Un anno di jazz a Padova 2004.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Dopo la pausa del mese di agosto, riparte la rassegna Un anno di jazz a Padova, che si svolgerà  come sempre ogni giovedì sera al Caffè Pedrocchi o al Centro Porsche di Corso Stati Uniti. Ecco il calendario degli appuntamenti di settembre ed ottobre.




26 agosto, ore 21.30
Caffè Pedrocchi

Sax Appeal Saxophone Quartet:
Guido Bombardieri (sax soprano, alto), Nicolas Granelli (sax alto, tenore), Ettore Martin (sax tenore), Maurizio Camardi (sax baritono).

2 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Weather Report Tribute
:
Gigi Sella (sassofoni), Francesco Signorini (tastiere), Stefano Olivato (basso elettrico), Paolo Prizzon (batteria), Leonardo Di Angilla (percussioni).

9 settembre, ore 21.30
Centro Porsche Padova
Chicca Andriollo Quartet
:
Chicca Andriollo (voce), Oscar Marchioni (organo hammond), Marco Bovi (chitarra), Enzo Carpentieri (batteria).

16 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Piero Odorici Quartet
:
Piero Odorici (sax tenore), Marcello Tonolo (pianoforte), Marc Abrams (contrabbasso), Massimo Chiarella (batteria).

23 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Patrizio Fariselli Trio
:
Patrizio Fariselli (pianoforte), Paolino Dalla Porta (contrabbasso), Massimo Manzi (batteria).

30 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Marco Strano Quartet
:
Marco Strano (sassofono), Alessandro Mozzi (pianoforte), Franco Lion (contrabbasso), Paolo Balladore (batteria).

7 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
GTB Trio
:
Sandro Gibellini (chitarra), Ares Tavolazzi (contrabbasso), Mauro Beggio (batteria).

14 ottobre, ore 21.30
Centro Porsche Padova
Simone Guiducci "Gramelot Ensemble" featuring Ralph Alessi
:
Ralph Alessi (tromba), Simone Guiducci (chitarra), Achille Succi (clarinetto), Fausto Beccalossi (fisarmonica), Salvatore Maiore (contrabbasso), Roberto Dani (batteria).

21 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi

Visibelli-Cappelletti Duo:
Giulio Visibelli (sassofoni), Arrigo Cappelletti (pianoforte).

28 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Michele Polga Quartet, presentazione del CD "Movin' House":

Michele Polga (sassofoni), Marcello Tonolo (pianoforte), Marc Abrams (contrabbasso), Walter Poli (batteria).


Info:

Associazione culturale Miles
Scuola di Musica "Gershwin"

Tel. ++39 49 8073980
Cell. ++39 48 9491132

e-mail: info@padovajazz.com
Siti Internet:
www.padovajazz.com
www.associazionemiles.it
www.spaziogershwin.org
www.porsche.com

Caffè Pedrocchi Sala Rossa
tel. ++39 49 8781231
Si consiglia la prenotazione.

Centro Porsche Padova
Entrata libera fino ad esaurimento dei posti, prenotazione obbligatoria.
cell. ++39 48 7272755

Il servizio di prenotazione dei posti sarà  disponibile dal lunedì al giovedì (ore 9.00-12.30 e 15.00-17.30) durante la settimana relativa al concerto.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Un anno di jazz a Padova 2004.

Dopo la pausa del mese di agosto, riparte la rassegna Un anno di jazz a Padova, che si svolgerà  come sempre ogni giovedì sera al Caffè Pedrocchi o al Centro Porsche di Corso Stati Uniti. Ecco il calendario degli appuntamenti di settembre ed ottobre.




26 agosto, ore 21.30
Caffè Pedrocchi

Sax Appeal Saxophone Quartet:
Guido Bombardieri (sax soprano, alto), Nicolas Granelli (sax alto, tenore), Ettore Martin (sax tenore), Maurizio Camardi (sax baritono).

2 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Weather Report Tribute
:
Gigi Sella (sassofoni), Francesco Signorini (tastiere), Stefano Olivato (basso elettrico), Paolo Prizzon (batteria), Leonardo Di Angilla (percussioni).

