I polacchi e Padova

I polacchi e Padova

I polacchi e Padova

Il 3 maggio 1791 il Grande Sejm proclamò la Costituzione del Tre Maggio - la prima Costituzione in Europa e la seconda al mondo, dopo quella americana. Il documento, tra l'altro aboliva il "liberum veto" introducendo come regola il voto di maggioranza e garantiva la libertà  personale a tutti. Il nuovo atto politico polacco fu molto apprezzato e applaudito dagli Stati Uniti e dalla Francia ma contemporaneamente considerato come una grande minaccia dalla Prussia e Austria e provocò una furiosa reazione dell'Imperatrice Russa, Caterina II, che invio le truppe in Polonia.

Nel 1763 il partito dei Czartoryski, che governava allora in Polonia, concordò con la Russia la candidatura al trono reale di Stanislao Augusto Poniatowski (1764-1795).
I primi anni del suo regno furono dedicati alle riforme scolastiche, militari e finanziarie; ciò riscontrava però una forte obiezione da parte della zarina Caterina II, senza il consenso della quale non era possibile una riforma efficace dello Stato.
La brutalità  dell'intervento politico e militare russo provocò una resistenza armata dei nobili sotto forma di combattimenti di carattere partigiano che durarono 4 anni. La confederazione di Bar (1768-1772), in cui si manifestò la prima insurrezione polacca, fu soffocata, e, per la prima volta nella storia, migliaia di polacchi furono deportati in Siberia. Tra coloro che riuscirono a fuggire ci fu il generale Kazimierz Pulaski, comandante della Confederazione. Pulaski emigrò in America dove svolse un ruolo importante nella guerra per l'indipendenza come comandante generale della cavalleria americana. Ancora oggi "Pulaski Day" è una grande festa negli Stati Uniti.
L'accordo delle tre potenze: Russia, Prussia ed Austria a scapito dell'indifesa Repubblica Polacca, venne raggiunto nel 1772.Nella prima spartizione la Polonia perdette 211 mila kmq e 4,5 milioni di abitanti, rispetto ai 733 mila kmq e 14 milioni di abitanti che vi risiedevano prima della spartizione.
Nonostante la prima spartizione, la Polonia riuscì a perseguire la via delle riforme e di una ripresa nazionale, grazie agli sforzi dei patrioti e del Re, Stanislaw August Poniatowski. Il primo passo fu la creazione del Comitato Nazionale per l'Istruzione (Komisja Edukacji Narodowej), il primo ministero della pubblica istruzione in Europa. Furono fondate inoltre centinaia di scuole e il livello di istruzione crebbe notevolmente. Numerosi scrittori, poeti, artisti e studiosi furono incoraggiati e finanziati dal Re che in questo modo metteva in pratica le idee diffuse dall'Illuminismo. Questo fu il momento di Adam Naruszewicz, storico, Ignacy Krasicki, poeta e satirico, Wojciech Boguslawski, il "padre" del teatro polacco e di Franciszek Karpinski, compositore i cui inni sono cantati in Polonia ancora oggi.
Approfittando del coinvolgimento della Russia nella guerra contro la Turchia, Stanislaw August Poniatowski lanciò un nuovo programma di riforme affidandone l'attuazione al Sejm, noto nella storia come la "Grande Dieta" o la "Dieta dei Quattro Anni" (1788-1792). Il 3 maggio 1791 il Grande Sejm proclamò la Costituzione del Tre Maggio - la prima Costituzione in Europa e la seconda al mondo, dopo quella americana. Il documento, tra l'altro aboliva il "liberum veto" introducendo come regola il voto di maggioranza e garantiva la libertà  personale a tutti. Il nuovo atto politico polacco fu molto apprezzato e applaudito dagli Stati Uniti e dalla Francia ma contemporaneamente considerato come una grande minaccia dalla Prussia e Austria e provocò una furiosa reazione dell'Imperatrice Russa, Caterina II, che invio le truppe in Polonia.
La guerra del 1792 si concluse con la sconfitta,con l'abolizione della Costituzione e con la seconda spartizione della Polonia (1793), alla quale parteciparono la Russia e la Prussia. Il rimanente territorio polacco - circa 200 mila kmq con 4 milioni di abitanti, si venne a trovare sotto il protettorato della Russia.
Nel 1794, sotto la guida di Tadeusz Kosciuszko scoppiò un'insurrezione per tentare di sovvertire la spartizione della Polonia. Anch’essa si concluse con una sconfitta, con l'entrata delle truppe russe a Varsavia e con la terza spartizione del Paese (1795) fra la Russia, la Prussia e l'Austria. La Polonia fu cancellata dalla mappa dell’Europa. Soltanto 123 anni dopo, nel 1918, la Res Pubblica di Polonia rinacque come uno stato indipendente.
1997- Polonia entra nella NATO
1 maggio 2004 – entrata della Polonia nella Comunità  Europea.

