Daniel Augschöll

Daniel Augschöll

FAR WELL FANY STIX

Inaugurazione mostra 23 maggio 2014, ore 18.30

Un luogo che è esistito per tanti anni e rischia di sparire è un luogo che va raccontato.
Il progetto Far Well Fany Stix parte dalle storie di questi luoghi, parla della loro trasformazione e, così facendo, suggerisce nuove considerazioni, significati e riflessioni. E' un progetto fotografico che nasce dalla necessità di analizzare una parte specifica del territorio altoatesino e delle sue caratteristiche. Si tratta di un luogo di confine, tra l’Italia e l’Austria, che ha subito nel tempo numerosi cambiamenti, e che proprio a causa di questi, rischia di scomparire nel suo vero significato, nella sua dimensione attiva.
Durante l’inaugurazione verrà presentata anche una speciale pubblicazione, frutto della collaborazione tra l’artista e lo studio grafico, edita in 20 esemplari numerati e autenticati.

Far Well Fany Stix è tante storie, tanti piccoli frammenti. È uno sguardo verso questi luoghi di passaggio (passaggio doganale, commerciale, turistico, passaggio “umano”), che segnano un confine ancora esistente, il quale però sembra avere assunto un diverso valore. Luoghi come vecchie stazioni doganali, autostrade, strade statali, stazioni di servizio e di sosta per camion e mezzi di trasporto sono ormai un ricordo, poiché il vero confine fra le due nazioni è stato abolito, è diventato un’idea, un concetto “virtuale” (nel senso filosofico di “potenziale”). Uno dei principali obiettivi del fotografo è stato quello di definire e cercare di capire il limite in cui questo confine, questi luoghi di sosta e passaggio sono reali o “potenziali”. Quasi invisibili agli occhi degli abitanti del territorio in cui si trovano, questi luoghi vengono vissuti  come estranei e in modo del tutto differente rispetto a chi li vive da “passante”. La fotografia ha reso possibile la narrazione di questi luoghi così complessi, ricchi di stratificazioni e pensieri, dando la possibilità di indagare qualcosa che prima era stato del tutto ignorato.

Daniel Augschöll è nato nel 1985 a Vipiteno (BZ). Dopo essersi laureato in Arti Visive allo IUAV di Venezia si è trasferito a Berlino, dove ha studiato fotografia alla Ostkreuzschule für Fotografie. Ha all’attivo numerose pubblicazioni cartacee e online.
Recentemente ha partecipato al SI FEST 2013 nella rassegna Global Photography, dedicata ai fotografi emergenti a livello internazionale. Ha inoltre partecipato alla residenza fotografica LNM10 a Castelfranco Veneto ed esibito il suo ultimo lavoro nella mostra collettiva Sieben, che si è tenuta a Berlino lo scorso autunno. Nel 2008 ha fondato, insieme ad Anya Jasbar, la pubblicazione online dedicata alla fotografia contemporanea Ahorn Magazine.
Attualmente vive e lavora a Berlino.

Informazioni
Multiplo (Via G. Bruno 24B - Padova)
Giovanni Morandina
Cell. +39 392 2161116
hello@multiplo.biz
www.multiplo.biz

Kalelov (camminando)

Kalelov (camminando)

Antonia Arslan e Massimo Carlotto

KALELOV (CAMMINANDO)
Testo spettacolo di Antonia Arslan e Massimo Carlotto

di e con
Antonia Arslan – voce narrante
Massimo Carlotto – voce narrante
Maurizio Camardi – sassofoni, duduk, flauti
Mauro Palmas – liuto cantabile
Maurizio Redegoso Kharitian – viola
Alessandro Foresti – organo portativo

Musiche tradizionali armene e composizioni originali di Maurizio Camardi e Mauro Palmas
Una co-produzione GERSHWIN SPETTACOLI e NAIRI ONLUS
In collaborazione con l'Associazione di ricerca culturale Casa di Cristallo
Si ringraziano l'Associazione Italiarmenia e il Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena

Un viaggio tra parole e musica da Marsiglia alle coste della Sardegna, da Venezia ai paesaggi dell'Armenia anatolica, lungo le rotte del Mediterraneo e oltre. Un viaggio nel tempo tra passato, presente e futuro che ci racconta storie di donne, uomini, luoghi reali ed immaginari. In scena due scrittori e quattro musicisti con in comune la passione del racconto e l'amore per la cultura della propria terra. Ognuno di loro infatti ha segnato il proprio percorso artistico e la personale ricerca espressiva cercando tra le pieghe della propria appartenenza.
Se da un lato i racconti di Antonia Arslan hanno contribuito in maniera determinante in questi anni a farci conoscere la cultura armena e la poesia del suo popolo, dall'altro lato Carlotto ci ha incantato e a volte indignato con le sue storie noir ambientate tra Marsiglia, il Veneto e la Sardegna. E poi ancora suoni, sapori e colori del Mediterraneo, sapientemente orchestrati per i sassofoni e il duduk di Maurizio Camardi e il liuto cantabile di Mauro Palmas sono stati la "colonna sonora" di tante storie di palcoscenico. E non da ultimo l'attenzione alla musica sacra di Maurizio Redegoso Kharitian e Alessandro Foresti costruiscono rotte sonore di rara spiritualità.
Kalelov (camminando), declinato nelle lingue dei luoghi che sono protagonisti di questa inedita produzione italo-armena, narra due storie che si intrecciano, con gli scrittori in scena e le musiche a fare a volte da collante alle parole, altre a raccontare a loro volta. Camminando proprio perchè non c'è nessun luogo dove arrivare, l'importante è appunto... camminare.

 

Francky Criquet

Francky Criquet

Le mie visioni

Inaugurazione mostra: giovedì 22 maggio 2014, ore 18.00
Presenta: Massimo Donà

Il tema principale che pervade tutta l’opera di Francky Criquet, artista a cui viene dedicata una Mostra personale allestita in Galleria Cavour (dal 23 maggio al 29 giugno 2014), è la relazione tra l’uomo e Dio, inteso come entità sovrannaturale. Di grande forza emozionale, le tele di Criquet sono scenografie tragiche e al contempo evocative; i suoi soggetti – tori, minotauri, pegasi, centauri -, provengono dalla mitologia classica e dalla cultura pagana arcaica e simbolica come creature che affiorano dalla terra dell’inconscio ancestrale dell’Artista. Uomini e animali sono in una perenne trasformazione, gli uni negli altri e viceversa, in una continua metamorfosi tra le specie e tra i generi, frutto di unìunica natura che si rappresenta sotto più forme, che può assumere diverse sembianze, ma che non perde se stessa, che non trascende.
Nei suoi impianti figurativi si ritrova Picasso e nei suoi paesaggi appare l’evanescente Chagall.
I suoi quadri riempiono lo spazio con la loro presenza forte, intensa, d'impatto e non lasciano mai indifferenti. Criquet è infatti un artista sanguigno, un alchimista del colore, che sa coniugare armonicamente cromatismi intensi e apparentemente antitetici sovrapponendoli magistralmente sulla tela così da esaltare la violenza espressiva dei colori alla maniera dei grandi esponenti dell’Espressionismo: i rossi sangue; i blu oceano; i gialli scintillanti. Il risultato è una pittura “ancestrale”, che non guarda solo alla grande tradizione novecentesca e al primitivismo modernista, ma ha qualcosa che ricorda le pitture rupestri. Ottiene questi colori primordiali impastando pigmenti puri di polveri calcaree a pulviscoli di cristalli di rocca, quasi a trasferire nelle sue creature la memoria primigenia della terra.
Mostra a cura di Silvia Prelz

