Una sessantina di immagini su un tema insolito ma artisticamente e antropologicamente rilevante: la barba
Inaugurazione 24 agosto 2006
Questa caratteristica maschile è impregnata di simbolismo, variante a seconda delle epoche, delle religioni e delle civiltà e, sebbene la spiegazione della sua utilità evolutiva sia controversa (difesa contro il freddo, segnale di attrazione sessuale, prestigio per la raggiunta maturità o protezione contro graffi) è comunque un elemento importante dell'umanità maschile.
Come afferma Francesco Piero Franchi in L"onor del mento (non mente) "l"uomo ne fa una questione primaria d"onore e d"orgoglio, specie nelle società arcaiche: la Bibbia vieta di tagliare la barba sulle guance, ma lo si può fare in segno di lutto, tagliare la barba a qualcuno è ingiuria suprema e presso gli attuali islamisti fanatici è segno di purezza religiosa, ed è obbligatoria".
Si tratta di popoli lontani dalla nostra civiltà , ma anche Greci e Romani erano impegnati in questa discussione:in Grecia, in età classica, radersi era segno di grave effeminatezza; ma dopo Alessandro Magno che non portava la barba è stato difficile coniugare viltà e rasatura. Più tardi i Padri della Chiesa polemizzarono contro gli sbarbati e ascetismo - barba, monaco - peluria, cominciarono ad andare insieme. Venendo all'età moderna ci sono curiose opposizioni ottocentesche: i preti non la portano, i medici condotti sì; i contadini tendono a sbarbarsi, i proprietari terrieri a infoltirsi; notai, avvocati, commedianti e persone di servizio sono quasi obbligati a radersi. Anche la politica ha i suoi segnali: il Risorgimento è barbuto, l"Illuminismo tendenzialmente rasato; nelle rivoluzioni, Marx è barbuto, ma Mao no; la Resistenza è barbuta, il Sessantotto capellone; la musica country ammette la barba, il rock no.
Per quanto riguarda la serie di ritratti fotografici in mostra è evidente il narcisismo che sta alla base dei soggetti, nei quali la barba occupa un ruolo di primaria importanza. Vi ritroviamo amici, conoscenti, anonimi, che posano felici per il fotografo e si lasciano trascinare da qualche battuta, qualche aneddoto, qualche risata, mentre Sovilla li guarda e indaga dentro a loro col suo occhio fotografico. Per questo negli scatti si coglie la loro essenza, il loro carattere, la loro particolarità .
A caratterizzare inoltre questi ritratti è la profondità , le ombre e luci che sono regolate a piacere del fotografo, sfidando così i contrasti, giocando col bianco e nero e catturando il loro essere.
La rassegna, promossa dal Gabinetto del Sindaco e dall'Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo " Centro Nazionale di Fotografia in collaborazione con l"Associazione Culturale Miles,
Biografia
Francesco Sovilla (1956), fotografo e appassionato di jazz, vive e opera a Belluno. Nel 1993 pubblica da Campanotto "Jazz bianco e nero, volti e strumenti", 60 ritratti di musicisti jazz.
Ha esposto in mostre personali ad Andora, Bassano del Grappa, Belluno, Feltre, Milano, Padova, Treviso, Venezia, Verona.
Le sue opere sono presenti in monografie, cataloghi, libri, riviste e quotidiani.
In particolare, ispirato dalla sua passione per il mondo jazz, ha illustrato le copertine di CD musicali, tra le quali quelle di Furio Di Castri e Paolo Fresu, Keptorchestra meets Steve Lacy, Massimo Ferigutti e Pio Sagrillo, Allan Taylor. Nel 1993 la Capanotto Editore di Udine pubblica "Jazz in bianco e nero " volti e strumenti", il suo primo libro di ritratti, che raccoglie 60 ritratti di musicisti jazz fotografati in bianco e nero sotto le luci di scena.
Info:
Orario: da lunedì a domenica 9.00"18.00
Ingresso libero
Comune di Padova " Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo
Centro Nazionale di Fotografia " Via Isidoro Wiel, 17 " 35127 Padova
tel. / fax+039 049 8721598; tel.+ 039 049 8722531
e-mail: cnf@comune.padova.it
comunicato stampa
Si ringrazia RAS BANK
Centro Promozione Finanziaria
Via Sarpi 90 " 35138 Padova