Presenza dei polacchi a Padova
La morte di S. Antonio nel 1231 e la sua sepoltura nella nuovo costruita basilica ha attirato a Padova molti pellegrini da tutta l’Europa. Fra questi non mancavano i pellegrini polacchi, che andando a Roma si fermavano a Padova per visitare la tomba di S. Antonio.
Anche la fondazione dell’Università  patavina nel 1222, che subito divenne famosa per la sua struttura libera e per la qualità  dell’insegnamento, attrasse molti studenti polacchi, che arrivavano a Padova in massa per studiare la legge o scienze artistiche (filosofia, medicina o teologia). L’istituzione della cattedra della medicina ha reso Padova subito famosa nel mondo ( primo teatro anatomico). Proprio per studiare la medicina, nell’autunno del 1501, arrivò a Padova Niccolò Copernico, che probabilmente frequentò i corsi del Pietro Tripolina, professore di medicina e contemporaneamente eccellente matematico e filosofo. L’insegnamento della filosofia aristotelica e del metodo comparato che metteva a confronto diverse scienze ( matematica, filosofia e medicina) sicuramente ha avuto un enorme influenza sulla formazione del giovane scienziato. Copernico infatti ha frequentato i corsi del famoso docente Pietro Pompanazzi che analizzava le opere di Aristotele Phisica e De cielo et mundi, opere che senza dubbio potevano ispirare alcuni concetti della nuova teoria, che maturavano nella mente di Copernico. Il corpo docente patavino, essendo di formazione aristotelica e quindi non accettante il movimento della Terra, non poteva influenzare in modo diretto la cosmologia ed astronomia copernicana, però gli ha indubbiamente fatto conoscere la ricchezza della filosofia classica. Quanto l’Università  di Bologna, dove prima studiò Copernico, e in particolare l’insegnamento di Domenico Maria Novarra, costituiva per lo scienziato una scuola pratica di osservazione del cielo, tanto l’esperienza patavina gli ha offerto i mezzi logici e razionali per contrapporsi alle dottrine tradizionali del pensiero.E’ stato proprio Pompanazzi ha dire: “ per poter cercare la verità , il filosofo deve essere l’eretico”.
All’Universita di Padova Copernico imparò anche il greco, che gli servì per operare liberamente la terminologia greca nella stesura della rivoluzionaria teoria eliocentrica “De Rivoluzionibus orbium coelestium”
Niccolo Copernico ha vissuto in Italia sette anni e tutto quello che imparò nelle università  italiane ha consolidato la sua istruzione. Possiamo allora affermare che la figura di questo geniale scienziato occupa il primo posto nella storia delle relazioni italo-polacche.

Durante il soggiorno patavino di Copernico, l’università  di Padova ha frequentato anche un altro scienziato polacco – Josef Strus ( o Struthius), autore dell’opera Ars sphygmica e fondatore della sfigmologia, misurazione della pressione arteriosa.

Nel XVI secolo l’Università  di Padova hanno finito migliaia di studenti polacchi. Negli anni 1542-1687 la memoria di quelli più famosi è stata perpetuata nelle iscrizioni e sui stemmi sulle mura delle aule e corridoi.

Gallileo Gallilei che insegnò a Padova per 18 anni divenne un amico di molti Polacchi, che spesso venivano a casa sua. Quando nel 1592 prese la cattedra dell’astronomia ed astrologia, all’università  si formò ufficialmente la Confraternita Polacca, il membro della quale divenne Jan Kochanowski, il padre della letteratura polacca, che raggruppava i confratelli nella biblioteca accademica o nella chiesa degli Eremitani ( attualmente si sta portando al termine il progetto di una tabella commemorativa nell’atrio della Chiesa).
Molti studenti polacchi sono stati raffigurati sulle mura della sala Dei Quaranta: Vitello (Ciolek), Copernico, Janicki, Kochanowski, Batory ( re polacco o suo zio). Nella Aula Magna si trovano i busti di marmo di Copernico e Zamoyski, invece le statue di Batory e Sobieski si trovano nel cerchio dei grandi al Prato della Valle.

Il legame dell’Università  di Padova con la Polonia esiste ancora, anche se in maniera meno importante. In occasione della visita del pontefice a Padova, sono stati restaurati i stemmi delle famiglie polacche e preparato un loro album, come regalo per Giovanni Paolo II.
Nel 1994 è ritornata anche la cattedra della lingua e letteratura polacca, che dal 1996 è diretta dall’eccellente polonista dell’Università  di Varsavia, prof. Jan Slaski.

Nella Basilica del Santo si trova anche la cappella polacca.

Diritto di vivere e di morire: eutanasia, accanimento terapeutico, etica morale

Diritto di vivere e di morire: eutanasia, accanimento terapeutico, etica morale

Una conferenza per riflettere su un argomento delicato e attuale, che fa discutere la scienza, la Chiesa, l'opinione pubblica.

Caffè Pedrocchi - Sala Rossini
27 aprile ore 17:30

Intervengono:
Prof. Giampiero Giron - Università  di Padova
Prof. Giorgio Nalon - Università  Gregoriana di Roma

Ingresso libero

Con il termine eutanasia (dal greco antico, letteralmente, "buona morte") si definisce oggi l'intervento medico volto ad abbreviare l'agonia di un malato terminale. Nella legislazione italiana non esistono normative sull'eutanasia attiva, nè sul suicidio assistito: a confronto le posizioni mediche e quelle della Chiesa Cattolica, secondo la quale solo Dio può disporre della vita dell'uomo.

