Padova incontra la Poesia

Padova incontra la Poesia

Marzo 2004

La rassegna Padova Incontra la Poesia ha di nuovo portato in città  alcuni interessanti esponenti italiani e stranieri della poesia contemporanea

Sala Rossini Stabilimento Pedrocchi
marzo 2004

Padova incontra la poesia, giunta al suo decimo ciclo, ha chiamato in marzo nella nostra città  due fra le più rappresentative voci del panorama greco e portoghese: Titos Patrikios e Vasco Graͧa Moura, e due esponenti della poesia dialettale italiana: Emilio Rentocchini e Amedeo Giacomini.

Durante ogni incontro il pubblico ha potuto confrontarsi direttamente con gli autori, che hanno letto i loro componimenti e raccontato le loro esperienze di vita e di scrittura.

La manifestazione è promossa dall'Assessorato alla cultura con la collaborazione della Società  Dante Alighieri ed è curata da Silvio Ramat.
L'ingresso è gratuito.


Gli incontri
Voci da Finis Terrae, 2 marzo
Titos Patrikios, 9 marzo
Emilio Rentocchini, 16 marzo
Vasco Graͧa Moura, 23 marzo
Amedeo Giacomini, 30 marzo


2 marzo
Voci da Finis Terrae
recital di poesia in musica, un dialogo a quattro voci tra gallego, italiano, veneto, napoletano.

Viene proposta una selezione di poesie della Galizia a partire da Rosalia de Castro, poetessa dell'800, fino ai nostri giorni. In questo lavoro le due lingue, galego e italiano, si intrecciano, si fondano e si sostengono in una tessitura a più voci, quasi una partitura sonora, che da vita e respiro alla parola poetica.
Voci recitanti: Claudia Fabris, Silvio Barbiero, Xesus M. Freire Lopez, Giovanni Borriero
Chitarra: Lodovico Bollacasa

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9 marzo
Titos Patrikios

 

Ho l'ambizione di comporre, infine,
un'epopea che ci renda immortali,
però appena traccio un profilo perdo tutti
e con loro perdo anche me,
ci dissolviamo tutti in mille pezzi.

 


Titos Patrikios si è laureato in Giurisprudenza nell'€™università  di Atene, la città  dove è nato nel 1928. Il suo esordio in letteratura è precoce: appena quindicenne, nel 1943, pubblica una poesia su una rivista studentesca.
A quella data era già  nelle file della Resistenza, contro i nazifascisti che avevano invaso la Grecia. Questa attività  politica, all'€™interno della sinistra, gli comportò il confino, all'€™inizio degli anni Cinquanta, nelle tristemente note isole di Macrònisos e di Ais Stratis. E proprio durante quello stesso periodo di confino, a un altro grande poeta, Ghiannis Ritsos, accadde di scoprire il talento del giovane Titos: il quale, tornato ad Atene, dette alle stampe nel 1954 la sua prima raccolta, Strada sterrata.

In séguito studiò sociologia a Parigi, svolse la professione di avvocato e lavorò per l"€™Unesco. In epoca più recente Patrikios è stato funzionario del Centro Nazionale del libro, in Atene, e candidato alle elezioni nelle liste del Pasok, il Partito Socialista Panellenico.
Nel 1994 ha ricevuto, in Grecia, il Premio Nazionale per la letteratura. Alle sue liriche, tradotte in molte lingue (in Italia sta per pubblicarne un"€™antologia Nicola Crocetti, parzialmente anticipata sul n. 174 della rivista "€œPoesia"€), si affiancano prose letterarie e saggistiche, nonché versioni molteplici, fra cui spiccano quelle da Pablo Neruda.

La sua opera in versi "€“ sistemata a tutt"€™oggi nei tre volumi Poesie I, Poesie II e Poesie III, editi nel 1998 "€“ si articola nei titoli seguenti: Strada sterrata (1954), Apprendimento (1963), Fermata facoltativa (1975), Poesie I (1976), Mare promesso (1977), Controversie (1981), Specchi di fronte (1988), Deformazioni (1989), Il piacere delle dilazioni (1992). Nel 2000 è uscito La resistenza dei fatti.
Tra le prose si citano: La banda dei tredici (1990), Orario continuato (1993) e Sul bagnasciuga (1997).