Francky Criquet  nasce il 19 settembre 1968, a La Fleche, dipartimento de La Sarthe e proviene da umili origini: Il nonno e il padre commerciavano in rottami metallici ed oggetti usati e per lui avevano previsto altre occupazioni. Ma il Criquet dimostrò fin da piccolo un grande interesse per il disegno e la pittura: infatti a 8 anni ebbe il primo riconoscimento del suo talento vincendo il primo premio in un concorso per giovani pittori organizzato dal municipio di Le Mans.
Negli anni seguenti, parecchi suoi dipinti vennero esposti presso la Town Hall della sua città natale ed eseguì diversi interventi “murali” nelle scuole da lui frequentate.
I suoi colori decisi, quasi improbabili nel pensarli insieme, sono frutto di un’anima sgombra da condizionamenti e da “conformismi” non solo cromatici, libera nell’espressione, coraggiosa nel segno, forte nel sentimento, visionaria nell’ immagine, tesa ad una spiritualità cosmica che anima il mondo e che nella mitologia era rappresentata come soffio di vita degli dei. Per questo lo si può perfino definire "artista shamano".
Le mie tele sono un pretesto per parlare della creazione – spiega l’artista – e infatti anche la maternità è un altro tema fondamentale per me, poiché è un momento in cui si dà la vita, ma inevitabilmente anche la morte, una delle cose più importanti nella nostra esistenza. Non dico questo però con un’accezione negativa, ma solo come stimolo a cogliere l’attimo. La pittura per me non è una terapia, ma solo un’occasione per esprimermi che ho preso in prestito dai grandi del passato, come altri hanno fatto prima di me.

Durante la mostra sono programmate alcune conferenze a cura di ARTissima in collaborazione con Filosofia di Vita.

Inizio conferenze: ore 18.00

30 Maggio 2014
La bellezza e la bruttezza nell'arte contemporanea
conferenza con Guido Bartorelli, Alberto Giacomelli, Marcello Barison
11 Giugno 2014
La bellezza e dintorni
conferenza con Umberto Curi e Silvia Capodivacca
20 Giugno 2014
Shamanesimo e Metamorfismo
conferenza con Adone Brandalise

Informazioni
Servizio Mostre-Settore Attività Culturali
Tel. 049/8204529
donolatol@comune.padova.it

Compagnia Käfig "Yo Gee Ti"

Compagnia Käfig "Yo Gee Ti"

Prospettiva Danza Teatro 2014

Spettacolo inserito nel cartellone dell'edizione 2014 di Prospettiva Danza Teatro.

Centre Choréographique National de Créteil et du Val-De-Marne
Compagnia Käfig

presenta
YO GEE TI
(dal mandarino: materia organica)
Il titolo dello spettacolo richiama la materia organica, il materiale col quale sono stati realizzati i costumi.

direzione artistica e coreografia Mourad Merzouki
coreografia Mourad Merzouki
interpreti: Kader Belmoktar, Hung-Ling Chen, Bruce Chiefare, Sabri Colin, Erwan Godard, Yi-Chun Hsieh, Han-Hsin Kan, Hsin-Yu Kao, Nicolas Sannier, Chien-Wei Wu
Acclamato in Francia come coreografo di eccellenza nell’hip- hop, Mourad Merzouki, dà con questo suo lavoro un’impronta asiatica alla danza contemporanea, integrando alcuni ballerini di Taiwan nella sua Compagnie Käfig e affidando la realizzazione dei costumi allo stilista Johan Ku. La sua opera Yo Gee Ti, che in cinese significa “materia organica”, è una fiaba fantastica creata dalla fusione dell’arte dei tessuti con i corpi che fluiscono in modo organico, infinitamente duttili ma estremamente centrati. La materia organica che dà il titolo allo spettacolo si riferisce al materiale col quale sono stati realizzati i costumi scolpiti nella lana e indossati dai danzatori taiwanesi e francesi che sono in scena.