L'appuntamento rientra nel programma dei "Martedì del Pedrocchi" :
ogni settimana presso la Sala Rossini del Caffè Pedrocchi un appuntamento culturale ad ingresso libero.
In una piacevole atmosfera si alterneranno presentazioni di libri, conferenze, reading, incontri con l'autore e con la poesia, con la possibilità  di conversare e confrontarsi con esponenti e personalità  del mondo della cultura.

La manifestazione è organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e Gli Amici del Pedrocchi.

Informazioni
tel. + 39 049 8205007 - 8204537

Dimensione Spirituale - oli 1994-2004

Dimensione Spirituale - oli 1994-2004



Domenica 18 aprile apre la mostra personale di pittura di Gelindo Baron, promossa dall'Assessorato alla Cultura.
I 35 dipinti ad olio che testimoniano gli ultimi dieci anni di attività  dell'artista delineano gli orizzonti di una campagna veneta densa di suggestioni, fra i suoi sfondi collinari e lagunari.

Ex Scuderie di Palazzo Moroni
18.04.04 - 09.05.04

Orari: tutti i giorni 9:30 - 12:30 / 15:30 - 19:00; chiuso il lunedì
Ingresso libero


Nato e ancora residente a Cona Veneta, Baron si è interessato alla pittura sin da giovanissimo. I punti di riferimento iniziali sono venuti alla sua arte dalle lezioni del colorismo veneto e dell'€™impressionismo francese, subito assunte con personale originalità .

Le tele di Baron esprimono autenticità  di immagine pittorica, interpretazioni, tocchi cromatici, che denotano il viaggio pittorico idealmente compiuto dall'€™artista lungo i decenni di adesione all'€™arte, mentre affondano nel terreno del vissuto in senso di partecipazione e di esplorazione di umanità  e spiritualità .

L"€™artista si sente figlio della sua terra e difende in modo strenuo la cultura e la moralità  del mondo reale che l"€™ambiente propone (religiosità , maternità , valori naturalistici).

Baron, pur evocando qua e là  influssi di varie correnti (dalle impressioniste alle astratte) dà  alla sua rielaborazione un"€™impronta originale, unica e certamente veneta, non per banale coincidenza geografica, ma per naturale cooptazione di un"€™esigenza profondamente umana. Nei quadri si notano linguaggio, sensibilità  e cultura personali.

L"€™impegno dell'€™artista vede esercitato il pittore in una continua ricerca specialmente sul colore, nell'€™intento di sperimentare forme e presentare situazioni nuove. Per lui è fondamentale che l"€™arte intervenga decisamente là  dove forma e strutture sono animate da quella che Baron chiama "€œsensualità  del dipingere"€: quasi una percezione fisica della propria devozione alla pittura. Un"€™arte prevalentemente lirica con tratti di intensa suggestione. Dopo ogni analisi, questa pittura si compone in maniere personali che ne rendono consolante il messaggio e incantevole la poesia.

Più che mai impegnato ad un lavoro senza sosta, l"€™artista è presente attualmente nelle migliori gallerie d"€™arte italiane ed estere.

Storie di donne scritte da donne

Storie di donne scritte da donne

Appuntamento con la letteratura al femminile: nell'ambito dei "Martedì del Pedrocchi" si potranno incontrare due narratrici contemporanee e scoprire i loro romanzi, che raccontano due eccezionali storie di donne.

Caffè Pedrocchi -Sala Rossini
11 e 18 maggio ore 18:00

I martedì del Pedrocchi

11 maggio Domani andrò sposa di Michela Volante
18 maggio Gli occhi sul samovar di Lorella Pagnucco Salvemini

Saranno presenti le autrici.





11 maggio 2004
Domani andrò sposa
Michela Volante
ed. Frassinelli

"Dunque se volevo sul serio imprimere me stessa sulla carta senza perder tempo in trastulli da poeti neghottisi, non avevo altra scelta che andarmene alla svelta da quel carcere. Dedicarsi al proprio genio poetico non consente distrazioni. Volentieri avrei assecondato i miei istinti di madre concordandoli con la mia vena di scrittrice. Ma per il modo in cui è organizzato questo nostro mondo non è possibile conciliare le cure domestiche e lo sprofondarsi nella poesia."


Il libro
Il libro racconta la vicenda della poetessa arcadica Petronilla Paolini Massimi, vissuta a Roma tra il 1663 e il 1726. Rimasta orfana a quattro anni, sposa un cugino del Papa, viene depredata del suo ricchissimo patrimonio e, dopo tre gravidanze, vive confinata in un'unica stanza dalla quale il marito ha fatto togliere ogni arredo per impedirle di scrivere. Nel 1690 Petronilla fugge e si rifugia nel convento di Sant'Egidio in Trastevere dove può finalmente dedicarsi alla scrittura.

Leggi le recensioni in internet:
http://www.cafeletterario.it/319/cafelib.htm
http://www.educational.rai.it/railibro/articoli.asp?id=322

L'autrice
Michela Violante ha dedicato sei anni di studio e la tesi di laurea alla poetessa Petronilla. Un estratto della tesi è stato pubblicato dal Centro Studi sulle donne dell'Università  di Torino:
Una donna che visse «d'arte e di fede»: Petronilla Paolini Massimi, poetessa d'Arcadia, prefazione di Luisa Ricaldone, “Quaderni di donne e ricerca” n. 3, CIRSDe/Trauben, 2002.
"Domani andrò sposa" è il suo primo romanzo.