9 settembre, ore 21.30
Centro Porsche Padova
Chicca Andriollo Quartet
:
Chicca Andriollo (voce), Oscar Marchioni (organo hammond), Marco Bovi (chitarra), Enzo Carpentieri (batteria).

16 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Piero Odorici Quartet
:
Piero Odorici (sax tenore), Marcello Tonolo (pianoforte), Marc Abrams (contrabbasso), Massimo Chiarella (batteria).

23 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Patrizio Fariselli Trio
:
Patrizio Fariselli (pianoforte), Paolino Dalla Porta (contrabbasso), Massimo Manzi (batteria).

30 settembre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Marco Strano Quartet
:
Marco Strano (sassofono), Alessandro Mozzi (pianoforte), Franco Lion (contrabbasso), Paolo Balladore (batteria).

7 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
GTB Trio
:
Sandro Gibellini (chitarra), Ares Tavolazzi (contrabbasso), Mauro Beggio (batteria).

14 ottobre, ore 21.30
Centro Porsche Padova
Simone Guiducci "Gramelot Ensemble" featuring Ralph Alessi
:
Ralph Alessi (tromba), Simone Guiducci (chitarra), Achille Succi (clarinetto), Fausto Beccalossi (fisarmonica), Salvatore Maiore (contrabbasso), Roberto Dani (batteria).

21 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi

Visibelli-Cappelletti Duo:
Giulio Visibelli (sassofoni), Arrigo Cappelletti (pianoforte).

28 ottobre, ore 21.30
Caffè Pedrocchi
Michele Polga Quartet, presentazione del CD "Movin' House":

Michele Polga (sassofoni), Marcello Tonolo (pianoforte), Marc Abrams (contrabbasso), Walter Poli (batteria).


Info:

Associazione culturale Miles
Scuola di Musica "Gershwin"

Tel. ++39 49 8073980
Cell. ++39 48 9491132

e-mail: info@padovajazz.com
Siti Internet:
www.padovajazz.com
www.associazionemiles.it
www.spaziogershwin.org
www.porsche.com

Caffè Pedrocchi Sala Rossa
tel. ++39 49 8781231
Si consiglia la prenotazione.

Centro Porsche Padova
Entrata libera fino ad esaurimento dei posti, prenotazione obbligatoria.
cell. ++39 48 7272755

Il servizio di prenotazione dei posti sarà  disponibile dal lunedì al giovedì (ore 9.00-12.30 e 15.00-17.30) durante la settimana relativa al concerto.

Ben Allison Medicin Wheel

Ben Allison Medicin Wheel

Tra le nuove generazioni di jazzisti che hanno rivitalizzato la scena di New York City, quella che ruota attorno ai componenti di Medicine Wheel riveste un ruolo particolare. Equidistanti sia dai radicali di "€œdowntown"€ che dalla black music d"€™avanguardia, Ben Allison & Co. si sono organizzati riannodando il filo del jazz storico alla luce delle nuove sensibilità  contemporanee, puntando su un lavoro d"€™equipe e sulla forza del collettivo.