Quando era ballerino, spiega Mourad Merzouki, era un mix tra Baryshnikov, Storm e Charlie Chaplin. Anche in veste di coreografo non si lascia ispirare da un’unica corrente stilistica, ma dalla fusione di diverse discipline e dallo scambio tra le varie culture della danza. Yo Gee Ti ha riscosso un grande successo sia a Taiwan che in Francia.
Risale a un primo viaggio a Taiwan, nel corso della tournée di Recital, il progetto di collaborazione con il National Chiang Kai-Shek Cultural Center.
L’incontro con “l’Altro” è sempre fonte d’ispirazione del regista Mourad Merzouki.
Il rapporto con “l’Estraneo” è necessariamente e intrinsecamente differente – la barriera linguistica ci costringe a pensare diversamente, il linguaggio del corpo prevale su ogni altra forma di comunicazione. Il pudore e il riserbo che si provano nei confronti dell’altro finalmente trascendono in un nuovo linguaggio formato dalla gestualità dei corpi abituati e plasmati di culture che vanno così ad arricchirsi e miscelarsi.
Cambia quindi il rapporto con i danzatori, la musica, lo spazio.
Lo spettacolo coinvolge in modo equilibrato danzatori taiwanesi e francesi.
Nel corso della creazione, pur appoggiandosi ad alcuni storici collaboratori, il regista ha lavorato per la prima volta con un giovane designer incontrato a Taiwan, restando fortemente affascinato dalla genialità delle sue creazioni, costumi scolpiti nella lana, opere veramente incredibili.
Lo sforzo che il danzatore compie nel costume che indossa, lo ha spinto alla ricerca del ritmo ad un altro livello.

Compagnia Käfig
Käfig, che significa gabbia, in tedesco e in arabo, è anche il titolo della pièce che il coreografo Mourad Merzouki presenta per la prima volta a “Rencontres urbaines de la Villette” nel 1996, nel corso della quale ottiene già un grande riconoscimento da parte di pubblico e critica. Ma è il 1998 che vede l’esplosione della compagnia con Récital, strabiliante incontro tra l’hip hop e il concerto classico, che conferma l’originalità della sua linea artistica e che porta ad una tournée di tre anni a livello internazionale. Dal 1996 Mourad Merzouki non smette di rinnovare il linguaggio dell’hip-hop provocandolo, sdoganandolo dal suo significato meramente sociale per portarlo sulla scena, con una grande diversità coreografica, scenografica ed estetica. Käfig è, attualmente, una delle più importanti compagnie di hip-hop in Francia e s’impone per uno stile unico, nutrito di uno spirito d’apertura verso altri linguaggi coreografici ed artistici.
Lontano da tutti gli stereotipi sociali e senza rinnegare le proprie origini, la Compagnia ha permesso all’hip-hop di andare alla conquista di un pubblico eterogeneo, così come eterogenei sono tra loro gli stessi ballerini. Un lavoro di ampio respiro che permette al coreografo di rivendicare, ad ogni pièce, la creazione di uno spettacolo totale.

Mourad Merzouki
Nato a Lione nel 1973, inizia a 7 anni lo studio delle arti marziali e circensi. A 15 anni scopre la cultura hip-hop che lo avvicina al mondo della danza. Continua a sviluppare la sua gestualità hip-hop ed allo stesso tempo si confronta con altri linguaggi coreografici: Maryse Delente, Jean François Duroure e Josef Nadj. La ricchezza del suo percorso lo spinge a realizzare progetti artistici che lo portano a  sdoganare l’hip-hop da semplice disciplina “della strada” ad una dimensione teatrale.  Infatti nel 1989 assieme ad amici di strada crea la compagnia Accrorap che, nel 1994, presenta Athina, alla Biennale de la Danse de Lyon. Un autentico successo che porta l’hip-hop dalla strada al teatro, senza per questo perdere la sua identità. La prima tournée li porta nei campi dei rifugiati in Croazia, durante la guerra. Capiscono, allora, che la danza può essere un potente mezzo di comunicazione in circostanze difficili ed estreme. Nel 1996  Merzouki decide di fondare una sua compagnia, chiamandola Käfig. Nel 2004 riceve l’onorificenza di Cavaliere delle Arti e delle Lettere dal Ministero della Cultura e della Comunicazione. Nello stesso anno è premiato come miglior coreografo emergente al Festival Internazionale della Danza di Wolfsburg in Germania, a fianco di altri premiati illustri come Sidi Iarbi Cherkaoui, Tero Saarinen, Maurice Béjart. A partire dalla stagione 2010, è direttore del CCN Centre Chorégraphique National de Créteil et du Val-de-Marne, dove la compagnia prosegue la sua attività.