18 maggio 2004
Gli occhi sul samovar
Lorella Pagnucco Salvemini
Marsilio Editori

"L'amore, semmai, viene dopo. Se diamo tempo a un certo sguardo, una certa voce, una certa maniera di camminare, dormire, perfino tossire, di diventare un giorno, all'improvviso, indispensabili. Una cara e irrinunciabile abitudine, come per noi russi in esilio un vecchio libro di Puskin sempre aperto alla pagina della lettera di Tat'jana, una balalajka, un samovar e alcune tazzine di porcellana per il tè, miracolosamente passati indenni per tutte le peregrinazioni e tutti i traslochi delle nostre esistenze randagie."

Il libro
Tat'jana ripensa al suo passato: le laceranti contraddizioni dell'aristocrazia ai tempi dello zar, la Rivoluzione d'Ottobre e la fuga in Occidente, una vita passata attraverso il vizio, il gioco d'azzardo, lo spreco di sé. Sul filo della memoria riemergono volti, episodi dolorosi, personaggi, il legame morboso con il gemello, i sofferti rapporti con la figlia, i mariti, gli amanti.
Accompagnano i pensieri una manciata di fotografie ingiallite e un vecchio samovar, cuore della casa russa, che scandisce i momenti intimi del raccoglimento e quelli dell'apertura all'amicizia e ai riti sociali.

L'autrice
Lorella Pagnucco Salvemini vive a Venezia. Storica dell'arte, è tra i fondatori della rivista "Arte in" di cui è condirettore dal 1995. Giornalista per conto di diverse testate nazionali ed estere, ha pubblicato come critica diversi saggi su artisti contemporanei.




I Martedì del Pedrocchi


Ogni settimana presso la Sala Rossini del Caffè Pedrocchi un appuntamento culturale ad ingresso libero.
In una piacevole atmosfera si alterneranno presentazioni di libri, conferenze, reading, incontri con l'autore e con la poesia, con la possibilità  di conversare e confrontarsi con esponenti e personalità  del mondo della cultura.

La manifestazione è organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e Gli Amici del Pedrocchi.

Informazioni
tel. + 39 049 8205007 - 8204537

Presentazione del romanzo "Ballando ad Agropinto"

Presentazione del romanzo "Ballando ad Agropinto"

L'Associazione dei Lucani nel Veneto "P. Setari" di Padova organizza la presentazione del romanzo di Giuseppe Lupo "Ballo ad Agropinto"; la manifestazione rientra nelle attività  in occasione della "Giornata Lucana per la cultura regionale".Interverranno , oltre all'autore: Arnau Francesco, Presidente Associazione Lucani nel Veneto; e Ramat Silvio, Docente di Letteratura Italiana dell'Università  di Padova.

Venerdì 23 aprile , ore 18.00
Sala ex Sinigoga, Palazzo Antico Ghetto
Via delle Piazze, 20 - Padova

Giuseppe Lupo, nato nel 1963 ad Atella (PZ), svolge attività  di ricerca presso l'Università  Cattolica di Milano.
Con il romanzo "L'Americano di Celenne" (Marsilio, 200) ha vinto il Premio Giuseppe Berto 2001, il Premio Mondllo opera prima 2001 e, in Francia, il Festival du Premier Roman 2002.
E' autore inltre di alcuni saggi sulla letteratura italiana del Novecento, tra cui i volumi "Sinisgalli e la cultura utopica degli anni trenta" (Premio Basilicata per la saggistica 1998), " Poesia come pittura. De Libero e la cultura romana" (2002) e "Le utopie della ragione. Raffaele Crovi inteletuale e scrittore" (2003).

Romanzo corale e antropologico, Ballo ad Agropinto ripercorre un periodo di Novecento, in cui, tra illusioni e disincanto, la memoria contadina cede alla società  di massa e le rivalse economiche, che fanno da prologo all'€™esodo degli emigranti meridionali verso il Nord Italia, sconfinano nei sogni dell'€™utopia. Nell"€™arco di un quindicennio, dal 1943 al 1957, si snoda l"€™epopea picaresca di una comunità  dell'€™appennino meridionale, composta da stravaganti figure di avventurieri e filosofi, di inventori e disoccupati, di politicanti e venditori ambulanti, sempre in bilico tra una Lucania magica e depressa e il desiderio di ricchezze. In sottofondo scorre la grande storia: dalle mace-rie del dopoguerra alle lotte agrarie, dalle battaglie politiche del 1948 alla stagione della ricostruzione che conduce agli anni del boom economico.

Padova incontra la Poesia

Padova incontra la Poesia

Marzo 2004

La rassegna Padova Incontra la Poesia ha di nuovo portato in città  alcuni interessanti esponenti italiani e stranieri della poesia contemporanea

Sala Rossini Stabilimento Pedrocchi
marzo 2004

Padova incontra la poesia, giunta al suo decimo ciclo, ha chiamato in marzo nella nostra città  due fra le più rappresentative voci del panorama greco e portoghese: Titos Patrikios e Vasco Graͧa Moura, e due esponenti della poesia dialettale italiana: Emilio Rentocchini e Amedeo Giacomini.