Leggi la conversazione con Titos Patrikios

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16 marzo
Emilio Rentocchini

 

 

 

E quèll ch"€™Í  pasa in l"€™òrba as fa lusèint
Piò as dèsfa in l"€™aria e piò t"€™al sèint arèint.

E ciò che passa nel buio diventa luccicante
Più si disfa nell'€™aria e più lo senti accanto.

 

 


Emilio Rentocchini vive a Sassuolo, in provincia di Modena, dove è nato nel 1949.
Ha pubblicato cinque raccolte, la più recente delle quali, Ottave, uscita presso Garzanti nel 2001, contiene i versi composti nell'€™arco di tredici anni.

Scrive i suoi testi due volte, in italiano e in dialetto sassolese: "non mi sento poeta", dice: "artigiano, sì. Paziente lavoratore della lingua, che vive di ascolto, di suoni captati nell'aria, di voci calate sulla carta, planate silenziosa- mente nel cuore e rese, per quanto possibile, vive a chi legge".

La sua scrittura, semplice e limpida, è una continua ricerca: "il dubbio di avere tra le mani uno strumento in grado, a volte, per lampi, per schegge, per pallidi detriti luminosi, di avvicinarmi al liquido silenzio delle cose dette una volta per tutte".

Ottave nasce da una rilettura dell'Orlando furioso di Ariosto, da cui Rentocchini riprende "quella struttura di otto versi, coi quali tutto era stato detto, e così bene, un tempo; in cui ogni cosa aveva trovato il suo posto, alonata di stupore".

Accompagnata da positivi riscontri critici su alcuni dei principali periodici e quotidiani, la poesia di Rentocchini (premiata al "€œLanciano"€ e al "€œCittà  di Bergamo"€) trova spazio nelle Mappe della letteratura europea e mediterranea. Da Gogol al Postmoderno (Bruno Mondadori) e in Poesia del Novecento italiano (Carocci).

Le citazioni sono tratte dall'intervista di Athos Nobili (1998), disponibile all'indirizzo http://www.loso.it/poiein/autori/rentocchini_intervista.htm

Leggi l'intervista a Emilio Rentocchini

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23 marzo
Vasco Graͧa Moura

 

 

 

 

ma noi non accettiamo la notte senza rimedio
né la tenebra come sostanza del destino:
ci percorre un'intima ansietà 
di salvezza fino all'ultimo momento

 

 


Vasco Graͧa Moura è nato a Foz do Douro, Porto, nel 1942. Laureato in Legge, ha esercitato per alcuni anni la professione forense per dedicarsi poi esclusivamente ad attività  culturali e politiche. Attualmente, è deputato europeo.

Poeta, romanziere (Quatro ͺltimas canͧ͵es, 1987; Naufrà¡gio de Sepͺlveda, 1988; Partida de Sofonisba Í s seis e doze da manhÍ£, 1993; A morte de ninguém, 1998), drammaturgo (Ronda dos meninos expostos, 1987; Auto de Mofino Mendes, 1994), saggista e critico letterario, è stato insignito di varie onorificenze in Portogallo e in Brasile; in Portogallo ha ricevuto i premi più importanti.

Traduttore (di Dante, Shakespeare, Enzensberger, Benn, Rilke, Villon, Heaney, Lorca, Ekelof, Sabines, Benjamin e, nel 2003, del Canzoniere di Petrarca), gli è stato assegnato il Premio Calouste Gulbenkian dell'€™Accademia delle Scienze di Lisbona; per le versioni della Commedia e della Vita nuova di Dante il Premio Pessoa nel 1995 e il Grande Premio di Traduzione del Pen Club nel 1996.

Della sua vasta bibliografia di poeta, si citano O mͪs de dezembro e outros poemas, 1977; Sequͪncias regulares, 1978; Instrumentos para a melancolia, 1980; Nͳ cego, o regresso, 1982; Os rostos comunicantes, 1984; A sombra das figuras, 1985; A furiosa paixÍ£o pelo tangÍ­vel, 1987; O concerto campestre, 1993; Sonetos familiares, 1994; Uma carta no inverno, 1997; Poemas com pessoas, 1997; Letras do fado vulgar, 1997; O retrato de Francisca Matroco e outros poemas, 1998; Sombras com Aquiles e Pentesileia, 1999; Garrett numa cͳpia perdida do frei LuÍ­s de Sousa (31.12.1843) , 1999; Giraldomachias, onze poemas e um labirinto sobre fotografias de Gérard Castello-Lopes, 1999; Poesia 1997/2000, 2000; Testamento de VGM, 2001.
Alcuni suoi testi si leggono nell'€™antologia di poesia portoghese contemporanea Inchiostro nero che danza sulla carta, a cura di Giulia Lanciani ("€œOscar"€ Mondadori 2002).

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30 marzo
Amedeo Giacomini

 

 

 

 

Us cianti une cianson / fate di nuje,
no di amor us disarà i, / no di vite
ma nance di dolor; / l'Í i scrite di bessol
sentat sot di un ornar / ta l'aghe blance:
us cianti, us cianti / di se ch' a' mi par...

Vi canto una canzone / fatta di niente.
Non d'amore vi dirò, / non di vita,
ma neanche di dolore; / l'ho scritta, solitario,
all'ombra di un ontano / dove scorre l'Acqua bianca.
Vi canto, vi canto / di ciò che mi pare...

 


Nato nel 1939 a Varmo, Amedeo Giacomini vive a Codroipo, in provincia di Udine.
Di formazione filologica, esordisce nel 1967 con un romanzo breve, Manovre, che vince il premio "€œRapallo"€ e l"€™anno seguente esce presso Rizzoli.
Ma quando appare il successivo Andrea in tre giorni (Rebellato 1981), Giacomini ha ormai privilegiato ("€œauspice il terremoto"€ del 1977, lui dice) la vena lirica dialettale, anche se non si dimenticano i versi italiani de La vita artificiale (Rebellato 1968) e di Incostanza di Narciso (Scheiwiller 1973).

Proprio Scheiwiller diventò il più assiduo editore di questa lirica, che vanta prefatori illustri, da Segre a Isella a Maria Corti, e un posto di riguardo nel fondamentale "€œMeridiano"€ in tre volumi de La poesia in dialetto a cura di Franco Brevini (Mondadori 1999). Fra i titoli più significativi su questo percorso, VÍ¢r (1978), Sfuejs (1981), Fuejs di un an (1984), PresumÍ»t unviÍ¢r (1987).
L'Antologia privata (Mobydick 1997) riunisce gran parte di questo lavoro, che è stato tradotto in diverse lingue.
Autore di un trattatello ornitologico, L"€™arte di andar per uccelli con vischio (Scheiwiller 1969), Giacomini ha anche tradotto la Historia Langobardorum di Paolo Diacono e curato edizioni di testi friulani (Stella, Percoto).

Più di recente, confortato anche da allori prestigiosi quali il premio "€œNonino"€, Giacomini ha ridato lena al suo estro narrativo, con un altro "grande-piccolo editore"€, il Mazzariol dei "€œSanti Quaranta"€ di Treviso "€“ sulla linea del "€œPesce d"€™Oro"€ dell'€™amico Vanni Scheiwiller "€“, riproponendo cose edite e pubblicandone di nuove, come i racconti de Il giardiniere di Villa Manin, in cui ricostruisce il microcosmo di un giardiniere che vive in accordo con il respiro degli alberi e il ritmo delle stagioni.

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L'Africa nera fra Cristianesimo e Islam

L'Africa nera fra Cristianesimo e Islam

"L'Africa nera fra Cristianesimo e Islam. L'esperienza di Daniele Comboni (1831 - 1881)". Paolo Bettiolo, direttore del Dipartimento di Storia dell'Università  di Padova, presenta il libro di Gianpaolo Romanato. Sarà  presente l'autore.

Caffè Pedrocchi - Sala Rossini
martedì 20 aprile 2004 - ore 17:30

I Martedì del Pedrocchi

Il libro
Daniele Comboni è un sacerdote veronese che trascorse buona parte della sua vita in Sudan e dette prova di una grande sensibilità  per i problemi africani. Preparò un piano per la "rigenerazione dell'Africa", fondò nella sua città  natale un istituto per la formazione dei missionari, aprì scuole e ospedali, volle associare gli africani alle sue iniziative e fu, osserva Gianpaolo Romanato, un anticipatore del "terzomondismo". Ma trovò sulla sua strada un'altra grande religione monoteista, l'islam, che in quegli stessi anni si stava diffondendo con grande successo nelle stesse regioni. Mentre i trionfanti imperi europei cominciavano a dividersi il continente africano, la religione del decadente Impero Ottomano contrastava efficacemente la diffusione del cristianesimo. Daniele Comboni è stato beatificato nel 1997 e sarà  canonizzato nell'ottobre del 2003. Ma questo libro non è un'opera di edificazione religiosa. E un libro di storia dominato dalla singolare figura di un uomo che fu, come altri europei di quel periodo, un "empire builder", un costruttore di imperi. L'"impero", in questo caso, è quello della fede.

L'autore
Gianpaolo Romanato è nato a Rovigo e risiede a Padova, nella cui università  insegna storia della Chiesa. E' autore di molti saggi e di diversi libri. Fra questi Religione e potere (1981), insieme con lo storico delle religioni loan Petru Culianu; Cultura cattolica in Italia ieri e oggi (1980); Chiesa e società  nel Polesine di fine Ottocento. Giacomo Sichirollo (1991); Istituti e congregazioni religiose nel Veneto (1993); Diocesi di Adria-Rovigo (2002); Pio X La vita di papa Sarto (1992).


I Martedì del Pedrocchi
Ogni settimana presso la Sala Rossini del Caffè Pedrocchi un appuntamento culturale ad ingresso libero.
In una piacevole atmosfera si alterneranno presentazioni di libri, conferenze, reading, incontri con l'autore e con la poesia, con la possibilità  di conversare e confrontarsi con esponenti e personalità  del mondo della cultura.

La manifestazione è organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e Gli Amici del Pedrocchi.

Informazioni
tel. + 39 049 8205007 - 8204537

Letizia Pesaro Maurogonato, donna venezianamente patriottica

Letizia Pesaro Maurogonato, donna venezianamente patriottica

Mercoledì 14 aprile si terrà  la presentazione del libro "Il diario di Letizia (1866)": scritto da una giovane veneziana che a 15 anni vive la vicenda della terza guerra d'indipendenza, è un appassionato documento degli eventi del Risorgimento italiano.

Caffè Pedrocchi - Sala Rossini
mercoledì 14 aprile - ore 17:30

Il diario di Letizia (1866)
Stampa anastatica del manoscritto originale
Introduzione di Mario Isnenghi
Trascrizione a cura di Alberta Andreoli Padova
Verona, Edizioni NovaCharta ("Cimelia"), 2004.

Presentazione pubblica
Mercoledì 14 aprile ore 17:30
Caffè Pedrocchi - Sala Rossini

Intervengono: Mario Isnenghi, Vittoria Buzzacarini, Alberta Andreoli Padova
Coordina: Giuliano Pisani, Assessore alla Cultura

Ingresso libero





Aprile 1866
Il momento da noi tanto desiderato pare sia giunto. La guerra sta per incominciare. Ed io per quanto mel consenta l'animo agitato da questo avvenimento, ne andrò raccogliendo le memorie.


Letizia Pesaro Maurogonato



Letizia Pesaro Maurogonato nasce a Venezia nel 1851. Il padre, Isacco Maurogonato, è alto funzionario della Imperial Regia Privilegiata Compagnia di Assicurazioni Generali Austro-Italiche (antenata delle Assicurazioni Generali), poi ministro delle Poste e delle Finanze nella Repubblica veneta del 1848-49 e in seguito eletto deputato del Parlamento italiano, ormai stabilito a Roma. Lo zio materno è il grande linguista Graziadio Ascoli. Tra i frequentatori della casa paterna, anche Giorgio Manin, figlio di Daniele, che con Letizia commenta le vicende storiche. Appassionata di concerti e opere, si rivelerà  donna di spirito, di vivaci interessi intellettuali e cultura finanziaria, apprezzata anche dalla Regina Margherita. Muore a Roma nel 1912.

Una donna "che non ha fatto nulla di eccezionale": eccezionale è però il suo sguardo sulla Storia, testimonianza lucida e sincera, e l'intensità  dei suoi sentimenti, soprattutto l'affetto per il padre che sempre curò.

Un ritratto di Letizia Pesaro Maurogonato del 1901, ad opera di Giacomo Balla, si trova a Venezia presso la Galleria di arte moderna di Ca"€™ Pesaro.

Il diario



"E' un diario, da "Aprile 1866" al 4 Novembre (con allegati alcuni documenti d'epoca), non giornaliero, più fitto nei periodi cruciali dell'attesa, delle supposizioni, degli interrogativi volti a decifrare l'enigma che perdura sugli avvenimenti militari, l'ubicazione effettiva delle forze nazionali e straniere, il lavorio diplomatico internazionale in corso fra le quinte. Le chiama "memorie" perché, sin dalle prime righe, si mette nella prospettiva del futuro che riandrà  a quel "momento da noi tanto desiderato (che) pare sia giunto". E' l'incipit e la ragion d'essere perché l'eccezionale quindicenne si metta in posizione d'ascolto. Osserva, ragiona, salva episodi e stati d'animo. [...]. Scrive una cronaca su due piani, materiale e immateriale: di fatti e di stati d'animo individuali e collettivi, di sogni e via via - mentre prende forma e si stabilizza la coscienza delle due sconfitte di Custoza e di Lissa - di smarrimenti e di incubi".
(dall'introduzione di Mario Isnenghi)

Anche per Alberta Andreoli Padova, che ha curato per il libro un affettuoso ritratto di Letizia, "l'importanza di questo diario è la sua testimonianza spontanea ed immediata della volontà  dei veneziani di entrare a parte della nazione italiana e del riconoscimento di Vittorio Emanuele di Savoia come loro Re. Volontà  manifestata dai veneziani attraverso un plebiscito al quale il popolo è stato chiamato da un governo provvisorio: questo per dare il massimo della legalità  ad un avvenimento così vitale e così storico. Unità  che è doveroso ricordare oggi in un momento così confuso ed incerto, unità  al di sopra di ogni secessione".

Le case - Matteo Boato

Le case - Matteo Boato


"Scoprire l'anima della città  facendo rivivere gli edifici, antichi e non, facendo trasparire i pensieri, la vita, i sogni di coloro che vi hanno trascorso all'interno parte della loro esistenza": sulle tele di Matteo Boato le case si animano, si riempiono di colori, di suoni e di sensazioni.

Museo Civico di Piazza del Santo. Fino al 12.04.04

Informazioni

Antico e nuovo si mescolano nella sua pittura nell'uso del colore ad olio e quindi di una tecnica antica, mentre carica di allusioni, significati ed esorcismi moderni è la tela su cui rovescia tubi di colore, lasciando alla massa materica uno spessore che poi incide con segni forti e staccati, quasi a cercare il desiderio di movimento, di girotondo ondeggiante che s'apre su antichi palazzi e si chiude a volte in cerchi di piazze esplosive, pullulanti di minute figure, a volte nel chiuso di mura.

Il gioco del dentro e del fuori, carico di simboli, si ripete magico e favoloso in ogni immagine, quasi in un universo affiatato, in cui scorre coloratissima vitalità  solare, La ricerca della tinta forte, voluta e dominante evoca essenze primordiali ed esemplari, come il blu, l’arancio, il rosso, il bianco e il giallo.

Le “Case” di Matteo Boato diventano così forma non divisibile dallo spazio, immagini di un assoluto che contiene il segreto della bellezza della vita.

MATTEO BOATO nasce a Trento nel 1971. Si laurea in ingegneria civile nel 1997 e si diploma in igiene e medicina ambientale applicato all’architettura bioecologica presso l’HSA di Torino.
Dal 1999 ha esposto a Trento, Belluno, Ferrara, Treviso, Verona, Vicenza, Barcellona, Berlino, Dresda, Edimburgo, Glasgow, Lisbona, Londra, Parigi, Belfast e Siviglia.


Informazioni



Museo Civico di Piazza del Santo
Piazza del Santo - Padova
tel. +39 049 8204523
fax + 39 049 8204545
orari: 9.30 – 12.30 / 15.30 - 18.30
come arrivare: 3, 8, 11, 12, 13, 16, 18, 22, 32, 43, Minibus Piazze

Ingresso gratuito

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