Informazioni
COMUNE DI PADOVA - Settore Attività  Culturali
tel. 049 8205611 - 5624
ARTEVEN
tel. 041 5074711 - cell. 333 6261884
info@prospettivadanzateatro.it - danza@arteven.it
www.prospettivadanzateatro.it
 

Fronte del Porto Filmclub 2014

Fronte del Porto Filmclub 2014

Programma di maggio e giugno

Continua la stagione cinematografica 2014 del "Fronte del Porto Filmclub", attività  che propone meditate e complete rassegne, accurate personali ed esaustive retrospettive come sempre dedicate ai grandi autori ed alle più importanti cinematografie del mondo.
Il programma rappresenta un articolato ed inedito percorso culturale di grande interesse per l"€™approfondita ricerca filmografia effettuata e la puntuale selezione di film, realizzato con molta passione dai curatori di questa sala, diventata in cinque anni di attività , uno dei punti di riferimento di maggior rilevanza a livello regionale e nazionale.
La Rassegna è curata da Veneto Padova Spettacoli in collaborazione con il Comune di Padova, Cinema & Video Indipendente e Scuola Permanente di Cinematografia di Padova-Promovies.

Programma

Giovedì 22 maggio - UNIVERSI DIVERSI AL CINEMA!
L’amor sacro e l’amor profano
ore 21,00  FINO ALL’ULTIMO RESPIRO di Jean Luc Godard
con Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg

Mercoledì 28 maggio - UNIVERSI DIVERSI AL CINEMA!
L’amor sacro e l’amor profano
ore 21,00  LA MOGLIE DEL PRETE di Dino Risi
con Sofia Loren, Marcello Mastroianni

Giovedì 29 maggio - UNIVERSI DIVERSI AL CINEMA!
L’amor sacro e l’amor profano
ore 21,00  KAMASUTRA, UNA STORIA D’AMORE di Mira Nair
con Indira Varma, Ramon Tikaram

Mercoledì 4 giugno - UNIVERSI DIVERSI AL CINEMA!
L’amor sacro e l’amor profano
ore 21,00 ABESADA L’ABISSO DEI SENSI di Noboru Tanaka
con Junko Miyashita, Hideaki Esumi

Giovedì 5 giugno - CINEMA & GIORNALISMO
ore 21,00  SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA
di Marco Bellocchio con Gian Maria Volontè
Presenta la serata Bruna Mozzi

Per informazioni e biglietti
3,50 ‚€ con tessera Fronte del Porto Filmclub 2013-2014
La tessera del Fronte del Porto Filmclub costa ‚€ 5,00 ed è acquistabile alla biglietteria prima dell'€™inizio delle proiezioni.

venetopadovaspettacoli@hotmail.it
www.frontedelportofilmclub.sitiwebs.com
049-8718617 - www.promovies.it

Lezione-concerto di Paolo Avanzo e Lorenzo Danieletto

Lezione-concerto di Paolo Avanzo e Lorenzo Danieletto

Progetto porta aperta 2014

PAOLO AVANZO-Sitar e LORENZO DANIELETTO-Tabla
"I COLORI DEL RAGA"
Lezione-concerto di musica classica indiana
Un’esplorazione dell’universo musicale indiano, mettendo in evidenza sia gli aspetti della melodia (Raga) che quelli del ritmo (tabla), attraverso l’esecuzione di musica dal vivo con strumenti quali il Sitar ed i Tabla, ed attraverso brevi introduzioni e spiegazioni che permettono di avere una chiave di lettura di ciò che viene ascoltato.
Durante la serata saranno offerti assaggi e piccoli omaggi dall’Erboristeria “Natura e vita” del dott. Issam Abdin.
 