Durante ogni incontro il pubblico ha potuto confrontarsi direttamente con gli autori, che hanno letto i loro componimenti e raccontato le loro esperienze di vita e di scrittura.

La manifestazione è promossa dall'Assessorato alla cultura con la collaborazione della Società  Dante Alighieri ed è curata da Silvio Ramat.
L'ingresso è gratuito.


Gli incontri
Voci da Finis Terrae, 2 marzo
Titos Patrikios, 9 marzo
Emilio Rentocchini, 16 marzo
Vasco Graͧa Moura, 23 marzo
Amedeo Giacomini, 30 marzo


2 marzo
Voci da Finis Terrae
recital di poesia in musica, un dialogo a quattro voci tra gallego, italiano, veneto, napoletano.

Viene proposta una selezione di poesie della Galizia a partire da Rosalia de Castro, poetessa dell'800, fino ai nostri giorni. In questo lavoro le due lingue, galego e italiano, si intrecciano, si fondano e si sostengono in una tessitura a più voci, quasi una partitura sonora, che da vita e respiro alla parola poetica.
Voci recitanti: Claudia Fabris, Silvio Barbiero, Xesus M. Freire Lopez, Giovanni Borriero
Chitarra: Lodovico Bollacasa

Torna su


9 marzo
Titos Patrikios

 

Ho l'ambizione di comporre, infine,
un'epopea che ci renda immortali,
però appena traccio un profilo perdo tutti
e con loro perdo anche me,
ci dissolviamo tutti in mille pezzi.

 


Titos Patrikios si è laureato in Giurisprudenza nell'€™università  di Atene, la città  dove è nato nel 1928. Il suo esordio in letteratura è precoce: appena quindicenne, nel 1943, pubblica una poesia su una rivista studentesca.
A quella data era già  nelle file della Resistenza, contro i nazifascisti che avevano invaso la Grecia. Questa attività  politica, all'€™interno della sinistra, gli comportò il confino, all'€™inizio degli anni Cinquanta, nelle tristemente note isole di Macrònisos e di Ais Stratis. E proprio durante quello stesso periodo di confino, a un altro grande poeta, Ghiannis Ritsos, accadde di scoprire il talento del giovane Titos: il quale, tornato ad Atene, dette alle stampe nel 1954 la sua prima raccolta, Strada sterrata.

In séguito studiò sociologia a Parigi, svolse la professione di avvocato e lavorò per l"€™Unesco. In epoca più recente Patrikios è stato funzionario del Centro Nazionale del libro, in Atene, e candidato alle elezioni nelle liste del Pasok, il Partito Socialista Panellenico.
Nel 1994 ha ricevuto, in Grecia, il Premio Nazionale per la letteratura. Alle sue liriche, tradotte in molte lingue (in Italia sta per pubblicarne un"€™antologia Nicola Crocetti, parzialmente anticipata sul n. 174 della rivista "€œPoesia"€), si affiancano prose letterarie e saggistiche, nonché versioni molteplici, fra cui spiccano quelle da Pablo Neruda.

La sua opera in versi "€“ sistemata a tutt"€™oggi nei tre volumi Poesie I, Poesie II e Poesie III, editi nel 1998 "€“ si articola nei titoli seguenti: Strada sterrata (1954), Apprendimento (1963), Fermata facoltativa (1975), Poesie I (1976), Mare promesso (1977), Controversie (1981), Specchi di fronte (1988), Deformazioni (1989), Il piacere delle dilazioni (1992). Nel 2000 è uscito La resistenza dei fatti.
Tra le prose si citano: La banda dei tredici (1990), Orario continuato (1993) e Sul bagnasciuga (1997).

Leggi la conversazione con Titos Patrikios

Torna su


16 marzo
Emilio Rentocchini

 

 

 

E quèll ch"€™Í  pasa in l"€™òrba as fa lusèint
Piò as dèsfa in l"€™aria e piò t"€™al sèint arèint.

E ciò che passa nel buio diventa luccicante
Più si disfa nell'€™aria e più lo senti accanto.

 

 


Emilio Rentocchini vive a Sassuolo, in provincia di Modena, dove è nato nel 1949.
Ha pubblicato cinque raccolte, la più recente delle quali, Ottave, uscita presso Garzanti nel 2001, contiene i versi composti nell'€™arco di tredici anni.

Scrive i suoi testi due volte, in italiano e in dialetto sassolese: "non mi sento poeta", dice: "artigiano, sì. Paziente lavoratore della lingua, che vive di ascolto, di suoni captati nell'aria, di voci calate sulla carta, planate silenziosa- mente nel cuore e rese, per quanto possibile, vive a chi legge".

La sua scrittura, semplice e limpida, è una continua ricerca: "il dubbio di avere tra le mani uno strumento in grado, a volte, per lampi, per schegge, per pallidi detriti luminosi, di avvicinarmi al liquido silenzio delle cose dette una volta per tutte".

Ottave nasce da una rilettura dell'Orlando furioso di Ariosto, da cui Rentocchini riprende "quella struttura di otto versi, coi quali tutto era stato detto, e così bene, un tempo; in cui ogni cosa aveva trovato il suo posto, alonata di stupore".