Ben Allison nasce nel 1966 a New Haven, Connecticut. A 25 anni fonda il Jazz Composers Collective, nucleo artistico che produce, promuove, organizza le attività  di molti musicisti, anche con finalità  educative e didattiche. Il JCC ha effettuato tournèe in diversi paesi e ha ricevuto svariate commissioni dagli enti culturali più prestigiosi. E"€™ stato anche gruppo residente al MOMA (Museum of Modern Art) di New York. L"€™amicizia e la partnership tra Allison, Frank Kimbrough e Michael Blake dura da diversi anni e ha prodotto decine di concerti e incisioni discografiche, oltre a lavori per il cinema, la televisione, la radio. Ciascuno dei componenti di Medicine Wheel collabora parallelamente con molti altri gruppi. Ben Allison, dopo aver inciso con Lee Konitz, Ron Horton, Ted Nash, ha animato diverse formazioni. Dirige ad esempio Peace Pipe, il Kush Trio e, insieme a Kimbrough, l"€™ Herbie Nichols Project. Quest"€™ultimo progetto è molto importante, frutto di un paziente lavoro di ricerca e rielaborazione. Infatti ha riportato alla luce molte partiture non conosciute del grande Herbie Nichols "€“ pianista e compositore "€“ scomparso prematuramente senza aver goduto della meritata valutazione, riscoperto in seguito per merito di jazzmen come Roswell Rudd, Misha Mengelberg, Steve Lacy. Allison e Kimbrough sotto la sigla Herbie Nichols Project hanno pubblicato tre dischi per la Soul Note (Strange City, Dr. Cyclops"€™ Dream, Love of Proximity), interamente dedicati al repertorio di Nichols. Altri riconoscimenti importanti per Allison riguardano il recente Peace Pipe (edito da Palmetto e ora anche dai Dischi del Manifesto), in cui la sua band incontra la kora del maliano Mamadou Diabate. Medicine Wheel è il gruppo in cui l"€™identità  di Allison si afferma con maggior nettezza, valorizzando il suo talento di compositore e arrangiatore, nonché di "€œregista"€ di solisti brillanti come Kimbrough, Blake, Gayton e Sarin.

Ben Allison, contrabbasso
Frank Kimbrough, pianoforte
Clark Gayton, trombone
Michael Blake, sassofoni
Michael Sarin, batteria

Ben Allison Medicin Wheel

Ben Allison Medicin Wheel

Tra le nuove generazioni di jazzisti che hanno rivitalizzato la scena di New York City, quella che ruota attorno ai componenti di Medicine Wheel riveste un ruolo particolare. Equidistanti sia dai radicali di "€œdowntown"€ che dalla black music d"€™avanguardia, Ben Allison & Co. si sono organizzati riannodando il filo del jazz storico alla luce delle nuove sensibilità  contemporanee, puntando su un lavoro d"€™equipe e sulla forza del collettivo.

Ben Allison nasce nel 1966 a New Haven, Connecticut. A 25 anni fonda il Jazz Composers Collective, nucleo artistico che produce, promuove, organizza le attività  di molti musicisti, anche con finalità  educative e didattiche. Il JCC ha effettuato tournèe in diversi paesi e ha ricevuto svariate commissioni dagli enti culturali più prestigiosi. E"€™ stato anche gruppo residente al MOMA (Museum of Modern Art) di New York. L"€™amicizia e la partnership tra Allison, Frank Kimbrough e Michael Blake dura da diversi anni e ha prodotto decine di concerti e incisioni discografiche, oltre a lavori per il cinema, la televisione, la radio. Ciascuno dei componenti di Medicine Wheel collabora parallelamente con molti altri gruppi. Ben Allison, dopo aver inciso con Lee Konitz, Ron Horton, Ted Nash, ha animato diverse formazioni. Dirige ad esempio Peace Pipe, il Kush Trio e, insieme a Kimbrough, l"€™ Herbie Nichols Project. Quest"€™ultimo progetto è molto importante, frutto di un paziente lavoro di ricerca e rielaborazione. Infatti ha riportato alla luce molte partiture non conosciute del grande Herbie Nichols "€“ pianista e compositore "€“ scomparso prematuramente senza aver goduto della meritata valutazione, riscoperto in seguito per merito di jazzmen come Roswell Rudd, Misha Mengelberg, Steve Lacy. Allison e Kimbrough sotto la sigla Herbie Nichols Project hanno pubblicato tre dischi per la Soul Note (Strange City, Dr. Cyclops"€™ Dream, Love of Proximity), interamente dedicati al repertorio di Nichols. Altri riconoscimenti importanti per Allison riguardano il recente Peace Pipe (edito da Palmetto e ora anche dai Dischi del Manifesto), in cui la sua band incontra la kora del maliano Mamadou Diabate. Medicine Wheel è il gruppo in cui l"€™identità  di Allison si afferma con maggior nettezza, valorizzando il suo talento di compositore e arrangiatore, nonché di "€œregista"€ di solisti brillanti come Kimbrough, Blake, Gayton e Sarin.