Informazioni
Ass. Xearte
www.xearte.net - info@xearte.net
cell 3483708079 - 3351205298
biofonia@gmail.com cell.3480650344
azizabdin@libero.it
 

Sogni a pedali. Giuseppe Pancera e la bicicletta

Sogni a pedali. Giuseppe Pancera e la bicicletta

Presentazione libro di Giovanni Rattini

Interviene Valeria Marin, presidente dell’Associazione Patavina cultura e sport onlus

Giuseppe Pancera è un ragazzo del 1899. È frenatore in ferrovia ma nel cuore culla un grande sogno: quello di correre in bicicletta. Probabilmente la sua vita continuerebbe a scivolare senza scossoni lungo i binari del treno se una mattina di giugno del 1921 non decidesse di dare a quel sogno dei pedali per volare. Bepi è un sognatore. Gli basta osservare la sua bicicletta per spiccare il volo con la fantasia. Ma quando monta in sella e comincia a spingere sui pedali, i sogni come per magia si sprigionano da quel mulinello, da quel movimento forsennato, appena abbozzati e quasi palpabili.
Interviene Valeria Marin, presidente dell’Associazione Patavina cultura e sport onlus

Informazioni
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donolatol@comune.padova.it

Lo spazio sonoro

Lo spazio sonoro

Conferenza a cura di Roberto Favaro

Incontro-Conferenza inserita nel cartellone dell'edizione 2014 di Prospettiva Danza Teatro

A cura di Roberto Favaro

«Caveremo adunque tutte le Regole del Finimento da’ Musici, a chi sono perfettissimamente noti questi tali Numeri».
Le indicazioni di Leon Battista Alberti sulle corrispondenze tra architettura e musica costituiscono uno dei momenti più alti e intensi di un rapporto che si è sviluppato carsico dall’età classica - «Musicam autem Architectus sciat oportet» raccomandava Vitruvio - fino alle sperimentazioni di Le Corbusier e del suo allievo Xenakis. Ad aggiungere un altro anello a questa catena solida più di quanto il senso comune induca a considerare è l’Accademia di Architettura di Mendrisio, che nel suo piano di studi prevede un corso di “Spazio sonoro”. Roberto Favaro, che ne detiene la cattedra, sviluppa le sue intuizioni sull’argomento dedicando la prima parte di questo saggio alla definizione di una griglia teorica che inquadra le relazioni tra musica e spazio, e riservando alla seconda l’approfondimento di alcuni temi di ordine storico e sociale e all’illustrazione di casi paradigmatici dell’incontro tra le due discipline. Date le premesse la prospettiva è più quella dell’architetto che del musicista: l’elemento da comporre è in realtà lo spazio, mentre la musica (o per meglio dire il paesaggio sonoro, con un’espressione che lo stesso Favaro mutua da Murray Schafer) rappresenta un dato di fatto, come il rumore della cascata del Bear Run nel leggendario Fallingwater di F. L Wright. Un’impostazione che naturalmente non impedisce al lavoro di offrire preziosi spunti di interesse, diluiti dall’autore in uno stile che per dirla con Umberto Eco indulge con frequenza alla “vertigine della lista”. Enumerazioni insistite spesso estese e a volte nidificate a costituire labirinti dai quali si fatica ad uscire con un’idea stabile, finiscono con il pretendere una fedeltà che il lettore potrebbe non essere disposto a concedere. Un tic stilistico cui più in generale corrisponde un approccio rarefatto e poco incisivo, che sembra voler evocare la complessità dell’argomento più che arrivare ad una sintesi efficace. Restano così sottintesi o appena accennati alcuni concetti cardine, primo tra tutti la capacità che musica e architettura condividono di modellare da diversi versanti la bolla sensoriale che circonda ognuno di noi e che in poche pagine nella sua Filosofia della Musica, con ben altra efficacia Silvia Vizzardelli racchiude nel concetto di “atmosfera”, oggi il più promettente nella riflessione delle nozze singolari tra l’arte del suono e quella dello spazio.

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Danza e Architettura

Danza e Architettura

Prospettiva Danza Teatro 2014

Evento inserito nel cartellone dell'edizione 2014 di Prospettiva Danza Teatro

Antonella Schiavon
presenta
DANZA E ARCHITETTURA. Per una rilettura delle architetture

“Danza e Architettura” è un progetto che nasce nel 2000 per volontà della coreografa Antonella Schiavon Cavinato all’interno della Sezione “Progetti Speciali” dell’Associazione SpazioD dopo che la stessa fu invitata come rappresentante dell’Italia al Festival di Avignone dove ideò, insieme ad altri coreografi, una performance di Danza Urbana che più di cento danzatori provenienti da tutta Europa hanno interpretato nella piazza del Palazzo dei Papi di Avignone. Seguirono poi molte esperienze simili di danza itinerante in varie città d’Italia. La Danza e l’Architettura sono due discipline diverse legate da un denominatore comune: lo spazio. Trisha Bown è stata, in America, la pioniera della Danza legata all’Architettura, i suoi ballerini danzavano sulle pareti dei grattacieli, dei musei, delle gallerie d’arte ma anche oggi in molte città europee si dà spazio a queste proposte che valorizzano edifici storici, piazze, stazioni, facendoli vivere ed interagire in modo dinamico e spettacolare con il pubblico. L’idea che la Danza possa, attraverso il movimento, dare una rilettura allo spazio urbano creando palcoscenici ogni volta diversi è sicuramente un’attenzione particolare e dovuta verso la città e i suoi abitanti. Lo spazio architettonico come scenografia da sperimentare e reinventare attraverso il movimento, mettere a confronto corpo, linee, curve, volumi creando spazi reali ed immaginari. “Danza e architettura”, spazio di sperimentazione del corpo in un contesto urbano che integra movimento creativo, paesaggio e luogo pubblico essendo la città lo specchio continuo del movimento stesso. Il corpo si riappropria di se stesso, si relaziona e interferisce con il territorio circostante.

Il Movimento reinventa lo spazio
Il monumento “Memoria e Luce” ideato da Libeskind ed ispirato alla strage delle “Torri Gemelle” è sicuramente uno degli spazi più suggestivi di Padova. La scelta tale luogo ha ispirato la performance di Danza e Architettura che si rappresenterà domenica 11 maggio alle ore 18.30, la contemporaneità dell’opera architettonica si relaziona alla storicità dei luoghi circostanti quali “Le Porte Contarine” del 1500 o la Cappella degli Scrovegni del 1300.
Il classico ed il contemporaneo, oggetto di studio hanno dato vita a nuove formule compositive e nuovi linguaggi, la danza, il movimento, l’architettura e la musica diventeranno uno spettacolo di grande impatto visivo dove il pubblico non si sentirà solo spettatore ma sarà coinvolto come interprete. Le coreografie rappresentate si avvalgono di tecniche coreutiche quali l’improvvisazione, il “contact” e il “contact improvisation”, saranno inoltre utilizzati materiali scenici e di riciclo permettendo così ai danzatori di realizzare sequenze che interagiranno non solo con l’edificio architettonico ma anche con tutto lo spazio circostante.
Precederà la performance una presentazione del luogo e del progetto.

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DANTE MORO

DANTE MORO

Sculture in Padova

Venerdi 16 Maggio ore 17.30 presso l'Oratorio di San Rocco sarà inaugurata la mostra  DANTE MORO. Sculture in Padova.