Accompagnata da positivi riscontri critici su alcuni dei principali periodici e quotidiani, la poesia di Rentocchini (premiata al "€œLanciano"€ e al "€œCittà  di Bergamo"€) trova spazio nelle Mappe della letteratura europea e mediterranea. Da Gogol al Postmoderno (Bruno Mondadori) e in Poesia del Novecento italiano (Carocci).

Le citazioni sono tratte dall'intervista di Athos Nobili (1998), disponibile all'indirizzo http://www.loso.it/poiein/autori/rentocchini_intervista.htm

Leggi l'intervista a Emilio Rentocchini

Torna su


23 marzo
Vasco Graͧa Moura

 

 

 

 

ma noi non accettiamo la notte senza rimedio
né la tenebra come sostanza del destino:
ci percorre un'intima ansietà 
di salvezza fino all'ultimo momento

 

 


Vasco Graͧa Moura è nato a Foz do Douro, Porto, nel 1942. Laureato in Legge, ha esercitato per alcuni anni la professione forense per dedicarsi poi esclusivamente ad attività  culturali e politiche. Attualmente, è deputato europeo.

Poeta, romanziere (Quatro ͺltimas canͧ͵es, 1987; Naufrà¡gio de Sepͺlveda, 1988; Partida de Sofonisba Í s seis e doze da manhÍ£, 1993; A morte de ninguém, 1998), drammaturgo (Ronda dos meninos expostos, 1987; Auto de Mofino Mendes, 1994), saggista e critico letterario, è stato insignito di varie onorificenze in Portogallo e in Brasile; in Portogallo ha ricevuto i premi più importanti.

Traduttore (di Dante, Shakespeare, Enzensberger, Benn, Rilke, Villon, Heaney, Lorca, Ekelof, Sabines, Benjamin e, nel 2003, del Canzoniere di Petrarca), gli è stato assegnato il Premio Calouste Gulbenkian dell'€™Accademia delle Scienze di Lisbona; per le versioni della Commedia e della Vita nuova di Dante il Premio Pessoa nel 1995 e il Grande Premio di Traduzione del Pen Club nel 1996.

Della sua vasta bibliografia di poeta, si citano O mͪs de dezembro e outros poemas, 1977; Sequͪncias regulares, 1978; Instrumentos para a melancolia, 1980; Nͳ cego, o regresso, 1982; Os rostos comunicantes, 1984; A sombra das figuras, 1985; A furiosa paixÍ£o pelo tangÍ­vel, 1987; O concerto campestre, 1993; Sonetos familiares, 1994; Uma carta no inverno, 1997; Poemas com pessoas, 1997; Letras do fado vulgar, 1997; O retrato de Francisca Matroco e outros poemas, 1998; Sombras com Aquiles e Pentesileia, 1999; Garrett numa cͳpia perdida do frei LuÍ­s de Sousa (31.12.1843) , 1999; Giraldomachias, onze poemas e um labirinto sobre fotografias de Gérard Castello-Lopes, 1999; Poesia 1997/2000, 2000; Testamento de VGM, 2001.
Alcuni suoi testi si leggono nell'€™antologia di poesia portoghese contemporanea Inchiostro nero che danza sulla carta, a cura di Giulia Lanciani ("€œOscar"€ Mondadori 2002).

Torna su


30 marzo
Amedeo Giacomini

 

 

 

 

Us cianti une cianson / fate di nuje,
no di amor us disarà i, / no di vite
ma nance di dolor; / l'Í i scrite di bessol
sentat sot di un ornar / ta l'aghe blance:
us cianti, us cianti / di se ch' a' mi par...

Vi canto una canzone / fatta di niente.
Non d'amore vi dirò, / non di vita,
ma neanche di dolore; / l'ho scritta, solitario,
all'ombra di un ontano / dove scorre l'Acqua bianca.
Vi canto, vi canto / di ciò che mi pare...

 


Nato nel 1939 a Varmo, Amedeo Giacomini vive a Codroipo, in provincia di Udine.
Di formazione filologica, esordisce nel 1967 con un romanzo breve, Manovre, che vince il premio "€œRapallo"€ e l"€™anno seguente esce presso Rizzoli.
Ma quando appare il successivo Andrea in tre giorni (Rebellato 1981), Giacomini ha ormai privilegiato ("€œauspice il terremoto"€ del 1977, lui dice) la vena lirica dialettale, anche se non si dimenticano i versi italiani de La vita artificiale (Rebellato 1968) e di Incostanza di Narciso (Scheiwiller 1973).

Proprio Scheiwiller diventò il più assiduo editore di questa lirica, che vanta prefatori illustri, da Segre a Isella a Maria Corti, e un posto di riguardo nel fondamentale "€œMeridiano"€ in tre volumi de La poesia in dialetto a cura di Franco Brevini (Mondadori 1999). Fra i titoli più significativi su questo percorso, VÍ¢r (1978), Sfuejs (1981), Fuejs di un an (1984), PresumÍ»t unviÍ¢r (1987).
L'Antologia privata (Mobydick 1997) riunisce gran parte di questo lavoro, che è stato tradotto in diverse lingue.
Autore di un trattatello ornitologico, L"€™arte di andar per uccelli con vischio (Scheiwiller 1969), Giacomini ha anche tradotto la Historia Langobardorum di Paolo Diacono e curato edizioni di testi friulani (Stella, Percoto).

