Intervista a Vasco Graça Moura

Intervista a Vasco Graça Moura

La poesia di Vasco Graͧa Moura filtra i frammenti del passato, creando uno spazio interiore dove l'incontro tra la tradizione classica e il mondo contemporaneo dà  senso all'esperienza quotidiana.
Traduttore di Dante e deputato europeo, il poeta portoghese racconta in questa intervista da dove nasce l'ispirazione della sua poesia.

Presentato da Silvio Ramat e accompagnato da Giulia Lanciani, sua traduttrice e massima esperta italiana di letteratura portoghese, nel marzo 2004 il poeta di Oporto Vasco Graͧa Moura è stato ospite ai martedì del Pedrocchi per "Padova incontra la poesia".

E, dopo averlo ascoltato leggere i suoi testi e parlare della sua arte, di politica e cultura (Vasco Graͧa Moura non è 'solo' poeta, romanziere, drammaturgo, saggista, critico letterario e traduttore di Dante e Petrarca in rima, ma anche deputato europeo, vicepresidente a Bruxelles della Commissione Cultura) resta la sensazione di aver incontrato un mostro di bravura nel senso etimologico del termine: un prodigio, un portento, anche se non ha dato sfoggio di alcuna erudizione.

Graͧa Moura parla della sua poesia come del proprio modo verbale di stare al mondo. Per lui la parola poetica è un cortocircuito fra il quotidiano e i frammenti del passato, un misto di cultura e archetipi mitologici che affiorano come i relitti di un naufragio. Nel quotidiano si fanno strada, per affiorare nello spazio interiore, quei frammenti significativi di mitologia, cultura e tradizione.
Il passato e la contemporaneità  restano a galla e si fondono generando una letteratura moderna, opere nuove che comprendono svariati elementi: storia e miti classici, ricordi e aneddoti autobiografici. Perché il passato è un patrimonio attivo che dà  senso alla quotidianità  ed ogni esperienza è filtrata dalla nostra tradizione culturale, per questo possiamo passare dall'occasionalità  alla Storia e restare collegati al grande circuito del tempo mitico di cui facciamo tutti parte.

Dopo avere letto alcuni testi da "Poemas com pessoas" (tradotti dalla Lanciani e tratti dall'antologia Inchiostro nero che danza sulla carta da lei curata, pubblicata negli Oscar Mondadori 2002) il poeta precisa che la sua tecnica è voluta, cercata:

"Non credo alla poesia come ispirazione, ma come traspirazione - spiega con un filo d'ironia - è manipolazione della parola, lavoro, risultato di un processo che ha alcuni momenti iniziali spontanei a cui però seguono delle regole. L'autore deve proporre al lettore una struttura ben organizzata e dotata di sonorità . Nel mio caso, devo fare come diceva Pasolini, devo organizzare il caos. Ho bisogno di ordine, per questo rivisito i classici."

Cosa c'entrano i classici e la tradizione con la modernità ?

"Anche senza che ce ne accorgiamo, la mitologia e la cultura classica sopravvivono e irrompono nei nostri giorni, oggi possiamo ad esempio incontrare anche noi figure come quelle di Paolo e Francesca o Achille e Pentesilea, magari visitando il museo del Louvre. Io li rivedo e li ripropongo attualizzati nei miei testi, dove però entrano anche temi sociali e lirici, legati ai paesaggi, alla rappresentazione di opere d'arte, pittura, cinema, fotografia, dipende..."

Quali problemi ha incontrato nel tradurre in portoghese Dante e Petrarca?

"Mi sono organizzato e mi sono dato delle regole: prima di tutto fedeltà  totale al testo, nel rispetto della metrica e delle rime, alterne e interne. Basta trovare la chiave iniziale e dopo il meccanismo si mette in moto e la macchina parte. Con Dante, ad esempio, mi ero prefissato di tradurre un canto a notte. Sembra tanto, vero? In realtà  quella traduzione è stato un lavoro sottocosciente di quarant'anni. Per me la traduzione è come una foto in bianco e nero: se anche non vi distinguo più i colori, comunque riconosco i visi delle persone immortalate. Benché in bianco e nero, la fotografia mantiene una corrispondenza col soggetto originale."

Perché ultimamente ha voluto tradurre proprio il Canzoniere del Petrarca?

"Petrarca è citato e ripreso da tutti, se ne sente sempre parlare, ma finora in Portogallo esistevano le traduzioni di pochi sonetti, il primo a occuparsene fu il grande Camoes, ora possiamo dire che c'è il Canzoniere tradotto in portoghese."

Lei ha spiegato cosa è per lei la poesia. Cosa non è la poesia?

"Non è un linguaggio senza tensione. In ogni caso deve avere tutti gli ingredienti: ritmo, prosodia, espedienti formali, capacità  di simulazione, invenzione, autobiografia, riferimenti culturali, citazioni, attualità , anche ironia e autoironia, tutti elementi difficili da reperire a uno a uno perché sono disseminati nel testo."

Maurizia Rossella

Intervista a Titos Patrikios

Intervista a Titos Patrikios

Il poeta Titos Patrikios racconta in un'intervista il suo percorso poetico e politico.
Esponente di spicco della poesia greca contemporanea, è stato ospite della rassegna Padova Incontra la Poesia.

Da quest'anno la rassegna "Padova incontra la poesia", curata da Silvio Ramat per l'Assessorato alla Cultura, è divenuta internazionale.
Il primo ospite che ha letto i suoi testi davanti al numeroso e attento pubblico della Sala Rossini del caffè Pedrocchi è stato Titos Patrikios, il più celebre poeta greco contemporaneo, nato nel 1928 ad Atene, una vita densa di vicende umane e di importanti esperienze politiche e culturali che in gioventù lo hanno posto nelle file della Resistenza contro i nazifascisti che avevano invaso la Grecia.
La sua militanza politica all'interno della sinistra gli comportò il confino alle isole Macrònisos, dove conobbe il grande poeta Ghiannis Ritsos, il quale ne scoprì il talento e gli fece conoscere Neruda e Majakovskij.
Una volta libero, tornato ad Atene, il giovane Titos pubblicò la sua prima raccolta di poesie, esattamente cinquant'anni fa.

Alla Sala Rossini Patrikios ha letto in greco alcuni testi significativi tratti dal ciclo "L'epopea e i ritratti", affiancato nella versione italiana dal suo traduttore, l'editore italiano Nicola Crocetti, direttore della rivista "Poesia", che sta per pubblicarne un'antologia.
In perfetto italiano, il poeta greco ha subito chiarito quanto l'eredità  della cultura ellenica sia stato un pesante fardello per la sua generazione: se da un lato infatti il mito e la tradizione arricchiscono, dall'altro impediscono di sentire il presente. "A suo tempo - spiega Patrikios - abbiamo dovuto rompere con l'antichità  per trovare la nostra voce."

Lei ha militato nella sinistra, ha fatto la Resistenza ed è stato deportato. In che modo ritiene che la storia e il vissuto personale siano testimoni e giudici del presente?

Il passato e la storia fanno più ricca la nostra esistenza, senza memoria non possiamo esistere, ma sono assai pericolosi come giudici, poiché un giudizio molto severo può condannarci ad essere docili di fronte al passato.
Ma, come ci insegnano le avanguardie, i post-futuristi e i post- surrealisti che abbandonarono la metrica e la rima per cercare forme nuove, l'arte e la poesia non possono essere docili, la logica interna della poesia è una logica di estremi, non di mezzi termini.
Da una parte stanno la storia e la politica, dall'altra stanno l'arte e la poesia che sono fondamentali per la vita ma hanno logiche diverse. La logica dell'arte è quella dei rovesciamenti, delle rotture e degli estremi senza i quali non può continuare, diventa ripetizione. Noi possiamo sottostare al giudizio della storia senza essere docili: dobbiamo giudicare anche il giudice.

Si riferisce a una presa di posizione di tipo politico?

Una persona che parla in pubblico deve prendere posizione, non può nascondere quel che pensa, ma ciò non significa che debba essere inserito nell'ingranaggio, può anche essere indipendente rispetto alle formazioni politiche.
Nel secolo scorso c'è stata molta poesia politica, ma quest'impegno ha fatto prevalere il bersaglio politico rispetto alla scrittura, in tal modo la poesia perde la sua indipendenza e lo spirito critico. In ogni caso questo è sempre un grande dilemma: senza interesse politico la poesia diviene insipida, con troppo intento politico diviene linguaggio giornalistico, propaganda.

Negli anni Cinquanta, durante l'esilio, lei ha conosciuto il grande poeta Ghiannis Ritsos. Quanto ha significato questa amicizia?

Il legame con Ritsos mi ha influenzato molto, gli devo molto e gli sarಠsempre riconoscente, ma, dopo un rapporto molto intenso con l'amico e maestro, ho avuto bisogno di uccidere simbolicamente il padre, una rottura che si è risolta dopo 25 anni, del resto io dovevo fare la mia strada.
Gli elementi biografici sono importanti ma non coincidono con la scrittura. Alcune mie poesie, ad esempio, sono state come delle premonizioni e sono andate davanti al mio vissuto, altre invece sono giunte in ritardo rispetto al mio vissuto.
L'importante è vedere il cammino che ha fatto un poeta, lasciare stare il passato e continuare. Stendhal diceva "Mi dà  malinconia leggere i miei libri." E poi, più imparo la letteratura, più fatico a scrivere, non è come in gioventù che non ci pensi...
Adesso vedo tutti i problemi che ci sono nello scrivere, ma continuo, con una certa forma di autoironia che mi permette di vedere le mie straordinarie debolezze.

A tutta prima, le sue poesie sembrano facili e chiare, comprensibili. Come ci riesce?

La chiarezza è un risultato, non ci si arriva subito, io ho scritto anche poesie oscure. Spero che le mie poesie siano chiare ma non semplici, che abbiano molti livelli da scoprire.
Al campo, Ritsos mi ha insegnato che dovevo scrivere e riscrivere, anche cinque volte, e, se occorre, buttare via anche la metà  del lavoro. Gli ultimi miei testi mitologici, ad esempio, sembrano semplici, ma sono stati rielaborati una ventina di volte, perché è difficilissimo mettere insieme due-tre parole e se le parole non sono messe in quel certo modo la poesia non tiene. Bisogna avere un notes per prendere appunti. Anche se non servono. Ma intanto bisogna prendere appunti.

Di cosa deve occuparsi la poesia?

La poesia risponde a questioni che ancora non sono poste in essere.
La grande poesia prevede le domande dando piacere, attraverso il piacere della lingua, come fa Dante che anticipa fin dai primi versi Nel mezzo del cammin di nostra vita/ mi ritrovai in una selva oscura/ che la diritta via era smarrita...
La grande poesia prevede le domande, però mi piacerebbe dire che cosa non è la poesia, ma non ho abbastanza tempo per spiegarlo, intanto posso dire che non è psicologia né filosofia, dato che ci sono quelli che già  vi si dedicano...

Maurizia Rossella

Il codice Vaticano latino 3196

Il codice Vaticano latino 3196

La straordinaria presenza del codice Vaticano latino 3196, il codice forse più prezioso della lirica italiana in quanto contenente, autografe, 20 carte scritte dalla mano del Petrarca in tempi diversi (dal 1336 alla sua morte), costituisce la preziosa testimonianza della storia del canzoniere e consente di spiare il Petrarca nel suo laboratorio poetico, osservandone gli scritti in uno stadio ancora non definitivo, le correzioni ed i ripensamenti.

È stato recentemente pubblicato da Laura Paolino, Il codice degli abbozzi. Edizione e storia del manoscritto Vaticano latino 3196, Milano- Napoli, Ricciardi 2000. Raccoglie alcune delle carte che il poeta utilizzava per i suoi primi abbozzi e che gli servivano per le prime correzioni, sino a quando di qui egli non trasferiva i suoi componimenti in un supporto diverso e più adatto.

La maggior parte di questi abbozzi è costituito da poesie o frammenti che poi passarono nel Canzoniere, alcune direttamente nel codice oggi Vatic. Lat. 3195: il gemello d"€™oro della Vaticana, ovvero la "€˜copia"€™ nella quale il Petrarca fece trascrivere dal copista Giovanni Malpaghini la sua opera lirica, e che egli stesso condusse a termine, avvicendandosi al suo copista e trascrivendo si suo pugno il testo.

Siccome il Petrarca, in queste carte non ufficiali ed esposte, segnalava anche i tempi di stesura o di correzione, e talvolta anche l"€™ora precisa in cui aveva ripreso in mano la penna, ed il tempo intercorso dall'€™ultima stesura, il codice ha offerto una miniera di notizie per la ricostruzione della elaborazione dei testi nei loro insiemi (varie redazioni, o "€“come sono state chiamate- "€˜forms"€™, del Canzoniere, studiate per la prima volta da Ernest H. Wilkins e, in Italia, da Arnaldo Foresti).

Con le poesie del Canzoniere sono presenti altre rime di corrispondenti, risposte di Petrarca a loro, lacerti poetici non finiti nel Canzoniere, stralci di epistole latine (della raccolta delle Familiares) e, dei Trionfi, parti di quello d"€™Amore (Triumphus Cupidinis), quello dell'€™Eternità.

Siccome la maggior parte di queste carte erano all'€™origine piegate, e alcune di esse lacerate, è evidente che il poeta usava per i suoi primi assaggi di prova, o prime scritture, carte di servizio, destinate poi, normalmente, alla distruzione, cioè veri e propri scartafacci: donde propriamente ai testi del Vat. Lat. 3196 si attaglia l"€™etichetta di "€˜critica degli scartafacci"€™, che, applicata all'€™esame delle correzioni d"€™autore, fu importantissima nella cultura italiana del primo Novecento, opponendo al grande Croce, i fautori, come Giuseppe de Robertis e Gianfranco Contini, della filologia delle "€˜varianti"€™ ovvero "€“appunto- la "€˜critica degli scartafacci"€™. Petrarca stesso fu il primo critico dei propri scartafacci perchè talvolta vi lasciò cadere note che riguardano le motivazioni dei propri cambiamenti ( «non videtur satis triste principium»).

Il codice finì nella mani di Pietro Bembo, ma è forse una leggenda ch"€™esso fosse stato trovato presso un "€˜pizzicaruolo"€™; dai libri del Bembo passò alla Biblioteca di Fulvio Orsini, e di qui alla Biblioteca Vaticana (con lo stesso percorso, del "€˜fratello"€™ in bella copia, Vat. Lat. 3195).

L"€™uscita dalla Biblioteca Vaticana, per evidenti motivi, è occasione rarissima, e anche per ciò la sua presenza a Padova costituisce un fatto eccezionale, meritando il codice di essere considerato il cimelio più prezioso di questa mostra.

Gino Belloni

Petrarca a Padova

Petrarca a Padova

Il Petrarca giunse per la prima volta a Padova nel 1349, su invito di Iacopo II da Carrara, signore della città . Aveva 45 anni ed era celebre in tutta Europa come storico, filosofo e poeta latino. Nel 1341, rifiutata l'offerta fattagli dall'Università  di Parigi, era stato incoronato poeta a Roma in Campidoglio.

Petrarca ospite di Jacopo II


A Padova Petrarca fu accolto con grandissimi onori da autorità  e popolo e venne ospitato nella splendida reggia carrarese. Qui egli ritrovava in qualiÍ  di vescovo il nobile romano Ildebrandino Conti, conosciuto alla corte papale ad Avignone, durante la sua giovinezza. Fu quindi lieto di accettare il canonicato che Iacopo II gli offerse, prendendone possesso il 18 aprile. Il rito solenne fu celebrato in cattedrale, alla presenza di una gran folla, dal cardinale legato Gui de Boulogne. Il mese seguente fu assegnato al poeta un beneficio annuo di 200 ducati d'oro e una casa adiacente alla cattedrale. L'abitazione, disposta su due piani, comprendeva otto camere, tre granai, due "caneve", una stalla e un orto, con un bel pozzo d'acqua.

Ma a Padova il Petrarca non si fermò. Riprese il suo peregrinare, tornando solo di tanto in tanto per assolvere ai suoi doveri di canonico. Era in città  il 15 febbraio 1350 per assistere alla traslazione del corpo di s. Antonio nell'arca in cui si trova ancora oggi nella Basilica del Santo.

Il 19 dicembre 1351 Iacopo II da Carrara veniva assassinato da un congiunto. Il figlio e successore Francesco chiamò il Petrarca a Padova. Il poeta scriverà  all'amico Giovanni Boccaccio, l'autore del Decameron: «La Fortuna, dopo aver mietuto intorno a me tanti amici ed avermi privato di tanti conforti, mi ha rapito con improvvisa, orribile e veramente indegna morte il migliore, il più caro, il più dolce sostegno e decoro dei miei giorni». Per la tomba di Iacopo II, opera dello scultore Andreolo de'; Santi, il Petrarca compose una commossa epigrafe, che si può ancora leggere nella chiesa degli Eremitani.

Petrarca ospite di Francesco da Carrara


Il Petrarca tornò a Padova per risiedervi stabilmente nel 1361, ma già  l'anno successivo la peste lo costringeva a trasferirsi a Venezia. Qui visse sette anni in un palazzo sulla riva degli Schiavoni, che la Repubblica gli aveva concesso in cambio del lascito della sua ricchissima biblioteca.

Durante gli anni veneziani, Francesco da Carrara, che amava il poeta di affetto filiale e lo voleva presso di sé, non mancò di invitarlo con insistenza a Padova. Nell'aprile del 1368 quando si recò a Udine per rendere omaggio all'imperatore Carlo IV, sceso in Italia per la seconda volta, il Carrarese volle che il poeta fosse al suo fianco. Commosso da tante attenzioni il Petrarca decise di lasciare Venezia e stabilire la sua definitiva residenza a Padova. «Qui a Padova sono sicuro di essere amato» avrebbe dichiarato qualche anno più tardi a Matteo Longo, arcidiacono di Liegi e suo caro amico.

La città , che si gloriava di una delle Università  più prestigiose d'Europa, gli offriva, oltre alla potente protezione del principe carrarese, un soggiorno piacevole e una numerosa cerchia di amici vecchi e nuovi:
  • Giovanni Dondi, medico e astronomo

  • Pietro da Moglio, maestro di grammatica e retorica

  • Bonaventura Badoer da Peraga, futuro patriarca di Aquileia e cardinale

  • il pittore Guariento, che in quel tempo lavorava alla reggia carrarese e agli Eremitani

  • il letterato Lombardo Della Seta, suo devoto segretario


Nella casa canonicale, dove aveva riunito la sua preziosissima biblioteca, il Petrarca visse serenamente, lavorando ad alcuni dei suoi capolavori tra i quali l'Africa, il Canzoniere e i Trionfi. Su invito di Francesco da Carrara, al quale sarebbe stato dedicato, il Petrarca riprese il De viris illustribus, raccolta delle biografie di 36 celebri personaggi dell'antichità ;. L'opera, su diretto suggerimento del poeta, fu alla base della vasta decorazione pittorica, oggi perduta, voluta dal Carrarese per 'ampio salone della sua reggia, poi detto "Sala dei Giganti".

La casa di ArquÍ 


Il poeta aveva ormai superato la sessantina e il suo stato di salute, indebolito da febbri e da vari malanni, era precario. Sicchè quando Francesco da Carrara, sempre premuroso nei suoi riguardi, gli donò un terreno ad ArquÍ  sui colli Euganei, Petrarca decise che quello sarebbe stato il miglior rifugio per i suoi ultimi anni. E scrisse all'amico Moggio Moggi: «Potessi mostrartelo! ͈ il mio secondo Elicona, che ho preparato per te e per le Muse. Sono certo che se tu lo vedessi non te ne vorresti più allontanare».

Nei primi mesi del 1370 la casa di Arquà era già  pronta. Il Petrarca vi si trasferì nel marzo. Aveva al suo servizio alcuni servi, ai quali si aggiungevano quattro o cinque copisti, ed era visitato da amici ed ammiratori. Così descriveva la sua vita ad ArquÍ  qualche anno dopo al fratello Gherardo: «Per non allontanarmi troppo dalla mia chiesa, qui fra i colli Euganei, a non più di dieci miglia da Padova, mi sono costruito una casa piccola ma deliziosa, cinta da un oliveto e da una vigna, che danno quanto basta ad una famiglia numerosa, ma modesta. E qui, benché ammalato, vivo pienamente tranquillo, lontano da ogni confusione, ansia e preoccupazione, passando il mio tempo a leggere e a scrivere».

Nel 1367 il papa Urbano V aveva provvisoriamente riportato dopo 64 anni la sede papale da Avignone a Roma. Il Petrarca, che tanto aveva sollecitato con le sue lettere la fine del «turpe esilio avignonese», era stato invitato alle solenni celebrazioni, ma violenti attacchi di febbre ne avevano rinviato più volte la partenza. Al rinnovato invito del papa, che gli scrisse personalmente, nel 1370 decise di mettersi in viaggio. Ma a Ferrara venne colto da una violenta sincope, che lo fece credere morto. Ad Arquà, dove era tornato dopo qualche tempo, lo raggiunsero la figlia Francesca e il genero Francescuolo da Brossano con la piccola Eletta. Petrarca morì nella notte fra il 18 e il 19 luglio 1374, giorno del suo settantesimo compleanno. Stava lavorando al Compendio del De viris illustribus. Al Boccaccio, che, avuta notizia delle sue non buone condizioni di salute, gli consigliava di mettere da parte gli studi e la fatica dello scrivere, Petrarca aveva ribattuto: «Non c'è peso più leggero della penna, nè più dolce. Gli altri piaceri svaniscono e dilettando fanno male, la penna invece dà  gioia quando la si prende in mano e soddisfazione quando la si posa, riuscendo utile non solo a chi la usa, ma spesso anche a molti altri che sono lontani, anche a coloro che vivranno dopo migliaia di anni».

Mostra "Petrarca e il suo tempo"

Mostra "Petrarca e il suo tempo"

Mostra "Petrarca e il suo tempo"

Sulle tracce di una presenza divenuta un simbolo per la città, Padova organizza una grande esposizione, che fa riemergere la memoria del poeta, della sua attività , delle sue relazioni.

Musei Civici agli Eremitani
8 Maggio - 31 Luglio 2004

2004: a 700 anni dalla nascita di Francesco Petrarca, Padova organizza un evento espositivo con il quale si propone di ripercorre il legame tra il Poeta e la città . Un legame unico, per l'importanza degli anni nei quali si svolse, l'intensità  delle relazioni umane e intellettuali, la preziosa eredità  culturale.
A Padova Francesco Petrarca fu a più riprese; quasi ininterrottamente dal 1368 al 1374 (anno della morte), ospite di Francesco il Vecchio da Carrara, per il quale svolse anche incarichi pubblici. In questi anni Padova andava assumendo un ruolo prestigioso di grande centro culturale e polo di attrazione per gli intellettuali e gli studiosi dell'epoca e la casa del Poeta divenne meta di amici e visitatori illustri, come ad esempio Giovanni Boccaccio.

Leggi la scheda Petrarca a Padova
Vai al sito ufficiale http://www.petrarca2004.it a cura della Provincia di Padova.

Il programma di "Petrarca e il suo tempo" comprende

  • una mostra presso il Museo Civico Eremitani: articolata in diverse sezioni, presenta circa 170 opere tra codici, manoscritti, illustrazioni, pitture, incisioni, riproduzioni
  • un itinerario all'interno della città : tracce della presenza del Petrarca e del clima culturale del tempo
  • celebrazioni petrarchesche: incontri e spettacoli dedicati all'uomo e al poeta
  • Informazioni pratiche


 

LA MOSTRA

 

 

Le opere

 


La mostra propone raffinatissimi codici provenienti da prestigiose istituzioni quali la Biblioteca Nazionale di Parigi, la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Biblioteca Marciana di Venezia, il Victoria & Albert Museum di Londra e da altre prestigiose raccolte italiane e straniere.

In particolare sarà  presente il manoscritto Vaticano latino 3196, che uscirà  eccezionalmente dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. E' il codice forse più prezioso della lirica italiana perché contiene, autografe, 20 carte scritte dalla mano del Petrarca in tempi diversi (dal 1336 alla sua morte).
Si tratta dei fogli che il poeta utilizzava per i suoi primi abbozzi e che gli servivano per le prime correzioni. La maggior parte di questi abbozzi è costituito da poesie o frammenti che fecero poi parte del Canzoniere.

Saranno inoltre presentati il catalogo della Raccolta petrarchesca conservata presso la Biblioteca Civica e i primi due Album dei visitatori di Casa Petrarca, riprodotti in forma digitale e accompagnati da un'antologia di testi apposti da visitatori illustri sugli album stessi.

Uno spazio di rilievo sarà  riservato ai "Trionfi", illustrati da opere provenienti dall'Albertina di Vienna e dalla Galleria degli Uffizi di Firenze.

Non mancheranno alla mostra opere delle cosiddette "arti minori", nelle quali si potrà  cogliere l'eco immediata delle immagini, delle emozioni, delle meditazioni del poeta.

E ancora: un aspetto poco noto è il rapporto più o meno diretto di Petrarca con la musica durante la sua permanenza a Padova. La mostra esplora questo rapporto nel riflesso della posizione europea del poeta, nella cultura della sua epoca e della postuma diffusione e fortuna dei suoi testi, attraverso opere quali fonti musicali, lettere scritte dal Petrarca ai suoi musici, codici di teoria musicale, strumenti musicali dell'epoca ricostruiti da artigiani contemporanei.
Sono previste stazioni di ascolto.

 

 

 

 

 

 

Le sezioni

 


Nel dettaglio, la mostra si articola in sei sezioni:

I Carraresi e l'ambiente padovano
La sezione vuol fare conoscere la famiglia che governò la città di Padova per tutto il Trecento e presso cui Petrarca fu ospite durante il suo soggiorno padovano.

La cultura al tempo del Petrarca
La sezione è pensata per dare un'idea del contesto in cui visse e operò Petrarca: arte e libri, musica, cultura latina e storiografia locale, cultura scientifica.

Patavinitas classica
La presenza del Petrarca nella Padova carrarese si inserisce nel contesto di un vivace ambiente culturale, decisamente orientato in senso umanistico, con una particolare vocazione "archeologica", che testimonia una precoce valorizzazione delle vestigia del mondo antico, poi destinata a svilupparsi in forme sempre più articolate nei secoli della Rinascenza.

La sezione ripercorre le tappe più significative di questo percorso intellettuale.

Codici e 'fortuna' delle opere di Petrarca in Europa
La sezione presenta manoscritti e incunaboli delle biblioteche tedesche per documentare la tradizione manoscritta da Padova all'Europa e il ruolo degli studenti tedeschi all'Università .

La tradizione iconografica dei Trionfi
Il poema allegorico del Petrarca diede vita a una importante tradizione iconografica che durò fino al Seicento nella pittura, nella stampa e nella bronzistica in Italia e Oltralpe.

La sezione offre importanti testimonianze di questa tradizione.

Petrarchismo e petrarchisti
La fortuna del Petrarca, già  considerevole, crebbe dopo la sua morte. Padova divenne il centro di diffusione delle sue opere, richieste dal papa, dall'imperatore e da vari intellettuali italiani ed europei. Il culto petrarchesco rimase vivo nei secoli, rinnovandosi, anche e soprattutto nel campo dell'editoria.

La sezione vuole testimoniare la fortuna delle opere del Poeta sullo sfondo del Veneto, attraverso documenti originali e editoria petrarchesca.

 

 

 

 

 

ITINERARIO


L'itinerario porta alla scoperta di alcune tracce della presenza del Petrarca in città , quali la casa presso cui soggiornò a Padova (in parte conservata), ritratti del poeta, iscrizioni. Segnala inoltre mionumenti e opere che testimoniano il clima culturale del tempo, in particolare il rinnovato interesse per la classicità  che influenzò il Petrarca.

Da non perdere nella deliziosa cittadina di ArquÍ , sui colli euganei, la Casa del Petrarca, recentemente risistemata. Il nuovo allestimento è stato voluto ancora più rispettoso della suggestione del luogo e delle testimonianze della quotidianità  di vita del Petrarca che la Casa conserva integre da secoli.

Scarica l'itinerario completo in formato pdf.

 

INFORMAZIONI PRATICHE

 


Musei Civici agli Eremitani
Piazza Eremitani
orari: tutti i giorni 09:00 - 19:00; giovedì 21:00 - 23:00
chiusura: lunedì

come arrivare: dalla stazione ferroviaria autobus 3, 8, 10, 12, 18

Biglietti

in orario 09:00 - 19:00
- intero 10 euro (comprende ingresso mostra e museo)
- biglietto cumulativo 12 euro (comprende ingresso mostra, museo e Cappella degli Scrovegni)
- Padova Card 14 euro + 1 euro per la prenotazione della visita alla Cappella degli Scrovegni
- ridotto gruppi (10-25 persone) 8 euro
- ridotto speciale, scolaresche e carta giovani 5 euro

in orario 21:00 - 23:00 (solo di giovedì)
- intero solo mostra 8 euro
- intero mostra e Cappella degli Scrovegni (fino alle 22:00) 12 euro
- ridotto solo mostra 5 euro
- ridotto mostra e Cappella degli Scrovegni (fino alle 22:00) 8 euro
- ridotto speciale mostra e Cappella degli Scrovegni (fino alle 22:00) 5 euro
- Padova Card 14 euro + 1 euro per la prenotazione della visita alla Cappella degli Scrovegni

Esibendo il biglietto della mostra si ha diritto ad un ingresso ridotto a:
Palazzo della Ragione: 4 euro
Battistero: 1,50 euro
Museo Diocesano: 2 euro
Oratorio di San Giorgio: 1,50 euro
Casa del Petrarca: ridotto 1,50; scuole 1 euro (gratuito fino a 6 anni e oltre i 65, residenti a Padova e provincia, possessori Padova Card e portatori di handicap)

Visite guidate su prenotazione
ImmaginArte tel. +39 049 9330176
Guide ASCOM tel. +39 049 8209741, fax +39 049 8209726
Assoguide Veneto tel. +39 049 8698601, fax +39 049 8698614

Visite guidate gratuite: giovedì ore 21:00

Per informazioni
Musei Civici
tel. 049 8204551

Telerete Nord-Est srl
tel.049 2010020

Turismo Padova Terme Euganee
tel.049 8767918
info@turismopadova.it


Ufficio stampa
Studio ESSECI - Padova Sergio Campagnolo
tel.049 663499
fax 049 655098
e-mail info@studioesseci.net
sito http://www.studioesseci.net

 

 

Millo Bortoluzzi jr. 50 anni di pittura a Padova

Millo Bortoluzzi jr. 50 anni di pittura a Padova

Omaggio ad uno dei più importanti paesaggisti padovani e veneti.
La mostra antologica comprende una quarantina di opere ad olio di varie dimensioni.

30 aprile - 13 giugno 2004
Oratorio di San Rocco
Ingresso gratuito

Dagli anni '60 in poi Millo Bortoluzzi jr. è stato cantore delle valli, dei colli e della laguna veneta, interprete di una tradizione figurativa ereditata dal nonno, quel Millo Bortoluzzi senior che fu docente all'Accademia di Belle Arti di Venezia e allievo, come il nipote, del grande pittore espressionista austriaco Kokoschka.

Oratorio di San Rocco
Ingresso gratuito
Orari: 9:30 - 12:30 / 15:30 - 19:00
chiuso il lunedì
visite guidate: tutti i martedì, ore 18:00

Transito di Venere sul Sole

Transito di Venere sul Sole

Transito di Venere sul Sole

Il Gruppo Astrofili sarà  in Prato della Valle con i suoi strumenti per mostrare il transito di Venere sul Sole: si vedrà  un puntino nero camminare sulla faccia del sole.

Prato della Valle - Isola Memmia
martedì 8 giugno

Il transito di Venere sul Sole è un fenomeno raro che in passato servì a misurare la distanza Terra-Sole.
Avviene nel 2004, poi nel 2012, e la volta successiva dopo 105 anni!

Prato della Valle - Isola Memmia
martedì 8 giugno
09:00 - 12:00
Ingresso gratuito

Per info:
Gruppo Astrofili di Padova
tel. +39 049 8022606

Per saperne di più
- visita le pagine dell'Osservatorio Astronomico di Bologna

Progetti e Oggetti di Scuola Italiana Design

Progetti e Oggetti di Scuola Italiana Design

Mostra dei progetti e degli oggetti realizzati dagli studenti di Scuola Italiana Design, istituto che si occupa della formazione di giovani designer nelle aree specifiche del product, packaging, visual e web design.

Galleria La Rinascente - Piazza Garibaldi
6 maggio - 6 giugno 2004

Informazioni


Fondata nel 1991 dalla Camera di Padova, Scuola Italiana Design è confluita nel 2001 all'interno del Parco Scientifico e Tecnologico Galileo la cui missione consiste nel favorire la competitività  delle imprese attraverso l'innovazione.
Oggi Scuola Italiana Design, per la sua continua ricerca nel campo della creatività  applicata al design, rappresenta un prestigioso punto di riferimento nel panorama della formazione specifica e dei servizi alla imprese.

Una sezione della mostra è dedicata ai materiali innovativi per l'architettura e il design di MATECH, centro specializzato nella selezione e classificazione dei materiali ad alto titolo di innovazione e nella consulenza per il trasferimento tecnico.
MATECH offre a progettisti, designer e aziende che per i loro progetti pongono forte attenzione all'impiego di materiali innovativi.

La mostra è organizzata dal Comune di Padova - Assessorato alla Cultura e dal Parco Scientifico Tecnologico Galileo di Padova.





Informazioni



Galleria La Rinascente
Piazza Garibaldi Padova
dal 6 maggio al 6 giugno 2004
orario: da martedì a venerdì 09:00 - 21:00; lunedì 13:00 - 21:00

Ingresso gratuito

Le donne e i luoghi del Petrarca

Le donne e i luoghi del Petrarca

mostra collettiva di opere di pittura e poesia ispirate al poeta

ArquÍ  Petrarca
Palazzetto Consortile di via Zane
10 - 29 giugno 2004

La sezione padovana della F.I.D.A.P.A. celebra il 700° anniversario della nascita del grande poeta Francesco Petrarca, realizzando una collettiva sul tema "€œLe donne e i luoghi del Petrarca"€, alla quale partecipano socie con un ragguardevole percorso artistico, che si cimentano nella realizzazione delle opere, ognuna con la propria sensibilità  coloristica, linguistica e tecnica diversamente abbinate.

Alla collettiva partecipano:

Sezione pittura

Ilde Petek Andreaggi. Artista poliedrica dipinge e scrive. Ha studiato pittura con i Maestri Saetti e Breddo. Ha insegnato educazione artistica a lungo. Ha partecipato a numerose mostre nazionali ed internazionali.

Massimiliana Bettiol. Laureata in filosofia, ha studiato arti figurative all'Accademia di Salisburgo sotto la guida di Mario De Luigi e a Padova con Dolores Grigolon e Mariano Missaglia. Ha esposto in diverse città  italiane e suoi lavori sono in collezioni private ed in edifici sacri.

Marisa Bolzonella Giacomin. Ha ripreso l'attività  pittorica negli anni Ottanta sotto la guida del maestro Alberto Bolzonella, conseguendo nel 1996 la Medaglia d'Argento al Concorso Nazionale di pittura dell'Associazione Blu di Prussia. Ha partecipato a mostre personali e collettive.

Giovanna Bonvicini. Laureata in Lettere classiche, ha cominciato a dipingere molto giovane dedicandosi anche all'insegnamento. Si è formata presso l'Accademia Atelier des Buttes Chamount di Parigi. Ha esposto in mostre italiane ed estere.

Andreina Costa. Vario ed articolato il suo percorso artistico che va dalla ceramica alla decorazione per approdare successivamente alla pittura. Affina la sua preparazione in Provenza e a Parigi, frequentando gli studi di pittori prevalentemente padovani, collocandosi nella scia della tradizione coloristica veneta.

Franca Pennacchioli. Interprete attenta del paesaggio veneto, ne coglie le luci e la particolarissima atmosfera lirica dei luoghi della sua quotidianità . Ha frequentato gli studi di conosciuti maestri ferraresi, padovani e parigini. Ha esposto principalmente a Padova e in Francia.

Maria Luisa Barcucci Vaccato. Toscana di origine, risiede ed opera a Padova. Già  docente di materie letterarie, da circa un ventennio si dedica al disegno e alla pittura. In collettive e personali ha esposto in città  italiane e a Parigi.

Gabriella Santuari Zerbinati. E' inserita da alcuni anni nel mondo dell'arte con esposizioni in Italia ed Europa. Sue opere appaiono in gallerie italiane e in Norvegia e inoltre in varie collezioni private e pubbliche anche all'€™estero.

Sezione Poesia

Ilde Petek Andreaggi. Ha pubblicato raccolte di poesia tra le quali "Esca", "Clessidra", "Scenario". Una sua lirica su Lucio Fontana è stata premiata e pubblicata sul "Giornale dell'Arte".

Anna Boscolo Artmann. Collabora ad alcune testate giornalistiche ed è conduttrice radiofonica di programmi culturali. Già  insegnante di latino e storia presso scuole medie. Sue poesie sono apparse in varie pubblicazioni.

Raffaella Bettiol. Laureata in Giurisprudenza si occupa di letteratura e in particolare di poesia, promuovendo incontri letterari. Ha pubblicato la silloge "L'anima segreta" ed ha curato, con un saggio introduttivo, l'antologia tematica "Il mio bicchiere da viaggio, otto poeti italiani d'oggi".

Luigina Bigon. Proveniente dalla progettazione della calzatura femminile d'Alta Moda, si è andata via via appassionando al mondo della poesia. Ha pubblicato le raccolte "Barattare sogni", "Lucenera", "Cercando O" ed altre ancora. E' presente in antologie e riviste letterarie nazionali.

Maria Luisa Ottogalli. E' attiva nel campo del restauro monumentale. Si occupa d'arte ed in particolare di poesia e musica. Sue liriche in italiano e in vernacolo friulano sono state pubblicate in antologie e riviste specializzate.

Amelia Burlon Siliotti. I suoi primi versi sono stati pubblicati alla fine degli anni Cinquanta. Ha vinto nel 1959 il premio Lerici-Pea. E' degli anni Sessanta la raccolta di poesia "Erba avara" e più tardi altre sillogi tra le quali "L'uomo seduto", "Sento bÍ tare pian", "Namibia", "Platicando con Garcìa Lorca", "El me Veneto".


Inaugurazione: giovedì 10 giugno alle ore 17.30 nel Palazzetto Consortile di ArquÍ  Petrarca, in via Zane.

Orario: 16.30-19.30
lunedì chiuso
ingresso libero

La violenza sui minori - dibattito

La violenza sui minori - dibattito

L'attenzione dei media si concentra periodicamente sui delitti più efferati, ma la violenza sui minori ha molte facce e spesso si consuma silenziosamente tra le pareti domestiche. Un incontro per discutere un problema irrisolto e troppo spesso ignorato.

Sala Rossini - Stabilimento Pedrocchi
25 maggio 2004 ore 18:00

Il dibattito prenderà  spunto dal libro di Enzo Tardino "Chi ha ucciso Samuele" – il racconto dell’assassinio di Cogne – editore Corbo Ferrara 2003.

Introducono
Angela Malfitano - docente di regia Università  di Bologna
Daniela Zigarella - avvocata esperta problemi minorili

Il libro: La storia di un efferato delitto, ma anche una storia di costume nel segno di un devastante furore mediatico costellata di intensi contrappunti umani e sociali.

Enzo Tardino (Licata), dopo una parentesi di insegnamento, di ricerca e di assistentato universitari, e di una breve attività  di avvocato a Roma e a Milano, divenne magistrato: pretore a Legnano, dove fra i primi si impegnò per la difesa dell'uomo e dell'ambiente; giudice e sostituto procuratore generale della Repubblica a Bologna; attualmente giudice della Corte di Cassazione. Numerose le pubblicazioni e i premi ricevuti per la sua attività  di scrittore.

Angela Malfitano leggerà  alcune pagine del libro.

Per saperne di più sulla violenza sui minori:
GuidaGenitori.it


Ciclo I Martedì del Pedrocchi
Ogni settimana presso la Sala Rossini del Caffè Pedrocchi un appuntamento culturale ad ingresso libero.
In una piacevole atmosfera si alterneranno presentazioni di libri, conferenze, reading, incontri con l'autore e con la poesia, con la possibilità  di conversare e confrontarsi con esponenti e personalità  del mondo della cultura.

La manifestazione è organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e Gli Amici del Pedrocchi.

Informazioni
tel. + 39 049 8205007 - 8204537

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