L'intera mostra è dedicata alla città di  Padova, uno dei primi centri di diffusione delle opere di Dante Moro, con commissioni pubbliche e private. Una sua opera è stata acquistata già nel 1954 dai Musei Civici. Nel 1959 Dante Moro realizza tre dei sei grandi pannelli che, assieme a quelli di Amleto Sartori ( che riconosce come suo unico maestro), decorano la chiesa dell'Opera della Provvidenza di Rubano. In seguito rallenta l'attività espositiva e si dedica soprattutto a una produzione strettamente personale, che i collezionisti si disputano già nel suo studio. Attraverso numerosi estimatori padovani le sue sculture vengono collocate in edifici pubblici e privati. Dante si Spegne nel 2009; una lunga malattia non gli ha impedito di lavorare fino all'estremo delle forza.
La sua "Ultima Scultura" del 2008, quasi un testamento morale in cui si fondono le tre età dell'uomo: alla base un vecchio curvo (Dante Moro ne parlerà come di un suo autoritratto) che regge sulle spalle una maternità trionfante, ancora una volta inno purissimo alla sacralità della vita. Anche questa si trova a Padova.
L’esposizione è curata da Sergia Jessi e Carlo Maccà
 

Dante Moro nasce nel 1933 a Falcade. Sin da giovanissimo manifesta una tensione creativa che supera ogni ostacolo: la povertà della famiglia che gli chiede di anteporre alla sua passione il lavoro della terra; la nascita a Falcade piccolo centro montano del Bellunese, lontano dai grandi poli della cultura ufficiale; la mancanza di un insegnamento artistico, è infatti autodidatta anche se ha saputo con caparbietà coltivare una personale conoscenza della musica, della letteratura e delle arti visive. Eppure la passione ha prevalso su tutto, anzi ha reso la difficoltà propulsione per comprendere la sacralità della vita, del lavoro, della sua terra. Trae ispirazione della forza e dalla potenza dello stile romantico che lo incanta  ed in seguito dall'Espressionismo nordico ma succesivamente la sua scultura perde in gravità, le superfici sono pervase da una vibrazione continua, le figure si allungano quasi si anelito di libertà, a volte in forme di spiritualità gotica a volte liberty. Stupende faciulle-fiore trasportate nel vento, ninfe che esaltano lo scorrere delle stagioni, allegria di bimbi nel gioco. In particolare nel tema della maternità l'artista trova una cifra stilistica personalissima in cui il rapporto madre-filgio si esprime nella lievità gioiosa dell'amore come dono di vita.  Il legno è la materia prediletta da cui egli sa cavar fuori in forma di pura poesia la storia del tempo.

Le sue principali opere pubbliche si trovano nella raccolta d’Arte Moderna dei Musei Vaticani; a Milano nella Galleria d’Arte Sacra dei contemporanei a Villa Clerici, e a Milano Niguarda; nei Musei Civici di Padova e Cittadella; a Roma, Stadio Olimpico; all’Università di Padova; all’Università di Bologna; a Ferrara, Bolzano, Parigi, Zurigo, Amburgo, Londra, New York e in altre località che è impossibile enumerare.

BIOGRAFIA

-1933 Nasce a Falcade (Belluno) da una famiglia modesta ma di grande sensibilità culturale
-1954 Le sue prime mostre a Treviso e al Presbyterium di Padova sono un successo. Ne parlano i giornali e la stampa specializzata
-1966 riduce volutamente le sue partecipazioni
-1968 l’ultima mostra a Piove di Sacco, forse per concentrarsi maggiormente sul soggetto del “sacro”.
-1992 la Comunità Montana Agordina e il Comune di Falcade gli organizzano una retrospettiva presentata da Giorgio Segato, ultima esposizion pubblica che abbraccia tutta la sua attività scultorea;
-2000  Si ammala ma non abbandona l'attività creativa
-2008 Ultima grande opera con cui dà l'Addio, un autoritratto nel ricordo dei momenti felici della vita famigliare
- 2009 Si spegne all'ospedale di Agordo.

Informazioni

Servizio Mostre, Settore Attività Culturali
tel 049 8204522
ferrettimp@comune.padova.it

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