Più di recente, confortato anche da allori prestigiosi quali il premio "€œNonino"€, Giacomini ha ridato lena al suo estro narrativo, con un altro "grande-piccolo editore"€, il Mazzariol dei "€œSanti Quaranta"€ di Treviso "€“ sulla linea del "€œPesce d"€™Oro"€ dell'€™amico Vanni Scheiwiller "€“, riproponendo cose edite e pubblicandone di nuove, come i racconti de Il giardiniere di Villa Manin, in cui ricostruisce il microcosmo di un giardiniere che vive in accordo con il respiro degli alberi e il ritmo delle stagioni.

Torna su

 

 

 

L'Africa nera fra Cristianesimo e Islam

L'Africa nera fra Cristianesimo e Islam

"L'Africa nera fra Cristianesimo e Islam. L'esperienza di Daniele Comboni (1831 - 1881)". Paolo Bettiolo, direttore del Dipartimento di Storia dell'Università  di Padova, presenta il libro di Gianpaolo Romanato. Sarà  presente l'autore.

Caffè Pedrocchi - Sala Rossini
martedì 20 aprile 2004 - ore 17:30

I Martedì del Pedrocchi

Il libro
Daniele Comboni è un sacerdote veronese che trascorse buona parte della sua vita in Sudan e dette prova di una grande sensibilità  per i problemi africani. Preparò un piano per la "rigenerazione dell'Africa", fondò nella sua città  natale un istituto per la formazione dei missionari, aprì scuole e ospedali, volle associare gli africani alle sue iniziative e fu, osserva Gianpaolo Romanato, un anticipatore del "terzomondismo". Ma trovò sulla sua strada un'altra grande religione monoteista, l'islam, che in quegli stessi anni si stava diffondendo con grande successo nelle stesse regioni. Mentre i trionfanti imperi europei cominciavano a dividersi il continente africano, la religione del decadente Impero Ottomano contrastava efficacemente la diffusione del cristianesimo. Daniele Comboni è stato beatificato nel 1997 e sarà  canonizzato nell'ottobre del 2003. Ma questo libro non è un'opera di edificazione religiosa. E un libro di storia dominato dalla singolare figura di un uomo che fu, come altri europei di quel periodo, un "empire builder", un costruttore di imperi. L'"impero", in questo caso, è quello della fede.

L'autore
Gianpaolo Romanato è nato a Rovigo e risiede a Padova, nella cui università  insegna storia della Chiesa. E' autore di molti saggi e di diversi libri. Fra questi Religione e potere (1981), insieme con lo storico delle religioni loan Petru Culianu; Cultura cattolica in Italia ieri e oggi (1980); Chiesa e società  nel Polesine di fine Ottocento. Giacomo Sichirollo (1991); Istituti e congregazioni religiose nel Veneto (1993); Diocesi di Adria-Rovigo (2002); Pio X La vita di papa Sarto (1992).


I Martedì del Pedrocchi
Ogni settimana presso la Sala Rossini del Caffè Pedrocchi un appuntamento culturale ad ingresso libero.
In una piacevole atmosfera si alterneranno presentazioni di libri, conferenze, reading, incontri con l'autore e con la poesia, con la possibilità  di conversare e confrontarsi con esponenti e personalità  del mondo della cultura.

La manifestazione è organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e Gli Amici del Pedrocchi.

Informazioni
tel. + 39 049 8205007 - 8204537

Letizia Pesaro Maurogonato, donna venezianamente patriottica

Letizia Pesaro Maurogonato, donna venezianamente patriottica

Mercoledì 14 aprile si terrà  la presentazione del libro "Il diario di Letizia (1866)": scritto da una giovane veneziana che a 15 anni vive la vicenda della terza guerra d'indipendenza, è un appassionato documento degli eventi del Risorgimento italiano.

Caffè Pedrocchi - Sala Rossini
mercoledì 14 aprile - ore 17:30

Il diario di Letizia (1866)
Stampa anastatica del manoscritto originale
Introduzione di Mario Isnenghi
Trascrizione a cura di Alberta Andreoli Padova
Verona, Edizioni NovaCharta ("Cimelia"), 2004.

Presentazione pubblica
Mercoledì 14 aprile ore 17:30
Caffè Pedrocchi - Sala Rossini

Intervengono: Mario Isnenghi, Vittoria Buzzacarini, Alberta Andreoli Padova
Coordina: Giuliano Pisani, Assessore alla Cultura

Ingresso libero





Aprile 1866
Il momento da noi tanto desiderato pare sia giunto. La guerra sta per incominciare. Ed io per quanto mel consenta l'animo agitato da questo avvenimento, ne andrò raccogliendo le memorie.


Letizia Pesaro Maurogonato



Letizia Pesaro Maurogonato nasce a Venezia nel 1851. Il padre, Isacco Maurogonato, è alto funzionario della Imperial Regia Privilegiata Compagnia di Assicurazioni Generali Austro-Italiche (antenata delle Assicurazioni Generali), poi ministro delle Poste e delle Finanze nella Repubblica veneta del 1848-49 e in seguito eletto deputato del Parlamento italiano, ormai stabilito a Roma. Lo zio materno è il grande linguista Graziadio Ascoli. Tra i frequentatori della casa paterna, anche Giorgio Manin, figlio di Daniele, che con Letizia commenta le vicende storiche. Appassionata di concerti e opere, si rivelerà  donna di spirito, di vivaci interessi intellettuali e cultura finanziaria, apprezzata anche dalla Regina Margherita. Muore a Roma nel 1912.