Ben Allison, contrabbasso
Frank Kimbrough, pianoforte
Clark Gayton, trombone
Michael Blake, sassofoni
Michael Sarin, batteria

Trapist

Trapist

Trapist

"€œSe Morton Feldman, John Cage e David Tudor avessero formato una rock-band, suonerebbe più o meno come Trapist"€. E"€™ divertente questa intuizione di Peter Marsh (Bbc) per definire ciò che evidentemente sfugge alle etichette.
Si pensa dunque a una miscela di improvvisazione quieta, commentata da rielaborazioni elettroniche, ma anche ad un minimalismo rock.

Trapist è in vita dal 2000 e sintetizza tutta una serie di sperimentazioni realizzate dalla scena viennese negli ultimi tempi. Una scena vivacissima, aperta a molteplici interscambi sonori, che punta soprattutto a valorizzare il rapporto tra acustica ed elettronica.
Martin Brandlmayr eredita il linguaggio percussivo di scuola nord-europea, dandone un"€™interpretazione molto personale, come dimostra anche la sua attività  nel trio Radian.
Martin Siewert suona sia la chitarra acustica che elettrica, influenzato sia dal folk americano (vedi John Fahey) che dalla psichedelia britannica, fino a condividere la radicalità  degli improvvisatori contemporanei: egli ha infatti collaborato, tra gli altri, con Wayne Horvitz, Ken Vandermark, Elliott Sharp, Christian Fennesz, Tony Buck.
Joe Williamson, canadese di Vancouver, dopo aver studiato a Montreal si è trasferito in Europa nel 1992, frequentando Amsterdam, Berlino, Londra e accumulando una serie di collaborazioni con musicisti come Han Bennink, Ab Baars, Evan Parker, Peggy Lee, Jon Rose ecc.
Il dialogo paritario tra strumenti acustici e manipolazione elettronica in tempo reale è il tratto distintivo di Trapist, che si distinguono da esperienze affini in virtù di una nuova sensibilità , di un"€™inedita capacità  di mettere in comunicazione suoni distanti tra loro.
C"€™è un attenzione particolare per la dimensione "€œspaziale"€ delle esposizioni sonore, che suggerisce un flusso lento e visionario del processo improvvisativo, dove improvvisi "€œscarti"€ poetici fanno breccia e animano il suo montaggio progressivo.

Martin Siewert, chitarre, elettronica
Martin Brandlmayr, percussioni, elettronica
Joe Williamson, basso

Trapist

Trapist

Trapist

"€œSe Morton Feldman, John Cage e David Tudor avessero formato una rock-band, suonerebbe più o meno come Trapist"€. E"€™ divertente questa intuizione di Peter Marsh (Bbc) per definire ciò che evidentemente sfugge alle etichette.
Si pensa dunque a una miscela di improvvisazione quieta, commentata da rielaborazioni elettroniche, ma anche ad un minimalismo rock.

Trapist è in vita dal 2000 e sintetizza tutta una serie di sperimentazioni realizzate dalla scena viennese negli ultimi tempi. Una scena vivacissima, aperta a molteplici interscambi sonori, che punta soprattutto a valorizzare il rapporto tra acustica ed elettronica.
Martin Brandlmayr eredita il linguaggio percussivo di scuola nord-europea, dandone un"€™interpretazione molto personale, come dimostra anche la sua attività  nel trio Radian.
Martin Siewert suona sia la chitarra acustica che elettrica, influenzato sia dal folk americano (vedi John Fahey) che dalla psichedelia britannica, fino a condividere la radicalità  degli improvvisatori contemporanei: egli ha infatti collaborato, tra gli altri, con Wayne Horvitz, Ken Vandermark, Elliott Sharp, Christian Fennesz, Tony Buck.
Joe Williamson, canadese di Vancouver, dopo aver studiato a Montreal si è trasferito in Europa nel 1992, frequentando Amsterdam, Berlino, Londra e accumulando una serie di collaborazioni con musicisti come Han Bennink, Ab Baars, Evan Parker, Peggy Lee, Jon Rose ecc.
Il dialogo paritario tra strumenti acustici e manipolazione elettronica in tempo reale è il tratto distintivo di Trapist, che si distinguono da esperienze affini in virtù di una nuova sensibilità , di un"€™inedita capacità  di mettere in comunicazione suoni distanti tra loro.
C"€™è un attenzione particolare per la dimensione "€œspaziale"€ delle esposizioni sonore, che suggerisce un flusso lento e visionario del processo improvvisativo, dove improvvisi "€œscarti"€ poetici fanno breccia e animano il suo montaggio progressivo.

Martin Siewert, chitarre, elettronica
Martin Brandlmayr, percussioni, elettronica
Joe Williamson, basso

Annette Peacock

Annette Peacock

Straordinario personaggio, Annette Peacock nella sua lunga carriera è stata capace di mettere assieme in un unicum artistico le più diverse collaborazioni e frequentazioni: da Charles Mingus a Allen Ginsberg, da Robert Moog a Salvador Dalì, da David Bowie a Brian Eno, e a preservare un"€™indipendenza espressiva intransigente, prima a contatto con il jazz radicale, poi con la forma canzone declinata in maniera eccentrica.

Se l"€™espressione "€œcult-artist"€ ha un senso, questa si attaglia perfettamente alla figura di Annette Peacock. Pianista e cantante, originaria di Brooklyn, ma cresciuta in California, Annette inizia fin dall'età  di cinque anni la sua avventura con la musica, approfittando del pianoforte incustodito nelle molte sere in cui sua madre, musicista classica, era fuori di casa per lavoro. Donna di raffinata intelligenza e di precoce talento, si diploma due anni in anticipo, e sul punto di avviare una brillante carriera d'attrice, abbandona Los Angeles per raggiungere Millbrook, New York, fucina di quella cultura pre-psichedelica che sviluppatasi subito dopo costituirà  il credo giovanile per tutti gli anni '60. A Millbrook conosce personaggi come Charles Mingus ed Allen Ginsberg, ed assorbe dal movimento passioni estile di vita fino alle estreme conseguenze, al punto di decidere di ripudiarlo. Diventa invece interprete di uno stile di vita ligio e morigerato che segue ancora oggi. Annette diventa amica del musicista Albert Layer, al cui gruppo si aggrega, e così conosce e sposa colui che ne diverrà  il bassista, Gary Peacock. Robert Moog le procura uno dei primi sintetizzatori modulari, con cui Annette sperimenta sonorità  inedite insieme a Paul Bley, che nel frattempo ha sostituito Peacock come compagno di vita. Annette e Paul realizzano "€œThe Synthesizer Show"€, caotico e irriverente spettacolo noise, precursore di tante performances affini dei nostri giorni. I due sono aiutati dal batterista Han Bennink nell'€™incisione di "€œImprovisie"€. In quel periodo Paul Bley interpreta soltanto brani di Annette. In seguito Annette è attratta da forme sonore più semplici, si dedica alla composizione di pezzi etichettati come "€œfree songs"€. Dopo la rottura con Paul Bley inizia una carriera solista portata avanti con discontinuità . Memorabile il suo primo album "€œI"€™m The One"€, avanzata fusione di stili in anticipo sui tempi. Nel 1973 rifiuta un"€™offerta di collaborazione avanzata da David Bowie. Preferisce mantenere il controllo delle sue produzioni, trovando nel frattempo il tempo di collezionare una prestigiosa collaborazione con Salvador Dalì, come prima attrice olografica ad un gallery show. La metà  degli anni 70 la vede in Inghilterra, Brian Eno le si offre come produttore, senza successo. Annette fonda invece una propria etichetta discografica, la Ironic Records, e approfondisce il suo stile melodico così anomalo e indefinibile, documentato in album come "€œSky-Skating"€, "€œBeen In The Streets Too Long"€, "€œI Have No Feelings"€, "€œAbstract-Contact"€. In precedenza c"€™erano stati "€œX-Dreams. e "€œThe Perfect Release"€. Collabora nel frattempo con Mick Ronson, Bill Bruford, Carla Bley, Jack Bruce. Torna negli Usa nel 1988, vive in campagna, appartata rispetto alla scena musicale. Negli anni 90 esce un album in cui i suoi ex partner, Gary Peacock e Paul Bley, insieme al trombettista Franz Koglmann, interpretano esclusivamente il suo repertorio ("€œAnnette"€, hat Art). Così come farà  il trio Marilyn Crispell-Gary Peacock-Paul Motian nel doppio cd ECM "€œNothing Ever Was, Anyway"€. Annette Peacock torna in studio nel 2000 realizzando un progetto per voce, pianoforte e quartetto d"€™archi (il Cikada String Quartet), "€œAn Acrobat"€™s Heart"€ (ECM).

Annette Peacock

Annette Peacock

Straordinario personaggio, Annette Peacock nella sua lunga carriera è stata capace di mettere assieme in un unicum artistico le più diverse collaborazioni e frequentazioni: da Charles Mingus a Allen Ginsberg, da Robert Moog a Salvador Dalì, da David Bowie a Brian Eno, e a preservare un"€™indipendenza espressiva intransigente, prima a contatto con il jazz radicale, poi con la forma canzone declinata in maniera eccentrica.

Se l"€™espressione "€œcult-artist"€ ha un senso, questa si attaglia perfettamente alla figura di Annette Peacock. Pianista e cantante, originaria di Brooklyn, ma cresciuta in California, Annette inizia fin dall'età  di cinque anni la sua avventura con la musica, approfittando del pianoforte incustodito nelle molte sere in cui sua madre, musicista classica, era fuori di casa per lavoro. Donna di raffinata intelligenza e di precoce talento, si diploma due anni in anticipo, e sul punto di avviare una brillante carriera d'attrice, abbandona Los Angeles per raggiungere Millbrook, New York, fucina di quella cultura pre-psichedelica che sviluppatasi subito dopo costituirà  il credo giovanile per tutti gli anni '60. A Millbrook conosce personaggi come Charles Mingus ed Allen Ginsberg, ed assorbe dal movimento passioni estile di vita fino alle estreme conseguenze, al punto di decidere di ripudiarlo. Diventa invece interprete di uno stile di vita ligio e morigerato che segue ancora oggi. Annette diventa amica del musicista Albert Layer, al cui gruppo si aggrega, e così conosce e sposa colui che ne diverrà  il bassista, Gary Peacock. Robert Moog le procura uno dei primi sintetizzatori modulari, con cui Annette sperimenta sonorità  inedite insieme a Paul Bley, che nel frattempo ha sostituito Peacock come compagno di vita. Annette e Paul realizzano "€œThe Synthesizer Show"€, caotico e irriverente spettacolo noise, precursore di tante performances affini dei nostri giorni. I due sono aiutati dal batterista Han Bennink nell'€™incisione di "€œImprovisie"€. In quel periodo Paul Bley interpreta soltanto brani di Annette. In seguito Annette è attratta da forme sonore più semplici, si dedica alla composizione di pezzi etichettati come "€œfree songs"€. Dopo la rottura con Paul Bley inizia una carriera solista portata avanti con discontinuità . Memorabile il suo primo album "€œI"€™m The One"€, avanzata fusione di stili in anticipo sui tempi. Nel 1973 rifiuta un"€™offerta di collaborazione avanzata da David Bowie. Preferisce mantenere il controllo delle sue produzioni, trovando nel frattempo il tempo di collezionare una prestigiosa collaborazione con Salvador Dalì, come prima attrice olografica ad un gallery show. La metà  degli anni 70 la vede in Inghilterra, Brian Eno le si offre come produttore, senza successo. Annette fonda invece una propria etichetta discografica, la Ironic Records, e approfondisce il suo stile melodico così anomalo e indefinibile, documentato in album come "€œSky-Skating"€, "€œBeen In The Streets Too Long"€, "€œI Have No Feelings"€, "€œAbstract-Contact"€. In precedenza c"€™erano stati "€œX-Dreams. e "€œThe Perfect Release"€. Collabora nel frattempo con Mick Ronson, Bill Bruford, Carla Bley, Jack Bruce. Torna negli Usa nel 1988, vive in campagna, appartata rispetto alla scena musicale. Negli anni 90 esce un album in cui i suoi ex partner, Gary Peacock e Paul Bley, insieme al trombettista Franz Koglmann, interpretano esclusivamente il suo repertorio ("€œAnnette"€, hat Art). Così come farà  il trio Marilyn Crispell-Gary Peacock-Paul Motian nel doppio cd ECM "€œNothing Ever Was, Anyway"€. Annette Peacock torna in studio nel 2000 realizzando un progetto per voce, pianoforte e quartetto d"€™archi (il Cikada String Quartet), "€œAn Acrobat"€™s Heart"€ (ECM).

Luigi Martinale Trio

Luigi Martinale Trio

Luigi Martinale Trio

Luigi Martinale è un giovane pianista che già  si è saputo distinguere con lavori di ricco spessore e presenta il suo ultimo CD "Sweet Marta", prima esperienza in trio. Ad interpretare brano per brano lo spirito che il piano di Martinale ha voluto infondere in Sweet Marta ci sono Paolo Franciscone alla batteria e Drew Gress al contrabbasso, che vanta collaborazioni eccellenti tra gli altri con Dave Douglas e Joe Lovano.

Sweet Marta è un lavoro con una sonorità  compatta, equilibrata, che, nell'armonia che lega gli undici brani dell'album, chiaramente evidenzia una precisa scelta stilistica. Sarebbe praticamente inutile riconoscere uno a uno i "debiti" di Martinale nei confronti dei "maestri" del trio pianistico da Bud Powell a Keith Jarrett, perché Sweet Marta, piuttosto che indicare un singolo ispiratore, rende omaggio alla tradizione di questa formazione jazz esprimendone in pieno la classicità .
Tuttavia, Martinale riesce esemplarmente a sintetizzare la grande tradizione del trio pianistico con un senso della melodia tipicamente italiano; non ne è prova solamente la riesumazione de Il primo pensiero d'amore di Cherubini, ma l'intero album gioca con melodie di nostalgica leggerezza.

Luigi Martinale - pianoforte
Drew Gress - contrabbasso
Paolo Franciscone - batteria

Luigi Martinale Trio

Luigi Martinale Trio

Luigi Martinale Trio

Luigi Martinale è un giovane pianista che già  si è saputo distinguere con lavori di ricco spessore e presenta il suo ultimo CD "Sweet Marta", prima esperienza in trio. Ad interpretare brano per brano lo spirito che il piano di Martinale ha voluto infondere in Sweet Marta ci sono Paolo Franciscone alla batteria e Drew Gress al contrabbasso, che vanta collaborazioni eccellenti tra gli altri con Dave Douglas e Joe Lovano.

Sweet Marta è un lavoro con una sonorità  compatta, equilibrata, che, nell'armonia che lega gli undici brani dell'album, chiaramente evidenzia una precisa scelta stilistica. Sarebbe praticamente inutile riconoscere uno a uno i "debiti" di Martinale nei confronti dei "maestri" del trio pianistico da Bud Powell a Keith Jarrett, perché Sweet Marta, piuttosto che indicare un singolo ispiratore, rende omaggio alla tradizione di questa formazione jazz esprimendone in pieno la classicità .
Tuttavia, Martinale riesce esemplarmente a sintetizzare la grande tradizione del trio pianistico con un senso della melodia tipicamente italiano; non ne è prova solamente la riesumazione de Il primo pensiero d'amore di Cherubini, ma l'intero album gioca con melodie di nostalgica leggerezza.

Luigi Martinale - pianoforte
Drew Gress - contrabbasso
Paolo Franciscone - batteria

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