negli anni 90, William Parker si impone come un vero faro tra la comunità  dei musicisti neri di New York. Fonda la Little Huey Creative Orchestra, collettivo indipendente di grande influenza, scrive musiche per balletti (collaborando con la moglie Patricia Nicholson), opere, oratori, colonne sonore, pezzi per solo contrabbasso.
Dirige il gruppo In Order To Survive, si schiera a fianco di tutti i movimenti di rivendicazione civile, è direttore artistico del "€œVision Festival"€. Trova in Hamid Drake un batterista perfetto per formare la sezione ritmica più solida della musica radicale, continua il suo impegno nel quartetto di David S. Ware, con cui suona da anni. Anche con il pianista Matthew Shipp sviluppa un discorso artistico fruttuoso, ma è anche insieme a Brà¶tzmann in trii, piccoli gruppi e nel Chicago Tentet. Suona sempre più spesso in Europa, invitato da numerosi festival. A Parigi, all'€™interno di "€œBanlieues Bleues"€, presenta il progetto "€œThe Inside Songs Of Curtis Mayfield"€ (poi anche a Roma lo scorso anno), con Amiri Baraka voce recitante.
Il quartetto con cui si presenta a Padova (con Barnes, Brown e Drake) è in vita da qualche tempo e riallaccia la musica di Parker alle radici del jazz, ospitando a volte la cantante Leena Conquest. Di recente il legame con l"€™Italia si è rinforzato: Splasc(h) e Black Saint hanno pubblicato opere importanti di Parker, i festival "€œNew York Is Now"€ (Roma) e "€œAi confini tra Sardegna e Jazz"€ (S. Anna Arresi) hanno dato nel 2004 ampio spazio a molti dei suoi progetti.

William Parker, basso
Lewis Barnes, tromba
Rob Brown, sax alto
Hamid Drake, batteria

William Parker Quartet

William Parker Quartet

William Parker (1952), bassista, compositore, poeta, è tra i più attivi musicisti afroamericani degli ultimi 30 anni. Impossibile tracciarne un curriculum esauriente, tanti sono gli eventi cui ha partecipato, che ha prodotto, realizzato. La sua formazione è tutta interna alla musica d"€™avanguardia di New York dei primi anni 70.

Parker prende lezioni da Richard Davis, Jimmy Garrison, Wilbur Ware, contrabbassisti celebri, maestri di quella sonorità  "€œnera"€ legata alle musiche di Coltrane, Mingus, Monk, Dolphy, che sono le traiettorie centrali della sua maturazione d"€™artista. Sviluppa presto una straordinaria prolificità  compositiva, per tutti i tipi di ensemble. Suona con tutti i migliori jazzisti newyorkesi fino alla militanza nei gruppi del pianista Cecil Taylor, durata per tutti gli anni 80. Parallelamente sviluppa un sodalizio con alcuni improvvvisatori europei, primo fra tutti Peter Brà¶tzmann, ma anche Peter Kowald, Derek Bailey. Incide come sideman o leader un"€™enorme quantità  di dischi. Negli anni 90, William Parker si impone come un vero faro tra la comunità  dei musicisti neri di New York. Fonda la Little Huey Creative Orchestra, collettivo indipendente di grande influenza, scrive musiche per balletti (collaborando con la moglie Patricia Nicholson), opere, oratori, colonne sonore, pezzi per solo contrabbasso.
Dirige il gruppo In Order To Survive, si schiera a fianco di tutti i movimenti di rivendicazione civile, è direttore artistico del "€œVision Festival"€. Trova in Hamid Drake un batterista perfetto per formare la sezione ritmica più solida della musica radicale, continua il suo impegno nel quartetto di David S. Ware, con cui suona da anni. Anche con il pianista Matthew Shipp sviluppa un discorso artistico fruttuoso, ma è anche insieme a Brà¶tzmann in trii, piccoli gruppi e nel Chicago Tentet. Suona sempre più spesso in Europa, invitato da numerosi festival. A Parigi, all'€™interno di "€œBanlieues Bleues"€, presenta il progetto "€œThe Inside Songs Of Curtis Mayfield"€ (poi anche a Roma lo scorso anno), con Amiri Baraka voce recitante.
Il quartetto con cui si presenta a Padova (con Barnes, Brown e Drake) è in vita da qualche tempo e riallaccia la musica di Parker alle radici del jazz, ospitando a volte la cantante Leena Conquest. Di recente il legame con l"€™Italia si è rinforzato: Splasc(h) e Black Saint hanno pubblicato opere importanti di Parker, i festival "€œNew York Is Now"€ (Roma) e "€œAi confini tra Sardegna e Jazz"€ (S. Anna Arresi) hanno dato nel 2004 ampio spazio a molti dei suoi progetti.

William Parker, basso
Lewis Barnes, tromba
Rob Brown, sax alto
Hamid Drake, batteria

Wadada Leo Smith Golden Quartet

Wadada Leo Smith Golden Quartet

Compositore, solista, didatta, saggista, teorico, Wadada Leo Smith (1941, Leland, Mississippi) è tra gli autori più importanti della musica afroamericana degli ultimi decenni. Dopo la sua prima formazione, intrisa di blues e di musica bandistica, entra in contatto con il gruppo di musicisti di Chicago appartenenti alla AACM.

Incide in trio con A. Braxton e L. Jenkins e poi con il Creative Construction Company, distinguendosi per uno stile che valorizza il "€œframmento"€ sonoro di contro alle frasi legate e veloci del jazz. Negli anni 70 fonda il New Dalta Ahkri e fonda l"€™etichetta Kabell per la quale pubblica anche "€œCreative Music 1"€ per tromba sola. Smith si esprime spesso come poli-strumentista, cercando un nuovo linguaggio per una sua "€œmusica del mondo"€. Pubblica il saggio "€œNotes"€, tradotto anche in italiano nel 1981 (Nistri-Lischi), dove sviluppa una propria metodologia compositiva-improvvisativa basata sui "€œrhythm-units"€ e una tecnica battezzata "€œahkreanvention"€, che affida a particolari simboli grafici e pittorici una simultaneità  di eventi sonori (durata, carattere dell'€™improvvisazione, movimenti ritmici). I suoi partner di quegli anni sono Anthony Davis, Oliver Lake, Henry Threadgill, Bobby Naughton, Dwight Andrews. Dirige una big-band con Roscoe Mitchell, suona in trio con Kowald e Sommer. Negli anni 80 diminuisce la sua attività  pubblica, dedicandosi alla ricerca e all'€™insegnamento, ricevendo numerosi riconoscimenti da istituzioni culturali americane. Nel decennio successivo Wadada Leo Smith torna a produrre numerose opere, accostandosi alla sperimentazione elettronica, ma suonando anche musica popolare oppure fondando con il chitarrista Henry Kaiser il gruppo "€œYo Miles!"€, che rilegge il repertorio "€œelettrico"€ di Miles Davis. Pubblica diversi lavori per la Tzadik di John Zorn, suona in duo con Braxton e lo stesso Zorn, ma soprattutto dirige il Golden Quartet. Che inizialmente radunava Anthony Davis al piano, il compianto Malachi Favors al basso e Jack De Johnette alla batteria, ora sostituiti da Vjay Iyer, John Lindberg e Ronald Shannon Jackson (quest"€™ultimo già  a fianco di Albert Ayler, Ornette Coleman, Cecil Taylor e direttore della Decoding Society). La poetica di Smith è rimasta fedele a se stessa malgrado la varietà  delle situazioni affrontate. Il suono di tromba e flicorno è ancora acre, scuro, ma sa diventare dolce, luminoso, coprendo un vasto spettro di sfumature.

Wadada Leo Smith, tromba
Vijay Iyer, pianoforte
John Lindberg, basso
Ronald Shannon Jackson, batteria

Wadada Leo Smith Golden Quartet

Wadada Leo Smith Golden Quartet

Compositore, solista, didatta, saggista, teorico, Wadada Leo Smith (1941, Leland, Mississippi) è tra gli autori più importanti della musica afroamericana degli ultimi decenni. Dopo la sua prima formazione, intrisa di blues e di musica bandistica, entra in contatto con il gruppo di musicisti di Chicago appartenenti alla AACM.

Incide in trio con A. Braxton e L. Jenkins e poi con il Creative Construction Company, distinguendosi per uno stile che valorizza il "€œframmento"€ sonoro di contro alle frasi legate e veloci del jazz. Negli anni 70 fonda il New Dalta Ahkri e fonda l"€™etichetta Kabell per la quale pubblica anche "€œCreative Music 1"€ per tromba sola. Smith si esprime spesso come poli-strumentista, cercando un nuovo linguaggio per una sua "€œmusica del mondo"€. Pubblica il saggio "€œNotes"€, tradotto anche in italiano nel 1981 (Nistri-Lischi), dove sviluppa una propria metodologia compositiva-improvvisativa basata sui "€œrhythm-units"€ e una tecnica battezzata "€œahkreanvention"€, che affida a particolari simboli grafici e pittorici una simultaneità  di eventi sonori (durata, carattere dell'€™improvvisazione, movimenti ritmici). I suoi partner di quegli anni sono Anthony Davis, Oliver Lake, Henry Threadgill, Bobby Naughton, Dwight Andrews. Dirige una big-band con Roscoe Mitchell, suona in trio con Kowald e Sommer. Negli anni 80 diminuisce la sua attività  pubblica, dedicandosi alla ricerca e all'€™insegnamento, ricevendo numerosi riconoscimenti da istituzioni culturali americane. Nel decennio successivo Wadada Leo Smith torna a produrre numerose opere, accostandosi alla sperimentazione elettronica, ma suonando anche musica popolare oppure fondando con il chitarrista Henry Kaiser il gruppo "€œYo Miles!"€, che rilegge il repertorio "€œelettrico"€ di Miles Davis. Pubblica diversi lavori per la Tzadik di John Zorn, suona in duo con Braxton e lo stesso Zorn, ma soprattutto dirige il Golden Quartet. Che inizialmente radunava Anthony Davis al piano, il compianto Malachi Favors al basso e Jack De Johnette alla batteria, ora sostituiti da Vjay Iyer, John Lindberg e Ronald Shannon Jackson (quest"€™ultimo già  a fianco di Albert Ayler, Ornette Coleman, Cecil Taylor e direttore della Decoding Society). La poetica di Smith è rimasta fedele a se stessa malgrado la varietà  delle situazioni affrontate. Il suono di tromba e flicorno è ancora acre, scuro, ma sa diventare dolce, luminoso, coprendo un vasto spettro di sfumature.

Wadada Leo Smith, tromba
Vijay Iyer, pianoforte
John Lindberg, basso
Ronald Shannon Jackson, batteria

Matthew Shipp Trio

Matthew Shipp Trio

Matthew Shipp nasce nel 1960 a Wilmington, Delaware. Inizia a suonare il pianoforte a cinque anni, spinto da un ambiente famigliare circondato dal jazz (la madre era stata amica d"€™infanzia di Clifford Brown). Suona da ragazzo in alcune rock-bands, studia jazz, teoria musicale, improvvisazione, piano classico e clarinetto basso, prima di frequentare per due anni il New England Conservatory of Music.

Arriva a New York nel 1984 ed è introdotto nell'€™ambiente da William Parker, col quale inizia un sodalizio artistico ormai ventennale. Influenzato da Thelonious Monk, Andrew Hill, Paul Bley, Cecil Taylor, Muhal Richard Abrams, Shipp approfondisce parallelamente le musiche di Ives, Cage, Feldman, attratto naturalmente dalla possibilità  di oltrepassare le barriere degli stili. Si esibisce in diversi organici e incide moltissimo: entra stabilmente nel quartetto di David S. Ware, realizza duetti con Rob Brown (primo disco in questa formazione, nel 1988), Joe Morris, W. Parker. A suo nome esce "€œPoints"€ per la Silkheart (1990), primo di una lunga serie di album. Nel 1992 entra nel gruppo di Roscoe Mitchell con cui incide "€œThis Dance Is For Steve McCall'€ e poi "€œNine To Get Ready"€, oltre a un duetto ("€œ2-Z"€). Dirige un trio con basso e batteria (con W. Parker e Walt Dickey, poi sostituito da Susie Ibarra e Gerald Cleaver), suona in piano solo. Nella seconda metà  degli anni 90 comincia a collaborare per l"€™etichetta Thirsty Ear, di cui diventa direttore musicale qualche anno dopo. La Thirsty Ear si propone come un gruppo di lavoro innovativo, perseguendo l"€™obiettivo di mettere in comunicazione il jazz radicale e il mondo dei dj più aperto alle sperimentazioni. Shipp promuove dunque incontri discografici con Dj Spooky, Spring Heel Jack, Antipop Consortium, Dj Wally e altre realtà  affini. Intanto continua la sua attività  con David S. Ware, con cui partecipa a innumerevoli festival internazionali, incide in trio con W. Parker e Mat Maneri, compone materiale con largo uso di elettronica ("€œNu Bop"€, il recente "€œHarmony and Abyss"€). Il trio con William Parker e Gerald Cleaver si distingue per una passionale indagine sonora che fa interagire strutture e libera improvvisazione, lirismo e astrattismo, legame con la tradizione e tensione verso il futuro. La musica di Matthew Shipp è in costante cambiamento, curiosa verso ogni forma di sintesi, impregnata di jazz ma in relazione costante con la varietà  delle musiche contemporanee.

Matthew Shipp, pianoforte
William Parker, contrabbasso
Gerald Cleaver, batteria

Matthew Shipp Trio

Matthew Shipp Trio

Matthew Shipp nasce nel 1960 a Wilmington, Delaware. Inizia a suonare il pianoforte a cinque anni, spinto da un ambiente famigliare circondato dal jazz (la madre era stata amica d"€™infanzia di Clifford Brown). Suona da ragazzo in alcune rock-bands, studia jazz, teoria musicale, improvvisazione, piano classico e clarinetto basso, prima di frequentare per due anni il New England Conservatory of Music.

Arriva a New York nel 1984 ed è introdotto nell'€™ambiente da William Parker, col quale inizia un sodalizio artistico ormai ventennale. Influenzato da Thelonious Monk, Andrew Hill, Paul Bley, Cecil Taylor, Muhal Richard Abrams, Shipp approfondisce parallelamente le musiche di Ives, Cage, Feldman, attratto naturalmente dalla possibilità  di oltrepassare le barriere degli stili. Si esibisce in diversi organici e incide moltissimo: entra stabilmente nel quartetto di David S. Ware, realizza duetti con Rob Brown (primo disco in questa formazione, nel 1988), Joe Morris, W. Parker. A suo nome esce "€œPoints"€ per la Silkheart (1990), primo di una lunga serie di album. Nel 1992 entra nel gruppo di Roscoe Mitchell con cui incide "€œThis Dance Is For Steve McCall'€ e poi "€œNine To Get Ready"€, oltre a un duetto ("€œ2-Z"€). Dirige un trio con basso e batteria (con W. Parker e Walt Dickey, poi sostituito da Susie Ibarra e Gerald Cleaver), suona in piano solo. Nella seconda metà  degli anni 90 comincia a collaborare per l"€™etichetta Thirsty Ear, di cui diventa direttore musicale qualche anno dopo. La Thirsty Ear si propone come un gruppo di lavoro innovativo, perseguendo l"€™obiettivo di mettere in comunicazione il jazz radicale e il mondo dei dj più aperto alle sperimentazioni. Shipp promuove dunque incontri discografici con Dj Spooky, Spring Heel Jack, Antipop Consortium, Dj Wally e altre realtà  affini. Intanto continua la sua attività  con David S. Ware, con cui partecipa a innumerevoli festival internazionali, incide in trio con W. Parker e Mat Maneri, compone materiale con largo uso di elettronica ("€œNu Bop"€, il recente "€œHarmony and Abyss"€). Il trio con William Parker e Gerald Cleaver si distingue per una passionale indagine sonora che fa interagire strutture e libera improvvisazione, lirismo e astrattismo, legame con la tradizione e tensione verso il futuro. La musica di Matthew Shipp è in costante cambiamento, curiosa verso ogni forma di sintesi, impregnata di jazz ma in relazione costante con la varietà  delle musiche contemporanee.

Matthew Shipp, pianoforte
William Parker, contrabbasso
Gerald Cleaver, batteria

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