Una donna "che non ha fatto nulla di eccezionale": eccezionale è però il suo sguardo sulla Storia, testimonianza lucida e sincera, e l'intensità  dei suoi sentimenti, soprattutto l'affetto per il padre che sempre curò.

Un ritratto di Letizia Pesaro Maurogonato del 1901, ad opera di Giacomo Balla, si trova a Venezia presso la Galleria di arte moderna di Ca"€™ Pesaro.

Il diario



"E' un diario, da "Aprile 1866" al 4 Novembre (con allegati alcuni documenti d'epoca), non giornaliero, più fitto nei periodi cruciali dell'attesa, delle supposizioni, degli interrogativi volti a decifrare l'enigma che perdura sugli avvenimenti militari, l'ubicazione effettiva delle forze nazionali e straniere, il lavorio diplomatico internazionale in corso fra le quinte. Le chiama "memorie" perché, sin dalle prime righe, si mette nella prospettiva del futuro che riandrà  a quel "momento da noi tanto desiderato (che) pare sia giunto". E' l'incipit e la ragion d'essere perché l'eccezionale quindicenne si metta in posizione d'ascolto. Osserva, ragiona, salva episodi e stati d'animo. [...]. Scrive una cronaca su due piani, materiale e immateriale: di fatti e di stati d'animo individuali e collettivi, di sogni e via via - mentre prende forma e si stabilizza la coscienza delle due sconfitte di Custoza e di Lissa - di smarrimenti e di incubi".
(dall'introduzione di Mario Isnenghi)

Anche per Alberta Andreoli Padova, che ha curato per il libro un affettuoso ritratto di Letizia, "l'importanza di questo diario è la sua testimonianza spontanea ed immediata della volontà  dei veneziani di entrare a parte della nazione italiana e del riconoscimento di Vittorio Emanuele di Savoia come loro Re. Volontà  manifestata dai veneziani attraverso un plebiscito al quale il popolo è stato chiamato da un governo provvisorio: questo per dare il massimo della legalità  ad un avvenimento così vitale e così storico. Unità  che è doveroso ricordare oggi in un momento così confuso ed incerto, unità  al di sopra di ogni secessione".

Le case - Matteo Boato

Le case - Matteo Boato


"Scoprire l'anima della città  facendo rivivere gli edifici, antichi e non, facendo trasparire i pensieri, la vita, i sogni di coloro che vi hanno trascorso all'interno parte della loro esistenza": sulle tele di Matteo Boato le case si animano, si riempiono di colori, di suoni e di sensazioni.

Museo Civico di Piazza del Santo. Fino al 12.04.04

Informazioni

Antico e nuovo si mescolano nella sua pittura nell'uso del colore ad olio e quindi di una tecnica antica, mentre carica di allusioni, significati ed esorcismi moderni è la tela su cui rovescia tubi di colore, lasciando alla massa materica uno spessore che poi incide con segni forti e staccati, quasi a cercare il desiderio di movimento, di girotondo ondeggiante che s'apre su antichi palazzi e si chiude a volte in cerchi di piazze esplosive, pullulanti di minute figure, a volte nel chiuso di mura.

Il gioco del dentro e del fuori, carico di simboli, si ripete magico e favoloso in ogni immagine, quasi in un universo affiatato, in cui scorre coloratissima vitalità  solare, La ricerca della tinta forte, voluta e dominante evoca essenze primordiali ed esemplari, come il blu, l’arancio, il rosso, il bianco e il giallo.

Le “Case” di Matteo Boato diventano così forma non divisibile dallo spazio, immagini di un assoluto che contiene il segreto della bellezza della vita.

MATTEO BOATO nasce a Trento nel 1971. Si laurea in ingegneria civile nel 1997 e si diploma in igiene e medicina ambientale applicato all’architettura bioecologica presso l’HSA di Torino.
Dal 1999 ha esposto a Trento, Belluno, Ferrara, Treviso, Verona, Vicenza, Barcellona, Berlino, Dresda, Edimburgo, Glasgow, Lisbona, Londra, Parigi, Belfast e Siviglia.


Informazioni



Museo Civico di Piazza del Santo
Piazza del Santo - Padova
tel. +39 049 8204523
fax + 39 049 8204545
orari: 9.30 – 12.30 / 15.30 - 18.30
come arrivare: 3, 8, 11, 12, 13, 16, 18, 22, 32, 43, Minibus Piazze

Ingresso gratuito

Pagine

L M M G V S D
 
 
 
 
 
 
1
 
2
 
3
 
4
 
5
 
6
 
7
 
8
 
9
 
10
 
11
 
12
 
13
 
14
 
15
 
16
 
17
 
18
 
19
 
20
 
21
 
22
 
23
 
24
 
25
 
26
 
27
 
28
 
29
 
30
 
31
 
 
 
 
 
 

Condividi su: